Geografia di un’altra Russia:
la Kamčatka di S.P. Krašeninnikov
Daniela Cesareo
♦
e
Samizdat
(XI), pp. -
♦
S
TEPAN Petrovič Krašeninnikov (1711-1755)
prese parte alla seconda spedizione in Kamča-
tka, meglio nota come Grande spedizione del Nord
[Velikaja severnaja ekspedicija]
1
, che ebbe luogo
negli anni 1733-1743. Questa grandiosa spedizio-
ne, guidata dal danese Vitus Bering, era costitui-
ta da diversi gruppi di accademici, studenti, artisti,
traduttori, medici che lavorarono per anni allo stes-
so progetto. In un editto imperiale del 28 dicem-
bre 1732 venivano elencate le finalità dell’impresa:
attraversare e mappare la Siberia; definire con cer-
tezza se l’America e l’Asia fossero unite; esplora-
re le acque tra la Kamčatka, l’America e il Giap-
pone; mappare la costa artica dal Mar bianco fi-
no alla foce del fiume Kamčatka; stabilire quanti e
quali minerali preziosi fossero reperibili nelle regioni
esplorate
2
.
Alcune centinaia di persone partirono guidate da
Bering e dai capitani Aleksej Il’ič Čirikov, russo del-
la regione di Tula, e Martin Spanberg, connazionale
di Bering. Un primo gruppo si occupò dell’esplora-
zione delle coste russe settentrionali fino all’estre-
mità orientale del paese; una seconda squadra si
mosse verso il Giappone e verso le coste dell’Ameri-
ca nord-occidentale, mentre una terza esplorò i ter-
ritori interni della Siberia fino alla Kamčatka. Molto
rumore provocò soprattutto la spedizione a est della
1
Per informazioni dettagliate sulla spedizione si vedano B.G. Ostro-
vskij, Velikaja severnaja ekspedicija, Archangel’sk 1935; G.V.
Janikov, Velikaja severnaja ekspedicija, Moskva 1949; V.A. Di-
vin, Russkie moreplavanija na Tichom okeane v XVIII veke,
Moskva 1971, pp. 89-168; V.A. Esakov, D.M. Lebedev, Russkie
geografičeskie otkrytija i issledovanija
, Moskva 1971, pp. 198-
222; Vtoraja Kamčatskaja ekspedicija. Dokumenty 1735-36, a
cura di N. Ochotina-Lind, P. Ulf Møller, Sankt-Peterburg 2009.
2
Per il testo integrale dell’editto n. 6291 si veda Polnoe sobranie
zakonov Rossijskoj Imperii
, c 1649 goda, 8, 1728-1732, Sankt-
Peterburg 1830, pp. 1002-1013.
Kamčatka, verso il Giappone e le coste americane,
guidata da Bering e Čirikov
3
.
Un grandissimo contributo all’esplorazione della
Siberia, e in particolare della Kamčatka, fu offerto
anche dal terzo gruppo della spedizione, detto “de-
gli accademici”, del quale fu membro Krašeninni-
kov. A guidarlo erano due stranieri che lavoravano
da molti anni per l’accademia delle scienze di San
Pietroburgo, i tedeschi Gerhard Friederich Müller
e Johann Georg Gmelin; con loro anche un grup-
petto di giovani e promettenti studenti dell’accade-
mia slavo-greco-latina di Mosca, che sarebbero a
loro volta diventati professori dell’accademia delle
scienze una volta rientrati a San Pietroburgo. Tra di
loro anche Krašeninnikov, che sarà infatti nominato
professore di storia naturale e di botanica. Il viag-
gio di questi giovani era considerato, dunque, come
un vero e proprio viaggio di formazione scientifica e
professionale, un percorso che li avrebbe preparati
a ricoprire un ruolo istituzionale. La spedizione non
significava solo osservazione e studio di terre poco
o per niente conosciute, ma era un vero e proprio
mezzo per la costituzione di una nuova classe in-
tellettuale. Tutto questo può essere considerato un
indizio della diffusione di una nuova idea di acquisi-
zione delle conoscenze, piuttosto moderna, prag-
matica, poco libresca, che possiamo sicuramente
collegare alla mentalità promossa a inizio secolo da
3
Questi sono considerati i primi studiosi ad aver percorso lo stretto
che da Bering prenderà il nome e i primi europei ad aver toccato
le rive nord-occidentali, fino ad allora inesplorate, del continente
americano. Bering e numerosi suoi collaboratori perdettero la vita
durante il viaggio di ritorno; un dato, questo, che testimonia dei seri
pericoli ai quali questi viaggiatori andavano incontro (dei 75 com-
ponenti della flotta guidata da Čirikov, solo 51 rientrarono a casa
e lo stesso Čirikov terminò il viaggio in condizioni di salute estre-
mamente critiche). Per ulteriori informazioni si veda V.A. Esakov,
D.M. Lebedev, Russkie geografičeskie otkrytija, op. cit., p. 209.
e
Samizdat
2016 (XI)
♦
La letteratura di viaggio in area slavofona ♦
Pietro il Grande.
Questo terzo gruppo viaggiò dall’agosto 1733 fi-
no al febbraio del 1743 e solo qualche anno più tardi
Gmelin rese pubblici i risultati delle sue osservazio-
ni pubblicando in Germania i quattro tomi del suo
ricco Reise durch Sibirien
4
.
