Periodico della Parrocchia Nostra Signora delle Nazioni in S. Eugenio Papa



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Richiamando il “ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedago- gico, economico e politico..”, il Papa “ribadisce con forza” che proprio “la fami- glia è uno dei soggetti sociali indispensa-

bili nella realizzazione di una cultura della pace... Da essa nascono e crescono gli operatori di pace, i futuri promotori di una cultura della vita e dell’amore”.


7. La pedagogia del costruttore di pace
Benedetto XVI, avviandosi alla conclu- sione del Messaggio di Pace, sottolinea la “necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace”. Per raggiungere tale risultato, si “richiedo- no una ricca vita interiore, chiari e validi

S C U O L A D I M U S I C A

prof.ssa Flora Imparato

Lezioni di pianoforte, preparazione per esami di musica, e per inserimento al conservatorio, didattica musicale



Sono aperte le iscrizioni:

il corso avrà durata da gennaio a giugno, con 2 lezioni pomeridiane settimanali
Telefonare ai numeri 338.302.90.90 o 338.531.53.90

cità con i collaboratori e i colleghi, con i committenti e gli utenti. Egli esercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegno come qualcosa che va al di là del proprio interesse, a bene- ficio delle generazioni presenti e future. Si trova così a lavorare non solo per sé, ma anche per dare agli altri un futuro e un lavoro dignitoso”. Per eliminare le disuguaglianze, “in modo da non arrecare danno ai più poveri...”, gli stessi “mercati monetari, finanziari e com- merciali, che vanno stabilizzati e maggior-

riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati”. Di fatto, ci si educa alla pace con “pensieri, parole e gesti di pace”, capaci di “creare una mentalità e una cul- tura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità”. Una buona pedagogia della pace sa “inse- gnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza..”, sa “diffon- dere una pedagogia del perdono...”.

Sintesi a cura di

Flavia Odoroso


4 Dicembre 2012

Consolate, consolate il mio popolo”

La celebrazione delle due ultime settimane dell’anno liturgico, si intrecciano, come ad anello, con le prime due del nuovo, mettendo in luce davanti al credente il mistero della Parusia del Signore, confessa- ta, attesa e sperata con ardente amore, come ripetiamo nel Credo e tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia: “nell’attesa che si compia la beata speranza e torni di nuovo, nella gloria, il nostro Salvatore Gesù Cristo.”

Questa è la fede della Chiesa, “il noi dei Cristiani”: ma é davvero la nostra attesa e la nostra speran- za?!... Spesso ci assale il dubbio di




La contemplazione del Cristo glorioso è la nostra attesa e la nostra speranza

quanti siano quelli che veramente si rendano conto di ciò che vanno ripetendo con le labbra, e quanto in verità credano, attendano, sospirino nello Spirito, con l’Apocalisse e la Didaché, che ritorni il Signore, “radice della stirpe di Davide e stella radiosa del mattino...Venga la grazia e passi questo mondo, Maranathà, Vieni!... Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20; Did 10, 6). L’antica invocazione ebraica Maranathà, che può tradursi in modo equivalente con è venuto, viene, vieni, verrà, non è né ambigua né sibillina, come non lo è nemmeno la parola Avvento, espressione densa e sintetica che definisce il tempo liturgico in cui variamente si declina il mistero di Dio che visita l’uomo, gli tende la mano, lo soccorre con la sua grazia e il suo aiuto. Come, fede- le alle promesse fatte ai Profeti, venne un giorno nella debolezza e nella povertà della grotta di Bethlemme, così di nuovo ritornerà, ma, questa volta, nella cornice mira- bile e sconvolgente del dies irae, l’ultimo giorno, per giudicare i vivi e

i morti e il suo Regno non avrà fine. La Scrittura per questo ci sollecita che i nostri cuori “non si appesanti- scano in dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita e quel giorno non ci piombi addosso improvvi- soVegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21, 34-36). Come vegliare? Accogliendo con amore e disponibilità il Figlio del- l’uomo che è già qui!

Invisibile ma Presente, Egli viene continuamente a noi nella sua Parola, nell’Eucaristia, e soprattutto nella sua carne viva che sono i poveri e gli oppressi. A tutti coloro che lo accolgono sotto queste umili spoglie Egli dà “il potere di diven- tare figli di Dio: a quelli che credo- no nel suo nome, i quali non da sangue, da volere di carne, da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”(Gv 1, 12-13). Proprio per loro, nonostante la fer- mezza e la crudezza del linguaggio apocalittico, Luca, sempre cantore

e poeta della misericordia di Dio, unico tra i Sinottici, illumina anco- ra di speranza il dramma dell’ulti- mo giorno: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra libe- razione è vicina!”(Lc 21, 28).

