San giuseppe


L’Equipe di Coordinamento



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L’Equipe di Coordinamento

Organismo istituito a partire dall’anno scolastico in corso, l’Equipe ha diverse funzioni di coordinamento: deve verificare e approvare il lavoro svolto dalle commissioni, controllare periodicamente il rispetto, da parte dei docenti, dei punti del Codice Deontologico, discutere preliminarmente al Collegio Docenti dei cambiamenti inerenti alla normativa, coordinare la puntualità e la ricezione dei verbali. In generale, collabora direttamente con la Direttrice, che con i suoi membri può costantemente confrontarsi, nei diversi compiti che mano a mano si presentano durante l’anno.



L’organo di garanzia

L’organo di garanzia decide sui conflitti che sorgono all’interno della scuola in merito all’applicazione dello Statuto degli studenti.


Gli insegnanti a.s. 2015/16

Classe IA Maestra Baroncini Sara

Classe IB Maestra Xella Patrizia

Classe II A Maestra Brunelli Anna Maria

Classe II B Maestra Minghetti Alessandra

Classe III A Maestra Cricca Silvia

Classe III B Maestra Bosi Paola

Classe IV A Maestra Montanari Rita

Classe IV B Maestra Fabbri Fiorella

Classe IV C Maestra Gagliardi Sonia

Classe V A Maestra Proietti Ginetta

Classe V B Maestra Biggi Claudia
Gli insegnanti specialisti:

Lingua inglese classi II,III,IV e V Prof. Cosmai Laura

Lingua inglese classi I Maestra Borsari Eleonora

Educazione motoria Prof. Platti Eddy

Tecnologia classi I e II Maestra Guerrini Catia

Tecnologia classi III e IV Maestra Borsari Eleonora

Tecnologia classi V Prof.ssa Dal Borgo Marisa

Gli insegnanti doposcuolisti:

Classe IA Maestra Melandri Giulia/Bartolucci Ester

Classe IB Maestra Taroni Nisia

Classe IIA Maestra Minghetti Alessandra/Borsari Eleonora

Classe IIB Maestra Brunelli Anna Maria/Borsari Eleonora

Classe IIIA Maestra Guerrini Catia

Classe IIIB Maestra Taroni Stefania

Classi IVA e C Maestra Rosati Chiara

Classe IV B Maestra Minzi Elisabetta

Classi VA e B Maestra Zenico Carmen Francisca



PIANO CURRICOLARE – Anno scolastico 2015-2016




CLASSE I

CLASSE II

CLASSE III, IV e V

DISCIPLINA

Numero ore

settimanali



Numero ore

Settimanali



Numero ore

settimanali


Religione


1

1

1

Italiano


9

8

8

Storia


2

2

2

Geografia


2

2

2

Inglese


1

2

3

Matematica


6

6

5

Scienze


2

2

2

Tecnologia


1

1

1

Arte e immagine


1

1

1

Musica


1

1

1

Educazione motoria


1

1

1

TOTALE


27

27

27


Numero di alunni per classe – a.s. 2015/16



CLASSE

NUMERO ALUNNI

IA

27

IB

30

IIA

30

IIB

28

IIIA

28

IIIB

30

IVA

29

IVB

27

IVC

28

VA

30

VB

31

Totale alunni:

318


7. SCELTE CULTURALI, DIDATTICHE ED EDUCATIVE

7.1 LA COMUNITÀ EDUCANTE
La comunità scolastica è costituita da docenti, alunni e genitori che concorrono individualmente e collegialmente al conseguimento dei fini e degli obiettivi che la scuola si prefigge. In particolare, gli studenti sono coinvolti nella programmazione educativa e didattica perché, accompagnati nell’apprendimento, nell’orientamento e nella quotidiana maturazione personale, possano “divenire ciò che sono”.

I docenti si attivano per dare risposta alle diverse esigenze degli studenti e per individualizzare scelte strategiche e risorse metodologiche adeguate. I docenti pianificano il lavoro in momenti di raccordo interdisciplinare nel Collegio Docenti, nei Dipartimenti e nelle Commissioni, secondo un calendario stabilito, che può comunque essere modificato in caso emergano necessità urgenti o di un reale bisogno di individualizzazione e personalizzazione. L’accompagnamento dello studente nei processi di apprendimento si avvale anche di continui e sistematici interventi di recupero individualizzato.

I genitori sono riconosciuti come i primi e assoluti titolari del diritto-dovere educativo. Di conseguenza la scuola ne rispetta le competenze e li coinvolge, attraverso gli Organi Collegiali, nelle fasi di individuazione degli obiettivi educativi e della loro verifica. Riconoscendo fondamentale il loro apporto ai processi di sviluppo e di crescita umana e culturale degli studenti, la scuola si attiverà inoltre nel favorire le occasioni di incontri formativi e momenti di confronto, anche in caso essi siano richiesti dai genitori stessi.

7.2 LA PROFESSIONE DOCENTE NELLA SCUOLA CATTOLICA
È convinzione diffusa che gli insegnanti (ma anche dirigenti e personale scolastico in generale) costituiscano le fondamenta dell’intero sistema educativo di istruzione e di formazione professionale e della sua riforma. Questo principio è sottolineato anche dall’art. 5 della Legge delega 53/2003, incentrato sulla formazione iniziale e continua dei docenti che dovranno concorrere alla realizzazione delle finalità del “sistema educativo di istruzione e di formazione professionale” (art. 2, c. 1), fra cui la prima consiste nel “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana” (art. 1, c. 1). Nel decreto legislativo 227/2005, attuativo per la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, si afferma infatti che “i docenti delle varie comunità di apprendimento sono i protagonisti, insieme agli alunni, del processo educativo e svolgono un ruolo attivo nel cambiamento del sistema di istruzione e formazione”.

Alla luce di questo impegno, oggi viene dunque rivolta alla scuola - e in particolare a quella cattolica - all’interno della quale i docenti sono chiamati a lavorare nella direzione di:



  • un più vivo senso delle libertà e dei diritti persona­li;

  • una rinnovata capacità di autorealizzazione personale e professionale all'altezza dei tempi e dei nuovi modi e mondi sociali, adeguata alle richieste pressanti dello sviluppo tecnologico-scientifico e alla luce di un’imprenditoria internazionalizzata;

  • una solida identità (personale, sociale, professio­nale, culturale, religiosa) e un inesaudito ed impellente biso­gno di senso;

  • nuove esigenze culturali, costruite su alcuni bisogni-valori imprescindibili (come la pace, lo sviluppo, la solidarietà, la convivenza democratica, la salute, la prevenzione) da saper coniugare coerentemente con l’efficienza, la produttività, il successo. Questo richiede la capacità di promuovere "nuove educazioni", fra cui, in primo luogo, quella alla convivenza civile.

In tale contesto, e di fronte a queste esigenze formative, l’insegnante, individualmente e collegialmente, è chiamato ad essere non solo docente e professionista, ma anche educatore, testimone di vita, consigliere, “amico”, orientatore ed educatore, spesso ‘supplente’ delle figure parentali, in una non facile sintesi di competenza, testimonianza morale, agire etico e deontologicamente corretto, nonché portatore di una efficace autorevolezza educativa. Il docente di scuola cattolica, in modo particolare, deve muoversi agevolmente tra le aspirazioni dei giovani, le attese familiari, le esigenze sociali e le concrete possibilità scolastiche.

Come per le altre professioni sociali, anche nell’ambito scolastico ha assunto grande importanza l’attenzione per le dimensioni di fondo della professiona­lità vera e propria (ben oltre il tradizionale sapere, saper fare, saper essere), promuovendo nei docenti:



  • la cura per una piena soggettività personale (solidità della personalità, inclinazioni particolari, saggezza, ca­pacità relazionali,...);

  • la ricerca di un positivo rapporto con i mondi vitali in cui la professionalità è vissuta e con i sistemi referenziali in cui si inquadra e da cui riceve senso;

  • la problematizzazione degli aspetti etici dei ruoli professionali e la definizione di una deontologia del servizio educativo sociale e professionale, in un contesto di accentuato pluralismo e di sviluppo democraticamente orientato, che, peraltro, rende emergente la "questione morale" per l’intera esistenza personale e per il futuro del corpo so­ciale e della vita comunitaria del Paese.