Krašeninnikov partì per la spedizione poco più
che ventenne
5
. Sappiamo poco degli anni prece-
denti al viaggio
6
: figlio di soldato, studiò a Mo-
sca presso il monastero Zaikonospasskij forman-
dosi in latino, retorica e filosofia, superando, pare,
i suoi compagni per acume e dedizione allo stu-
dio; morì il 12 febbraio 1755, anno della pubblica-
zione a San Pietroburgo della sua opera più nota:
l’Opisanie zemli Kamčatki [Descrizione della ter-
ra di Kamčatka, 1755], la prima, completa descri-
zione della Kamčatka, più volte ripubblicata e tra-
dotta (successivamente in inglese, francese e tede-
sco). Egli fu, secondo le parole dello storico tede-
sco Gerhard Friederich Müller, che si occupò della
prima pubblicazione del lavoro di Krašeninnikov,
из числа тех, кои ни знатною природою, ни фортуны благо-
деянием не предпочтены, но сами собою, своими качества-
ми и службою, произошли в люди, кои ничего не заимствуют
от своих предков, и сами достойны называться начальника-
ми своего благополучия. Жития его, как объявляют, было 42
года 3 месяца и 25 дней
7
.
Noto, è vero, soprattutto come autore dell’Opisa-
nie
, Krašeninnikov eccelse anche nel campo della
4
J.G. Gmelin, Reise durch Sibirien von dem Jahre 1733 bis 1743,
I-IV, Göttingen 1751-52. Nel XVIII secolo il resoconto di Gmelin
non vide traduzioni russe. È di pochi anni fa una traduzione dal te-
desco a cura di D.F. Krivoručko, J.G. Gmelin, Putešestvie v Sibir’,
Solikamsk 2012.
5
Per informazioni sulla parte di spedizione gestita da Krašeninni-
kov si veda L.S. Berg, Istorija russkich geografičeskich otkrytij,
Moskva 1962, pp. 78-88.
6
Le uniche informazioni relative alla biografia dell’autore sono quelle
raccolte ed esposte da Gerhard Friederich Müller, curatore della
prima edizione dell’Opisanie zemli Kamčatki, nell’introduzione al
suo secondo tomo.
7
“Nel novero di coloro che non sono stati favoriti né da un cognome
noto né dalla beneficenza della fortuna, ma che da soli, grazie alle
loro qualità e al lavoro, sono entrati a far parte di quel gruppo di
uomini che nulla devono ai loro avi e sono degni di essere chiama-
ti responsabili del proprio benessere. La sua vita, dicono, fu di 42
anni, 3 mesi e 25 giorni”, G.F. Müller nella prefazione a S.P. Kraše-
ninnikov, Opisanie zemli Kamčatki, Sankt-Peterburg 1755, II, p.
XV. Abbiamo scelto di riportare i brani dell’Opisanie, così come
quelli del contributo di Krašeninnikov Reč’ o pol’ze nauk i chu-
dožestv
[Discorso sull’utilità delle scienze e delle arti] che citeremo
più avanti, nell’ortografia russa moderna
botanica; tra i frutti dei suoi studi in questo ambi-
to il volume Flora ingrica, pubblicato postumo nel
1761 a San Pietroburgo. Quale testimonianza della
fama che il nostro autore era riuscito a costruirsi in
questo campo è da considerare la lettera che Linneo
gli inviò nell’ottobre del 1750, all’interno della quale
leggiamo:
будучи о вас давно уже известен из предисловия Сибирской
флоры
8
, что вы с крайним прилежанием старались о сыска-
нии редких трав,
– не мог более преминуть, чтоб просить вас
о взаимной со мной переписке, касающейся до ботаники. В
Российской империи больше найдено незнаемых трав через
десять лет, нежели во всем свете через половину века. [. . . ]
имеет ли кто из чужестранных ботаников переписку с слав-
нейшей академией вашей? Ежели же нет, то я покорно прошу,
чтоб мне сия честь и милость была оказана
9
.
Il viaggio di Krašeninnikov può essere suddiviso
in tre periodi: fino al 1737 egli viaggiò con i suoi
professori da Pietroburgo a Jakutsk; dal 1737 al
1741 si spostò con un gruppo di aiutanti da Jaku-
tsk fino alla Kamčatka e dal 1741 fino al 10 otto-
bre 1742 visse sulla penisola. Prima di quest’ulti-
ma e più impegnativa esplorazione Krašeninnikov
ne aveva portate a termine di più brevi. Stupisce
quante cose fosse tenuto a osservare in questi ca-
si: dalle piante agli animali di ogni specie e fami-
glia, ai minerali, alle risorse dei diversi territori fino
alle popolazioni, ai loro usi, costumi e alla loro sto-
ria. Alla fine di ogni missione il giovane osservatore
redigeva un rapporto che non si limitava alle osser-
vazioni sulla natura, ma affrontava già questioni di
etnografia, con particolare interesse verso le lingue
del luogo, in questo caso dei buriati e dei tungusi.
Fu durante questi primi, brevi viaggi che Krašenin-
nikov ebbe modo di approfondire, tra le altre que-
stioni, quella del commercio delle pelli di zibellino
8
Linneo si riferisce alla corposa prefazione di 130 pagine scritta dal
nostro autore per il primo tomo dell’opera di J.G. Gmelin, Flora
Sibirica sive historia plantarum Sibiriae
, data alle stampe a
Pietroburgo in 4 tomi dal 1747 al 1759.
9
“Conoscendola già per la prefazione alla Flora sibirica e sapendo
con quale diligenza si è impegnato nella ricerca di erbe rare, non ho
potuto mancare di chiederle di avviare con me una corrispondenza
intorno a questioni di botanica. Nell’impero russo in dieci anni sono
state rinvenute più erbe sconosciute di quante ne siano state trova-
te nel resto del mondo in mezzo secolo [. . . ] C’è qualche botanico
straniero che è già in corrispondenza con la vostra gloriosissima
accademia? Se non dovesse esserci, chiedo che quest’onore e que-
sta cortesia mi siano rivolte”. Per il testo integrale della lettera si
veda Materialy dlja istorii Imperatorskoj Akademii nauk, X,
Sankt-Peterburg 1900, p. 598.