La vostra liberazione: per questo risuona frequente nella Liturgia dell’Avvento e del Natale, come peana di vittoria, il libro della libe- razione e della consolazione che si apre col cap. 40 di Isaia. Giungerà il momento atteso da secoli, sospi- rato dai Padri, dato per certo nelle rivelazioni profetiche che il Signore compirà le sue promesse e sarà per noi Liberatore e Salvatore:

Il Signore verrà: l’affermazione si fa invito pressante a portare gioio- samente con coraggio e convin- zione questa parola di Dio, conso- lante perché salvifica e salvifica proprio perché consolante. La società disperata e disperante nella quale viviamo non può esse- re imbonita né dalle migliaia di luci per le strade, né dagli addobbi effimeri delle vetrine, né dalla

paccottiglia televisiva abbellita con lustrini e musichette banali. Troppe le difficoltà sociali, cultu- rali, economiche, troppo gravi le strettezze nelle quali i nostri poli- tici ci hanno scaraventato, mentre manca, confortatrice e diffusa la mentalità di fede di un tempo, oggi dolorosamente scardinata da quei falsi maestri che imperversa- no in tutti i media.

Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scon- tata la sua iniquità, perché ha rice- vuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati1el deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colma- ta, ogni monte e colle siano abbas- sati; il terreno accidentato si tra- sformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha par- lato…” (Is 40, 1- 5).

Giovanni Lo Cascio




Studio Ammirata

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Associato AvACI
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Dicembre 2012 5

'1.0 sopienzo del sooiso': (Il(I pWbfcazione ci Soo Eocza mons. V.ncenzo BettoIone. PoswIatore dello Causa di



don Pino Puglisi I Presentazione di Sua Ernza il Cardìnale RDmeo I Dallo Postfazjone di Nino Barroco preleviamo alcuni passaggi che d sembrano di significativo interesse.


Una lettura evangelica

della Beatificazione di don PUGLISI


11 til(l10 di qllf;""lO libro, "'I.(J «lpitlWJ drl ~ ", un varco di Cbjosu. rinvcllt.oo('oloi verrei dire. dello.

",~rlln7..1;l, In t'n.>ntiera. il r...~no di qUellto pRrticolnrn



momento della storia. cos.\ pieno di paura. di ,iolenu. di

nlO~. eppure eoat bi90.gI\08Odi belleaee. di glw.u.lio. di un

(pomo "'nltro", di "coli n\)(1\';", di "terra. nuova".

Che Ilvvie.oe? Crolla Wl mondo. Non tiel~ più lo. b45e. Iti vbtone cosmjcn. LOtalo, <1011r0ealtà. t,c mUrA. O\lvCfOltia le ",t.rutturl!, 1'l'el4(!lIt~1110 Cn!IM! che ~ irrcPDmbili. l..I_ volto. Iurdìnamento. vaeilln.

Ed è il grido che si spalo.nca oni, la domando di futuro, 11 !W.gnu,lu peaaia, l'nppt'1I0 di un g'l0rno nuovo. Il' vogUo di una 8l0ria nuova. di UDa OYO\'8 Penlec:ofte dello ~piriLO.

Quelli "fuori elenco"
1..0 Spinto e!l(\ ~w.cit.f\nel tempo don Pino Pug'url e che, nel =:tUOnome. celebra. oggi. t.utti , ..anti 001) viali. non nmnri, tutli i nlartiri che 11~UI)l) vede. Tuui quelli che non SIJI>l:lionoflui giomull. dw muoiuno senzs.. tua.

Uno tlilntitb in eui .pe~1IOc'è ,,-,n di p,i)- di m..'\rtirio, di

l'ruil!lllu. Unu liawtità umììv, O~t.u1 ulvi.ibtI4l. -Cuori ('1('llor,-,eh." ))urt,r"('PPO. non trm.'u 8d<'fll~to n8Mntro. ammissione dl vita, stupore di fede. e8Clam&Z.lOf\e di osnnno,

PCn!4nlullnt'IlW, 110 oono~aut.o sac:erdoli 't.upendi, buLt.ft1i ~ullR !IIII'Adndf'c'i uOlnini, ti! racroglit"rt: ~mbini e dolori. droUì'Jti l) violcnU. O (:.(m1.nlÌ.rc lpenU1ZJ' UWl&IItizla. nlll1ol.'tu o .cgulill), suore immolnLt- 01 martirio .,iù CVW1ltL'.lico,

TUlLi quelli cl\e vivono il) mc.'l:ZOo. nOI. lo tante vile

~nonnQJi" cllO non hannu lo Villl

elle 80no l santi "ignoti" che Dio ama.

