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Un limite ai profitti in autostrada



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Un limite ai profitti in autostrada.

La rete autostradale, in Italia come in Francia , è stata quasi interamente costruita da società statali, assimilabili ad agenzie pubbliche. I pedaggi erano fissati con l’obiettivo primario di coprire i costi, e non già di conseguire profitti. La costruzione della rete fu finanziata con debito. L’ammortamento finanziario degli investimenti era stato pressoché completato dalla Società Autostrade spa prima della privatizzazione.

Pedaggi e profitti

I pedaggi sono stati mantenuti, anzi sono aumentati nel tempo, anche dopo il completamento dell’ammortamento finanziario: si è così venuto a creare un flusso di profitti molto elevato, anche considerando l’ammortamento dei nuovi, modesti, investimenti previsti. E la proroga della concessione, prima sino al 2018 e poi sino al 2038 lo assicura ancora per un lungo periodo.


I pedaggi, nati come imposte di scopo per finanziare la costruzione della rete autostradale, sono divenuti nel tempo una fonte di proventi para-fiscali e di rendite, che nel 1999, lo Stato (tramite l’Iri) ha preferito monetizzare subito, cedendo la società. Gli investitori si attendono giustamente di recuperare in futuro, attraverso i pedaggi, quanto pagato allo Stato, oltre ai costi dei nuovi investimenti e a sostanziosi profitti.
La situazione è però chiaramente degenerata e sfuggita di mano. I profitti sono divenuti esorbitanti, e si è perso ogni collegamento tra pedaggi e investimenti.
Dal 2000 Autostrade ha distribuito dividendi per 1.830 milioni di euro, e un ulteriore dividendo straordinario di 2,1 miliardi verrà pagato prima della fusione con Abertis (se andrà in porto). Se si include anche il debito di 8 miliardi per finanziare l’Opa Schemaventotto, debito che la concessionaria doveva ripagare con l’introito dei pedaggi, a soli sei anni dalla privatizzazione sono stati "succhiati" ben 12 miliardi di euro dalla società, quasi il doppio di quanto pagato all’Iri. E restano ancora trentadue anni di concessione.
Certo, i contratti vanno rispettati, come ha sottolineato il presidente di Autostrade per l’Italia, Gian Maria Gros Pietro . Ma nei criteri per la determinazione delle tariffe vi è un ambito di discrezionalità che occorrerà utilizzare per riportare i profitti a un più ragionevole rapporto con il capitale investito, considerando anche che la concessionaria non ha sinora aggiunto nemmeno un chilometro alla rete preesistente. …

http://www.lavoce.info/news/view.php?id=9&cms_pk=2287




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USA: diminuisce la fiducia dei cittadini nella FDA?