D. Cesareo, Geografia di un’altra Russia: la Kamčatka di S.P. Krašeninnikov
che tratterà in modo compiuto nel lavoro intitola-
to O sobolinom promysle [Sul commercio dello
zibellino, 1755]
10
.
Il 5 luglio 1737 Krašeninnikov partì per Ochotsk,
da dove si sarebbe poi imbarcato per la Kamčatka,
e per 47 giorni viaggiò in condizioni estremamente
difficoltose. È lo stesso autore a offrirci delle pre-
ziose descrizioni del viaggio proprio nell’Opisanie,
quando, nelle sue ultime pagine, fornisce delle in-
formazioni pratiche sui percorsi possibili per rag-
giungere la penisola e ne approfitta per raccontare
le vicissitudini occorse durante il viaggio:
Берега обломками камней или круглым серовиком так усы-
паны, что тамошним лошадям надивиться нельзя, как они с
камня на камень лепятся. Впрочем, однако, ни одна с целыми
копытами не приходит до места. Горы чем выше, тем грязнее;
на самых верхах ужасные болота и зыбуны, в которые еже-
ли вьюшная лошадь прилепится, то освободить ее нет ника-
кой надежды. С превеликим страхом смотреть должно, коим
образом земля впереди сажен за 10 валами колеблется
11
.
Il 4 ottobre 1737 Krašeninnikov salpò infine da
Ochotsk a bordo della nave Fortuna. L’esperienza
del maremoto provocò una particolare impressione
sull’autore:
в то время происходило беспрестранное почти землетрясе-
ние, но понеже оно там легко было, то мы, шатаясь в ходу,
причитали трясение нашей слабости, что от морского кача-
ния ходить не можем; однако вскорe узнали, что мы ошиба-
лись в мнeнии, ибо прибывшие из Курил, [...] сказали, коим
образом были в тeх мeстах и ужасное трясение и странное
наводнение
12
.
I terremoti, d’altronde, non furono un banco di
prova solo per il nostro viaggiatore e per la sua
10
Una parte di questo studio è contenuto nel capitolo 7 (O Vitim-
skom sobolinom promysle
) del primo tomo dell’Opisanie; una
sua versione integrale è stata invece pubblicata in N.N. Stepa-
nov, S.P. Krašeninnikov v Sibiri, Moskva-Leningrad 1966, pp.
155-174.
11
“Le rive dei fiumi erano cosparse di massi e pietre tonde, che non si
riusciva a capire come facessero i cavalli a non scivolare. Tuttavia
non un solo cavallo arrivò a destinazione con gli zoccoli integri. Le
montagne più si facevano alte più erano sporche. In cima c’erano
terribili paludi e pantani. Se un cavallo vi finiva dentro, non c’era
nessuna speranza di liberarlo. Camminando si guardava con orrore
la terra che per 10 sagene era scossa da onde”, S.P. Krašeninnikov,
Opisanie
, op. cit., II, p. 289.
12
“In quel tempo c’erano quasi sempre scosse di terremoto, ma vi-
sto che erano deboli, attribuivamo i movimenti che sentivamo e la
difficoltà che avevamo a muoverci alla nostra condizione di inde-
bolimento: ma presto capimmo che ci sbagliavamo quando molti
che venivano dalle isole Curili [. . . ] ci dissero che c’era stato un
terremoto molto forte e una strana alluvione”, Ivi, p. 293.
flotta. Più in generale, essi minarono il raziona-
lismo naturalistico dell’illuminismo e del naturali-
smo meccanicistico ponendo in questione il prin-
cipio della continuità e della gradualità della natu-
ra. Per tutto il secolo i grandi terremoti stimolarono
molte considerazioni e grande turbamento fu pro-
vocato in particolar modo dal sisma di Lisbona del
1755 e poi da quello di Calabria del 1783
13
.
L’ Opisanie si presenta organizzata in due tomi:
il primo è incentrato sulla descrizione della flora,
della fauna e della geografia della penisola; il secon-
do raccoglie i dati etnografici, linguistici e storici
sulle popolazioni del luogo.
Con il primo tomo l’autore volle porre rimedio a
una situazione di quasi totale ignoranza dei russi
riguardo a questa regione:
O Камчатской землe издавна были известия, однако по боль-
шой части такие, по которым одно то знать можно было, что
сия земля есть в свете; а какое ее положение, какое состоя-
ние, какие жители и прочие, о том ничего подлинного нигде
не находилось
14
.
A essere descritta è in una prima parte la peniso-
la e le terre che la circondano, con particolare at-
tenzione ai fiumi; in una seconda sezione vengo-
no approfondite le caratteristiche della Kamčatka:
i vulcani
15
e i geyser, le montagne, i minerali e i
metalli, le piante, soprattutto quelle utilizzate dal-
le popolazioni del luogo, le specie animali, la pre-
senza e il commercio dello zibellino e le alte e basse
maree dell’oceano. In queste pagine si legge spesso
tra le righe l’impegno dell’autore a convincere i rus-
si dell’abitabilità di queste terre che, se a un primo
sguardo apparivano come un luogo più adatto alla
vita delle bestie selvatiche che non all’insediamento
13
L. Zanzi, Dolomieu: un avventuriero nella storia della natura,
Milano 2003, p. 150.
14
“Da molto tempo la Kamatka è conosciuta, ma questa conoscenza
si è basata per molto tempo quasi solo sulla sicurezza che questa
terra esistesse. Ma quale fosse la sua posizione, quale la condizio-
ne della terra o dei suoi abitanti non si sapeva con certezza”, S.P.