Tutto questo, peraltro, è richiesto anche dalle autorità politico-istituzionali, non solo pensando a una buona qualità della vita degli insegnanti stessi, ma come base per un adeguato svolgimento del loro compito istruttivo, formativo ed educativo a vantaggio degli studenti. I docenti sono quindi chiamati ad acquisire competenze “esperte” per rispondere alle esigenze provenienti dalla società dell’informazione e della conoscenza, ma devono anche concorrere all’educazione alla convivenza civile e democratica di tutti e di ogni nuovo cittadino che si affaccia alla vita sociale adulta, fortemente segnata dalla multicultura e dalla mondializzazione delle relazioni e da prospettive di condotta personale e sociale. Pertanto, gli insegnanti si devono non solo equipaggiare per saper lavorare insieme agli altri in modo collaborativo e flessibile, padroneggiando al meglio tecniche, informazioni e conoscenze acquisite durante la prima formazione, curando l’aggiornamento personale continuo, raccogliendo stimoli di vario genere provenienti dal sistema della comunicazione sociale; ma è anche necessario che sappiano esprimere, all’interno della istituzione e della prassi scolastica, atteggiamenti e comportamenti riferibili all’etica civile collegata con i diritti umani e le richieste di uno sviluppo sostenibile, equo e solidale, a cui i governi nazionali e gli organismi internazionali intendono (o quantomeno affermano di) volersi ispirare per una concreta attuazione in tale direzione. A questi ideali civili gli insegnanti sono chiamati a educare gli alunni, sia individualmente sia collegialmente come comunità di apprendimento.

Le competenze necessarie per attuare pienamente la funzione docente in genere, e in particolare quella operante in una scuola cattolica, sono:

1. Solide competenze sui contenuti disciplinari e le relative implicazioni culturali e scientifiche, supportate dalla competenza culturale generale di base, propria di chi ha espletato un regolare corso di studi e ne ha ricavato un basilare stile di educazione permanente e il desiderio per l'ag­giornamento della cultura personale nei campi emergenti della tradizione e delle avanguardie della cultura contemporanea (da quella umanistico-letteraria a quella scientifico-tecnologica e mass-mediale informatica). Ciò è importante perché la disciplina o le discipline oggetto di insegnamento possano realmente interagire con la cultura scolastica e sociale intese nella loro globalità; in particolare, con quella sensibilità che sta alla base della socializzazione comune degli studenti. Per acquisire solide competenze a questo livello, è bene sottolineare l'impor­tanza di un personale stile di apprendimento, per cui si è capaci di trarre profitto e si è capaci di elaborare in modo riflesso e critico l'esperienza personale e co­munitaria.

2. Approfondite competenze sulle problematiche relative alla didattica, perché l'insegnante possa essere un abile mediatore tra i vissuti degli studenti e le proposte culturali, disciplinari e traversali (informazioni, notizie, conoscenze, atteggiamenti, modelli di comportamento), nel processo di decodificazione e ricodificazione culturale che l’apprendimento scolastico deve innescare. In tal modo, la funzione docente, attraverso congrue unità di apprendimento, permetterà all’insegnante di essere capace di buona comunicazione, nel ruolo di fa­cilitatore e guida, esperta e valida, per la formazione globale degli alunni.

Si comprende facilmente l’importanza di saper riflettere su quanto si fa e di saper beneficiare al meglio del “sapere frutto di esperienza”. Essere “riflessivi nell’azione”, personalmente e anche in gruppo (come cercano di fare le cosiddette “comunità di pratica dell’apprendimento”), è ormai una mèta indiscutibile anche nell’ambito della “professione docente”.

3. Le competenze di ordine prettamente culturale e didattico si nutrono poi di conoscenze specifiche di ambito psico-pedagogico, relative ai pro­cessi evolutivi e di socializzazione generali e alle caratteristiche dell'apprendimento nelle diverse fasi dell'età scolare. Saper valutare i condizionamenti e le eventuali distorsioni, così come la capacità di intuire la necessità di fare riferimento ad altre competenze per attuare interventi di recupe­ro o di ricomposizione terapeutica (con particolare riguardo ai disturbi non solo di apprendimento, ma anche di personalità o relazionalità) è indispensabile corollario di quanto richiesto al docente che voglia esplicare a tutto tondo la sua funzione. Sono quindi necessarie conoscenze pedagogiche generali, riguardanti la natura, le finalità e le tendenze attuali dell'educazione scolastica, e in particolare le caratteristiche, i compiti e i fini della scuola, in rapporto con le diverse agenzie educative e con il mondo extra-scolastico, nel gioco sistemico delle dinamiche educative formali, non formali e informali.

4. Le competenze metodologiche generali, comuni a tutte le discipline, ed in particolare la competenza di gestione di processi di apprendimento (progettazione, attuazione, valutazione), come richiesto nel DPR 275/1999 relativo all’autonomia delle istituzioni scolastiche, consentono al docente di gestire proficuamente le classi e i gruppi di apprendimento; di saper lavorare in équipe e istituzionalmente, stimolando e attivando strategie di studio, di ricerca, di lavoro di gruppo, trasferibili facilmente dal campo dell'ap­prendimento a quello della condotta civile e democratica (come si è invitati a fare attraverso l’insieme delle educazioni affluenti nell’educazione alla convivenza civile e le pratiche dei laboratori espressivi, di recupero e di sviluppo dell’apprendimento).

5. La storia, recente e tra­scorsa, della scuola insegna quale ruolo svolga l'autorevolezza della docenza in con­nessione con la capacità di costruire buone relazioni. Le competenze di tipo relazionale sono spendi­bili sia nei rapporti con gli alunni che con colle­ghi docenti, con il personale amministrativo non docente e con il diri­gente; di particolare rilievo è poi la relazione con le famiglie. Ciò non è, tuttavia, semplicemente frutto di un innato “buon carattere”, bensì il risultato di un impegno formativo sulla propria personali­tà, che si nutre anche di scienza e opportune tecniche psicologico-sociali.

6. In questo orizzonte di senso, si intravede abbastanza chiaramente la necessità di operare una coscientizzazione di quella che potremmo dire la filosofia dell'e­ducazione e la teoria della scuola, di cui ogni insegnante è, almeno implicitamente, portatore, come singolo e come parte di un gruppo. Questa cura della mentalità richiede un aggiornamento continuo delle teorie e idee pedagogiche, dei modi di intendere l'istruzione, la formazione, l'educazione, il ruolo della scuola, in rapporto allo sviluppo e alla buona qualità della vita personale e comunitaria contemporanea.

Ma la docenza si impara anche praticandola e mantenendola viva e attiva.

In tal senso, nel profilo del docente non possono mancare la sensibilità e la capacità di promuovere l’aggiornamento continuo, come pure la cura dello sviluppo qualitativo del proprio e comune ruolo di insegnante.

In tal senso, l’appartenenza a una o più associazioni professionali di categoria e la frequentazioni di riviste, banche dati e biblioteche può essere molto utile, anche come termine di confronto. Di grande interesse si rivela anche la partecipazione attiva a gruppi o progetti di ricerca, in particolare sul modello della ricerca-azione. Non a caso, la riforma stessa prevede ritorni alla formazione di tipo universitario.

La specificità della docenza nelle scuole cattoliche è riconosciuta dalla legge 62/2000 art. 3. Nell'attuale situazione di pluralismo e innovazione socio-culturale, di multicultura e in particolare di interreligiosità, la scuola cattolica (e analogamente la formazione profes­sionale cristianamente ispirata) è chiamata a operare scelte culturali, pedagogiche e didattiche.

Proprio perché la cultura formativa attuale non è “scontata”, tutti devono ripensarla, ridefinirla, riprospettarla peda­gogicamente, rivisitando le proprie discipline nell’ottica dello spirito scientifico stesso che le pervade. Ne va della ca­ratterizzazione di scuola e formazione professionale cattolica, che comporta da un lato la capacità di mettere in campo “valori condivisi” (presenti nella Dichiarazione dei diritti umani, nella Dichiarazione dei diritti dei minori, in quella che Maritain chiamava la “Carta democratica” e nella Costituzione) e dall’altro la volontà di “differenziarsi” nella loro giustificazione. Spesso ciò può comportare una vasta e incisiva critica ai modi di vita e alla cultura di massa che circonda i ragazzi, facendone esperienza a partire dalla pratica dell’insegnamento e dalla concreta proposta educativa che viene dalle scuole cattoliche. Non si tratta però solo di una “rielaborazione culturale”, bensì di un’azione che coinvolge sia il modo di intendere, sia il modo di praticare la funzione e la professionalità docente nella scuola.

