Archivi di Studi Indo-Mediterranei III (2013)
“…di un grande Azerbaijan si è messo in strada il carro
scrollando via le nebbie d’un appassito Oriente”
Silloge di opere poetiche di Məmməd Araz
in traduzione e versificazione italiana
di Davide Gualtieri
con la collaborazione di Maìs Nouriev
1.
Presentazione
Məmməd Araz, è poeta tra i più amati in Azerbaijan.
1
La silloge, seguendo un iter cronologico,mostra la varietà dei temi, dei mezzi poetici e la
coerenza di uno stile volutamente aderenti alla grande tradizione della Poesia Azerì.
2
Appare evidente come l’indole umana e poetica di Araz
sia fortemente connaturata con la sua patria. Araz è un patriota e come ogni Azero s’identifica profondamente con la sua terra e le sue
tradizioni. L’Azerbaijan, il suo ambiente e la sua cultura, si rifrangono costantemente nei versi di Araz, unitamente alla speranza di un riscatto
che restituisca dignità al popolo a cui il poeta sente di appartenere in misura totalitaria.
In AZƏRBAYCAN - DÜNYAM MƏNİM del 1970 l’Azerbaijan è un fiore tra le rocce, puro, ed il cuore del poeta batte per esso. L’Azerbaijan è
tutto, quel tutto che rende rapportabile il tutto,
Azerbaijan – come un fiore nella roccia erto,
Azerbaijan – sei tu di quella roccia il fiore puro.
Batte il mio cuore, sol è per questa terra inserto,
Azerbaijan, ‘l mondo tuo e l’altro in te io curo.
...
capace di commuovere e toccare nel profondo come i versi del grande poeta Fizuli (umanista e scienziato del XVI secolo).
Tu, come Fizuli alle rime, commuovi e cogli.
L’Ascolto e la mutuazione tra il sentire quotidiano e il mondo sapienziale e poetico della sua patria più volte ricorre
è come un’onda, ch’è voce di Sabir, possente,
1
M
ə
mm
ə
dAraz nacque a Nursu, nella regione di Shakhbuz il 14 ottobre 1933.
Laureatosi presso l'Istituto Pedagogico pubblicò il suo primo poema nel 1952. Trasferitosi a Baku iniziò a lavorare nell'Ufficio Stampa
del Consiglio dei Ministri. Dal 1959 al 1961 studiò a Mosca (Università Facoltà di Letteratura). Dopo essere stato Segretario esecutivo
della rivista "Star", e del giornale "Letteratura e Arte", fu Vice Direttore dell’Azerbaijan State Publishing House.
Dal 1974 fino alla fine della sua vita, è stato Redattore Capo della rivista "La Natura". Ha diretto per lungo tempo la sezione Poesia
dell'Unione degli Scrittori. Ha dato il suo contributo all'Ordine di Indipendenza della Repubblica di Azerbaigian (1995), e gli fu assegnata
una medaglia d'onore dal Presidium del Soviet Supremo dell'Azerbaijan. È stato vincitore del Premio Nazionale
“HajiZeynalabdinTaghiyev” (1992). In suo onore è stato istituito nel 1993 il premio Mə
mm
ə
dAraz. Dopo la sua morte (avvenuta il giorno
1 dicembre 2004),
fu tumulato a Baku nel Vicolo degli Onori.
2
Fatta eccezione per
BİR
ÖMRÜN QONAQLARI (Visite quoridiane), la seconda nella silloge, in stile dialogico, e che Araz nel
sottotitolo esplicita come “scene di vita e d’umorismo”, tutte le altre poesie seguono ritmiche ben definite (in quartine di
versi di 8 o 12 o
14 sillabe -
versi sempre tronchi poiché la lingua Azera ha come costante la parola ossitona) con rima a schema ABAB CDCD… e
talvolta a rima baciata.
Nelle due poesie DUMAN
ÖMRÜ, “La nebbia, la vita”, AZƏRBAYCAN
-
DÜNYAM MƏNİM, “Azerbaijan –
mio mondo” si è mant
enuta la
sequenza delle rime e la lunghezza del verso, rispettivamente di 12 e 14 sillabe, come nell’originale in Azerì.