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore 07/07/2006 - Un’inchiesta durata 15 mesi. Migliaia di pagine depositate presso l’Internal agency enforcement records in cui Henry A. Waxman, deputato democratico al congresso degli Stati Uniti, ha denunciato numeri alla mano un evidente declino della Food And Drug Administration.
La Food and Drug Administration (FDA) è l’organismo responsabile della sicurezza e dell’efficacia della maggior parte degli alimenti, dei farmaci (anche veterinari), dei prodotti biologici, cosmetici e radioattivi venduti negli USA. In virtù di questo ruolo, quando le industrie alimentari, farmaceutiche, biomediche violano le regole di sicurezza l’agenzia può ufficialmente richiamarle attraverso un documento ufficiale che viene definito “lettera di violazione”.
Secondo il rapporto prodotto da Waxman nel 2000 l’agenzia ha inviato 1154 "warning letters", nel 2005 ne ha inviate 535; le violazioni gravi delle regole imposte dalla FDA sarebbero quindi diminuite del 54 per cento. Altri dati indicano anche che il numero di prodotti (farmaci, o impianti di altro genere) che dopo la commercializzazione sono incorsi in problemi che possono addirittura aver portato al ritiro dal mercato sono diminuiti del 44 per cento.
Potrebbe sembrare che la FDA stia svolgendo egregiamente il proprio lavoro, che ha come finalità principale quella di tutelare la salute dei cittadini. Invece, a guardare bene tra i documenti interni della FDA, si scopre che il quartier generale nell’ultimo quinquennio ha ignorato molte delle indicazioni degli agenti adottando una politica decisamente poco restrittiva.
“La FDA ha deciso di intervenire solo sui casi eclatanti di violazione; ma non intervenendo sui casi sospetti di violazione come può l’agenzia svolgere il proprio ruolo di controllo, quello per cui è stata istituita?”, si legge sulla rivista Lancet che ha ripreso la notizia.
I casi sospetti che si sono tramutati in tragedia perché hanno provocato la morte di alcuni pazienti non sono stati così rari; basti ricordare lo scandalo del Vioxx o dei defibrillatori impiantabili difettosi. Come fa notare l’articolo sul Lancet, la fiducia dei cittadini nella FDA non è mai stata così bassa come nell’ultimo quinquennio, dopo la pubblicazione di questo report sarà ancora peggio.
Fonte: Prescription for Harm: The Decline in FDA Enforcement Activity. Is FDA going easy on violators? Lancet 2006; 92.




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La prostituzione sacra nella terra dell'amore.

