Sacra scrittura catechesi libro del profeta malachia


Offrite sul mio altare un cibo impuro e dite: «In che modo te lo abbiamo reso impuro?». Quando voi dite: «La tavola del Signore è spregevole»



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7Offrite sul mio altare un cibo impuro e dite: «In che modo te lo abbiamo reso impuro?». Quando voi dite: «La tavola del Signore è spregevole»

La legge dei sacrifici, degli olocausti, delle offerte, delle libazioni, prescriveva che al Signore doveva essere offerto il meglio del meglio.



Offrite sul mio altare un cibo impuro e dite: «In che modo te lo abbiamo reso impuro?». Quando voi dite: «La tavola del Signore è spregevole».

Si potevano offrire animali puri. Gli animali impuri non potevano essere offerti al Signore. L’animale puro doveva essere senza alcun difetto.

Offrire al Signore un animale impuro o pieno di difetti è dare al Signore un cibo impuro. L’impurità è alle origini. È nella scelta della cosa da offrire.

Il Dio che è purezza eterna vuole cose non pure, ma purissime, non sante, ma santissime, non buone, ma ottime. Il sacrificio deve essere vero sacrificio.

Offrire un animale impuro è rendere spregevole la tavola del Signore. Ma se si rende spregevole la tavola del Signore, è il Signore che si rende spregevole.

San Paolo applica questa legge al corpo del cristiano e dona anche le indicazioni perché il cristiano possa conservare sempre puro il suo corpo.



Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.

Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.

Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,1-21).

Se il cristiano si presenta dinanzi al Signore con un corpo impuro, interiormente e anche esteriormente, rende spregevole l’altare e Cristo Signore.

Il cristiano, presentandosi dinanzi all’altare del Signore, deve pensare che è dinanzi alla presenza del Dio Altissimo, al suo Signore, Redentore, Dio.

Dinanzi al Signore Altissimo anche gli Angeli si presentano prostrati in adorazione. Il cristiano invece pensa di trovarsi in un luogo profano.

Può il Signore essere contento del nostro sacrificio? Può lodare il nostro comportamento se scegliamo l’ultimo istante per onorare il suo Sabato?

Quando un uomo dona al Signore il resto della giornata e per di più malvolentieri, di certo il Signore non gradisce questa nostra offerta.

Il culto rivela la verità della nostra fede. Un culto santo manifesta che la nostra fede è santa. Un culto spregevole rivela che la nostra fede è nulla.

Se è nulla la nostra fede, nullo è anche il nostro amore. Urge riflettere. Ma soprattutto urge educare il popolo del Signore alla più alta santità.



8e offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che sarà soddisfatto di voi o che vi accoglierà con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti.

Il Signore è il Dio di tutta la terra. È il Dio dal quale discende per l’uomo ogni bene. Non vi è bene che non provenga dal Signore. Tutto è un suo dono.



E offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che sarà soddisfatto di voi o che vi accoglierà con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti. Qual è la Legge del dono?

Ce la insegnano Tobi e suo figlio Tobia, al momento di dare il salario all’Angelo Gabriele che lo aveva riportato a casa sano e salvo e in più con una moglie.



Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: «Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma pattuita». Gli disse Tobia: «Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. Egli mi ha condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto ancora posso dargli come compenso?». Tobi rispose: «Figlio, è giusto che egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportato».

Fece dunque venire l’angelo e gli disse: «Prendi come tuo compenso la metà di tutti i beni che hai riportato e va’ in pace». Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo. È bene tenere nascosto il segreto del re, ma è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro. L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita. 0Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi. Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore».

Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. Ma l’angelo disse loro: «Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. Quando voi mi vedevate mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio (Tb 12,1-22).

Dio, il Signore nostro Dio, non ci fa recuperare beni o somme di denaro. Lui ci dona ogni cosa. La sua benedizione precede ogni nostro pensiero ed opera.

Possiamo noi presentarci al suo cospetto con lo scarto del grano o di altri frutti della terra o con qualche animale zoppo, ammalato, inutile a noi?

A Dio che dona tutto, tutto si dona sempre. Ma Dio non vuole tutto. Vuole solo essere onorato, amato, rispettato. Come lo si ama, lo si onora, lo si rispetta?

Poiché Lui è il sommo nostro Signore, il sommo nostro Dio, il sommo nostro Benefattore, si va al suo cospetto e gli si offre la cosa più bella.

A Lui si offrono i frutti più belli della terra e gli animali più belli di nostro proprietà. Non si offrono gli animali deboli, ma quelli forti.

Allora Lui vede che noi lo amiamo e moltiplica la sua benedizione su di noi. Ci ricolma di ogni bene. Se noi non lo amiamo, Lui chiude le porte del suo bene.

Perché noi ci convinciamo della sua delusione e indignazione, ci dice di portare ai signori e ai padroni della terra, ai re e ai governati un animale ammalato.

Oppure di recare loro come offerta dei frutti marci. Gradirebbero essi la nostra offerta? No dicerto. Ci allontanerebbero dalla loro presenza.

Ora se i potenti della terra li trattiamo con rispetto, onore, timore, perché il Re dei re e il Signore dei signori lo trattiamo in modo così irriverente?

Se andiamo ad un incontro con un potente della terra, non dormiamo la notte. Perché quando andiamo al cospetto di Dio ci rechiamo all’ultimo istante?

Il giorno del Signore non è forse suo? Perché allora ce lo prendiamo tutto per noi e solo alla fine della giornata ci ricordiamo che dobbiamo onorarlo?

Perché nelle nostre cose umane usiamo i vestiti più belli e poi quando ci presentiamo dal Signore, siamo straccioni o addirittura senza vestiti?

Il Signore non gradisce la nostra presenza. La povertà è una cosa. L’indecenza è ben altra cosa. Attestiamo di non credere che il Signore è dinanzi a noi.



9Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe accogliervi con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti.

Se il Signore è così maltrattato, disprezzato dal nostro comportamento irriguardoso, potrà Lui avere pietà di noi? Potrà ascoltare la nostra preghiera?



Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe accogliervi con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti. Non c’è rispetto.

Se noi non rispettiamo il Signore, se non lo onoriamo, neanche lo temiamo, potrà lui rispettare noi? Chi vuole il rispetto deve meritarselo.



Se noi vogliamo ottenere pietà, se desideriamo che il Signore ci usi benevolenza, dobbiamo trattarlo come vero Dio, vero Signore, vero Padre.

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