In tal senso, chi svolge o intende svolgere la funzione docente in una scuola cattolica non può lasciare in secondo piano la formazione e la cura per una solida capacità culturale cristia­namente ispirata.

Per chiunque operi nelle istituzioni formative di ispirazione cristiana si impone dunque una minima, ma consolidata formazione che orienti e motivi l’agire educativo, istruttivo e formativo, in quanto – come si è detto – l’ispirazione cristiana stessa di fatto agisce ai vari livelli delle esperienze formative della scuola cattolica. Non a caso, nella migliore e secolare tradizione educativa cristiana, sono sempre emersi alcuni tratti caratterizzanti che discendono dall’“ispirazione cristiana”.

L’“azione educativa” va intesa dunque non solo come un “educare”, cioè nutrire culturalmente l’alunno con la migliore “paideia” sociale (riletta cristianamente), ma anche ed essenzialmente come un "educere", come “risveglio” della persona e "maieutica". Ciò si fonda sulla con­cezione antropologico-cristiana dell'educando, un soggetto che non deve essere idola­trato, ma neppure semplicemente plasmato, perché è vita creata e redenta da promuovere, è persona da suscitare e da sostenere nel suo processo di crescita e di qualificazione personale dell’esistenza, propria, altrui e comune.

Questa idea di scuola, concepita come comunità educativa, non può essere disgiunta da un progetto educativo condiviso, e deve essere supportata da un ambiente educativamente accurato, vissuta in un clima di “famiglia”, praticata in stretta collaborazione con le famiglie e la comunità territoriale ed ecclesiale, fervida nell’accogliere (e proporre) iniziative di volontariato e di impegno civile ed ecclesiale. È dunque fondante la concezione del rapporto e della relazione personale come strategia "prima" dell'educare (con la tradizione di fidu­cia, stima, rispetto, dialogo, incontro, proposta, che essa comporta; e anche nella saggia attenzione alle tecnologie educative che l'innovazione scientifico-tecnologica offre).

L'istruzione è un’illuminazione della mente per irrobustire il "cuore", e l'educazione scolastica è, sì, stimolazione e formazione intellettuale, ma anche (e forse soprattutto) "questione di cuore", di "buon esempio", di ragionevolezza, di bontà, di “amorevolezza” e di giustizia.

La scuola cattolica necessita di una cultura ispirata ad un "umanesimo inte­grale", sia come forma che come contenuto dell'educare.

Gli insegnanti di oggi sono chiamati a continuare e rinnovare tale fonte ispirativa della tradizione e in tal senso ne debbono essere messi formativamente a parte.

D’altra parte, questi “stili” di pratica scolastico-didattica trovano il loro riferimento in una concezione cristiana della vita e del mondo. Anche i concetti stessi di persona, personalizzazione, educazione, istruzione e formazione assumeranno allora un significato diverso rispetto ad altre concezioni, che pure ritengono di mettere la persona al centro dell’azione educativa e che si rifanno a punti di vista filosofici di varia natura, oppure a visioni socio-politiche che assumono come quadro di riferimento le dichiarazioni dei diritti umani o quelle dei minori.


7.3 FORMAZIONE DEL PERSONALE
Perché tutto questo possa attuarsi, la nostra Scuola opera costantemente per la formazione e l’autoformazione dei docenti. Se il docente deve configurarsi come colui che, più di chiunque altro, nell’arco del ciclo scolastico, promuove, diffonde e tramanda un sapere, è allora scontato che tra i suoi “obblighi” professionali ci sia la formazione continua. I saperi, infatti, non sono statici, per cui ciò che abbiamo appreso una tantum non è più passibile di cambiamenti; i saperi cambiano e si evolvono, sia nei contenuti che nei metodi. Se i docenti non continuassero il loro iter formativo, rischierebbero di lavorare su contenuti inattuali, utilizzando approcci anacronistici.

Tra i numerosi corsi di formazione che gli enti educativi e le istituzioni promuovono in Provincia e in Regione, alcuni sono di ambito specificamente disciplinare, inerenti cioè ai contenuti propri di ciascuna materia, altri di natura trasversale, riguardanti competenze che ogni insegnante dovrebbe padroneggiare per una consapevole pratica professionale, come la progettazione didattica, la verifica e la valutazione degli apprendimenti, l’elaborazione di percorsi personalizzati per studenti con specifiche difficoltà di apprendimento.

Gli insegnanti del San Giuseppe hanno l’abitudine di organizzare brevi corsi di formazione interna per mettere a disposizione dei colleghi le proprie competenze. Tra i corsi trasversali realizzati durante gli anni passati si possono citare quelli di informatica e quelli relativi agli strumenti da adottare nella progettazione di percorsi personalizzati e individualizzati per gli studenti in difficoltà e quelli riguardanti gli studenti con B.E.S. e D.S.A. Relativamente alla formazione specifica, invece, il confronto tra colleghi della medesima disciplina sulle principali novità metodologiche proposte nel territorio è prassi ormai più che consolidata. Molti di questi corsi sono stati realizzati in verticale con docenti di altri ordini di scuola.

Nel precedente e corrente anno scolastico, le apposite commissioni dei diversi ordini di scuola hanno lavorato, secondo le più recenti indicazioni del MIUR, sul processo di autovalutazione, mediante la stesura del R.A.V., cioè il Rapporto di Autovalutazione.

Per questo anno scolastico il gruppo di lavoro ha progettato e condiviso il Piano di Miglioramento partendo dalle priorità del R.A.V..

Sono stati progettati incontri con una psicopedagogista e con una psicologa con i seguenti obiettivi:



  • Favorire e sostenere i processi di apprendimento nel quadro dello sviluppo integrale della persona.

  • Favorire il successo formativo di ciascun alunno all’interno di percorsi personalizzati.

  • Prevenire le difficoltà di apprendimento.

  • Potenziare e sviluppare le competenze fonologiche, metafonologiche e grafo-motorie alla base degli aspetti esecutivi della lettura e della scrittura; verificarle sistematicamente con la somministrazione delle prove M.T. , con particolare attenzione nel primo biennio.

  • Interpretare i segni, i colori, i significati dei disegni dei bambini: “non di rado i bambini disegnano proprio ciò che non dicono o non vogliono ammettere”.

  • Favorire la proficua collaborazione tra scuola-servizio sanitario e famiglia a sostegno del percorso scolastico.

Gli incontri sono un momento di ascolto, confronto, dibattito fra docenti e docenti e specialiste.

Hanno lo scopo di formare gli insegnanti per metterli in condizioni di fare un bilancio in itinere che sollecita il riorientamento dei percorsi e l’individuazione di nuovi approcci metodologici per superare le problematiche rilevate.

I docenti sono formati anche sull’utilizzo di software didattici e testi specifici dopo un’analisi attenta e una correlazione precisa da parte delle specialiste con i bisogni formativi dei bambini in difficoltà.
7.4 RUOLO DEL COLLEGIO DOCENTI
Il Collegio dei Docenti ha individuato le finalità di seguito riportate come punti di riferimento culturali e formativi da perseguire nella progettazione delle unità di lavoro didattico e dei laboratori. Le competenze disciplinari che i docenti si propongono di sviluppare con i loro interventi didattici programmati hanno infatti come sfondo questi assi valoriali:

a. Sviluppo dell’identità personale

Saper ascoltare, riconoscere e rispettare le diversità, comprendendo il valore e l’importanza della relazionalità, tra pari e con gli adulti, nelle sue diverse declinazioni: confronto, conflitto, amicizia, sostegno, impegno comune.



b. Ricerca del significato delle proprie esperienze

Interpretare e analizzare fatti e fenomeni dei contesti vicini e lontani per cogliere le interdipendenze, i problemi, i valori in gioco e le strategie complesse per ipotizzare delle soluzioni.



c. Riflessività e autonomia di giudizio

Comparare le varie informazioni ricevute per cogliere analogie e differenze, per interpretarle in chiave critica. Organizzare e interpretare i dati secondo il tipo di problema da risolvere, selezionando i contenuti utili delle varie discipline.