di Sabatino Moscati - C’è una Sicilia segreta e misteriosa, fatta di tradizioni e di costumanze che si perdono nella notte dei tempi; una Sicilia mitica e leggendaria, i cui protagonisti balenano ora in un rito che ha sfidato i secoli, ora in un relitto che l’archeologia ha riportato alla luce, ora in una favola che uno scrittore antico ha raccolto.
È la Sicilia prospera e geniale di sempre, accesa dal sole e fecondata dal mare, luogo di incontro dei popoli più diversi, creatrice inesauribile d’arte e di civiltà. Attraverso questa terra, attraverso le testimonianze millenarie dei suoi splendori, si può compiere un viaggio affascinante, che solo in parte coincide con gli itinerari del comune turismo: perché il turismo guarda le bellezze estrinseche, mentre di rado conosce quelle celate nei cuori degli uomini o nelle viscere del suolo. Ma s’intende che i luoghi più suggestivi sono anche quelli in cui più antico fu il concentrarsi della vita, più ricco e intenso il dispiegarsi delle tradizioni e delle leggende; sicché in ultima analisi il nostro viaggio non deluderà neppure il comune turista, ed anzi costituirà per lui la rivelazione di itinerari che invano cercherebbe nelle guide usuali.
Tanto per rimanere nel regno della fantasia, seguiamo il cammino dell’eroe Ercole che secondo una suggestiva leggenda, giunto allo stretto che separa la penisola italiana dalla Sicilia, lo attraversò a nuoto con la sua mandria di buoi, tenendosi stretto alle corna di uno di essi. Quindi, con la velocità che solo le leggende consentono, costeggiò l’isola lungo le sue rive settentrionali, puntando verso l’estremo occidente. Per ristorarlo da così immensa fatica, le Ninfe benevole fecero sgorgare dalla terra due fonti d’acqua calda, presso Imera e presso Segesta. Ma né l’uno né l’altro luogo vide sostare l’eroe, la cui meta era il picco montano di Erice, in vista delle isole Egadi.
Oggi, ad Erice, noi giungiamo piuttosto da Trapani, che giace ai suoi piedi stendendosi in forma di falce verso il mare. La montagna, alta quasi ottocento metri, le sta a ridosso, tanto più imponente quanto più è isolata nella pianura circonvicina. Torna alla mente la descrizione che ne diede un geografo arabo: «Presso l’istmo di Trapani si leva una montagna grande, assai distesa ed alta. I Cristiani occupano un picco unito alla montagna da un ponte e posseggono una città considerevole sulla montagna stessa. Si dice che le donne di questo paese siano le più belle dell’Isola. Che Dio le faccia diventare schiave dei Musulmani!».
Trapani, coi suoi grattacieli, è un segno vivente del moderno sviluppo della Sicilia. E forse ancor più per questo è suggestivo il contrasto con la campagna che la circonda, e che percorriamo in auto dirigendoci verso l’altura. Ampie lagune si diffondono tra i campi, cumuli di saline si levano qua e là; e le une e gli altri scintillano al sole estivo, diffondendo all’intorno una luce rarefatta che agevola il distacco dalla realtà e l’immersione nella leggenda. Poi è salita ripida, a tornanti, lungo la via che s’apre nella roccia rosea, tra cespugli gialli di ginestre. Ampie pinete chiazzano di scuro il monte, eleganti ville lo punteggiano di vividi colori.
Appena s’entra in Erice, la vita sembra sostare. Lungo le vie selciate a singolari riquadri, nei quali l’acciottolato si dispone come in elegante mosaico, tra i muri di pietre a secco che segnano le pareti ininterrotte delle case, non c’è anima viva, non si vede né s’ode persona alcuna. Occorre sostare a lungo per comprendere il segreto di questa città del silenzio: la sua vita si espande nei cortiletti, separati dalle strade a mezzo di muri senza aperture. Ma quale differenza tra l’esterno e l’interno! Là il grigio chiaro e monotono delle pietre, solo interrotto da rade chiazze di muschio; qui il rosso e il giallo e il verde dei fiori lussureggianti, che si diffondono tra gli alberi più ricchi e vari.
Ora possiamo tornare alla leggenda. L’epica lotta che Ercole condusse contro il re del luogo (il primo ponendo in palio i buoi, il secondo il regno) si concluse naturalmente con la vittoria dell’eroe, il quale affidò la città agli abitanti in attesa che venisse a governarla qualcuno della sua stirpe. Chiara trasposizione, nel mito, del preannunzio del dominio greco … Ma a noi interessa piuttosto quel re valoroso e sfortunato, che la leggenda chiama proprio Erice e del quale fa dunque il progenitore del luogo. Di più: Erice viene detto figlio di Afrodite, la dea dell’amore. E così la leggenda spiega, a suo modo, il fatto che questa dea appunto fu la vera sovrana della città, oggetto di un culto che mutò nomi ma non mutò sostanza, sfidando e vincendo il passare dei secoli.
Afrodite dei Greci, Tanit dei Cartaginesi, Venere dei Romani: la rugiada, si narra, cancellava al mattino le tracce dei sacrifici che alla sera si compivano, all’aperto, nel suo luogo sacro; ed ogni anno un volo di colombe recava sull’antistante costa africana il segno di un rito sovranamente mediterraneo, tornando poi indietro a significarne la reciprocità. Infine, più di un autore afferma che si praticava la prostituzione sacra: anch’essa segno inconfondibile del culto che in antico si rese alla dea dell’amore.
Ora interviene la leggenda più importante dell’antica Roma, quella del viaggio di Enea e della fondazione della città eterna.
In Sicilia, canta Virgilio, venne a mancare il vecchio padre dell’eroe, Anchise; e fu sepolto proprio sul monte di Erice, dove si svolsero cerimonie grandiose in suo onore. V’è forse un caso fortuito in questo collegamento? O non è vero piuttosto che Enea, figlio di Venere, doveva pur sostare nel celebre santuario della dea tanto più in quanto gli abitanti del luogo si ritenevano anch’essi di provenienza troiana? Così accade che Enea fondi sul monte, per la divina madre, «una sede vicina alle stelle»; e che il culto si diffonda in Roma, dove a Venere Ericina vengono dedicati un tempio sul Campidoglio e poi un altro presso la Porta Collina.
Cosa resta, oggi, di Erice antica? Sulle pendici nord-occidentali del monte, tratti imponenti di mura, dalle quali sporgono grandi torrioni, risalgono certamente a prima dell’età cristiana: ne fanno fede alcune lettere puniche incise sulle pietre. Quanto al celebre santuario della dea, poi rifatto in epoca romana, poi trasformato in chiesa, restano oggi sulla vetta del monte, nell’area del Castello che domina l’abitato, le fondazioni di un edificio punico ed un pozzo, finora detto di Venere, nel quale i turisti si recano a gettare le monetine come nella fontana di Trevi: sarà per augurarsi il ritorno o per propiziarsi l’amore? Alcuni anelli d’oro e d’argento, sempre con la immagine di Venere, sono quanto rimane della leggendaria ricchezza del luogo sacro. Gli scavi compiuti in passato, e che dovranno essere dopo lunga pausa ripresi, indicano la presenza ad Erice di un notevole insediamento punico, confermando i dati già offerti dalle lettere incise sui blocchi di pietra delle fortificazioni; suggeriscono che nella fase antica di tale insediamento fosse attivo l’influsso dei più remoti e fecondi centri della civiltà mediterranea; mostrano che l’occupazione si protrasse per alcuni secoli, confermando le notizie storiche sul permanere dei Cartaginesi ad Erice fino alla conquista romana. Così, l’archeologia illumina i racconti degli antichi scrittori, rivelando la complessità delle credenze e dei riti di queste terre.
Nel che i lettori, se credono, potranno ravvisare un motivo in più per venire da queste parti. Ma, anche se non si interessano di cose antiche, vengano lo stesso a vedere le feste dell’«Estate ericina», le processioni allegoriche, i concorsi di bellezza (sempre Venere, dunque!). E se poi neppure questo li interessasse, provino almeno la cucina locale, le ricette elaborate per secoli nel segreto dei monasteri, ed in particolare quel cuscus di origine africana che ricorderà loro (anche questa è una via per la diffusione della scienza) i secolari rapporti con le civiltà dell’opposta sponda mediterranea.