Krašeninnikov, Opisanie, op. cit., I, p. 1.
15
I vulcani attraevano molto i viaggiatori di questo secolo e, grazie al
loro studio, i dibattiti sull’età della Terra si arricchirono infatti di in-
formazioni preziose. Risale a questo periodo la scoperta, non di po-
co conto, dell’esistenza di vulcani estinti. Tra i più noti esploratori
di vulcani del Settecento ricordiamo Lazzaro Spallanzani e la sua
opera Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino,
Pavia 1792.
e
Samizdat
2016 (XI)
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La letteratura di viaggio in area slavofona ♦
umano, a ben vedere potevano essere ritenute addi-
rittura ospitali, se si prendeva in considerazione la
salubrità della loro aria e delle loro acque, un clima
che non permetteva il propagarsi di malattie tipiche
dei luoghi umidi, l’assenza di temporali con tuoni e
fulmini e di bestie velenose
16
.
In questo primo tomo il ricorso alla nomenclatura
e un continuo sforzo nel classificare i dati in maniera
precisa permettono a Krašeninnikov di inserire tut-
to in un ordine intellegibile e, attraverso quest’ordi-
ne, di decifrare il libro della natura. Quest’approc-
cio, che voleva che tutto dovesse essere conosciu-
to, catalogato, inserito in un ordine in modo da da-
re l’illusione del controllo razionale sul mondo, fu
tipico di tutti gli esploratori del Settecento.
Il secondo tomo è anch’esso organizzato in due
parti: la prima è incentrata sulle caratteristiche dei
popoli e sulle loro usanze; la seconda, sulla storia
della conquista della penisola, sulle condizioni di vi-
ta dei russi e degli indigeni e fornisce consigli pratici
su come affrontare il viaggio per raggiungere la pe-
nisola. Non bisogna stupirsi della presenza di no-
tizie intorno alla storia, alle usanze, ai costumi dei
popoli: questa è, infatti, caratteristica di tutti i reso-
conti dei viaggi di esplorazione compiuti dagli eu-
ropei nel XVIII secolo che avevano come obiettivo
quello di effettuare ricerche di carattere prettamente
scientifico
17
.
Tuttavia, quello che ci pare più interessante ap-
profondire in questa sede sono proprio le conside-
razioni dell’autore al cospetto dell’altro, l’indigeno.
Come ha giustamente notato Ciardi nel suo studio
sulle esplorazioni settecentesche:
Studiare e comprendere i tratti distintivi dei popoli extraeuropei,
in particolare del Pacifico, si rivelò un compito molto più difficile
della messa a punto di nuove e sempre più precise carte geogra-
fiche per i viaggiatori settecenteschi, che trattarono la cultura
degli altri sulla base di un’infinità di pregiudizi e di condiziona-
menti, considerandola come una proiezione della propria o come
una sua negazione
18
.
16
S.P. Krašeninnikov, Opisanie, op. cit., I, p. 149.
17
Si consideri come esempio il compito affidato a inizio Settecen-
to da Luigi XIV al botanico Joseph-Louis Pitton de Tournefort di
effettuare una spedizione in Oriente e di riportare da quelle terre
lontane non solo reperti naturalistici, ma anche informazioni di ca-
rattere etnografico. Si veda Esplorazioni e viaggi scientifici nel
Settecento
, a cura di M. Ciardi, Milano 2008, p. 29.
18
Ivi, p. 60.
Riporteremo alcuni brani dell’ Opisanie utili a
collocare il contributo di Krašeninnikov all’interno
di tale questione.
Già nelle prime pagine, descrivendone le abita-
zioni, Krašeninnikov esprime una prima idea sui
popoli della Kamčatka: “Всe вообще житием гнус-
ны, нравами грубы, язычники, не знающие бога и
не имeющие никаких письмен
”
19
. Da subito so-
no frequenti le considerazioni sulle lingue dei di-
versi gruppi di camciadali, con una particolare at-
tenzione agli aspetti considerati buffi, ridicoli. Co-
sì, Krašeninnikov sembra convinto di poter com-
prendere l’indole di questi popoli partendo proprio
da considerazioni sulle loro abitudini linguistiche:
Камчатской язык выговаривается половиною в горле и поло-
виною во рте. Произношение их языка тихо, трудно, с про-
тяжением и удивительным тeлодвижением, а сие показывает
людей боязливых, раболепных, коварных и хитрых, каковы
они и в самом деле
20
.
L’autore giudica spesso con poca clemenza le
usanze di questi popoli, ma allo stesso tempo sem-
bra subire il fascino della loro libertà, persa con
l’arrivo dei russi nella penisola:
До покорения российскому владению дикой оный народ жил
в совершенной вольности; не имел никаких над собою на-
чальников, не подвержен был никаким законам, и дани ни-
кому не плачивал. [. . . ] было между ними равенство, никто
никем повелeвать не мог и никто сам собою не смел другого
наказывать
21
.
Dopo poche pagine l’accento è posto sulla
rozzezza e le abitudini poco igieniche di questi
popoli:
В житье гнусны, никакой чистоты не наблюдают, лица и рук
не умывают, ногтей не обрезают, едят из одной посуды с са-
19
“In generale tutti i nativi sono abominevoli, dalle usanze grezze,
pagani che non conoscono dio e illetterati”, S.P. Krašeninnikov,
Opisanie
, op. cit., II, p. 3.
20
“La lingua della Kamčatka si parla per metà attraverso la gola e
per metà attraverso la bocca. La sua pronuncia è lenta, affanno-
sa, cantilenata, accompagnata da movimenti del corpo inusuali, è
segno dell’indole di questi uomini, che sono pavidi, servili, perfidi e
insinceri”, Ivi, p. 7.