Per due poesie PAYIZ
NİDASI, “I segni d’Autunno”, YETİM
ULDUZLAR, “Stelle orfane”
si è preferito, nella versificazione italiana, assecondare solo la rima e di operare quindi diversamente e variamente sulla lunghezza dei
versi, ricalcando la tecnica antica usata da NizamiGencevi.
Per MÜHARİBƏ OLMASA, “Se non fosser più le guerre!” si è mantenuto l’ottonario ma ci si è resi liberi dalla rima. Per due poesie, İŞIQ,
“La luce, ÇOBAN
NƏĞMƏSİ, “Il canto del Pastore”, su versi dodecasillabi tronchi si è preferito l’endecasillabo italiano in traduzione
Per l’Inno finale AYAĞA
DUR, AZƏRBAYCAN!, “Alzati Azerbaijan, è l’ora!”, Araz utilizza la ri
ma baciata e versi tronchi di 13 e 9 sillabe
variamente composti. Si è deciso di tradurre l’Inno liberamente valorizzandone il contenuto espressivo recitativo.
e quali siano i fondamenti spirituali di questi “ascolti”, di cui si fanno protagonisti poeti e popolo, Araz li ha ben chiari da sempre e li mostra,
ancor giovane, alla fine della poesia MÜHARİBƏ OLMASA composta nel 1956.
Nella pace dello spirito
né dolore o bramosie.
Come scudi le parole
le parole dell’amore.
Patriota e pacifista, dunque, Araz ha come scudo “parole d’amore”, ama la sua terra e vorrebbe (DUMAN ÖMRÜ del 1967) essere o diventare
un suo elemento naturale: aria, nebbia, gregge, pioggia, neve;in più volendo questa terra esplorare in libertà e piena dignità.
Poss’io mutar in aria, nebbia, gregge.
esser pioggia, esser neve. Più d’anco,
poter andar dove mia voglia regge,
nel rispetto e nel voler mio franco.
Leggiamo anche in ÇOBAN NƏĞMƏSİ del 1970, diun pastore ches’embrica nel canto con le sue montagne.
Lo spirito dei monti è in questi canti,
canta il pastor di loro stessi ai monti.
Per quella dignità naturale e amorosa, ancora in İŞIQ (1968), Araz mostra la chiave di accesso: vera è quella speranza di percorrere
rettamente le del mondo, per far circolar l’amore.
Percorso han tante strade i miei pensieri
pur tanti e più rimasero frenati.
Ma tesi all'orizzonte ed ancor fieri,
desii son di mie mani inappagati.
….
Risplenda luce a richiamar del bene
in buona sorte a prossima nel segno.
Sia buona speme andar come conviene.
Torna Amor con pegno, l’amar di degno.
Un compendio “profetico” di tutto lo troviamo nell’Inno del 1992 AYAĞA DUR, AZƏRBAYCAN!. Il poeta si rivolge alla sua patria,
Sei assopito, tu vecchio vulcano, perché?
Io sono con te!
la richiama all’ascolto di due grandi anime della poesia del secolo ventesimo,
Ascolta il grido di Shahriyàr,
Ascolta il gemito di Béchiyar,
si schiera dalla parte di chi ha in sé sano orgoglio nella quotidianità,
Io sono con te, con te che impugni la pistola,
con te che hai il piccone, con te che hai il forcone.
e con chi è nella tradizione più autentica dell’Azerbaijan (la virtù e il “fuoco”).
Con te, uomo di virtù, con il tuo fuoco,
Io sono con te!
L’amor di patria deve essere veglia costante,
Veglia il tuo orizzonte.
Veglia il tuo confine.
Veglia l’estremo limite del tuo confine.
Trovando coraggio nei retaggi più antichi
(L’Azerbaijan era conosciuta come la terra dei lupi grigi),
Coraggio, risveglia il lupo grigio che è in te!
…
Per orgoglio di patria, per amore di patria, io sono con te.
…
Tu, Gran Dio, io sono con te!
Io sono con te, con te, assopito vulcano,
Io sono con te!
Rinnovando in questi ultimi versi la devozione/venerazione per la sua patria (Tu, Gran Dio, io sono con te!)che richiama quella esposta
ventidue anni prima in AZƏRBAYCAN - DÜNYAM MƏNİM
di un grande Azerbaijan si è messo in strada il carro
scrollando via le nebbie d’un appassito Oriente.
2.
Testi (originale e versione italiana)
1.