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Il mercato degli indulti. Inciuciata con la Casa circondariale delle libertà.

20.7.2006 - L'indulto è il tema del giorno. - I giornali ne parlano poco e malvolentieri, nonostante possa farci tornare alle urne a primavera.
Il governo lo vuole estendere ai reati più in voga tra i parlamentari: la corruzione, le tangenti, il falso in bilancio.
Si è opposto il solo Di Pietro che ha detto che darà le dimissioni da Ministro se passerà questa inciuciata con la Casa circondariale delle libertà.

L'Italia è piena di emergenze, ma i nostri dipendenti hanno le loro. Quando scappa, scappa. E un bel indulto è sempre meglio che finire in galera. Questa legge, così hanno dichiarato le anime belle e pie del governo, serve per liberare le carceri. Può darsi. Ma serve anche a non farle occupare. E mondare Previti dai suoi peccati, così potrà raggiungere i suoi colleghi in Parlamento e deliberare delle belle leggi sulla giustizia.



Come sembra lontano il 9 aprile. Il mercato degli indulti è aperto, continuazione ideale del mercato delle indulgenze della Chiesa di una volta. Per redimersi dai peccati basta un'indultino, in cambio si potrà poi votare tutti insieme per delle leggi ad cdlulivum. Se passerà questo indulto, con Di Pietro dimissionario, Prodi sarà trasformato in zombi con Letta e Casini a dettargli i compiti. Tutto è libero o liberalizzabile in Italia, tranne i cittadini. http://www.beppegrillo.it/2006/07/il_mercato_degl_1.html




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Profitti privati, socializzazione delle perdite.

