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SHTOJCA 1
INTERVISTË ME STUDIUESIN ARBËRESH MATEO MANDALA
5.06.2016
1.Quale era il contributo degli italo-albanesi nella cauza albanese negli anni 1878-1912?
Gli Arbëreshë hanno avuto un ruolo determinante nella formazione della coscienza nazionale
albanese. Prima di riferirci al periodo successivo alla Lega di Prizren, tuttavia, è necessario riferirsi ai
processi che storicamente hanno preceduto e motivato la loro partecipazione alla causa nazionale
albanese. A partire dalla prima metà del secolo XVIII, intercettando i processi di costruzione di
identità nazionale che attraversavano l‘Europa, nelle aree meridionali d‘Italia si svilupparono processi
analoghi che culminarono nella esplorazione della storia, della lingua, della cultura e
dell‘appartenenza religiosa dei discendenti di quei migranti che fondarono le comunità albanesi del
XV secolo. Al centro di questa decisiva inversione di tendenza che metteva fine al lungo periodo di
isolamento e di silenzio (secc. XV-XVII), gli arbëreshë di Sicilia, sfruttando le straordinarie
potenzialità di cui godevano, riuscirono a costruire una vera e propria scuola - fisicamente ospitata nel
Seminario albanese che aveva sede a Palermo - il cui pensiero dominante acquisì nel tempo la
fisionomia di un sistema ideologico, che mi sono permesso di battezzare: l‘ideologia albanista.
Ponendosi sulla scia di studiosi isolani che avevano ripercorso la storia della Sicilia allo scopo di
rintracciarne le origini nella narrazione mitica, dalla quale non venivano esclusi i testi sacri per
eccellenza (il vecchio testamento in primis), anche gli arbëreshë di Sicilia tentarono di effettuare una
analoga operazione con il deliberato scopo di sfuggire alla forte pressione dell‘autorità religiosa che li
voleva sottrarre alla lodo dimensione rituale greco-bizantina. Riscoprendo la figura storica di Giorgio
Kastriota e trasferendone le imprese su un piano mitico-simbolico, valorizzando la lingua e tendando
di farla risalire a un periodo storico antecedente l‘arrivo dei greci nei Balcani, esaminando la loro
tradizione folklorica e sforzandosi di distinguerla dalle usanze e dagli usi di altri popoli con i quali
venivano costantemente confusi (in particolare i greci), molti intellettuali arbëreshë di Sicilia si
distinsero per la intelligente opera di rivisitazione delle peculiarità etnico-linguistiche e culturali che
caratterizzavano la loro comunità dal contesto che le ospitava. I risultati di questa intensa e
documentata ―invenzione della tradizione‖ oltrepassarono la regione e si trasferirono nell‘Italia
continentale, a Napoli per la precisione, la capitale del Regno delle Due Sicilie, dove gli arbëreshë
delle diverse regioni ebbero modo di incontrarsi, confrontarsi e scambiare le rispettive idee. Fu in
questo contesto che questi stessi intellettuali si proposero come nuova classe dirigente dell‘Italia
illuminista e post-illuminista. Già alla fine del XVIII secolo alcuni dei più eminenti rappresentanti
dell‘intellighenzia arbëreshe furono protagonisti nelle svolte epocali della storia culturale italiana,
come ad esempio nella celebre rivoluzione napoletana del 1799, che ricalcò le linee politico-
ideologiche della più celebre rivoluzione francese. Tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX la
nuova generazione di intellettuali arbëreshë subentrò ai loro maestri con un contributo di idee che,
rivelando ancora una volta una straordinaria sinergia ideologica con i fermenti insurrezionali italiani,
si manifestarono con un impegno ―corale‖. Non vi fu regione dell‘Italia meridionale in cui insistevano
comunità arbëreshe che diede il proprio apporto ai movimenti risorgimentali che, com‘è noto, si
sarebbero conclusi nel 1860-61 con la definitiva capitolazione dello Stato Pontificio e la creazione
172
dello Stato unitario italiano. In parallelo con queste vicende, si sviluppò un analogo rapporto di
collaborazione con la causa ―albanese‖, nei confronti della quale gli arbëreshë non trascurarono di
manifestare grande interesse e grande partecipazione. Sono ancora in fase di studio i rapporti tra le
due élites intellettuali della diaspora storica albanese, ma è un dato ormai condiviso dagli storici il
fatto che vi sia stata una osmosi tra le idee concepite, sviluppate e consolidate dagli arbëreshë in Italia
e i contenuti ideologici dei primi pamphlets pubblicati dai più noti intellettuali schipetari. Fu merito di
questa indissolubile trama di solidarietà politica e culturale tra le più attive e feconde aree albanofone
della diaspora se dopo la Lega di Prizren il movimento risorgimentale e patriottico albanese proclamò
gli alti e nobili propositi di indipendenza e di libertà e fu senz‘altro merito dell‘elaborazione
ideologica arbëreshe di concetti fondamentali (quali ethnos, lingua, folklore, storia, coscienza) e,
persino, di un recupero del ―Pantheon‖ eroico-mitico, se la piattaforma elaborata a Prizren abbia avuto
un così forte impatto presso le cancellerie europee, ancora propense a ritenere che l‘Albania era più o
meno corrispondente a una ―mera espressione geografica‖.