21
“Fino alla conquista russa questo popolo selvaggio viveva nella più
completa indipendenza; non aveva padroni, non doveva sottostare
ad alcuna legge, non pagava tributo a nessuno. Tra di loro c’e-
ra uguaglianza, nessuno poteva comandare sull’altro, e nessuno si
permetteva in maniera arbitraria di punire l’altro”, Ivi, p. 14.
D. Cesareo, Geografia di un’altra Russia: la Kamčatka di S.P. Krašeninnikov
баками и никогда ее не моют, все вообще пахнут рыбою, как
гагары
22
.
Sono ancora più indicative le considerazioni sui
valori degli indigeni:
О боге, пороках и добродeтелях имеют развращенное поня-
тие. За вящее благополучие почитают объедение, праздность
и плотское совокупление; похоть возбуждают пением, пляс-
кою и рассказыванием любовных басен по своему обыкно-
вению. Главный у них грeх
— скука и неспокойство [. . . ] по
их мнению лучше умереть, нежели не жить, как им угодно.
[. . . ] из Москвы нарочные были указы, чтоб россиянам не
допускать камчадалов до самовольной смерти
23
.
Nelle pagine di questo secondo tomo si rileva
dunque una costante oscillazione dell’autore tra un
giudizio severo su questi popoli e un altro, più gene-
roso, in cui si intravede una nostalgia per una certa
loro idea di libertà che le società occidentali avreb-
bero perduto. Così, questi popoli vivono, secondo le
parole dell’autore, con spensieratezza: “Впрочем,
живут они беззаботно, трудятся по своей воле,
думают о нужном и настоящем, будущее совсем
оставя
”
24
. Ritorna, però, subito, anche in questo
caso, l’atteggiamento canzonatorio dell’autore, che
ridicolizza l’indigeno, ma che non giunge mai al-
la de-umanizzazione del selvaggio caratteristica di
altri resoconti dello stesso periodo
25
. Con questo
stesso atteggiamento Krašeninnikov scrive di co-
me l’abitante della Kamčatka non riesca a contare
se non con l’aiuto delle dita (anche quelle dei pie-
di) e di come non abbia alcuna idea della propria età
anagrafica:
22
“Sono abominevoli, non si interessano affatto alla pulizia, non si
lavano mai né viso né mani, non si tagliano le unghie, mangiano
nello stesso piatto con i loro cani, senza mai lavarlo, puzzano tutti
di pesce, come strolaghe”, Ivi, p. 15.
23
“Hanno idee corrotte su dio, sui vizi e sulle virtù. Il loro piace-
re consiste nel soddisfacimento dei propri appetiti, nel fare festa e
nell’accoppiarsi: stimolano la libidine con canti, danze e le storie
d’amore che sono soliti raccontare. La più grande pecca è per loro
annoiarsi o avere preoccupazioni. Secondo il loro parere è meglio
morire che vivere come non gli aggrada. Da Mosca furono inviati
editti affinché i russi non permettessero più loro di togliersi la vita”,
Ivi, p. 16.
24
“Tuttavia vivono con spensieratezza, lavorano quando e come vo-
gliono, pensano solo alle necessità della vita e al presente, non
dando alcuna importanza al futuro”, Ibidem.
25
Più vicini agli oranghi che agli uomini erano considerati, ad esem-
pio, gli abitanti della Patagonia e, in misura ancora maggiore, gli
ottentotti. Queste due popolazioni afferivano al genere degli ho-
mo monstrosus
, secondo la classificazione elaborata da Linneo a
partire dalla decima edizione del suo Systema Naturae. Per un
quadro generale sulla questione della razza in età moderna si veda
G. Gliozzi, Le teorie della razza nell’età moderna, Torino 1986.
Лет от рождения себe не знают. Счет хотя у них и до ста
есть, однако так им труден, что без пальцев трех перечесть
не могут. Всего смeшнее, когда им надобно считать больше
десяти, тогда они, пересчитав пальцы у рук и сжавши обе ру-
ки вместe, что значит десять, остальное досчитают ножными
перстами. Буде же число превзойдет двадцать, то, пересчи-
тав пальцы у рук и у ног, в некоторое приходят изумление, и
говорят:
“Мача?” то есть “где взять”?
26
Sono trattate di frequente le questioni del cam-
biamento delle abitudini dei giovani di questi luo-
ghi dopo l’arrivo dei russi, della politica genero-
sa e magnanima della zarina e della diffusione del
cristianesimo: “Старые, которые крепко держат-
ся своих обычаев, переводятся, а молодые почти
все восприняли христианскую веру и стараются
во всем российским людям последовать, насме-
хаясь житию предков своих
”
27
. Sono copiosi i ri-
ferimenti espliciti alla politica della zarina e al suo
ruolo di portatrice di civiltà: “всемилостивейшей
государыни нашей императрицы Елизаветы Пет-
ровны о поданных своих попечению сделаны та-
кие учреждения, что тамошним жителям лучшего
удовольствия желать невозможно
”
28
.
Nel Dnevnik putešestvija v 1734-1736 goda-
ch
29
[Diario di viaggio degli anni 1734-1736], nelle
descrizioni dei villaggi non manca mai l’indicazione
della presenza di chiese e di recinzioni erette per de-
limitare le proprietà private. Krašeninnikov sembra
voler cercare a tutti i costi i segni della civilizzazio-
ne più che particolari esotici. Tutto ciò che è defi-
nito po-russki [alla russa] è considerato in maniera
implicita più umano, consono, evoluto, pulito.