MÜHARİBƏ OLMASA
Ə
ridib silahları
Biz marten sobasında,
Körpü yarada billik
Yerlə Mars arasında, -
Müharibə olmasa!
Yer min illik barını
Bircə gündə yetirər,
Alim ayı, ulduzu
Dartıb yerə gətirər, -
Müharibə olmasa!
General gözündə də
Bu hissi duyur adam:
“Tullayıb çinlərimi
Bir kənddə sədr olaram, -
Müharibə olmasa!”
Bəşərin qapısından
Vaxtsız ölüm gen düşər,
İnsanın saçlarına
Yüz yaşında dən düşər, -
Müharibə olmasa!
Sevənlər aləmində
Nə qəm, nə həsrət olar,
Bəşərin gülləsi - söz,
Sözü - məhəbbət olar -
Müharibə olmasa!
1956
Se non fosser più le guerre!
Noi potrem le armi fondere
in un forno al ciel riaperto
costruire un lungo ponte
dalla terra fino a Marte
Se non fosser più le guerre!
Il raccolto di millenni
vedrem crescere in un giorno.
Lo scienziato sulla Terra
porterebbe luna e stelle
Se non fosser più le guerre!
Con lo sguardo suo più umano
porgeal dir un generale
"al comando di un villaggio
in purezza vorrei essere”
Se non fosser più le guerre!
Avria in sorte umanità
mai più morti premature
e di grigio a noi i capelli
al più tardi dei cent’anni
Se non fosser più le guerre!
Nella pace dello spirito
né dolore o bramosie.
Come scudi le parole
le parole dell’amore.
Se non fosser più le guerre!
1956
2.
BİR ÖMRÜN QONAQLARI
(Pərdəsiz dram-zarafat)
Qapım döyülür.
-- Ey kimsən?
-- Xatirəyəm.
Mən.
Məktub gətirmişəm ilk məhəbbətdən.
(Mətbəxdə qəzəbli qadın görünür.
O, məktub əlində qapıdan dönür.)
Qapım döyülür.
-- Ey kimsən?
-- Tərifəm!
-- Buyur!
-- İçkin var?
-- Yoxumdur!
-- Onda yaz!
-- (Ayağa durur).
Taq-taq.
-- Ey kimsən?
-- Mənəm, aç,--
Ehtiyac!
-- Nə xəbər, çoxdandır yoxsan?!
-- Deyən az gələndə çox darıxırsan?
Taxçanı boşaldın,
Boxçanı boşaldın...
Qonşun beş adamın maaşın alır...
O var, e...filankəs...o maşın alır.
-- Sən Allah qoy yazaq!...
Yenə də taq-taq...
-- Ey kimsən?
-- Son xəbər qağandır!--
Dağılıb qurtarmır bu dünya andır:
Ə
srimiz diplomat əsridir, baba!
Dillərdə sülh gəzir, ciblərdə bomba...
Turdan adlamadın...dostun var orda...
Dünən iki şerin batdı naborda.
-- Qoyun nəfəs alım, ay aman nəfəs...
Yenə bir qapını döyürdü bir səs,
-- Ey kimsən?
-- Şöhrətəm!
-- Buyur, sizə kim...
-- Məmməd İbrahim...
-- Qardaş, gecikmisən,
-- O burda yaşamır!
-- Harda yaşayır?
-- Yaxında, üstündə bir qız ağlayan
Qəbir var--
Orda yaşayır...
1966
Visite quotidiane
(scene di dramma e d’umorismo)
Qualcuno sta bussando alla porta.
"Ehi, chi è ?"
“Sono io
la tua Memoria.
Ecco la lettera del tuo primo amore."
(Una donna arrabbiata appare in cucina.
Chi ha bussato si dilegua con la lettera.)
Qualcuno sta bussando alla porta
"Ehi, chi è?"
"Sono il Plauso!"
"Benvenuto!"
"Hai qualcosa da bere?"
"No, non è mia usanza!"
"Mettilo per iscritto!"
(s’alza in piedi).
Toc, toc.
"Chi sei?"
"apri, sono io,
Il Bisogno!”
"Che notizie porti, da tanto che non ci sei?!"
"Quando vengo sembra che vi annoiate?!
Hai svuotato la sacca
hai riempito la sacca…
Il tuo vicino ha un salario come tuoi cinque stipendi
l’altro… ha comprato…. una macchina…"
"in nome di Dio, lasciatemi scrivere!"