Santità senza enfasi
Certo. «tl@briruno aecbc li tuO eoee. ceetsetmo dca

Pugli."i.

n tuo nome. io q,tetlto libro If3pienziale. grande merito

dei PoMlululOre.Sua &:c.Ul nlur»J" Bertelone, che. in

qUell'o libro. ba i1ll@8LO(ede. pau.D!:}@, cultura, pe.t dure unu liPl"fWlU.. un ttUrrilU. ullu lW!;tn' Ilurlu.

O tuo nome rrert. pregevolmente dalle Edìalo

Peeltnc. Il 'uo nome. Int.rodotto dut "nostro" VCtlCOVOi,l CardinMJ~ Remeo. il qual€! u tuttu lo Chie!u

·/nlmttlfrt ",tOVO linfa di btnt Il,1 t4!ifllulO COII'U'I Erario

p 8()('lol,·,

SI, il tuo no~. lCOM CM ,.~nen"'moncl mi8l<:ro dé\1I0

~ntitudini. Senui enfasi. IWl1lXO trionfllli!mi che non ""i

.dch,,",,, alI. (cd e,

Lo didomo fortemente. Non è un trofèo 1(18ontict't ro.l.llluo nome, c.'\';Mlmo don PinOt nnn lt 11nome di unA

('hi~1 cho vD8lia l,uliOJi l'unimn. non è il riMctltln, il t'I.II,lo libl'rnlorio dnlrodd"blto di un Ailcnzio o oddiriLLlLfll (Li uno c:onni,·cnz.n del ~to. non è il reeupcro di un diritto

di fittadinnnzo.

1..0 Chie!ln è prontI! Il riconOl!lCt~re,per" prlmn, le sue

coIp@ • .". di dov~ntioonv~rtife Cijtni ",o('no al VOJlijttlo. La

·"Iolcnu" dolio f"roto che grido, che è di.scnlo.

pl"O't'OCD.Z.1ooceo.ntro lo prepolellUl. In corruzione. la

nequi7.la della terra.

Lo -'.lIcblù" dellu l'vlrula che Ul."t:U)jIil. È (IlUCaU, cerUI.

UC.'CÌ

di:n,Dtert."Il$Ct.lanoncW'WlZo. edioeu, arrognnlc. Il pUlCI"e, il

~. la c:omlztooe.

ali IlOn umu uccidtJ!



PAGINADI NINO BAltRACO




6 Dicembre 2012

LA COMPAGsIA DELLA FEDE
sELLA RICERCA DEL SIGsIFICATO DELLA VITA


In occasione della celebrazione dell’Anno della Fede (11 ottobre

2012 - 24 novembre 2013), è opportuno fare delle riflessioni sul significato della Fede.

Negli ultimi cinquant’anni sono state condotte numerose ricerche, da parte di psicologi della religione, per concettualizzare e misurare il vissuto religioso, nella convinzione che esso non è riducibile a una sola dimensione, ma comporta un ampio e articolato spettro di dimensioni.

È allora possibile indicare cinque direttrici, lungo le quali lo studio psicologico della religiosità deve snodarsi: si tratta della dimensione emotiva, di quella sociale, di quella rituale, di quella conoscitiva e di quella motivazionale-esistenziale. Ognuna di esse, con lo specifico che le appartiene, permette di com- prendere e di contestualizzare l’at- teggiamento religioso nell’insieme dell’esistenza.

L’emotività, ad esempio, fa sì che una scelta di fede venga considera- ta come elemento di benessere psi- cologico e come forza rassicurante. Essa, inoltre, suscita sentimenti di timore e di tremore, ma anche di fascino e di entusiasmo.

L’aspetto operativo o consequen- ziale costituisce anch’esso un ele- mento non trascurabile: è esso, infatti, a mobilitare le energie, a


spiegate, fondate e giu- stificate.

Il nucleo centrale della religiosità è comunque rappresentato dal siste- ma motivazionale, che determina la direzione e l’intensità della condot- ta di un soggetto, ini- ziando, orientando e sostenendo nel tempo la ricerca di risposte ade- guate agli interrogativi circa il senso della pro- pria esistenza e facili- tando una selezione progressiva tra le varie ipotesi prospettate.