26
“Non sanno quanti anni hanno. Contare, sebbene abbiano i numeri
fino a cento, viene loro così difficile che non possono arrivare fino a
tre senza usare le dita. Più di tutto è ridicolo quando devono contare
più di dieci, allora si contano le dita delle mani, e dopo aver unito le
mani, che vuol dire dieci, contano il resto con le dita dei piedi. Se
poi il numero supera il venti, dopo aver contato con mani e piedi
capita che qualcuno di loro appaia stupito e dica Mača? Che vuol
dire, e gli altri dove li prendo?”, S.P. Krašeninnikov, Opisanie, op.
cit., II, p. 18.
27
“Gli anziani che conservano gelosamente le vecchie usanze vanno
diminuendo. I giovani, al contrario, si sono quasi tutti convertiti
al cristianesimo e imitano in tutto i russi, facendosi scherno delle
superstizioni degli avi”, Ivi, p. 24.
28
“Poiché la nostra gentilissima imperatrice Elizaveta Petrovna per
la cura dei propri sudditi ha creato delle istituzioni di cui gli abitanti
del luogo non possono che dirsi soddisfatti”, Ivi, p. 234.
29
Il diario, rimasto a lungo manoscritto, è stato pubblicato in N.N.
Stepanov, S.P. Krašeninnikov, op. cit., pp. 49-87.
e
Samizdat
2016 (XI)
♦
La letteratura di viaggio in area slavofona ♦
C’è una lezione che, però, l’autore ammette di
aver appreso da questi popoli; si tratta della lo-
ro capacità di procurarsi il necessario avendo a
disposizione una quantità limitata di materie prime:
Но как они без железных инструментов могли все дeлать,
строить, рубить, долбить, рeзать, шить, огонь доставать, как
могли в деревянной посуде eсть варить и что им служило вмe-
сто металлов, о том, как о деле не всякому знаемом, упо-
мянуть здесь не непристойно, тем наипаче, что сии средства
не разумный или ученый народ вымыслил, но дикий, грубый
[. . . ]. Столь сильна нужда умудрять к изобретению потребне-
го в жизни!
30
L’autore sembra subire il fascino di questi uomi-
ni, così forti da riuscire a dormire sulla nuda terra,
addirittura sulla neve; è incuriosito dalla loro capa-
cità di riconoscere dal verso o dal rumore dei passi
qualsiasi animale del luogo. In guerra, però, li de-
scrive come subdoli, ingannatori, poco coraggiosi,
timidi tanto da non attaccare mai alla luce del sole e
al contempo crudeli con i nemici, in particolar modo
con i maschi:
Но в войне деиствовали они больше обманом, нежели храб-
ростью, ибо они так робки, что явно напасть не отважутся,
кромe необходимой нужды; [. . . ] С пленниками мужского по-
ла особенно знатнейшими удальством своим, поступали они
с обыкновенным всем тамошним народам бесчеловечием
31
.
Particolarmente interessanti sono poi le consi-
derazioni sui meccanismi di ragionamento di que-
sti popoli che, si legge, si interrogano su qualsia-
si cosa e cercano di capire le intenzioni addirittura
di pesci e uccelli; allo stesso tempo, però, sembra-
no prendere tutto per buono, non pensano mai che
un pensiero possa essere ingiusto e sono convin-
ti che tutto dipenda dall’uomo, mai dalle divinità:
“О боге разсуждают они, что он ни счастью, ни
несчастью их не бывает причиной, но все зависит
от человека
”
32
.
30
“Ma come fa un popolo non intelligente e istruito, ma selvaggio
e rozzo, a fare tutto senza strumenti di ferro: costruire, tagliare,
incavare, intagliare, cucire, accendere il fuoco, cucinare il cibo in
vasellame di legno? Sarebbe interessante capire cosa usino al posto
dei metalli: `e proprio vero che il bisogno fa l’uomo ingegnoso!
”, S.P.
Kra ˇseninnikov, Opisanie, op. cit., II, p. 31.
31
“Ma in guerra agivano più d’inganno che di coraggio, poiché so-
no tanto pavidi, che non osano mai attaccare apertamente, tranne
quando è strettamente necessario [. . . ] Con i prigionieri di sesso
maschile, soprattutto quelli conosciuti per la loro audacia, si com-
portavano con l’inumanità che è caratteristica di questi popoli”, Ivi,
p. 63.
32
“Di dio credono che non sia causa né delle loro fortune né delle loro
sfortune, ma che tutto dipenda dall’uomo”, Ivi, p. 77.
L’autore si mostra sconvolto dai balli delle feste,
dalle movenze delle donne capaci di dimenarsi fino
a perdere conoscenza
33
: movenze selvagge, molto
lontane dai balli controllati e formali che animava-
no i palazzi dell’Europa del Settecento. Si nota, è
vero, anche una volontà di conservazione della me-
moria, ad esempio nell’impegno di Krašeninnikov
nella trascrizione degli spartiti di alcuni canti. È
sempre strisciante, però, un’implicita disapprova-
zione della violenza presente in tutti gli aspetti del-
la vita descritta: nel rito che precede il matrimonio,
quando l’uomo rapisce la donna che ha chiesto in
sposa o nell’atteggiamento irrispettoso dei figli nei
confronti dei genitori, soprattutto se anziani
34
, nel-
l’usanza di molti di loro di far mangiare i cadaveri
dei propri cari ai cani
35
.