Ancora toc, toc.
"Chi è?"
“Sono la Censura!”
Questo dannato mondo resiste:
Il nostro è il secolo della diplomazia, o Padre!
Parlano di pace, con l’esplosivo in tasca.
Non ti far condizionare dai tempi…
puoi sempre contare su un amico…
Due delle tue poesie…ieri sono state censurate…
" Imploro un po 'di pace! Lasciatemi respirare profondamente! "
Ancora un colpo alla porta.
"Chi sei?"
"Sono l’Inedia!"
"Benvenuto, chi cerchi?"
"Mammad Ibrahim"
"Fratello, sei arrivato tardi,
Non abita più qui!"
“Dov’è?”
"Proprio ora lo piange una ragazza
dove c'è una tomba”
Quella è la sua casa…
1966
3.
DUMAN ÖMRÜ
Ölüm istəyirəm. Qəfil bir ölüm.
Bir kibrit ölümü.
Barıt ölümü.
Bir anda bir ovuc dumana dönüm,
İstədiyim səmtə tutum yönümü.
Görüm, hər qonanda dağlar qaşına,
O dağdan, o çəndən necə yazmışam.
Görüm, hər enəndə bulaq başına,
Çiçəkdən, çəməndən necə yazmışam.
Görüm dumanlara qoşula bilmək,
Ayrılıb didərgin olmaq, necədir.
İstəksiz dərədən daşına bilmək,
İstəksiz dərəyə dolmaq, necədir.
Görüm bir necədir yerlərə hopub,
Vətən torpağının şehinə dönmək.
Kiçik bir qayanın döşündə qopub
Böyük bir dünyanın mehinə dönmək.
Görüm, hər tutanda kəndi, şəhəri
Fatehlər bu dəmdə nə görüb axı.
Nənəmin Allahı min ildən bəri
Nənəmin yurduna nə verib axı!
Eh, xoşbəxt olardım onda necə də --
Araza baş qoyub yata bilərdim.
Davasız, tüfəngsiz bircə gecədə
Sahili sahilə çata bilərdim.
Qorxmazdım diplomat notalarından,
Barışlar, sazişlər gəlməzdi yada.
Qəfil tufanımdan, qəfil qarımdan
Paylardım bir azca adamlara da.
Bəli duman olum. Duman. Bir çəngə.
Mənim öz yağışım,
Öz qarım olsun.
İstədiyim yerə yükümü çəkən
Hökmüm, ixtiyarım, qərarım olsun.
Birinin düzündə çiçək bitirən,
Birinin gözündə bitən olmayım.
Seyrək dumanları qovan, itirən,
Qalın dumanlarda itən olmayım.
Mənim sərhəddimdən dalğası keçən
Yaman fikirləri daş edə bilim.
Namərd qılıncının qabağında mən
Qara kötükləri baş edə bilim.
Nə qədər yol getdim fikirlər ilə,
Hələ mənzilimin uzağı qalıb.
Üfüqlər dalında nə qədər hələ
Arzumun əlləri uzalı qalıb.
1967
La nebbia, la vita(1967)
Di morte improvvisavorrei morire
comeun cerino o un colpo sparato si spegne.
Trasfigurar d’istante, nebbia in spire,
miolimite a seguirin cerchedegne.
Contemplar poi alle vette raggiunte
voi mie montagne che sempre ho cantato.
Contemplar poi al planar sulla fonte
fiori ed erbe che col cuore ho cantato.
Contemplar poi, com’in nebbia, me stesso,
diradar e vagar per ogni calle,
e nonseguirmi del torrente il corso,
e non confondermi in quell’acqua a valle.
Contemplar poiil posarmi e adagiarmi,
trasmutatoin madre terra a rugiada
comeda piccola roccia affacciarmi,
e all'infinito andar in brezza rada.
Contemplar poidei borghi in nebbia avvolti,
il senso indefinito del vedere.
O Dio degli avi antichi al dono còlti,
che patriadesti lor da possedere!
E sì!,dunque,potrei esser felice,
se all’Arazcon lo sguardomi rivolga,
senz'armi, quieto in questa notte, lice
chele divisesponde all’unir volga.
