Salute e Prestazione Riferimenti



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Salute e Prestazione


Riferimenti

  • Nota a cura di Gianni Marchetto (ex operaio FIAT Torino, ex funzionario FIOM alla Mirafiori)

  • Cell. 392.5872787

  • E-mail marchetto.gianni@gmail.com

  • Blog http://associazioneesperienzamappegrezze.blogspot.com/

  • http://www.facebook.com/marchetto.gianni

  • Per maggiori informazioni guardare la nota Salute e Prestazione



Salute e Prestazione

  • A proposito di Pomigliano;

  • La filosofia del WCM (World Class Manufacturing) e il sistema Ergo-Uas;



Cosa dicono di se i giapponesi



La filosofia del WCM (e dei giapponesi)

  • La fabbrica a 6 zeri:

  • Zero stock;

  • Zero difetti;

  • Zero conflitti;

  • Zero tempi morti;

  • Zero tempi di attesa;

  • Zero cartacce;



Il modello giapponese

  • “un sistema che tenta di strizzare acqua da un asciugamano asciutto”



Le mansioni degli operai

  • Ogni mansione operaia si può dividere in perdita e lavoro:

  • Perdita: i movimenti superflui e ripetitivi che devono essere eliminati immediatamente. Per es., l’attesa o l’arresto dei sub-assemblaggi;

  • Lavoro: di 2 tipi, il lavoro che non aggiunge valore e quello che produce valore aggiunto.



Perdita e Lavoro



Cosa dicono di se i giapponesi il Kayzen e la misura della produttività

  • La produttività è una misura e non una realtà, sarebbe come sentire freddo in una stanza e cercarne la ragione guardando il termometro.

  • Quel che conta è lo sforzo compiuto per migliorare la situazione, come mettere altra legna sul fuoco o controllare la caldaia.

  • Le parole chiave sono sforzi e miglioramento.

  • È ora di liberarsi dall’incantesimo della produttività e del controllo della qualità per darsi da fare e impegnarsi nei miglioramenti.



Cosa dicono di se i giapponesi il controllo qualità come qualità delle persone

  • Quando si parla di qualità si tende a pensare in termini di qualità del prodotto.

  • Nulla di più lontano dalla verità: la preoccupazione principale è più importante è la qualità delle persone.

  • I tre elementi costitutivi dell’attività imprenditoriale sono:

    • Gli impianti (hardware);
    • I programmi (software);
    • L’elemento umano (humanware);
  • Prima di considerare impianti e programmi, è necessario collocare al giusto posto l’elemento umano.



L’altra faccia del Giappone



L’altra faccia del Giappone: la cultura del riso

  • Il retropiano di questo modello socioeconomico e culturale ha radici storiche remote: una società fino a non pochi decenni fa, chiusa ai commerci con l’Occidente, con una struttura feudale nella quale la cultura del riso esigeva il lavoro collettivo delle famiglie del villaggio contadino, la mobilità territoriale era bassissima, il signore feudale otteneva ubbidienza governando in modo paternalisticamente responsabile.

  • Il passaggio alla tecnologia e al mercato della società industriale è avvenuto mantenendo l’identità di questa cultura e il suo spirito di solidarietà nazionale.



L’altra faccia del Giappone: una sconfitta operaia

  • Tutto nasce da una sconfitta operaia nel 1950 alla Tojota Motor Company, con il licenziamento di 2.146 operai.

  • Chi resta scambia il proprio impegno per il lavoro a vita.

  • Il sindacato è rigorosamente aziendale.

  • L’iscrizione obbligatoria per gli operai assunti a vita.

  • Altri lavoratori (assunti in via precaria) ne sono esclusi.



L’altra faccia del Giappone: il mercato del lavoro

  • Si divide in 3 fasce:

  • 1° “il mercato della lealtà”, ca. il 30% del totale, collocato nelle grandi imprese a vita, spesso con l’assunzione dei figli, casa, sanità, pensione fornite direttamente dall’impresa.

  • 2° “il secondo mercato”, più marginale e meno garantito, costituito dalla massa impiegata nelle piccole imprese, pari ad un altro 30% in prevalenza donne.

  • 3° “il mercato mercenario”, un altro 30% costretto al lavoro marginale, privo di ogni garanzia e stabilità.



L’altra faccia del Giappone: il salario

  • Solo un terzo è costituito dalla paga base, mentre i restanti due terzi sono rispettivamente composti dai premi di produzione e dallo straordinario.