Per comprendere quanto pesò l’esperienza del
contatto con queste popolazioni sulla formazione
intellettuale dell’autore, ci pare poi significativo che
egli abbia inserito dei riferimenti al suo lungo viag-
gio, e, in particolar modo, delle considerazioni sui
popoli indigeni della Kamčatka, in quella che può
essere considerata l’espressione più completa del-
la sua filosofia e della sua idea di conoscenza: il
discorso che pronunciò in accademia in presenza
dell’imperatrice Elizaveta Petrovna nel 1750 intito-
lato Reč’ o pol’ze nauk i chudožestv
36
[Discorso
sull’utilità delle scienze e delle arti].
Dopo un’esaltazione necessaria e sperticata del-
l’operato dell’imperatrice Elisabetta e dell’accade-
mia delle scienze, l’autore si concentrò, nella se-
conda parte del suo discorso, sulla questione del-
l’utilità della scienza, non solo in ambito accademi-
co, ma anche nella vita quotidiana. La scienza è qui
concepita come il motore della cultura. La cono-
scenza è un corpo e le sue diverse branche sono i
suoi organi, proprio come gli organi del corpo uma-
33
Ivi, p. 111.
34
Ivi, p. 129.
35
Ivi, p. 135.
36
Per il testo integrale del discorso si veda Toržestvo Akademii
nauk na voždelennyj den’ tezoimenitstva eja imperatorska-
go veličestva deržavnejšija i nepobedimejšija velikija gosu-
daryni imperatricy Elisavety Petrovny samoderžicy vseros-
sijskija publično govorennymi rečmi i illjuminacieju prazd-
novannoe sentjabrja 6 dnja 1750 goda v Sankt-Peterburge
,
Sankt-Peterburg 1750, pp. 53-98.
D. Cesareo, Geografia di un’altra Russia: la Kamčatka di S.P. Krašeninnikov
no, collegati tra loro. L’idea che si ricava dalla let-
tura del discorso è quella di una sostanziale assenza
dei confini tra le diverse scienze, e, in particolar mo-
do, tra le materie scientifiche e la filosofia. In questa
impalcatura filosofica, in cui si possono già riscon-
trare degli elementi di una concezione materialisti-
ca della storia, è sottolineato di frequente il ruolo del
bisogno come motore per il progresso, e in queste
righe ritroviamo riferimenti, più o meno espliciti, ai
camciadali. Krašeninnikov scrive, infatti:
Много есть и таких народов, которые в толь глубоком неве-
жестве и заблуждении находятся, что трех перечесть не уме-
ют без пальцов. [. . . ] О душе своей не имеют ни малого поня-
тия. [. . . ] все их почти добродетели состоят в удовлетворении
страстям своим, [. . . ] Но они почитают житие свое благопо-
лучным и думают, что такие мнения их справедливые. Из че-
го довольно видеть можно, сколько разум наш заблуждает и
в какие напасти нас вводит, ежели имеет худой пример, чему
следовать. Напротив того, с добрым предводителем можем
мы взойти на самой верх человеческого совершенства, мо-
жем основательное понятие получить о себе самих и о твори
[. . . ]
37
;
e poco più avanti:
Нужда делает остроумными. [. . . ] Кто бы подумал, что без
железа обойтись можно? Однакоже есть примеры, что ка-
мень и кость вместо того служит на топоры, копья, стрелы,
панцыри, и прочая. Камчадалы, не учась физики, знают, что
можно огонь достать, когда дерево о дерево трется, и для то-
го будучи лишены железа, деревянные огнива употребляют.
Искусство же показало им, что есть, варить можно и в бе-
рестеной, и в деревянной посуде. Чего ради все мастерства
и художества по большой части от простых и самых бедных
начал имеют происхождение
38
.
37
“Sono molti i popoli tanto ignoranti da non riuscire a contare fino a
tre senza l’aiuto delle dita [. . . ] Questi non hanno nessuna conce-
zione della propria anima. Considerano giusta qualsiasi cosa serva
a soddisfare le loro passioni [. . . ] Ma ritengono la loro vita felice e le
loro opinioni giuste. Da questo è facile capire come la ragione può
ingannarci e in quali insidie ci cacciamo se non abbiamo un buon
esempio da seguire. Al contrario, con una buona guida possia-
mo arrivare alla vetta della perfezione umana, possiamo giungere a
concezioni solide su noi stessi e sulle cose”, Ivi, p. 80.
38
“Il bisogno aguzza l’ingegno. Chi di noi potrebbe pensare di cavar-
sela senza il ferro? Ma ci sono esempi di pietre e ossi utilizzati per
costruire asce, lance, frecce, armature e altro. I camciadali, senza
nessuna conoscenza della fisica, sanno che si può avviare un fuoco
strofinando legno contro legno, non avendo il ferro usano acciarini
di legno. L’esperienza ha mostrato loro come sia possibile cuocere
il cibo in vasellame di legno e di corteccia. Questo perché tutte le
abilità quasi sempre hanno origine dalle condizioni più povere”, Ivi,
p. 81.
L’ Opisanie zemli Kamčatki fu oggetto sin da
subito di molto interesse, non solo in Russia
39
.
Opera di largo consumo, è caratterizzata da un rus-
so medio particolarmente godibile ed è ricca di cu-
riosità. Krašeninnikov anticipò, in questo senso,
l’abate Prévost che qualche decennio più tardi con-
sigliava di non scrivere resoconti di viaggio dove
mancasse la verità, ma di fare sì che questi conte-
nessero tutto quanto potesse costituire oggetto di
curiosità e di sapere
40
. Le memorie di viaggio e i
resoconti di esplorazioni, in generale, dovevano de-
stare forte curiosità nel lettore settecentesco, tanto
che, con più di 3000 titoli in Europa (più del dop-
pio del secolo precedente), la letteratura odepori-
ca in questo secolo divenne una parte consistente
della produzione libraria. Ci basterà, in tal senso,
considerare le edizioni e le diverse traduzioni della
opera di Krašeninnikov (la più famosa è certamen-
te quella in francese dell’abate Chappe d’Auteroche
del 1768); o ancora, il fatto che numerosi editori
si impegnarono a raccogliere in compendi i reso-
conti di viaggi, tra i quali Recueil des voyages au
Nord
, pubblicato ad Amsterdam tra il 1715 e il 1718
oppure il Recueil des voyages dans l’Amérique
méridionale
, pubblicato nel 1738.