Per alcuni, fare un’e- sperienza religiosa vuol dire andare alla ricerca di risposte ras- sicuranti dinanzi alle frustrazioni dovute sia all’inibizione prodotta




dalla società, sia all’inesorabile legge del destino e della morte, sia alla fatalità legata a una natura cat- tiva e malefica. Per altri rappresen- ta il tentativo di difendere, attra- verso l’incoraggiamento del grup- po di appartenenza, un sistema di comportamenti e di scelte morali che sembrerebbe minacciato in un contesto sociale che annulla o stra- volge tutti

ritrovarsi nella «nudità» della pro- pria e dell’altrui esistenza, scopren- done l’unicità e l’originalità, ma nello stesso tempo partecipe di ansie e di aspirazioni che rappre- sentano il filo rosso che unisce sot- tilmente ma saldamente tutte le esi- stenze. L’esperienza religiosa viene in tal modo a trasformarsi in ricer- ca, capace di totalizzare e unificare tutti gli al-

mento a mode oppure a pressioni ambientali o familiari. In tal caso, però, prima o poi, essa manifesterà la sua fragilità e risulterà essere un ostacolo e, in certi casi, un fattore di immaturità e di regressione a stati di dipendenza infantile, oppure sarà considerata qualcosa di inutile, di insignificante, di superfluo.

Essa, però, potrà benissimo essere l’espressione di una visione della



favorire la partecipazione a riti e cerimoniali di vario genere, a orien- tare il soggetto verso l’appartenen- za a un gruppo, a un movimento, a un’istituzione.

Un elemento che risulta oggetto di particolare attenzione è quello socioculturale, grazie al quale la scelta di fede viene collegata ai valori contenuti in un preciso con- testo storico, alle tradizioni che con varie modalità vengono tramandate di generazione in generazione, al confronto sempre più massiccio con proposte religiose diverse in una dinamica non solo interreligio- sa ma addirittura interculturale.

Un altro ambito che risulta stimola- to in maniera significativa della

i valori che in pre- c e d e n z a garantiva- no e custo- divano l’u- m a n i t à . Per altri, ancora, è una rispo- sta alla cu- r i o s i t à intellettua- le che, mai s u ff i c i e n - t e m e n t e appagabile né appaga- ta, vorreb-



Riflettendo su problemi esi-

stenziali assai delicati, prove- remo a trovare insieme gli strumenti per costruire un futu- ro diverso in cui ci sia l’armo- nia del vivere (e non l’ango- scia e il conflitto) e dove, attraverso il dialogo e la ricer- ca comune di un significato condiviso, vi sia unità nella diversità e, per tutti, un oriz- zonte di speranza.

tri aspetti d e l l ’ e s i - stenza.

E non ap- pare più come uno scrigno da tenere pre- ziosamen- te chiuso, ma un di- n a m i s m o che cresce, si svilup- pa, si con- fronta, si s c o n t r a anche e la- scia intra-

vita come «compito aperto», una vita cioè disposta al confronto e orientata alla novità, capace di cogliere le domande che si levano continuamente dal quotidiano, in una prospettiva di estensione di interessi e di assunzione di responsabilità.

In tal caso, Dio e la fede non si presenteranno come compagni di viaggio che castigano o prometto- no surrogati di felicità e di benes- sere, ma saranno occasioni di svi- luppo nel rispetto dei propri perso- nali ritmi di crescita e additeranno orizzonti di impegno e di senso dai quali ricevere forza per percor- rere un altro pezzo di strada. E l’atteggiamento religioso non si

religiosità è quello conoscitivo, che non si riferisce ovviamente alla quantità di informazioni nuove che è possibile acquisire, ma alla possi- bilità di organizzare in maniera coerente e logica le varie sfaccetta- ture del proprio cammino di cresci- ta grazie all’assunzione critica di proposte che chiedono di essere

be individuare le precise risposte sul da farsi nel concreto di ogni giorno, oppure cercherebbe ele- menti di sostegno e di conforto a proprie personali ipotesi interpre- tative, siano esse a favore oppure contro l’intervento del divino.

In tale prospettiva, credere vuol dire lasciare le proprie sicurezze,

vedere possibili risposte agli inter- rogativi più esistenziali.

Dal punto di vista psicologico, allo- ra, la risposta religiosa agli interro- gativi esistenziali potrà benissimo richiamare bisogni inconsci di espiazione, di distrazione, di fuga dal proprio mondo, di pura curiosità intellettuale, di passivo adegua-

porrà in contrapposizione a fattori condizionanti, oppure a traumi infantili, oppure a circostanze sfa- vorevoli, ma subirà un’ampia tra- sformazione che lo renderà auto- nomo e specifico, sorgente di benessere, energia liberante e slancio amoroso.



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