Il mio cammino sia senza paura
in pace sempre ed in concordia resti,
Vo’ con gli altri a divider la sventura
le improvvide tempeste e i geli lesti.
Poss’io mutar in aria, nebbia, gregge.
esser pioggia, esser neve. Più d’anco,
poter andar dove mia voglia regge,
nel rispetto e nelvoler mio franco.
Poter piantare fiori alla pianura,
degli occhiasciugar lagrime di pianto,
lasciar la nebbiadiradar e pura
in larghi banchi a perder il suo incanto.
A me dappressopassa la sua onda;
s'arresta pur l'ansioso mio pensiero
ch’è spada a tradimento come sonda
e nero fa alla mente con suo siero.
Percorso han tante strade i miei pensieri
pur tanti e più rimasero frenati.
Ma tesi all'orizzonte ed ancor fieri,
desii son di mie mani inappagati.
1967
4.
İŞIQ
Gecənin ən uzaq dərinliyində
Bir işıq görünür.
Mayakdı, nədi?!
Ondan gözlərimi çəkdim, yenə də
Fikrimdən, yuxumdan o çəkilmədi.
Elə hey yol getdim bütün gecəni,
Gözümdə o işıq,
Gözümdə o şam.
Belə çox işıqlar çağırıb məni,
Belə az gecələr uduzmamışam.
Bəlkə də o işıq, o çağrış yenə
Taleyin növbəti ümid payıdır.
Ümid nə yaxşıdır,
Ümidlə sönən
Məhəbbət qayıdır, sevgi qayıdır.
Dekabr, 1968
La Luce
Nel più profondo buio a fonda notte
compar di luce cosa, un faro acceso?
Stanno miei occhi in quello attratti e in frotte
tengon l’idee colpiti in sogno preso.
Così per tutta notte mi è rimasta
immagine di lampada ai miei passi.
Fu tanta d’attrazion mia vista vasta
mai notte s’oblierà a ricordi lassi.
Risplenda luce a richiamar del bene
in buona sorte a prossima nel segno.
Sia buona speme andar come conviene.
Torna Amor con pegno, l’amar di degno.
Dicembre, 1968
5.
AZƏRBAYCAN - DÜNYAM MƏNİM
Azərbaycan - qayalarda
bitən bir çiçək,
Azərbaycan - çiçəklərin içində qaya.
Mənim könlüm bu torpağı
vəsf eləyərək,
Azərbaycan dünyasından
baxar dünyaya.
Azərbaycan - mayası nur,
qayəsi nur ki...
Hər daşından alov dilli ox ola bilər.
“Azərbaycan!” - deyiləndə ayağa dur ki,
Füzulinin ürəyinə toxuna bilər.
Oğulları Kür gəzdirər biləklərində,
Oğulların göz atəşi
gözəl əridir.
Azərbaycan səhərinin bəbəklərində
Qütb ulduzu,
dan ulduzu gözəlləridir.
İllər olub - kürrələrdə dəmir olmuşuq,
Sərhədlərdə dayanmışıq küləkdən ayıq.
Od gölündə,
buz çölündə gəmi olmuşuq,
Biz Bakının ilk səadət carçılarıyıq.
Min illərlə zülmətlərə yollar açıqdı,
Dalğalandı Sabirlərin
ümman dünyası,
Azərbaycan qatarı da yollara çıxdı
Dağılanda Qoca Şərqin duman dünyası.
Azərbaycan - mayası nur,
qayəsi nur ki...
Hər daşından alov dilli ox ola bilər.
“Azərbaycan!” deyiləndə
ayağa dur ki,
Ana yurdun ürəyinə toxuna bilər.
1970
AZERBAIGIAN -MIO MONDO
Azerbaijan – come un fiore nella roccia erto,
Azerbaijan – sei tu di quella roccia il fiore puro.
Batte il mio cuore, sol è per questa terra inserto,
Azerbaijan,‘l mondo tuo e l’altro in te io curo.
Azerbaijan, la tua luce all’orizzonte è lievito…
Ogni tua pietra di fiamma intimamente sciogli.
“Azerbaijan!” sia’l nome tuo onor e merito,
Tu, come Fizuli alle rime, commuovi e cogli.
L’eroe figlio del fiume Kür vede e si pasce
negli infuocati occhifusa bellezza innata.
Azerbaijan, al guardo pur di chi a pena nasce
sei l’indicator del Nord, la stella bella e albata.