  • Il salario è fortemente differenziato, legato ad un concetto “corporativo” come la “fedeltà”.

  • Esso non dipende dalla mansione, ma dalla storia del lavoratore in quell’azienda.

  • Ogni anno a primavera ognuno viene valutato dal proprio superiore diretto, e ottiene una variazione di salario oscillante entro una fascia che va da +15% a -15%, sulla base di determinati criteri: assenteismo, grado di collaborazione, idee di miglioramento, disciplina, ecc.



L’altra faccia del Giappone: orari e salute

  • La realtà che ci viene dal Giappone, oltre agli indubbi successi ottenuti, ci dice anche:

  • Di 300-400 ore di lavoro in più all’anno;

  • Di 2 settimane di ferie annue, di cui una usata per rimediare alle assenze per malattia, con il governo che fa campagna di persuasione perché i lavoratori usino le ferie;

  • E un qualche migliaio di morti all’anno dovuti al “superlavoro”.



Dal Giappone all’Italia



Dal Taylorismo al Kayzen: in Italia

  • Il metodo giapponese del Kayzen = miglioramento continuo, nella cultura occidentale si può presentare come uno strappo alle regole;

  • Per es. della regola del 133 di rendimento, derivante dagli studi della Medicina del Lavoro sul metabolismo basale, la quale ci dice che il massimo che una persona può dare senza nocumento alla salute, sta nel divario tra 3 (a riposo) a 4 (in attività e incentivato) = 1/3 in più;

  • Per cui se in 60 minuti, ad economia (= con il mio ritmo, senza incentivazione) posso fare per es. 60 pezzi, in maniera incentivata (= col ritmo imposto) posso fare 1/3 in più (= 80 pezzi);

  • Per cui se un minuto in termini sessagesimali lo facciamo uguale ad un minuto centesimale, 1/3 in più è uguale a 133 (ecco spiegato il famoso 133 di rendimento);

  • Per circa 20-25 anni siamo andati in cerca con la contrattazione (= validazione consensuale) della persona concreta al posto dell’uomo medio;

  • Anche i giapponesi pare abbiano la loro persona concreta = l’uomo combattente – talmente integrato nella logica aziendale che valida il proprio taglio dei tempi.



I limiti di questa elaborazione

  • Si prende in considerazione solo l’aspetto fisiologico, attraverso la misurazione dello sforzo muscolare (approccio al solo dispendio energetico, misurabile). Manca ogni rifermento all’uomo psicologico e al “carico mentale” inteso come sovraccarico, non misurabile se non dalla validazione consensuale;

  • A riferimento vi è “l’uomo medio”, inesistente, vedi la critica al Taylorismo formulata nel 1943 (!) da Cesare Musatti allora Responsabile del Centro di Psicologia della Olivetti, contro la “sacralità” del prelevamento dei tempi di lavoro da parte dei cronometristi;



Quale ipotesi di persona in Italia





Cos’è una saturazione

  • Di seguito un grafico di una esemplificazione del concetto di “saturazione” in una attività di lavoro a turni (come appunto la quasi totalità dei lavoratori della Mirafiori):

  • |<--------------------tempo di presenza in officina – alle linee – 450’ = 100%------------------------>|

  • |<--------T.A. = tempo attivo a ritmo 133 ------------- >|<--- F.R. --->|< ---F.F.--- >|< ---Pausa--->|

  • T.A. Tempi Attivi, sono i tempi di pura attività dell’operaio dedicati alla trasformazione e/o assiemaggio del prodotto, ovviamente sono i tempi che vengono prelevati dal cronometrista e successivamente “normalizzati” e maggiorati.

  • F.R.Fattori di Riposo, sono le parti di tempo (dall’1 al 25%) da assegnare al lavoratore per recuperare la fatica tra un ciclo e l’altro, onde consentirgli di continuare a lavorare per tutto il turno, senza nocumento alla salute.

  • F.F.Fattori Fisiologici, è la quantità di tempo concessa al lavoratore per i suoi bisogni fisiologici durante il turno di lavoro – la FIAT (compreso il suo indotto) usa uno stesso criterio per uomini e donne assegna un 4% di maggiorazioni, mentre per quasi tutti i manuali di “cronotecnica” è assegnata una differenza tra uomini e donne: il 4% per gli uomini, fino al 7% per le donne;

  • Pause – sono la quantità di tempo (è una variabile) concessa al lavoratore per allontanarsi dal ciclo di lavoro per cause riconducibili alla fatica derivante dal “vincolo” e/o dalle condizioni di nocività.