d. Orientamento personale per una progettazione consapevole

Sapersi inserire in modo progettuale nella classe per contribuire con proposte allo sviluppo del contesto scolastico, facendo leva sulle proprie idee, attitudini, risorse, competenze.



e. Sviluppo della responsabilità personale

Assumere responsabilità in rapporto ai compiti assegnati e alle scelte effettuate autonomamente, anche nei confronti di altre persone.



f. Collaborazione e gestione dei conflitti

Sviluppare la consapevolezza del proprio e dell’altrui ruolo nel gruppo, provando ad elaborare e applicare semplici strategie di negoziazione e contribuendo alla realizzazione di eventuali progetti comuni.



g. Comunicazione

Rappresentare e comunicare in modo efficace eventi, fenomeni, concetti, principi, emozioni, sentimenti, pareri, con l’uso di linguaggi disciplinari diversi e con soluzioni comunicative creative.



h. Cittadinanza e Costituzione

Il Presidente emerito della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha ribadito, in occasione del 60° anniversario della Costituzione Italiana, l’importanza di “insegnare, studiare e analizzare nelle scuole il dettato costituzionale per offrire ai giovani un quadro di riferimento indispensabile a costruire il loro futuro di cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri”. Con la legge n. 169 del 30 ottobre 2008, il MIUR, in continuità con lo spazio riservato all’interno delle discipline di studio all’educazione alla cittadinanza, ha introdotto nel curriculo della scuola secondaria di primo grado un’ora settimanale dedicata all’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, con l’intento da un lato di stimolare negli allievi la capacità di sentirsi cittadini attivi, che esercitano diritti inviolabili e rispettano i doveri inderogabili della società di cui fanno parte, dall’altro di conoscere il documento fondamentale della nostra democrazia e di entrare in possesso dei valori utili ad esercitare la cittadinanza a tutti i livelli. L’obiettivo finale è quello di insegnare alle giovani generazioni come esercitare la democrazia nei limiti e nel rispetto delle regole comuni: obiettivo tanto importante e trasversale da dover essere perseguito con i contributi forniti da ciascun docente. Per questa ragione tale insegnamento non è stato denominato “educazione civica” o “educazione alla Costituzione e alla cittadinanza”: perché l’educazione e il carattere educativo qualificano ogni insegnamento e ogni relazione interpersonale che si svolgano nella nostra scuola. Si vuole quindi evitare il rischio di delegare a questo solo insegnamento preoccupazioni e compiti di natura educativa che, invece, devono coinvolgere per forza di cose tutti i docenti (con il loro esempio) e tutte le discipline (con particolari curvature del loro insegnamento). Questa dimensione trasversale, con cui il nostro Istituto ha sempre impostato l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, è confermata dalla circolare ministeriale n. 86 del 27 ottobre 2010 attuativa della legge 169/2008.

Poste queste premesse, lo studio della Costituzione è affrontato per consentire agli allievi di impossessarsi del documento fondativo della democrazia nel nostro Paese, quale “mappa valoriale” utile alla costruzione della propria identità.

La scuola secondaria di primo grado “San Giuseppe” intende raccogliere queste sollecitazioni culturali fornite dal MIUR, rendendole operative a partire dal percorso già intrapreso negli anni scorsi nell’ambito dell’“educazione alla cittadinanza”: il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, finalizzato a dotare gli allievi degli strumenti necessari ad esercitare una cittadinanza attiva, resta infatti l’obiettivo ultimo non soltanto dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”, ma di tutto il percorso triennale e, in forza di ciò, continua ad orientare la progettazione educativo/didattica dei consigli di classe nell’elaborazione delle Unità di lavoro Didattico individuale e interdisciplinare.



7.5 UNA SCUOLA INCLUSIVA

Ogni individuo racchiude in sé infinite e peculiari potenzialità. Educare significa tener conto delle caratteristiche di ciascun bambino per raggiungere gli obiettivi previsti nell’ambito di un percorso didattico che conduce alla formazione di colui che impara, ma anche di chi insegna.



CHE COS’E’ L’INCLUSIVITA’

La scuola, in accordo con la Costituzione Italiana, si propone di superare il concetto di sola integrazione degli alunni che presentano disabilità a vario titolo.

Gli alunni possono, in modo permanente o temporaneo, presentare BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI e la scuola deve, a partire dal POF (Piano dell’Offerta Formativa), pensare ad un piano di inclusione che preveda i sostegni e gli aiuti necessari per rispondere alle differenti richieste poste da ogni bambino.

E’ importante non confondere questa apertura con una scorciatoia: non si tratta di estendere a tutti i ragazzi che presentano delle difficoltà scolastiche dei privilegi o degli sconti sugli obiettivi, ma si tratta di pensare a strumenti efficaci per consentire agli alunni con particolari requisiti di raggiungere i traguardi di competenza richiesti.



UNA SCUOLA INCLUSIVA

INTEGRAZIONE DI ALUNNI IN SITUAZIONE DI DISAGIO

Nuovi gruppi di lavoro e diversi riferimenti legislativi sono stati presi in considerazione per raggiungere gli obiettivi che caratterizzano da sempre la nostra scuola. Citiamo solo i più importanti

Articolo 3 della Costituzione

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.



E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti e lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Articolo 34 della Costituzione

La scuola è aperta a tutti.



L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”

Decreto n.5669/11, attuativo della Legge n.170/10

Vengono riconosciute la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come DSA e viene tutelato il diritto allo studio, puntando su nuove metodologie didattiche e valutative, nonché sulla formazione dei docenti.

GLI E GRI: Gruppo di Lavoro per l’Inclusione e Gruppo di Ricerca per l’Inclusione

Per rendere più chiaro ed esplicativo il percorso che la scuola predispone al fine di ottenere lo sviluppo delle potenzialità degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, diventa necessario spiegare gli acronimi e la nomenclatura che vengono utilizzati nella redazione del programma didattico.



DSA: Disturbi Specifici di Apprendimento

BES: Bisogni Educativi Speciali

PAI: Piano Annuale per l’Inclusività

PDP: Piano Didattico Personalizzato

GLI: Gruppo di Lavoro per l’Inclusività

GRI: Gruppo di Ricerca per l’Inclusività

Occorre, ora, contestualizzare queste sigle nella concretezza dell’itinerario didattico ed educativo che l’Istituto “S. Giuseppe” si propone di compiere.

La conoscenza del significato delle sigle sopra citate faciliterà la comprensione dell’azione determinante che la scuola riveste nella formazione dell’alunno, in costante e continua interazione con le famiglie ed il gruppo-classe.

La Scuola ogni anno predispone un piano personalizzato di apprendimento significa fornire al bambino tutti gli strumenti per superare le difficoltà da lui manifestate, mettendo a sua disposizione sussidi didattici e metodologie a lui adeguate e continuamente modulate a seconda delle sue esigenze.

Per questo è importante un confronto assiduo con la famiglia, che diventa fondamentale per la formazione completa del bambino.

Il Piano Didattico Personalizzato ha lo scopo di offrire l’opportunità ad ogni alunno di imparare e di socializzare, senza che lui e la famiglia si sentano discriminati o privilegiati.

Sarà intenzione dei docenti, come già è avvenuto negli anni precedenti, avvalerci della collaborazione, anche attraverso incontri con docenti e famiglie, di associazioni specializzate in BES e DSA. Tali incontri si sono rivelati particolarmente proficui anche per l’individuazione degli strumenti necessari a facilitare l’apprendimento degli alunni. Per esempio ad un ragazzino discalculico si potrà permettere di effettuare i calcoli con la calcolatrice, consentendogli così di non disperdere energie e concentrazione nell’esecuzione del calcolo, ma favorendo la comprensione della soluzione del problema nei suoi diversi passaggi.

Genitori ed insegnanti, dunque, collaborino per passare dall’essere canotti o salvagente a diventare trampolini di lancio per gli scolari ed i figli.

Per raggiungere questo obiettivo è importante approntare un PAI (Piano Annuale di Inclusività), nel quale esplicitare le modalità di intervento e i progetti per il futuro.

Si tratta di un esercizio che non è fine a se stesso, ma ci aiuta a riflettere in modo sistematico, al fine di creare una scuola davvero accogliente per tutti i ragazzi, qualunque siano i loro bisogni educativi, quindi anche per coloro che sono “particolarmente dotati”. Ogni alunno, infatti, è speciale nella propria individualità.

