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tale lacerto, nell’usus scribendi del lapicida del Monumentum Antio-
chenum, si adatta molto di più ad una “i”, piuttosto che ad una “t”,
così rendendo senz’altro preferibile la lettura ‘[pot]iens’ anziché il troppo
frettolosamente accettato ‘[po]tens’. pertanto, sotto l’aspetto strettamen-
te epigrafico, non v’è dubbio che la restituzione ‘[pot]iens’ debba essere
senz’altro prescelta rispetto a quella finora accettata.
3. Da ‘[potitus]’ a ‘[po]tens’ a ‘[pot]iens’: il valore semantico del cam-
biamento nella restituzione del testo sotto l’aspetto politico e giuridico-
costituzionale.
rispetto a ‘[po]tens’, fino ad ora proposto a correzione del momm-
seniano ‘[potitus]’, il cambiamento nella restituzione del testo com-
porta un diverso valore semantico, con differenze nell’interpretazione
giuridico-costituzionale: ci troviamo infatti non di fronte all’aggettivo
o meglio al participio presente di possum, ma di fronte al participio
presente del verbo potiri, di uso tecnico nell’espressione rerum potiri,
“impadronirsi del potere”, ovvero “essere padrone del potere”, oppure
ancora “essere padrone dello stato”.
a confronto della lettura del mommsen, prevale il valore “locativo”,
lo status quo nel possesso dell’onnipotenza, anziché la “dinamica” della
conquista del potere, che si credeva di scorgere nel presunto participio
passato ‘[potitus]’. leggendo, adesso, il participio presente ‘[pot]iens’, il
significato del passo viene dunque ad essere:
RG 34. 1-2: 1. in consulatu sexto et septimo, postqua[m b]el[la
ciuil]ia extinxeram, per consensum uniuersorum [pot]iens re[ru]m
om[n]ium, rem publicam ex mea potestate in senat[us populi]que
R[om]ani [a]rbitrium transtuli. 2. Quo pro merito meo senat[us con-
sulto au]gust[us appe]llatus sum ...
«nel mio sesto (28 a.c.) e settimo consolato (27 a.c.), dopo aver
estinto le guerre civili, trovandomi ad avere il potere assoluto per uni-
versale consenso, trasferii la repubblica dalla mia potestà al (libero)
arbitrio del senato e del popolo romano. 2. e per questo mio merito
con un senatoconsulto fui chiamato augusto …».
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ma va detto che l’interpretazione “dinamica” di ‘potitus’, quale gli ese-
geti del xx secolo credettero di riconoscere, non sarebbe stata comun-
que univoca nella lingua latina, come ben notava scheid nel passo sopra
citato: infatti tale participio passato si presta ad esser tradotto sia “dopo
essermi impadronito del potere supremo”, sia invece “trovatomi in pos-
sesso del / trovatomi ad avere il / potere supremo” oppure “dopo essermi
trovato”, “una volta trovatomi in possesso del potere supremo”.
tuttavia, come dicevo, dopo il 2003 gli editori hanno scartato
‘potiens’ e preferito invece ‘[po]tens’: restituzione, sotto l’aspetto stret-
tamente epigrafico, se non azzardata, certo molto meno probabile di
‘[pot]i ens’; ma che, al pari di questa, comunque non sconvolgerebbe
affatto il significato del passo, rispetto a quanto si credeva di capirne
con la restituzione ‘potitus’.
se la gran parte degli editori ha creduto ad un profondo cambia-
mento di significato apportato dalla nuova presunta lettura ‘potens’, ciò
sembra conseguenza di una suggestione: cambiata la versione del testo
edito dal mommsen, dato per acquisito in 120 anni grazie all’auctori-
tas del proponente, si è pensato che la nuova lettura, creduta a torto
sicurissima, “dovesse” da sé comportare una significativa innovazione
semantica (ergo costituzionale).