  • Accordo FIAT 5 agosto 1971



L’accordo 71’ a prescindere dai pastrocchi successivi sancisce questo livello di saturazione massima ricordando che la pausa di 40’ è goduta ma nel conteggio si ferma al 38,25.

  • L’accordo 71’ a prescindere dai pastrocchi successivi sancisce questo livello di saturazione massima ricordando che la pausa di 40’ è goduta ma nel conteggio si ferma al 38,25.



Per bilanciamento si intende l’elencazione di tutte le attività dell’UTE o dell’intero circuito dove i tempi totali di tutti i lavoratori sono elencati e nessuno di questi può superare il massimale identificabile con il tempo ciclo. (420 pezzi in 420 minuti = 1 minuto di tempo ciclo) dove nel minuto confluiscono i tempi attivi MTM-UAS + i Fattori di riposo assegnati.

  • Per bilanciamento si intende l’elencazione di tutte le attività dell’UTE o dell’intero circuito dove i tempi totali di tutti i lavoratori sono elencati e nessuno di questi può superare il massimale identificabile con il tempo ciclo. (420 pezzi in 420 minuti = 1 minuto di tempo ciclo) dove nel minuto confluiscono i tempi attivi MTM-UAS + i Fattori di riposo assegnati.







Diritti di informazione

  • Sono poverissimi come da tradizione, si limita ai soliti cicli di lavorazione (descrizione succinta e numeretti non consegnati ma a disposizione dal capo UTE) e non essendoci più (causa accordi separati) i comitati cottimo l’intera partita dovrà essere gestita dai membri della sicurezza e/o dai componenti fabbrica integrata.

  • Il rischio Polonia

  • Lo definisco un rischio perché a prescindere da ristrutturazioni e parziali modifiche al ciclo, l’o.d.l. ed i tempi soprattutto dei diretti saranno gli stessi oggi esistenti in Polonia e nessuno ne sa niente (TMC-2 ???).

  • E’ impossibile anche per la Fiat rifare ex novo l’intero conteggio dei carichi avendolo già formalmente o informalmente definiti, ne consegue che come minimo si lavorerà alla polacca o peggio.



Il diagramma dell’apprendimento

  • Detto che questa sintetizzata sopra è la sequenza di qualsiasi attività umana, è evidente che la stessa sequenza sarà diversa da lavoro a lavoro:

    • Nel lavoro ripetitivo e/o monotono: con il sottoimpiego mentale;
    • Nel lavoro a “rischio”: con tutti gli organi di senso all’erta;
    • Nel lavoro complesso: con il sovraccarico mentale;
  • Se è vero che nelle attività diciamo più “stupide”, l’individuo tende a renderle automatiche per liberare il cervello a cose per lui molto più ricche, ciò significa che la “sofferenza” per la polifunzionalità (lo spostarsi continuamente da un lavoro stupido ad un altro stupido) è motivata dal fatto di non potere continuamente “programmarsi” per attività tutte “stupide” (vale qui l’analogia con il computer, però l’uomo, non essendo una macchina..): “entro dentro alla saturazione psichica, ne ho abbastanza!”



Modalità di acquisizione di specializzazioni di carattere motorio

  • I lavori monotoni - ripetitivi richiedono un alto grado di:

  • Pronta e accurata regolazione della contrazione muscolare;

  • Coordinamento dei movimenti di ogni singolo muscolo;

  • Precisione dei movimenti;

  • Concentrazione;

  • Controllo visivo;



Apprendimento

  • Nel periodo di addestramento a una operazione monotona - ripetitiva si possono distinguere due fasi:

  • L’apprendimento dei movimenti;

  • L’adattamento degli organi impiegati;

  • In pratica, specializzarsi significa creare degli automatismi che sostituiscono il controllo cosciente. Vedi ad es. la pratica della scrittura, il camminare, il guidare un’auto, ecc.