L’Istituto “S.Giuseppe”, sulla base delle esperienze svolte durante gli anni scolastici precedenti, si propone di:


  • Lavorare in modo verticale con le insegnanti dei diversi ordini scolastici

  • Coinvolgere tutti i coordinatori di classe

  • Progettare l’inclusività a lungo termine

  • Formare tutti gli insegnanti

A tal fine sono stati costituiti il GRI ed il GLI.

GRUPPO DI RICERCA PER L’INCLUSIONE (GRI) [Gruppo verticalizzato]

  • S
    Scuola Secondaria di Primo Grado

    Poli Annalisa, Venturelli Laura
    Scuola Primaria

    Proietti Ginetta, Xella Patrizia, Brunelli Annamaria






    i propone la redazione ed il monitoraggio del Piano Annuale

per l’Inclusività.

  • Si aggiorna sulla normativa, trasferendo le informazioni al Collegio dei Docenti.

  • Mantiene i rapporti con specialisti,

famiglie e consulenti esterni.

  • Accompagna i ragazzi nel passaggio dalla Scuola Primaria alla

Secondaria.

  • Orienta i ragazzi nella scelta della

Scuola Secondaria di secondo grado

GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE (GLI)

  • S
    Scuola Secondaria I grado:

    Poli Annalisa e Coordinatori di classe


    Scuola Primaria

    Proietti Ginetta, Xella Patrizia, Brunelli Annamaria

    i occupa della redazione del PDP,

ponendosi come tramite tra consiglio di classe, strutture sanitarie, famiglie e ragazzi.

  • Verifica certificazioni e documenti.

  • Si aggiorna su meta cognizione,

strumenti compensativi e misure dispensative.

  • Si documenta e aggiorna sulla didattica speciale.

  • Valuta quali ragazzi sottoporre al

consiglio di classe per valutare se abbiano bisogni speciali.

PROGETTI PER UNA SCUOLA INCLUSIVA

Poiché una didattica basata anche sull’impiego di nuove tecnologie e di vari strumenti di verifica si è rivelata utile a tutti gli scolari, oltre ad essere necessaria agli alunni con BES, la scuola cercherà di estendere ad ogni classe



  • L’uso di strumenti audiovisivi o, in genere, multimediali

  • L’impiego della LIM (lavagna interattiva multimediale), progetto Teachermappe

  • La realizzazione di mappe e tabelle

  • L’impiego dell’aula di informatica

  • La realizzazione di presentazioni personalizzate a cura degli studenti, per approfondire argomenti di loro interesse.

Nel corso del corrente anno scolastico il nostro istituto si propone di dare risposta ad esigenze formative di vario livello:

  • Sensibilizzare tutti gli studenti sulle caratteristiche e sulle esigenze dei compagni con BES ed evitare che questi, sentendosi “diversi”, rifiutino gli strumenti ai quali hanno diritto.

  • Collaborare con le famiglie per guidare i bambini a rispondere il più possibile ai loro bisogni educativi, speciali e non.

  • Ottenere una consulenza specialistica per l’interpretazione della normativa specifica e per la redazione del Piano Didattico Personalizzato.

  • Superare il disagio e contribuire alla formazione integrale della persona.

7.6 L’APPRENDIMENTO, IL METODO DI STUDIO E L’AMBIENTE DI APPRENDIMENTO

Se fino a circa vent’anni fa la riflessione didattica si è sempre concentrata sul momento dell’insegnamento, cioè sul cosa e sul come insegnare, oggi le scienze dell’educazione hanno spostato l’attenzione sull’apprendimento e sul rapporto insegnamento/apprendimento, sottolineando la reciprocità e l’interdipendenza di tale relazione.

Per quanto concerne il secondo dei due poli, che è anche il più interessante in quanto meno esplorato, un importante contributo è stato apportato dalla psicologia cognitiva, che, pur rischiando di ridurre la mente umana ad un complesso elaboratore di dati, ha capito che il suo funzionamento è di tipo “reticolare”. Un’informazione ricevuta, cioè, non viene inserita casualmente in un disordinato deposito di altre informazioni, ma viene messa in relazione con altre che con essa stabiliscono un nesso. L’informazione, dunque, ha bisogno di essere messa in comunicazione con il patrimonio di conoscenze già consolidato nell’alunno. Apprendere è infatti una sorta di incastro, di inserimento del nuovo nel sapere preesistente, una dipendenza del nuovo dal “già noto”.

È dimostrato che quando le informazioni nuove non vengono “agganciate” alle vecchie, restano inutilizzabili e sono destinate a perdersi. Quando invece sono inserite all’interno di una rete di altre conoscenze, restano, poiché stabiliscono collegamenti che addirittura possono accrescere la funzionalità e l’efficacia del sapere già acquisito. Oltre alla comprensione dell’informazione nuova, vi è anche un’illuminazione di ritorno delle conoscenze pregresse.

Comprendere (cum + prehendo = prendere insieme, abbracciare con la mente) vuol dire dunque creare delle relazioni, dove il prefisso cum sottolinea proprio la dimensione di relazione necessaria per l’assimilazione di conoscenze.

Spesso, tuttavia, non basta fornire conoscenze che abbiano un legame con quelle precedentemente acquisite: spetta al docente, il quale sa misurare il livello di preparazione degli alunni e ne conosce i prerequisiti, sottolineare le connessioni del nuovo con il vecchio, poiché nei processi cognitivi non c’è niente di automatico e ciascuno risponde in modo del tutto personale alle sollecitazioni esterne. Ecco allora l’importanza che riveste la capacità del docente – attraverso gli esempi, i confronti tra discipline, i paralleli con la vita quotidiana, i ripassi funzionali, ecc. – di facilitare la creazione nell’alunno di reti cognitive. Per raggiungere questi obiettivi si servirà di mappe concettuali e schemi nei quali le “frecce” non indicano collegamenti casuali, ma i fili di una complessa regnatela, quella del pensiero.

Anche in passato, d’altronde, quando le scienze cognitive non avevano ancora apportato il loro contributo alla didattica, i professori più bravi erano quelli che davano grande importanza ai cosiddetti “collegamenti”, poiché avevano intuito che un’intelligenza che sappia muoversi con agilità tra diverse discipline e contenuti di cui è in possesso è più completa e ricca di un’intelligenza che si muove per compartimenti stagni. Per favorire l’interdisciplinarietà e la capacità degli studenti di operare collegamenti tra i diversi saperi, la scuola attiva ogni anno un percorso interdisciplinare incentrato su uno specifico tema, scelto dal Collegio docenti prima dell’avvio delle attività scolastiche.

Per il corretto apprendimento, è certamente fondamentale che gli studenti acquisiscano un efficace e sicuro metodo di studio. La nostra scuola si impegna a fornire agli alunni indicazioni e strategie per migliorare il proprio metodo di studio, sia in classe che a casa. Pertanto i docenti non mancheranno di promuovere negli studenti:

- una corretta organizzazione del tempo di studio, sia giornaliero, sia settimanale;

- la consapevolezza dell’utilità di svolgere gli esercizi dopo lo studio delle regole;

- l’abitudine all’esercizio costante degli appunti (dalla classe II della Sec. I°);

- la consuetudine alla costruzione di schemi, tabelle, mappe concettuali e sintesi;

- la pratica dello studio in piccoli gruppi (in particolari occasioni, come per le ricerche o la preparazione agli esami).

L’AMBIENTE DI APPRENDIMENTO

Puntare sulla “qualità” della relazione educativa non significa solo prendersi cura dell’alunno. Cura è ascolto, accompagnamento, attenzione, tenerezza, empatia, disponibilità, ma significa anche prendersi cura della conoscenza, dell’imparare a ragionare insieme utilizzando il contributo di tutti, stimolando capacità critiche e creative, sviluppando competenze linguistiche nel confronto dialogico, nella narrazione.

Questa attenzione implica scommettere sull’apprendimento in un gruppo, sulla classe come ambiente di cooperazione (e non di competizione); sulla cura del contesto, sulla mediazione comunicativa e didattica, sulla facilitazione dell’accesso alla conoscenza. I gesti che aiutano l’apprendimento devono essere ripetuti molte volte. Lavorare sull’identità, sulla memoria, richiede tempi lunghi, lentezza; implica saper perdere tempo per poterlo riguadagnare.