2. Quale era il ruolo degli italo-albanesi nella guerra per l'indipendenza albanese?
Dal 1878 al 1912 le iniziative degli arbëreshë a sostegno del processo di liberazione nazionale
dell‘antica madre patria si realizzarono su più fronti: 1) Su quello della letteratura, che vide aumentare
considerevolmente il numero degli scrittori e dei poeti in lingua albanese; 2) Su quello linguistico, con
l‘organizzazione dei primi congressi nazionali sulla lingua albanese ―unificata‖ e sulla richiesta di
elaborare grammatiche e dizionari fondamentali allo scopo; 3) Su quello politico, che vide
concretizzarsi nelle scelte di governo dell‘Italia unita l‘interesse delle comunità arbëreshe, sebbene
non sempre le politiche avviate corrispondevano appieno alla volontà degli intellettuali che
richiedevano una presenza italiana nella cosiddetta ―questione balcanica‖; 4) Su quello
propagandistico e pubblicistico, che registrò la nascita di un numero davvero ragguardevole di
giornali e di periodici che ebbero come scopo la divulgazione più larga, la difesa strenua e la
rivendicazione più determinata dei diritti alla autodeterminazione nazionale del popolo albanese. La
radicalizzazione dell‘impegno politico profuso dagli arbëreshë ebbe una propaggine piuttosto
significativa nella volontà dichiara di intervenire militarmente a difesa dell‘Albania in procinto di
ribellarsi. Dopo la visita in Sicilia di Ismail Qemal Vlora, visita compiuta nel 1904, gli arbëreshë
Siciliani erano pronti a partire alla volta dell‘Albania. E, sebbene fosse fallito il tentativo di Garibaldi
Ricciotti di organizzare una spedizione arbëreshe, sono acclarati da fonti archivistiche gli sforzi
compiuti a dispetto dei severi divieti dell‘autorità di polizia italiana, di allestire truppe da sbarco
armate di tutto punto. Di questi estremi esempi di adesione convinta fu un coerente interprete un
ardente patriota arbëresh di Calabria, Guglielmo Tocci, il quale non solo organizzò rivolte armate in
Albania prima del 1912, ma fu tra i principali irredentisti che promosse la liberazione dell‘Albania.
3. Qual era il ruolo della stampa italo-albanese nella causa albanese?
Come ho appena detto, la stampa periodica arbëreshe ha avuto un ruolo decisivo nella difficile lotta
per l‘indipendenza albanese e, soprattutto, nella complessa operazione di costruzione di una coscienza
nazionale condivisa e forte. Senza considerare i numerosi giornali politico-culturali fondati da
Francesco Crispi - fra tutti, mi limito a ricordare l‘Oreteo, fondato nel 1836, attivo sostenitore anche
della causa arbëreshe, è il caso di menzionare alcuni dati generali che, forse, non sono del tutto noti in
Albania. Il primo riguarda il fatto che, come affermano gli storici del giornalismo italiano, nel
meridione le origini della stampa quotidiana sono indissolubilmente legate agli arbëreshë, in
173
particolare di quella stampa specializzata nella divulgazione della cultura. Nessuno oggi trascura di
menzionare il nome e l‘opera di Vincenzo Torelli, originario di Barile in Basilicata, che nel 1838 a
Napoli fondò e diresse il celebre Omnibus, dove De Rada avrebbe pubblicato le sue prime poesie.
Torelli, che non a caso oggi è definito il ―padre del giornalismo partenopeo‖, fu Maestro di De Rada,
il quale seguendo l‘esempio del suo compatriota nel 1848 avrebbe fondato, sempre a Napoli, il
giornale politico culturale ―L‘Albanese d‘Italia‖, un‘autentica tribuna che esaltò la causa nazionale
non soltanto degli Albanesi, ma di tutti i popoli europei che allora lottavano per raggiungere analoghi
scopi di libertà e indipendenza nazionale. Il giornale di De Rada, al quale contribuirono molti altri
arbëreshë, nella sua breve vita fu un impareggiabile propagatore di idee, sentimenti e progetti culturali
che poté mietere uno straordinario successo: quello di essere stato uno dei principali incubatori della
nascente coscienza nazionale albanese secondo un‘impostazione moderna, laica, progressista. Grazie
al suo magistrale insegnamento giornalistico prolificheranno altre iniziative, in gran parte
condensatesi nel periodo successivo alla lega di Prizren, con la fondazione di molti altri periodici,
tanto in Calabria quanto in Sicilia e in Campania. Sarebbe dispendioso effettuare una lista completa di
questi periodici, ma è il caso di segnalare il fatto che la loro distribuzione regionale, la loro longevità
(il solo quotidiano La Nazione albanese diretto da Anselmo Lorecchio apparve con continuità dal
1897, anno della sua fondazione, al 1924, anno della morte del suo direttore), la loro incisività nella
politica nazionale italiana (basti pensare alle censure subite dal citato giornale La Nazione albanese
per le sue prese di posizione contro la politica colonialista italiana nei riguardi dei Balcani e
dell‘Albania), la loro formidabile e irripetibile influenza sulle comunità arbëreshe, che in tal modo
poterono forgiare il senso della propria appartenenza etnico-linguistica, nonché l‘indiscusso influsso
sui più eminenti intellettuali albanesi e sulla stessa comunità albanese, che potè così accrescere la
propria coscienza nazionale.
174
SHTOJCA 2
Dokumente Arkivore
dhe
Fotografi të ndryshme
175
HORA E ARB
ËRESHËVE
AQUAFORMOSA-FIRMOZA
176
CASTROREGIO
177
SPEZZANO ALBANESE
178
SAN BENEDETO ULLANO
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SAN DEMETRO CORONE (SHËN MITRI)
180
LUNGRO-UNGRA
PALLAGORIO
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PALAZZO ADRIANO
CONTESSA ENTELINA
182
SAN DEMETRO CORONA
GIUSEPPE GARIBALDI
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GIUSEPPE MAZZINI DOMENIKO MAURO
JERONIM DE RADA DHIMITER KAMARDA
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185
186
ANSELMO LORECCHIO
FRANCESCO KRISPI TERENC TOCCI
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