L’esperienza insegna che le sensazioni di noia insorgono:

  • L’esperienza insegna che le sensazioni di noia insorgono:

  • Nei lavori ripetitivi di lunga durata poco impegnativi, ma che tuttavia non permettono all’operaio di non pensare al lavoro;

  • Nei lavori prolungati e monotoni di ispezione che richiedono però una vigilanza continua;

  • Le probabilità di essere soggetti alla noia è maggiore per:

  • Le persone affaticate;

  • Chi lavora di notte;

  • Le persone dotate di alto grado di istruzione, cultura e capacità;

  • Le persone attive che desiderano un lavoro impegnativo;

  • Inversamente saranno più resistenti alla noia:

  • Le persone riposate;

  • Coloro che imparano una attività (lo stare al volante, per es. non è monotono per chi impara a guidare);

  • Coloro che sono convinti di avere un lavoro adeguato alle proprie capacità.



Già N. Wiener, padre della cibernetica (la moderna informatica) diceva:

  • Già N. Wiener, padre della cibernetica (la moderna informatica) diceva:

  • contro "la utilizzazione inumana degli esseri umani... che è una degradazione della condizione umana legare un uomo ad un remo come sorgente di energia (il riferimento è al mondo antico, schiavistico), ma è altrettanto degradante segregarlo in una fabbrica e assegnarlo a un compito meramente meccanico che richieda meno di un milionesimo delle sue facoltà cerebrali".



Quasi tutti gli organi del corpo umano hanno l'importanza caratteristica biologica di essere in grado di reagire agli sforzi aumentando la propria prestazione.

  • Quasi tutti gli organi del corpo umano hanno l'importanza caratteristica biologica di essere in grado di reagire agli sforzi aumentando la propria prestazione.

  • E ciò vale non soltanto per i muscoli, il cuore, i polmoni, ma anche per il cervello.

  • Se, al contrario non vengono esercitati, gli organi si atrofizzano. Basta pensare alla rottura di un arto. L'arresto dello sviluppo o addirittura una regressione può insorgere sia su un piano fisico che mentale.

  • Il rapporto fra carico e reazione biologiche si può cosi riassumere a grandi linee:

  • II sottoimpiego porta all'atrofia;

  • II sovraccarico logora;

  • La giusta quantità di carichi produce uno sviluppo salutare;



II lavoro monotono, da un punto di vista medico, è frequentemente accompagnato da segni di danni alla salute mentale, come: stati d'ansia, frustrazione, aggressività, irritabilità, tendenza alla depressione. Per quanto riguarda il problema della noia due sono i risultati particolarmente interessanti:

  • II lavoro monotono, da un punto di vista medico, è frequentemente accompagnato da segni di danni alla salute mentale, come: stati d'ansia, frustrazione, aggressività, irritabilità, tendenza alla depressione. Per quanto riguarda il problema della noia due sono i risultati particolarmente interessanti:

  • gli operai che lavorano ad una linea di montaggio sono, rispetto agli altri, raramente 'contenti' e molto spesso 'annoiati';

  • ansia, depressione, irritabilità e disturbi psicosomatici sono qui più frequenti;



Moti studiosi fanno distinzione fra noia propriamente detta e le sue conseguenze, che sono chiamate saturazione psichica;

  • Moti studiosi fanno distinzione fra noia propriamente detta e le sue conseguenze, che sono chiamate saturazione psichica;

  • Con questo termine si intende uno stato di irritazione e avversione per l’attività che è provocata dalla noia.

  • L’individuo sente che ne ha abbastanza.

  • Si tratta di uno stato di conflitto fra il senso del dovere nei confronti del lavoro e il desiderio di sottrarvisi, che sottopone l’individuo a una maggiore tensione interna.



Lo Stress: la curva della funzionalità umana



PRESSIONE

  • E' il termine usato per indicare la reazione ad una situazione che si percepisce di poter affrontare con successo e che ha l'effetto di provocare l'entusiasmo per una nuova sfida, un risultato positivo e la soddisfazione data dalla buona salute.



STRESS

  • E’ il termine usato per indicare la reazione a una situazione che si percepisce di non poter affrontare con successo e che ha come conseguenza un indesiderato deterioramento fisico, mentale ed emotivo.

  • Se si osserva la "curva della funzionalità umana", si vedrà come la stimolazione; la PRESSIONE o lo STRESS influenzino l'efficienza a seconda della loro intensità.

  • In questo grafico bisogna notare 4 punti principali. Il primo è che la mancanza di stimolazione o di pressione non migliora la prestazione.

  • Così come al contrario quando si è oltre la soglia la prestazione diminuisce fino a portare al deterioramento fisico, mentale e all'esaurimento e alle malattie psicosomatiche.