ma così non è: infatti gli stessi autori, i quali hanno creduto di cam-
biare radicalmente traduzione e significato del testo, hanno prodotto
fonti sulle occorrenze dell’espressione ‘potens rerum’ o ‘potens rerum om-
nium’, che non lasciano dubbio alcuno sul significato “padrone del po-
tere” o “dello stato”, ovvero “padrone assoluto del potere” vel “padrone
del potere assoluto”
10
, significato che solo un’inconsapevole pregiudizio
poteva occultare. tali fonti possono anche accrescersi, ma non necessi-
tano, in verità, di alcuna conferma.
va detto però che, se un pregiudizio può avere operato dopo la sco-
perta del “frammento Botteri” o 34j nel 2003, già prima, come ho
ricordato citando scheid, si era pensato a ‘potens’. infatti, nel 1978,
il Krömer
11
, accogliendo un’idea di rudolf Kassel, aveva proposto di
10
cfr. tll 10.2, leipzig 1982, 277-289 s.v. potens.
11
d. k
römer
, Textkritisches zu Augustus und Tiberius (Res Gestae c. 34 - Tac. Ann. 6,
30, 3), in zpe 28, 1978, 127-144, ma sulla paternità originaria dell’emendamento ‘potens’
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sostituire ‘potitus’ con ‘potens’, perché – secondo lui – il primo avrebbe
evocato un’azione violenta, un vero e proprio “colpo di stato”, che sem-
brava difficile credere augusto avesse ammesso nelle RG.
e di ciò, nel 2003, dopo la scoperta del frammento ‘[---].ens’, nel
credere di potervi leggere ‘[po]tens’ la Botteri
12
s’è a sua volta dichiarata
convinta: «stando così il testo [secondo il mommseniano potitus], con
l’azione espressa dal verbo potior, nel significato altrove ben attestato di
“impadronirsi di qualche cosa, diventare padrone”, la frase di augusto
denuncerebbe un colpo di stato: “impadronitomi di ogni cosa pubblica”
dopo aver annientato, si intende, marco antonio e reso inerme emilio
lepido. la stessa dichiarazione è ancora leggibile nella versione greca che
si conserva ad ankara nella forma ἐνκρατὴϛ γενόμενοϛ. … Le testimo-
nianze [delle fonti] provano in modo abbastanza evidente che l’azione
indicata dal verbo potiri è un agire che si ottiene costantemente con l’im-
piego della forza, spesso a seguito di un subitaneo colpo di stato. a giusto
titolo, quindi, dovremmo rifiutare l’ipotesi che il testo di augusto con-
tenesse un verbo così negativamente connotato che neppure il consensus
universorum avrebbe potuto del tutto legittimare e riscattare da sospetti
“golpisti”. ….. Potens [è] molto più adatto a rendere il contegno politico
e la posizione di ottaviano già durante lo svolgimento della guerra civile
e dopo la vittoria su antonio. si noti come la scrittura di tacito sembra
avvalorare questa ipotesi, quando ad esempio dice ‘sexto demum consulatu
Caesar Augustus, potentiae securus, quae triumviratu iusserat abolevit dedi-
tque iura, quis pace et principe uteremur’ (Ann., 3. 28. 2); oppure quando
nelle Historiae riconosce che omnem potentiam ad unum
conferri pacis
interfuit’ (1. 1). il concetto espresso con la potentia definisce in modo
appropriato il potere di augusto, un potere che ha natura simile ai poteri
dei triumviri storici, anch’essi protagonisti delle guerre civili, come pom-
peo, crasso, cesare, antonio e lepido. Quel potere che, fin dalle origini,
a roma si trasforma ed assume nomi diversi, e che tacito magistralmente
anziché ‘potitus’ cfr. p. 135: «[wir haben] in dem von r. Kassel vorgeschlagenen potens mit
sicherheit das gesuchte Wort vor uns»; cfr. anche i
d
., Grammatik contra Lexicon: rerum
potiri, in gymnasium 85, 1978, 239-258; ed inoltre W.d. L
ebek
, Res Gestae Divi Augusti
34,1: Rudolf Kassel “potens rerum omnium” und ein neus Fragment des Monumentum Antio-
chenum, in zpe 146, 2004, 60.
12
p. b
otteri
, L’integrazione, citata a nota 2.
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