In questo ampio scenario i russi andarono for-
mando, viaggio dopo viaggio, un’immagine del
mondo che circondava la loro patria e ne allargava a
dismisura i confini: a nord verso il Mar baltico, a sud
e sud-est verso l’Asia centrale e a est verso l’estre-
ma Siberia.
È parere dello storico Pierre Chaunu
che “la grande mutazione spaziale dell’Europa dei
lumi riguarda essenzialmente il mondo slavo”
41
, in
quello che fu un continuo spostamento di frontiere
di questa regione, in particolare verso sud ed est.
Come abbiamo avuto modo di vedere, nell’Opi-
sanie
è percettibile un interesse sincero per il sel-
vaggio, per la libertà delle popolazioni descritte. È
altrettanto evidente, però, che Krašeninnikov non
39
Per quanto riguarda il successo e l’eco dell’opera in Russia, si con-
sideri come addirittura il poeta nazionale Puškin lasciasse degli ap-
punti stesi durante la lettura dell’Opisanie consultabili oggi in A.S.
Puškin, Sobranie sočinenij v desjati tomach, Moskva 1962, VII,
pp. 248-274.
40
M.N. Bourguet, “L’esploratore”, L’uomo dell’Illuminismo, a cura
di M. Vovelle, Bari 1992, p. 335.
41
P. Chaunu, La civiltà dell’Europa dei lumi, Bologna 1987, p. 47.
e
Samizdat
2016 (XI)
♦
La letteratura di viaggio in area slavofona ♦
si preoccupò di non oltraggiare il cuore dell’altro,
impresa nella quale si cimenterà qualche decen-
nio più tardi Jean-Jacques Rousseau
42
. Al contra-
rio del filosofo francese, Krašeninnikov era sincera-
mente convinto della necessità dell’azione civilizza-
trice dello Stato russo sui territori della Kamčatka,
ancora senza leggi e senza dio. È significativo che
nei suoi scritti non si riscontri molta attenzione per
l’organizzazione sociale dei popoli descritti, proprio
perché nell’autore sono preponderanti l’ottimismo
e la completa fiducia nelle forme sociali dell’Impe-
ro russo, forme che iniziavano a essere esportate
nello stesso periodo in quelle terre vergini. In que-
sto senso si ha l’impressione di assistere alla perdi-
ta dell’innocenza dei luoghi e dei popoli descritti, in
un continuo riferimento dell’autore ai modi di vita
russificati che in particolar modo i giovani indigeni
venivano adottando.
D’altronde, l’opera di cui ci siamo occupati ha
visto la luce in un tempo in cui, come leggiamo
in Lévi-Strauss, “viaggiando ci si veniva a trova-
re a confronto con civiltà radicalmente diverse dal-
la propria, che si imponevano anzitutto per la lo-
ro stranezza”
43
. Se è vero che da qualche seco-
lo queste occasioni sono diventate sempre più ra-
re, è facile comprendere la curiosità del lettore per
descrizioni di terre che non rivedrà mai vergini.
42
Sull’impatto che le notizie etnografiche raccolte dai viaggiatori
settecenteschi ebbero sui filosofi moderni si veda S. Landucci, I
filosofi e i selvaggi
, Bari 1972.
43
C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, Milano 2008, p. 75.
Se numerosi etnografi nostri contemporanei, al-
la stregua di molti viaggiatori, si allontanano dal-
la propria civiltà per criticarla, conferendo ad altre
un valore che la propria sembra, ai loro occhi, ave-
re perduto, quasi tutti i viaggiatori dei secoli passati
– e tra loro Krašeninnikov – aderivano alle norme
del proprio gruppo ed erano sì incuriositi dalle al-
tre società, ma senza mai rinunciare a una sotter-
ranea disapprovazione. Diversamente da Leopold
Berchtold, filantropo conte moravo protagonista di
un viaggio di diciassette anni attraverso l’Europa e
diversi paesi dell’Asia
44
, che nel 1789 scriveva: “Il
viaggiatore considera la patria come un amico ma-
lato; va per il mondo in cerca di un rimedio ai suoi
mali”
45
, immaginiamo Krašeninnikov affermare che
il viaggiatore considera la patria come antidoto ai
mali delle terre che visita.
Ma non si renderebbe giustizia ai propositi del
secolo se si dimenticasse la volontà di conoscenza
di questi viaggiatori, che andava al di là dell’utilità
manifesta.
Krašeninnikov
ha preso parte al grande
viaggio degli uomini del suo tempo per l’inventa-
rio del mondo e la raccolta delle sue meraviglie, per
la formazione di un sapere enciclopedico; e questa
vastità delle intenzioni ci fa perdonare una sensibi-
lità ancora acerba nell’analisi di civiltà distanti dalla
propria.
www.esamizdat.it
Daniela Cesareo, “Geografia di un’altra Russia: la Kamčatka di S.P. Krašeninnikov”, eSamizdat, (XI), pp. -
44
Per notizie sul viaggio di L. Berchtold si rimanda a J. Stagl, A
History of Curiosity: the Theory of Travel 1550-1800
, London
2004, pp. 209-227.
45
M.N. Bourguet, “L’esploratore”, op. cit., p. 298.
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