Luigi Spagnolo, Università per Stranieri di Siena



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Luigi Spagnolo, Università per Stranieri di Siena.

E-mail: spagnolo@unistrasi.it


LUCIDA FOLLIA.

FUNZIONI E STORIA DELL’OSSIMORO NEL LINGUAGGIO POLITICO ITALIANO


Alla tradizionale interpretazione dell’ossimoro in politica come mero escamotage retorico privo di sostanza, ovvero gioco intellettualistico di tipo formale, si vuole affiancare un’altra lettura, fondata sulle contraddizioni storiche del nostro Paese, nella misura in cui i due termini dialettici di ogni questione cruciale, tesi e antitesi, non pervengono ad alcuna sintesi ma continuano a coesistere in vario modo.

Si forniranno esempi dispiegati dal Cinquecento a oggi, distinguendo quattro tipi di costrutto ossimorico:



  1. ‘aequivocatio’, in cui si ha un’antonimia solo apparente, perché uno dei due membri assume un significato diverso da quello letterale (ad es., ateismo devoto, ‘militare in un partito cattolico senza essere credenti’; o anche il gattopardesco «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», in cui il primo pronome collettivo allude alla sostanza dei rapporti di forza, il secondo alla forma delle istituzioni politiche);

  2. paradosso, in cui la conciliazione degli opposti presuppone un entimema, nell’accezione della logica moderna, con premessa sottintesa (ad es., il motto latino Si vis pacem, para bellum, cui è implicito il concetto Nemo in armatam gentem bellum gerit; o il pensiero mussoliniano «Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime», che richiama l’idea medievale della libertà umana come servizio a Dio e ‘reductio ad unum’);

  3. ‘contradictio in factis’ (ossimoro totale), il tipo più rilevante sul piano storico-politico, in cui le forze in gioco si bilanciano perfettamente (ad es., rivoluzione passiva [Cuoco], binomio di una élite progressista e di una massa inerte; il leninista centralismo democratico; il governo delle astensioni, in cui la maggioranza parlamentare ha bisogno della non-sfiducia dell’opposizione; partito di lotta e di governo), fino ad arrivare a vere e proprie parole-macedonia (fasciocomunista);

  4. ‘contradictio suspensa‘ (ossimoro parziale), in cui si ammette una tregua temporanea nella logica contrapposizione dei due termini, con valore contingente e referenziale (ad es., le morotee convergenze parallele, che presupponevano l’avvicinamento del PCI attraverso un governo di transizione che garantisse in futuro la democrazia dell’alternanza, nel rispetto delle reciproche diversità).

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