Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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Insomma, la guerra costituisce effettivamente, per molti protagonisti dell’e-
poca, una grande e unica opportunità per costruire nell’Impero
russo una co-
esione nazionale capace di porre le premesse per il superamento delle profonde
fratture sociali e politiche esistenti. Non si può a nostro avviso liquidare tale
percezione della guerra considerandola come il semplice prodotto dell’incapacità
cronica, ad esempio dei liberali russi, di leggere la realtà, come una mera storia di
misperceptions
66
. Certo, colpisce la baldanza con la quale si dichiaravano soprav-
valutate e da ridimensionare, di fronte alla mobilitazione patriottica unitaria, le
contrapposizioni sociali e di classe, alla luce della
circostanza che meno di tre
anni dopo la Russia sarebbe precipitata in uno scontro sociale violento e totale.
Ma essa può essere interpretata più proficuamente focalizzando l’attenzione sulle
dinamiche del periodo di guerra, piuttosto che sugli «errori» dei protagonisti.
La guerra, come ha opportunamente scritto Norris, «può agire al tempo stes-
so come un collante sociale e come un sovente, e in nessuna circostanza tale
fatto è più evidente che nella Russia del 1917»
67
. Essa rappresenta effettivamente
un momento cruciale per la maturazione e definizione del nazionalismo e del
patriottismo russo, ma al tempo stesso crea un contesto straordinariamente favo-
revole all’attivarsi di spinte radicali,
sociali e nazionali, di dinamiche centrifughe,
proprio in virtù dell’accelerazione che imprime ai processi di nazionalizzazione,
di categorizzazione della popolazione dell’impero su base etnica, piuttosto che
cetuale, e della promozione, talvolta inconsapevole, di solidarietà e identità na-
zionali e di classe
68
.
I.2.
Definizioni della guerra
Nella pubblicistica dell’epoca sono immediatamente coniate,
per descrivere
gli eventi in corso, espressioni quali «grande guerra europea» o «guerra europea»,
«guerra patriottica», «grande guerra patriottica» o «seconda guerra patriottica»,
«guerra mondiale». Tale molteplicità di definizioni è indicativa del tentativo com-
66
O. Budnitskii,
Russian Liberalism in War and Revolution, in «Kritika: Explorations in Rus-
sian and Eurasian History», V, 1, 2004, pp. 149-168.
67
S.M. Norris,
A War of Images, cit., p. 136.
68
Attraverso la formazione di unità combattenti e l’organizzazione del soccorso ai rifugiati su
base nazionale, oppure in conseguenza delle politiche discriminatorie
e delle campagne di intol-
leranza nei confronti di cittadini di nazionalità non russa considerati inaffidabili.
Capitolo I. La Russia nella Prima guerra mondiale
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piuto da intellettuali, pubblicisti e politici, per un verso di collocare il conflitto
nella tradizione storica e politica russa ed europea, per altro verso di catturare
il senso storico-universale dell’evento, percepito come una svolta epocale, uno
spartiacque oltre il quale nulla sarebbe stato come prima
69
.
Il confronto con la disastrosa e impopolare guerra contro il Giappone, come
già emerso dalle summenzionate parole del principe Trubeckoj, ritorna conti-
nuamente nelle riflessioni svolte nell’autunno-inverno del 1914 da intellettuali,
politici e pubblicisti. Protagonisti dell’opposizione alla guerra nel 1904-5 come
lo
scrittore Leonid Andreev, autore in quel periodo di un noto racconto –
Il Riso
rosso – che metteva in evidenza i devastanti effetti, fisici e psicologici, dei conflitti
moderni
70
, sono ora in prima fila nel sostegno alla guerra, definita
narodnaja (na-
zionale, popolare), vale a dire guerra di popolo. Il leader cadetto Pavel Miljukov,
che nel 1904-05 aveva sostenuto, assieme a molti altri esponenti del movimento
di liberazione, posizioni «disfattiste», e che ancora all’inizio del 1914, all’indo-
mani delle guerre balcaniche (le cui terribili conseguenze
aveva potuto constatare
da vicino come membro della Commissione di inchiesta sui crimini di guerra),
era attestato su posizioni pacifiste, con lo scoppio della guerra diviene tra i princi-
pali protagonisti della stagione politica dell’unità patriottica
71
, e un fautore degli
obiettivi imperiali della politica russa in Galizia, in Polonia occidentale, nel Cau-
caso armeno, e soprattutto nell’area degli Stretti
72
.
69
Sergej Kotljarevskij scrive nell’autunno 1914: «Stiamo attraversando
un grande momento di
svolta (…) si creano nuovi rapporti tra gli Stati e tra i popoli, si pongono nuove basi per l’or-
ganizzazione di questi Stati, nuove strade per lo sviluppo di questi popoli, ma oltre a ciò muta
anche l’atmosfera spirituale nella quale ha vissuto e si è adattata l’umanità contemporanea», in
S. Kotljarevskij,
Vojna, in «Voprosy filosofii i psichologii», 9-10, 1914, p. I.
70
Il racconto di Andreev è analizzato anche da A. Gibelli,
L’officina della guerra. La Grande
Guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Torino, Bollati Boringhieri, terza edizione, 2007,
pp. 22-26.
71
Significativo è il discorso tenuto da Miljukov alla Duma il 26 luglio (vedi
supra), ispirato da
un patriottismo nel quale
convergono motivo nazionale, imperiale e umanitario. Cfr. su questo
tema T. Riha,
A Russian European. Paul Miliukov in Russian Politics, Notre Dame-London,
University of Notre Dame Press, 1969 e M. K. Stockdale,
Paul Miliukov and the Quest, cit.
72
P. Miljukov,
Territorial’nyja priobretenija Rossii, in
Čego ždet Rossija ot vojny. Sbornik statej,
Petrograd, Kn-vo «Prometej» N.N. Michajlova, 1915, pp. 53-66; P. Miljukov, «
Nejtralizacija»
Dardanell i Bosfora, in
Voprosy mirovoj vojny. Sbornik statej, a cura di M. Tugan-Baranovskij, Pe-
trograd, «Pravo», 1915, pp. 533-548; P. Miljukov,
Konstantinopol’ i prolivy, in «Vestnik Evropy»,
1, 1917, pp. 354-381; 2, 1917, pp. 227-259; 4-5-6, 1917, pp. 525-547.