Per interessare i bambini e gli adolescenti di oggi, la scuola deve progettare forme articolate di mediazione e di comunicazione. L’ambientazione didattica dei saperi deve saper raggiungere diversi tipi di intelligenza. Gli studenti, infatti, possono presentare consistenti differenze nei modi e nei tempi di apprendimento, in rapporto a variabili soggettive, alle identità sociali e culturali, all’età e non solo. La classe autentica si modula quindi su stimoli intellettivi differenziati.

Non è in gioco solo il recupero di una modernità multimediale, ma anche di un ambiente fisico, di un faccia a faccia, di un incontro di corpi che “pensano”. Il curricolo deve essere “situato” in un contesto. Costruire un ambiente “educativo” di apprendimento significa operare la connessione tra saperi didattici ed organizzativi. Ma significa anche riscoprire la centralità della motivazione, delle emozioni, del dare un “senso” all’esperienza della scuola: la qualità dell’apprendimento, infatti, si intreccia strettamente alla motivazione che il docente riesce a suscitare nei propri allievi. La nostra scuola si impegna a creare uno scenario scolastico positivo, di fiducia, di recupero della comunicazione, di sostegno all’impegno, alla motivazione, alla fatica.

L’autonomia organizzativa e didattica assume un significato autenticamente pedagogico se è finalizzata alla costruzione di un ambiente educativo di apprendimento, riscopre la centralità del “fare scuola”, mette a disposizione dell’aula le necessarie risorse pedagogiche, metodologiche, organizzative.

GLI STILI DI APPRENDIMENTO

Ogni alunno apprende in modo personale e diverso dagli altri, adottando prevalentemente una o più strategie che facilitano il proprio apprendimento. Queste strategie sono definite “stili di apprendimento”: si tratta delle diverse modalità di percezione, elaborazione e memorizzazione dei dati che ogni studente privilegia durante lo studio, nello svolgimento dei compiti a casa, nella soluzione di problemi cognitivi e durante le lezioni scolastiche.



I compiti di apprendimento – a scuola come a casa – dovrebbero cercare di soddisfare la grande varietà di stili apprenditivi presenti nell’intero gruppo-classe. In questo, centrale è la figura dell’insegnante, che con la sua scelta di compiti e con la gestione della lezione e dei diversi momenti educativi può contribuire a realizzare una didattica il più possibile varia e bilanciata, adatta a tutti gli studenti della classe, valorizzando al meglio la vasta gamma delle diversità apprenditive individuali. Il docente, in sintesi, deve sempre pensare alla propria classe nei termini di forme, modalità, strategie di apprendimento diversificati. Tra gli stili di apprendimento più diffusi vi sono lo stile visivo, lo stile verbale e lo stile cinestetico:

  • Lo stile di apprendimento visivo.

In questo caso il canale sensoriale preferito dallo studente è quello visivo. Pertanto lo studente apprende meglio tramite immagini, schemi visivi, video, disegni, grafici e tabelle. Nel memorizzare, tende a visualizzare immagini che rappresentano gli argomenti trattati. La memoria visiva è quindi molto più accentuata rispetto a quella verbale. Per valorizzare le capacità di apprendimento degli studenti caratterizzati dallo stile apprenditivo visivo, l’Istituto San Giuseppe mette a disposizione di studenti e insegnanti diverse LIM (lavagne interattive e multimediali), tramite le quali il docente può mostrare alla classe immagini, video, slides in power-point, filmati e schemi. Il programma di Anastasis Supermappe, disponibile in ogni LIM in dotazione, viene utilizzato dagli insegnanti per la costruzione in classe di mappe concettuali e schemi riassuntivi ricchi di colori e immagini, per facilitare l’apprendimento e la memorizzazione e per mantenere sempre viva l’attenzione in classe.

  • Lo stile di apprendimento verbale.

Il canale sensoriale preferito dallo studente è, in questo caso, quello acustico. Lo studente apprende meglio ascoltando e studiando i testi scritti, ricorda meglio i concetti e le parole ascoltati o letti. Predilige istruzioni verbali o scritte. L’elaborazione delle informazioni procede, dunque, meglio attraverso l’uso delle parole piuttosto che delle immagini. Nella comunicazione, lo studente presta molta attenzione a ciò che viene detto e al tono di voce dell’interlocutore. Per valorizzare questo stile di apprendimento, il docente farà spesso ricorso alla lezione di tipo “tradizionale”, cioè si avvarrà della spiegazione a voce alta, alternata alla lettura del libro di testo. Nonostante il ricorso a strumenti didattici informatici e multimediali, rimangono infatti centrali la lettura e lo studio del manuale cartaceo. Anche la scrittura alla lavagna (che non è stata eliminata, ma rimane tuttora in ogni classe dell’Istituto San Giuseppe e affianca la lavagna multimediale) o alla LIM può contribuire alla memorizzazione e al corretto apprendimento. Non solo gli studenti saranno educati all’ascolto della spiegazione e della lettura dal libro di testo, ma anche alla discussione e allo scambio di idee tra studenti e insegnante. L’Istituto San Giuseppe ha deciso di dedicare un’ora alla settimana alla narrativa, cioè alla lettura in classe di un romanzo scelto dall’insegnante: si tratta di una scelta irrinunciabile, in quanto invita alla lettura a voce alta e, pertanto, condivisa.

  • Lo stile di apprendimento cinestetico.

È uno stile cognitivo contraddistinto dal movimento, dalla volontà di essere attivi. Molte informazioni arrivano dai recettori (nei muscoli, tendini, articolazioni) grazie alle sensazioni tattili e termiche, o grazie alla cinestesia (percezioni provenienti dai movimenti). Per valorizzare questo stile di apprendimento, i docenti del San Giuseppe affiancano alla didattica tradizionale una didattica di tipo laboratoriale, che permette agli studenti di implementare la capacità di lavorare in equipe, ma anche di produrre in prima persona materiali e conoscenza. La nostra scuola è infatti dotata di diversi laboratori: di Fisica, Scienze, Tecnologia e Informatica. In questi laboratori, in cui si cerca di andare regolarmente, è possibile svolgere lezioni improntate sul “fare” e sugli esperimenti. Queste lezioni sono una risorsa preziosa per i nostri ragazzi perché sono stimolati nell’osservazione della realtà. Questo approccio di lavoro consente, attraverso una sollecitazione degli allievi, di far loro esprimere il proprio punto di vista, di confrontarlo con i compagni e sottoporre a verifica le proprie affermazioni, di accrescere le loro abilità logico-linguistiche e progettuali, le loro capacità di osservare e di porsi domande e di valutare ciò che conoscono. Gli studenti diventano così protagonisti attivi e propositivi dell’attività di formazione. Le competenze che cerchiamo di sviluppare in laboratorio sono le seguenti:

  • osservare cogliendo l'aspetto scientifico della realtà;

  • osservare con stupore le meraviglie dell’universo;

  • osservare i fenomeni prodotti in laboratorio rapportandoli alla realtà;

  • distinguere all'interno di un fenomeno reale le leggi della fisica o della chimica;

  • verificare che anche gli strumenti più semplici sono regolati da leggi fisiche;

  • descrivere con chiarezza e con terminologia specifica una situazione reale ed esperimenti di laboratorio.

Non solo la didattica laboratoriale, ma anche l’Educazione fisica acquisisce particolare importanza per gli studenti che prediligono questo particolare stile di apprendimento: attraverso le esercitazioni individuali, il docente di Educazione fisica potrà educare l’alunno al movimento ed allo sviluppo delle abilità motorie, in concordanza con le fasi sensibili della crescita evolutiva; attraverso i giochi di squadra si educherà il bambino alla socialità, alla collaborazione di gruppo, al rispetto del prossimo e delle regole condivise, al giusto valore allo spirito di competitività. Le proposte didattiche, per quanto riguarda l’Educazione fisica, avranno sempre carattere ludico, al fine di stimolare la partecipazione di tutti gli alunni e ad esercitare le funzioni sia organiche sia psicologiche, mediante attività ricreative che siano il più possibile coinvolgenti per l’intero gruppo classe.