Non so se ridere, piangere o arrabbiarmi tutte le volte che percorro l'autostrada A4 nel tratto Novara - Torino e mi vedo passare a fianco il treno ad alta velocità, grigio, silenzioso, elegante ... e assolutamente vuoto! Trenitalia fa viaggiare ogni giorno 8 di questi simulacri tra Torino e Milano, con ben pochi esseri umani a bordo. D'altra parte, perchè spendere il doppio di un interregionale per metterci solo venti minuti in meno? E venti minuti sono una ridicolaggine poichè si perdono
facilmente alla fermata dell'autobus o in coda per i taxi.
Miliardi di euro, 4 anni di lavori e di cantieri autostradali, km² di terreno agricolo distrutto, tonnellate di cemento e di acciaio dislocate per tutto il Piemonte per mandare avanti e indietro treni vuoti?
Conosco la risposta dei logistici: quando sarà completata l'intera tratta vedrete ...
Peccato che il collegamento diretto tra Torino e Lione sia stato soppresso per mancanza di passeggeri e consultando il sito di Trenitalia si trova solo un' autocorsa sostitutiva notturna ...
Se questo corridoio 5 Lisbona - Kiev è così strategico e decisivo ( e allora perchè non parlare anche di Samarcanda - Pechino - Vladivostok?) perchè non si trovano dei partner privati disposti a finanziare una parte dell'opera?  Perchè dobbiamo pagare solo con i nostri soldi la sua costruzione e poi il suo costoso mantenimento? Come sempre, profitti privati e debiti pubblici ... http://ecoalfabeta.blogosfere.it/




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Consiglio di Stato. Esercizio del voto assistito: certificati medici senza l'indicazione della specifica patologia richiesta quale presupposto necessario per l'accompagnamento.

Massima
Sono illegittimi i certificati medici che, nell'attestare l'esistenza di un'infermità fisica che impedisce all'elettore di esprimere il voto senza l'aiuto di un altro elettore, non indichino anche la relativa patologia, con la conseguenza che, nell'apposito spazio del verbale di seggio destinato alla indicazione del "motivo specifico per cui l'elettore fisicamente impedito o handicappato è stato autorizzato a votare mediante accompagnatore" risulti trascritta la sola espressione del certificato: "infermità".(avv.ennio grassini - www.dirittosanitario.net)




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«Nel 2005 il Comune rimborsa a Firenze Parcheggi il triplo di quanto costano effettivamente i vigilini».

«Nel 2005 i vigilini sono costati a Firenze Parcheggi 1 milione e 300 mila euro mentre i rimborsi del Comune alla società partecipata sono stati più del triplo, 4 milioni e 500 mila euro». E' quanto denuncia Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo, riprendendo la polemica sulla destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative e commentando la dichiarazione dell'amministratore delegato di Firenze Parcheggi, Piero Certosi, che a una emittente radiofonica fiorentina ha sostenuto che «sul bilancio dell'anno scorso i vigilini sono costati alla Firenze Parcheggi 1.300.000 euro».
«Non si tratta più di un rimborso del costo dei vigilini - ha sottolineato Ornella De Zordo - l'amministrazione comunale dimostra la volontà di finanziare la Firenze Parcheggi, una società partecipata dal comune al 49,47% e con il 36% di azioni ripartite fra Monte dei Paschi, Cassa di Risparmio, Banca Toscana, BNL, Fondiaria e Società Autostrade. E' assolutamente sproporzionata la percentuale di rimborso di 11,40 che il Comune versa alla Firenze Parcheggi - ha continuato De Zordo - per ogni verbale regolarmente effettuato dai vigilini.  Infatti i vigilini, multando chi sgarra e costringendo le auto a sostare nei posti a pagamento, procurano in ogni caso entrate alla società che dovrebbe in questo modo poterseli mantenere da sola».
«Inoltre da domani - ha aggiunto la capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo - entrano in servizio 12 nuovi vigilini, dipendenti del comune specificatamente addestrati, che vengono 'prestati' alla società partecipata, per fare le multe nelle zcs fuori dagli spazi blu. Di queste nuove multe effettuate dal proprio personale il comune continuerà a dare il consueto rimborso alla Firenze Parcheggi. E' quindi una nuova occasione  - ha concluso De Zordo - per alimentare le casse di Firenze Parcheggi a scapito di quelle comunali, con l'ulteriore aggravante che verrà fatto con personale del Comune».