Gli effetti a lungo termine dello stress



Gli effetti a lungo termine dello stress



Lavori monotoni e ripetitivi alla luce di diverse scienze



Produttività del lavoro concetti e misurazioni = fonte FIAT



Produttività del lavoro concetti e misurazioni = fonte FIAT



Produttività del lavoro concetti e misurazioni = fonte FIAT





Gli “antichi” strumenti del controllo operaio

  • La Dispensa sull’ambiente di lavoro;

  • Il questionario di Gruppo;

  • Il questionario individuale;

  • Una ipotesi di controllo;























Taiichi Ohno

  • Taiichi Ohno

  • Alla base della partecipazione dei lavoratori, secondo le idee originali di Taiichi Ohno, l’ingegnere che negli anni 50 progettò il Toyota Production System, vi è il principio del Jidoka (traducibile con “autonomazione”), cioè l’automazione con un “tocco umano”: un sistema che attribuisce larga autonomia al lavoratore il quale, se si accorge che qualcosa non va nella produzione, può fermarla senza chiedere pareri o permessi. Solo così, infatti, si salvaguarda sempre la qualità del prodotto.

  • C'è un detto Giapponese: "// controllo di qualità inizia e finisce con l'addestramento". L'addestramento deve essere continuo per l'alta direzione, per i quadri, per gli operai.

  • 155 giorni nella vita = 10 ore/mese



Una procedura kafkiana 

  • Una procedura kafkiana 

  • Il principio dell’autonomazione non ha avuto sinora larga applicazione fuori del Giappone: nelle fabbriche occidentali fermare la produzione richiede l’intervento di livelli decisionali ben sopra l’operaio. Nella fabbrica che si candida a diventare eccellenza produttiva mondiale vi dovrebbe essere, per i lavoratori, la possibilità di migliorare l’organizzazione del lavoro, partecipando alla progettazione del sistema ergonomico della fabbrica.

  • Dire la propria sul lavoro è un elemento di controllo, che permette di adeguare le mansioni alle persone. Ma la fabbrica Wcm “made in Torino” cerca l’esatto contrario, deve adeguare le persone al lavoro. È qui, in fin dei conti, che la proposta della Fiat si scopre smaccatamente taylor-fordista. Ai lavoratori, infatti, i tempi standard vengono imposti dall’esterno, sulla base di una ricostruzione delle mansioni e dei movimenti effettuati dalla direzione con sofisticati metodi informatici.

  • L’unica partecipazione che viene lasciata agli operai consiste nella possibilità di avanzare un reclamo quando i tempi assegnati sono troppo stretti. Ma la procedura da seguire (descritta a pag. 19 dell’allegato tecnico all’accordo) pare kafkiana: il lavoratore deve dapprima lamentarsi con il proprio responsabile, il quale, se decide di prendere in considerazione la protesta, la passa all’ente preposto allo studio dei tempi, che eseguirà, entro sette giorni, un controllo dell’operazione contestata, comunicando il risultato per via gerarchica.

  • Se la risposta non soddisfa l’operaio, questi può avanzare una nuova protesta, questa volta scritta, tramite un rappresentante della Rsu. Anche in tal caso si avrà una risposta scritta. Se anche questa seconda volta l’esito è negativo, allora il malcapitato potrà appellarsi ad una speciale commissione che deve decidere in cinque giorni.



Una ipotesi di proposta

  • Per le linee di montaggio



Quale controllo operaio sulla produzione ??

  • Al quesito posto da Ivar Oddone, già molti anni fa, il quale chiedeva:

  • Per capire l'attuale fase, occorre simulare come avremmo potuto esercitare il controllo negli anni '70, avendo a disposizione l'attuale tecnologia = l'informatica". L'informatica è già presente nei luoghi di lavoro, non solo per le mansioni impiegatizie, ma anche come controllo e monitoraggio della produzione da parte del padrone.

  • In parecchie fabbriche sono in bella vista dei "display luminosi" che riportano (visibili a tutti) da un lato la produzione richiesta e dall'altro quella realizzata. In molti casi, la produzione realizzata è sempre minore di quella richiesta o impostata, fa sentire (psicologicamente) "sempre in debito" i lavoratori che ogni tanto osservano il display luminoso.

  • Richiesta: per ogni linea di produzione un TABELLONE ELETTRONICO che mette in mostra la produzione richiesta (quantità e specialità) e l’organico necessario. Sempre in tempo reale.



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