Non solo i docenti gestiranno i tempi di lezione in modo da valorizzare tutti i diversi stili di apprendimento, ma aiuteranno anche gli studenti a rafforzare e interiorizzare diverse e nuove strategie cognitive. La capacità di apprendere, infatti, pur essendo, nelle sue caratteristiche, in parte innata nel soggetto, si modifica e si potenzia anche in rapporto al lavoro svolto dal docente in classe. L’insegnante potrà talvolta condurre la lezione procedendo secondo il metodo induttivo, partendo dai fenomeni e dal particolare, per lasciare che siano gli studenti a scoprire la teoria, arrivando autonomamente a comprendere la regola generale. Altre volte, sarà cura dell’insegnante rafforzare il pensiero deduttivo, partendo dalla teoria generale per arrivare al singolo fenomeno, di modo che gli studenti, dalle leggi e dalle regole, possano giungere a ipotizzare il singolo fenomeno. Il docente cercherà di rafforzare lo stile di apprendimento sistematico, invitando gli studenti a procedere gradualmente, prendendo in esame le singole variabili e seguendo precise istruzioni di lavoro, senza tuttavia tralasciare di alternare a questa metodologia di lavoro i momenti dedicati alla creatività e allo stile di apprendimento intuitivo, congeniale agli studenti che privilegiano l’immaginazione, l’ipotesi da ideare e verificare.



7.7 OBIETTIVI FORMATIVI TRASVERSALI

Obiettivi comportamentali

- Partecipare attivamente alle lezioni

- Dialogare costruttivo con insegnanti e compagni

- Rispettare le regole della convivenza scolastica

- Essere disponibili all’ascolto e al rispetto reciproco

- Essere curati e attenti nell’uso del materiale scolastico



Obiettivi cognitivi

- Ascoltare con attenzione ed essere in grado di comprender correttamente i contenuti dei messaggi.

- Comunicare le conoscenze acquisite in modo ordinato, per mezzo dei linguaggi, specifici e di buona padronanza della lingua italiana.

- Esporre in modo chiaro i risultati delle attività individuali o di gruppo.

-Confrontare dati e contenuti e operare scelte.

- Scomporre un contenuto o un oggetto nelle sue singole parti.

- Distinguere le informazioni principali in un contesto

- Formulare messaggi riguardanti la propria esperienza personale.

- Osservare fatti e fenomeni distinguendone i vari elementi.

- Leggere correttamente, comprendendo il significato.

- Comprendere un testo scritto individuando le informazioni principali.

- Analizzare i testi orali e scritti individuandone la struttura, il contenuto.

- Applicare tecniche di sintesi

- Utilizzare strategie risolutive in situazioni problematiche diverse.

- Saper esprimere una valutazione con argomentazione.

7.8 LE METODOLOGIE DIDATTICHE E MULTIMEDIALITA’

Per quanto la didattica sia una scienza senza certezze, tutti gli esperti in materia concordano su una finalità imprescindibile: formare l’alunno competente, cioè capace di un uso personale, rielaborato e critico di quanto appreso. L’apprendimento reticolare di cui si è parlato sopra appare, ad oggi, quello che più di ogni altro adempie a tale finalità. Collegare gli argomenti studiati, infatti, fa sì che le conoscenze non siano isolate, ma utili per i diversi contesti della vita quotidiana

I progetti interdisciplinari, fin dalla Scuola Primaria, e la preparazione del nucleo tematico per l’esame orale conclusivo del Primo Ciclo d’Istruzione sono solo due esempi della notevole importanza che la nostra scuola ha sempre attribuito a questo aspetto reticolare dell’apprendimento e, più in generale, al rapporto insegnamento/apprendimento.

Ma al di là dei progetti trasversali, l’acquisizione reticolare dei saperi è sostenuta dalle strategie tecniche che possiedono i docenti, i quali cercano di tenersi costantemente aggiornati sulle novità in materia di didattica e hanno l’abitudine, anche perché le dimensioni del collegio lo permettono, di confrontarsi spesso tra loro.

Ma perché un sapere venga recepito in modo adeguato, è necessario che scaturisca dai bisogni-interessi degli allievi, dalla cultura e dai valori della società cui appartengono.

Solo se si affrontano i problemi socio-culturali del contesto di vita dei ragazzi l’educazione diventa “viva”.

La scuola si impegna quindi a costruire dei percorsi formativi corrispondenti ai bisogni degli alunni, ad offrire loro strumenti e condizioni che consentano di affrontare i problemi che emergono dalla società, partendo sempre dall’analisi delle loro situazioni ed esigenze esistenziali.

Un’informazione deve essere infatti interessante o attuale. È interessante se esprime novità o vantaggio oppure se promuove una partecipazione, un movimento emozionale. È attuale invece se una situazione di oggi – per analogia o per contrasto – richiamerà proprio questa informazione.

I docenti hanno dunque il compito di selezionare i “saperi irrinunciabili”, consapevoli che le informazioni delle quali oggi ogni persona può fruire sono tanto numerose che è impossibile apprenderle tutte e che diventano spesso obsolete da un giorno all’altro. Ma che cosa è irrinunciabile? Dove finisce la rigidità dei programmi e dove comincia la libertà del docente?

Lo sviluppo delle tecnologie informatiche, in questi ultimi anni, ha sensibilmente influenzato gli approcci metodologici relativi alla didattica.

L’installazione di Lavagne interattive multimediali (LIM) e l’adesione al progetto Mille classi digitali per la Scuola Secondaria di I°. hanno portato i docenti della nostra scuola all’utilizzo di nuove tecnologie didattiche.

La novità più interessante offerta dall'utilizzo dei prodotti multimediali è quella di facilitare e stimolare l'apprendimento.



LIM

La lavagna interattiva è uno strumento che racchiude in un unico oggetto le principali tecnologie didattiche precedentemente utilizzate.

Le lavagne interattive multimediali, favoriscono l'apprendimento visivo e quindi costituiscono un utile strumento didattico in grado di rispondere alle esigenze di un grande numero di studenti, compresi gli studenti con DSA. L'uso di materiale visivo infatti favorisce l'apprendimento agevolando i processi mnemonici dal momento che la memoria delle immagini è molto più persistente rispetto a quella di stimoli di tipo acustico.

I punti di forza della LIM consistono nella chiarezza degli stimoli, nelle dimensioni delle immagini, nella presenza di uno schermo dinamico, nella possibilità di creare, spostare, recuperare e salvare una grande quantità di risorse. Stimolando più canali percettivi si incontrano le esigenze di studenti con stili diversi di apprendimento.


Le mappe concettuali sono state anche definite come "sistemi di rappresentazione mentale delle conoscenze"; il lavorare nella costruzione di esse favorisce e sviluppa quella che viene definita "metacognizione", quella che dà significato alla organizzazione delle conoscenze ed al senso stesso delle conoscenze. Si apprende non solo a imparare, ma a dare organizzazione e senso all'imparare.

7.9 I LIBRI DI TESTO

Nella scelta dei libri e delle strumentazioni didattiche, la scuola assume come criteri di riferimento la validità culturale e la funzionalità educativa, unitamente alla rispondenza alle esigenze dell’utenza, in linea con le normative ministeriali.

Attualmente tutti i libri sono in formato misto (cartaceo e digitale), in qualche caso con inserti specifici per gli alunni con BES.

La scelta dei libri di testo si fonda sui seguenti criteri:



  • attualità dei contenuti e della documentazione;

  • leggibilità del testo;

  • apparato didattico operativo ed efficace;

  • adeguato corredo di immagini e schemi grafici;

  • peso entro i limiti fissati dalla legge;

  • coerenza con i programmi ministeriali.

7.10 I COMPITI A CASA

La finalità che il gruppo docente persegue nell’assegnazione agli allievi del compito a casa è duplice: innanzitutto, si tratta di stimolare nell’alunno le competenze di rielaborazione personale nel gestire un apprendimento personalizzato ed autonomo; inoltre, si mira ad una assimilazione dei contenuti proposti in classe.

Nell’assegnazione dei compiti da svolgere a casa, il docente opera in coerenza con la programmazione didattica del Consiglio di classe, tenendo presente la necessità di richiedere agli studenti ragionevoli tempi di studio. Nel rispetto degli obietti formativi, si cercherà di assicurare agli alunni, nelle ore extra-scolastiche, il tempo necessario per le attività scelte insieme alla famiglia.