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Bracciale elettronico per malati. Milano, sperimentazione del San Raffaele.

In un futuro prossimo non sarà più necessario recarsi dal dottore. Basterà indossare un bracciale, una maglietta un cerotto che rileveranno dati preziosi sulla vostra salute (pressione venosa e arteriosa, equilibrio metabolico, temperatura corporea) per inviarli a un ospedale in grado di attivare i soccorsi. Il progetto, della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano, partirà nel 2007 in via sperimentale.

Il dispositivo, che funziona servendosi della stessa tecnologia di trasmisione dati dei telefoni cellulari Umts e Gprs, è attualmente allo studio da parte di un pool di ingegneri e specialisti.


Il progetto prenderà il nome di "Quo Vadis" e rappresenta un vero e proprio ospedale virtuale. Se il braccialetto, che si potrà indossare costantemente, rileverà rischi, il sistema invierà al paziente un sms con le istruzioni sul da farsi, o allerterà i medici che, per i casi più gravi, manderanno i soccorsi necesasri.
La sperimentazione partirà a inizio 2007 a San Pietro in Lavagno, nel Veronese, dove un gruppo di pazienti ammalati o con predisposizione per certe patologie saranno seguiti da un'équipe di specialisti tra cui diabetologi e internisti. Il bracciale della salute, inoltre, potrebbe in una fase successiva essere indossato anche da persone sane che volessero controllare la propria salute in alcuni periodi a rischio, come la stagione estiva.
Il progetto è stato voluto al presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, don Luigi Verzé, assistito da un gruppo di ingegneri e ricercatori dell'Università Vita-Salute. Si tratta di un suo sogno da realizzare "per difendere il principio della civiltà che avanza: il rispetto della vita. Si tratta - spiega don Verzé - non solo di salvare chi è in pericolo di morte, soccorrere rapidamente la vittima di un incidente grave, ma anche di abituare i pazienti a salvaguardare la propria vita raggiungendoli attraverso mezzi telematici e non solo meccanici".
L'iniziativa non finisce qui. Per affrontare la tragedia dei numerosi incidenti che mietono centinaia di vite umane ogni anno sulle nostre strade, don Verzé sta già pensando a trasferire l'ospedale in autostrada, dotando le aree di servizio di punti medici in rete con personale sanitario specializzato per il pronto soccorso.




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Professione medica, richiamo di Catricalà al dirigismo toscano - Dare del "frocio" a qualcuno e' un reato - ASL: condannati imprenditori e manager. - Siamo inglesi e ci masturbiamo!

Professione medica, richiamo di Catricalà al dirigismo toscano
(Bloomberg Finanza & Mercati: pag. 13 - 19 luglio 2006) La Regione Toscana è stata richiamata dall'Antitrust, che ha osservato che il suo 'rapporto ottimale' tra medico di base e cittadini è limitato e potenzialmente distorsivo del libero esercizio professionale. L'accordo regionale prevede che negli ambiti territoriali con più di 40.000 abitanti il rapporto tra medico e cittadini sia di 1 per 1.200 anzichè di 1 per 1.000 e definisce inoltre che, qualora in un territorio con meno di 40.000 persone vi sia un medico con meno di 300 pazienti ed almeno altri 2 con meno di 1.500 pazienti non sia bandita la procedura per colmare la carenza di assistenza. La Regione, tuttavia, non intende tornare sui suoi passi. Claudio Martini, Governatore della Toscana, dichiara: 'l'Autorità auspica una modifica, ma non si tratta di una censura'.

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