Quanti anni son passati! –in gabbia stretti a ferro
vegliando noi i confini ai più impetuosi venti.
Passammo un lago in fuoco, ghiaccio deserto in erro
orpronti in Baku siamo a far felice evento.
Abbiam squarciato il buio millenario e narro
è come un’onda, ch’è voce di Sabir, possente,
di un grande Azerbaijan si è messo in strada il carro
scrollando via le nebbie d’un appassito Oriente.
Azerbaijan, la tua luce all’orizzonte è lievito…
Ogni tua pietra di fiamma intimamente sciogli.
“Azerbaijan!” sia’l nome tuo onor e merito
Tu, patria, madre mia, tu mi commuovi e cogli.
1970
6.
ÇOBAN NƏĞMƏSİ
Nəfəsində dağ havası,
dağ nuru,
Vüqarında qayaların qüruru.
Çəmənlərdir, çiçəklərdir həmdəmin,
Buludlardır, şimşəklərdir həmdəmin.
Məhəbbətin yaylaq kimi --
qəlbi, təmiz.
Gözü duru bulaq kimi
qəlbin təmiz.
Bərəkətin bulud-bulud --
Axarını dağlara tut,
düzlərə tut.
Çoban ömrü ömürlərin uzunu;
Nəğməsi var: “Çoban, qaytar quzunu...”
Dağ neyləyər bu nəğməsiz çağları,
Çoban, qaytar bu dağlara dağları...
1970
Il canto del pastore
Ho in me della montagna soffio e luce
dalle superbe rocceorgoglio duce.
I prati e i fiori a te compagni sono
e nuvole e intemperie e il loro suono.
Come d’estivoamorè il cuore tuo,
Come pura fontel’animo tuo
Nuvola-nuvola fecondità
dalle montagne al piano impregna e va,
Lunga èla vita nel canto del pastore,
”Portò l’Agnelloindietro il buon pastore”.
Lo spirito dei monti è in questi canti,
canta il pastor di loro stessi ai monti.
PAYIZ NİDASI
Sənə də qar yağdı, güvəndiyim dağ!
Sən də örənidin, a yaşıl yamac!
Sən niyə dinməzsən, qaragöz bulaq,
Sən niyə kövrəksən, ürəyini aç!
Lal dili verilib bu dəli çaya,
Bir cavan yasından gələnlər kimi.
Sən niyə tutqunsan, xınalı qaya,
Ə
r yolu gözləyən gəlinlər kimi.
Mən insan bilmişəm qayanı-dağı,
Təbiət yaşamır təbiət üçün.
Mən ki, bu yerlərə gəlmirəm axı,
Sadəcə təəssüf, ya heyrət üçün.
Mənim də baxtımda bu mənzərələr
Fəsil fırlatmağa girəvə tapır.
Mənim də daş əlim qılınc dərələr,
Mənim də boş əlim
Daş zirvə tapır.
Hanı o başıma dolu yağdıran
Başı ayağından yalın olanlar.
Hanı kürəyinə tərif yaxdıran
Dili dabanından qalın olanlar.
Tökər budağından çürük qozları,
Ə
rinti, çürüntü bişirər payız.
Yayın bürküsündə qalxan tozları
Dağlardan aşağı düşürər payız.
Dağlar payızlıdır, mən titrək əlli,
Gözümdə gör nələr canlandı, nələr...
Dağlar baharlıdır, mən əqidəli,
Yaşasın baş-başa bu abidələr!
1970
I Segni d’Autunno
Caduta è la neve,
sui monti un rifugio m’occorre cercare!
Tra le rovine, ecco
si scorge di verde un passaggio!
Perché, dai tristi occhi neri,
nonti disveli a parlare?
Orsù!, fa che il tuo cuor s’apra in messaggio!
Disordinatamente il torrente impervio
va alla discesa
come fanno gli inesperti giovinetti.
Scura è la roccia,
come d’henné opacata è presa
la sposa che s’appronta a nozze fra i parenti.
Le montagne ho imparato a scalare,
aviver in natura secondo la natura.
Or mi è pieno l’arrivare,
in semplice pietà mirarmi di quella realtà pura.
Mi offre in dono a visitarei bei paesaggi
la buona sorte e retta.
È la mia mano
come spada tra le rocce a faticare,
a mani nude impegno i sassi della vetta.
Mi coglie lì di grandine alla testa,
nudala fronte e scalzo ai piedi.
Sollevodunque la mia schiena presta
sui talloni che alla fatica diedi.
L’autunno avanza e fa di appassa
le noci che,cadute ai rami,
sanpur di marcio e morte.
Se al caldo estivo
estate da polvere salvò quel che s’ammassa
giù poi dai monti autunno fe’ trovardella sua sorte.
D’autunno imonti le mani mie tremanti
alla vista il ricordo m’informa…
dei profumi montani mi riempio d’incanti
in viver solitario voglio d’este bellezze l’orma.
1970
7.
YETİM ULDUZLAR
Sısqa ulduzlar var, üfürsən sönər;
Sanki görünməyə utanar çoxu.
İşıqlı ulduzlar məğrur görünər,
Nə donqar olarlar, nə şil, nə çopur.
Yetim ulduzlardır zəiflər yəqin,
Günəş də ögeylik,
doğmalıq bilir.
Bəlkə də onları görməmək üçün
Ay bəzən gecələr qeybə çəkilir.
Yaxın parıltıda çox gözlər çimir,
İşığın beləsə, yolun var, buyur!
Uzaq ulduzlar da dahilər kimi:
Ə
lçatmaz olanda yetim olubdur...
Avqust, 1975
Stelle orfane
Ci son di stelle fioche, in luce appena sorte,
sì come avesser di vergogna al mostro.
Ci son di quelle poi
che piena luce fan di corte,
sì senza alcun difetto sanno
e pur radiose al rostro.
Le stelle senza madri
son spesso disprezzate
sa pur il Sol qual sian a lui
le familiar congiunte.
Per occultar di vista ai più lor fiate
la luna in ciel di notte
si leva a onor di punte.
Più d’uno nota che quel baluginio chiarore
sia dunque il benvenuto!
seppur di fioco
illumina il sentiero.
Le stelle son lontane
come il saper dell’alto umore:
ove si fia d’inaccessibile
rimane a farsi orfano il pensiero.
Agosto 1975
8.
AYAĞA DUR, AZƏRBAYCAN!
Nə yatmısan, qoca vulkan, səninləyəm!
Ayağa dur, Azərbaycan, səninləyəm!
Səndən qeyri
biz hər şeyi bölə billik!
Səndən qeyri
biz hamımız ölə billik!
Bu, Şəhriyar harayıdı,
Bu, Bəxtiyar harayıdı!
Hanı sənin tufan yıxan,
Gurşad boğan yurda oğul
oğulların!
Qara Çoban, Dəli Domrul oğulların.
Çək sinənə-qayaları yamaq elə,
Haqq yolunu ayağına dolaq elə,
Bayrağını Xəzər boyda bayraq elə,
Enməzliyə qalxmış olan bayrağını!
Azərbaycan, Azərbaycan,
Azərbaycan bayrağını!
Ayağa dur, Azərbaycan!
Bunu bizə zaman deyir,
Məzarından baş qaldıran baban deyir!
Nər oğlu nər, səninləyəm!
Səninləyəm, silah tutan,
Külüng tutan, yaba tutan,
Kösöy tutan, nişanlı ər, səninləyəm!
Səninləyəm, qız atası,
Hanı nərən, hanı səsin!
Hanı andın!
Yoxsa sən də yatmışlara, batmışlara,
Qeyrətini satmışlara xırdalandın!!!
Gözünü sil, Vətən oğlu,
ayağa qalx!
Üfüqünə bir yaxşı bax.
Sərhəddinə bir yaxşı bax.
Sərhəddinin kəməndinə bir yaxşı bax!
Dur, içindən qorxunu boğ,
Ölümünlə, qalımını ayırd elə.
Dur, içindən qorxağı qov,
Dur, özünü Bozqurd elə!
Bir səsindən min səs dinər,
Neçə-neçə daşa dönmüş dinməz dinər!
Oddan bitər, qandan bitər əyilməzlər!
Mərd oğullar-mərdliyilə öyünməzlər!
Torpaq altda ölümlüyə gömülməzlər.
Varım, yoxum, səninləyəm,
Azım, çoxum, səninləyəm,
Şirin yuxum, səninləyəm.
Yıxın məni söz atından,
Atın məni tank altına.
Ə
zin məni xıncım-xıncım,
Kəsmir əgər söz qılıncım,
Didin məni didim-didim,
Atın məni tank altına.
Qundaqdakı bir körpəni
xilas edim.
Neçə "səni", neçə "məni" xilas edim.
Səninləyəm,
Sözü qəmli, özü dəmli rəhbər adam!
1918-də vuruşurdu,
Danışmırdı rəncbər atan,
rəncbər atam!
Səninləyəm, haqq-ədalət, səninləyəm,
Milli qürur, milli qeyrət, səninləyəm!
Səpil quma, göyər yerdə, bit qayada,
Gizli nifrət, açıq nifrət, səninləyəm,
Oyat bizi, ey yaradan, səninləyəm!
Ya bilmərrə yatırt bizi,
Ya bilmərrə oyat bizi,
Ya yenidən yarat bizi,
Ey yaradan, səninləyəm,
Səninləyəm, yatmış vulkan,
Səninləyəm!
Ayağa dur, Azərbaycan,
Səninləyəm!
Alzati, Azerbaijan, è l’ora!
Sei assopito, tu vecchio vulcano, perché?
Io sono con te!
Alzati, andiamo, Azerbaijan, io sono con te!
Tutto può essere infranto, ma tu no!.
Tutto può finire, ma tu no!
Ascolta il grido di Shahriyàr,
Ascolta il gemito di Béchiyar,
Dove sono i figli del nostro sangue,
capaci di vincere le tempeste?
Dove, il pastore bruno e forte, il figli di Domrul,
che sollevavano al petto le pietre
permetterle insieme,
i loro piedi sulle strade della giustizia, sempre!
S’innalzi la tua bandiera, grande come il Caspio,
mai sia ammainata!
Azerbaijan, Azerbaijan,
ecco la bandiera dell’ Azerbaijan!
Coraggi, alzati, Azerbaijan!
Il Tempo ci chiama,
i tuo antenati dalla loro tomba ci chiamano.
Tu, mio spirito coraggioso, io sono con te!
Io sono con te, con te che impugni la pistola,
con te che hai il piccone, con te che hai il forcone.
Con te, uomo di virtù, con il tuo fuoco,
Io sono con te!
Io sono con te, con te, padre delle vergini!
Dov'è il tuo grido, dov'è il tuo coraggio?
Dov'è il tuo giuramento?
Sei forse diventato un assopitoimbelle,
tu, che sempre sei stato vigile,
o forse, uno senza amor proprio?
Apri i tuoi occhi, figlio di questa terra,
Sollevati ora!
Veglia il tuo orizzonte.
Veglia il tuo confine.
Veglia l’estremo limite del tuo confine.
Levati, soffoca la paura interiore,
scegli di morire o vivere.
Coraggio, scaccia il codardo che è in te,
Coraggio, risveglia il lupo grigio che è in te!
Alla tua voce mille altre si uniranno
anchei pavidi silenziosi cominceranno a parlare,
è indomito chi è provato dal fuoco e dal sangue,
chi è figlio del coraggio è inarrestabile,
non scomparirà nella terra con la morte.
Tu, sei il mio tutto, io sono con te!
Tu, sei il mio poco, io sono con te,
Tu, sei il mio dolce sogno, io sono con te.
Discarcionate la superbia dalle mie parole!
Trascinatemi sotto un carro armato
che io sia schiacciato in mille pezzi.
Se la mia parola non fosse più come spada tagliente,
fatemi a pezzi
trascinatemi sotto un carro armato.
Come potrei salvare un bambino in fasce,
come potrei salvare tanti di voi, tanti miei simili?
Sono con te, tristemente, mio signore!
Tuo padre era un lavoratore, mio padre operaio
non stavano lì a parlare, ma a lottare, nei moti del “diciotto”!
Io sono con te, per giustiza, io sono con te.
Per orgoglio di patria, per amore di patria, io sono con te.
Sparso nella sabbia, diventi verde nella terra,
cresci tra le rocce,
odio segreto, odio aperto, io sono con te.
Destaci, Tu, Gran Dio, io sono con te!
Oppure… facci dormire per sempre!
Oppure… innamoraci di una nuova creazione!
Tu, Gran Dio, io sono con te!
Io sono con te, con te, assopito vulcano,
Io sono con te!
19 Marzo, 1992
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