Sulla base delle indicazioni del Collegio Docenti, i Consigli di classe hanno stabilito i seguenti criteri di tollerabilità e adeguatezza:



  • nei periodi di vacanze (intermedie e/o estive), la proposta di attività domestiche deve consentire la partecipazione alla vita familiare, la fruizione del tempo libero e la valorizzazione degli interessi personali dello studente;

  • per gli alunni che necessitano di rafforzamento, si creeranno percorsi individualizzati per il lavoro domestico.

7.11 Il doposcuola

La Scuola consente ai propri iscritti di usufruire del servizio doposcuola, così strutturato:

-    dalle ore 12:45 alle ore 13:30  servizio mensa con cucina interna, menù concordato con la ASL e pasti personalizzati per celiaci, allergici o intolleranti alimentari con apposite certificazioni.

-     dalle ore 13:30 fino alle ore 14:30 momento di gioco assistito nei locali attrezzati e nel grande cortile della scuola: opportunità per i bambini di “ricaricarsi” in vista delle attività pomeridiane ma anche fondamentale risorsa di socializzazione e condivisione.

-    dalle ore 14:30 alle ore 16:30 tempo per i compiti e lo studio. Le insegnanti addette al doposcuola seguono i bambini nell'esecuzione di tutto il compito assegnato la mattina dalle maestre di classe e nello studio. Gli alunni al termine del doposcuola hanno eseguito, generalmente, tutti i compiti in modo accurato e corretto; nelle classi dove sono previste le materie di studio i bambini vengono ascoltati nell'esposizione della lezione.

Fondamentale e vero punto di forza della Scuola “San Giuseppe” è la stretta collaborazione che si instaura  tra il corpo docente e i tutor pomeridiani: è consolidata  infatti una  quotidiana comunicazione agli insegnanti dell’andamento generale di classe e della formazione  individuale dello studente che crea così una continuità di metodo e di percorso educativo molto positivo per i bambini.



7.12 USCITE DIDATTICHE E VIAGGI D’ ISTRUZIONE

Sulla base delle indicazioni della C.M. 291/92, nella nostra scuola si realizzano frequenti uscite didattiche durante l’orario scolastico del mattino e viaggi d’istruzione di uno o più giorni. L’obiettivo è quello di sollecitare gli alunni ad un consapevole approccio alla realtà extrascolastica, guidandoli in esperienze di gruppo di tipo formativo. Queste attività realizzate sul territorio permettono un contatto diretto con centri di attività produttive (aziende, servizi, …) e con espressioni culturali e artistiche (monumenti, musei, mostre, …) che arricchiscono i percorsi culturali curricolari.

Sono legate allo svolgimento dei programmi disciplinari o di progetti particolari.

I contenuti e le modalità delle varie proposte, stabiliti dai Collegi di Classe e deliberati dal Collegio Docenti, saranno di volta in volta, comunicati alle famiglie.

Caratteristica fondamentale di tali proposte è la stretta aderenza agli obiettivi di apprendimento e formativi definiti in sede di programmazione collegiale.

Per il corrente anno scolastico sono state progettate le seguenti uscite didattiche:

Classi prime:


  • Fattoria – campo di albicocchi.

Classi seconde:

  • Fattoria “Il boschetto vecchio”;

  • Ristorante “Antica trattoria del teatro”;

  • Piccola oasi “Lilli e i vagabondi”;

  • Azienda apiaria “Il miele”;

  • Diga di Ridracoli.

Classi terze:

  • Mostra dei dinosauri a Cervia;

  • Ditta “Conservitalia” a Massa Lomberda;

  • Museo della preistoria a San Lazzaro di Savena;

  • Mineralcenter Museum ad Abano Terme;

  • Museo civico di Faenza.

Classi quarte:

  • Bologna.

Classi quinte:

  • Rocca di Lugo;

  • Redazione di un giornale a Imola o Bologna;

  • Ravenna.

7.13 ATTIVITÁ DI RECUPERO

Gli alunni in difficoltà si dividono in piccoli gruppi, ognuno dei quali è presieduto da un tutor, cioè un compagno più autonomo, che guida gli altri nelle attività di recupero.

Strategia A

Mentre gli alunni più autonomi svolgono lavori di approfondimento, l’insegnante distribuisce materiale didattico agli studenti in difficoltà, lavorando con loro. Al termine della lezione l’insegnante ritira e corregge il lavoro svolto.

Strategia B

Occasionalmente, l’insegnante può decidere di assegnare materiale didattico integrativo, come lavoro extra da eseguire a casa. Il lavoro viene poi ritirato e corretto.

Recupero intensivo (pomeridiano)

I singoli Consigli di classe possono decidere di svolgere anche attività di recupero intensivo attraverso sportelli pomeridiani a cui i ragazzi saranno invitati dai singoli docenti.



8. RISORSE, MATERIALI E STRUMENTI

AMBIENTI E LABORATORI


L’organizzazione scolastica prevede l’impiego di spazi e attrezzature funzionali alle proposte formative della scuola:

  • Le aule sono luminose e accoglienti abbellite dai vari cartelloni didattici. La classe è fornita di lavagne tradizionali e LIM.

  • Una sala-video dove si hanno a disposizione videocassette di vari argomenti didattici e ricreativi che l’insegnante utilizza come strumento di approfondimento degli argomenti della programmazione.

  • I computer utilizzati dagli alunni durante le lezioni di Informatica sono situati in un’aula attrezzata e a norma.

  • Due sale in cui si svolgono le ricreazioni del mattino e del pomeriggio. In questi spazi i bambini hanno a disposizione vari giocattoli e strutture ludiche: calcini, tavoli da ping-pong, giochi di società, pastelli e fogli, puzzle, costruzioni...

  • Una palestra regolamentare attrezzata, dove sono svolte le attività ginniche del mattino e del pomeriggio.

  • Un ampio cortile dove, quando il tempo lo permette, i bambini giocano durante le ricreazioni pomeridiane. Hanno varie possibilità di gioco: calcio, canestri, scivolo, castello, sabbia e attrezzi vari. Il cortile è recintato e sempre chiuso in presenza dei bambini.

  • Sala mensa: la mensa è strutturata in due stanze dove i bambini consumano il loro pranzo caldo seguendo una tabella dietetica fornita da un’equipe dell’AUSL che controlla periodicamente che ci si attenga al menù dato.

  • Teatro: dove si svolgono le recite di fine anno e incontri formativi e didattici.

  • La segreteria: dove i genitori possono recarsi per qualsiasi informazione riguardante la scuola.

  • I servizi igienici: sono ampi e separati maschi, femmine e personale docente.

9. COLLABORAZIONE CON ENTI E CONSULENTI ESTERNI

  • Comune di Lugo


  • Biblioteca Trisi

  • Hera

  • Coop Adriatica

10. PROGETTI DIDATTICI

CLASSI I:

  • Natura amica: incontri programmati con un esperto per capire la natura, come nascono, vivono e si sviluppano i vegetali.

  • L’arte delle fiabe: incontri programmati per conoscere l’arte e trasferirla nelle fiabe classiche o meno conosciute.

CLASSI II:

  • PROGETTO COLORI E SAPORI D’AUTUNNO

  • PROGETTO ACQUA … ELEMENTO DI VITA

  • PROGETTO USCITA DIDATTICA ALLA DIGA DI RIDRACOLI E MUSEO

  • PROGETTO “LAUDATO SII, O MIO SIGNORE”

  • PROGETTO “TANTE STORIE IN BIBLIOTECA”

CLASSI III:

  • Progetto COOP: l’alimentazione

  • Progetto HERA: l’acqua

  • Progetto verticalizzato con la scuola secondaria (geografia, musica, educazione all’immagine)

  • Progetto biblioteca ( come si fa una ricerca)

  • Progetto di inglese: teatro in lingua “The Magical English teacher”

CLASSI IV:

  • Progetto COOP: cartastorie sull’alimentazione

  • Scrittori di classe 2: concorso CONAD

  • Ricerca faraonica in biblioteca “Trisi”

  • Musica fra le piramidi: laboratorio vocale/strumentale

  • Laboratorio giallocra, antico Egitto: la stele funeraria

  • Progetto verticalità in collaborazione con la scuola secondaria: la matematica nella realtà quotidiana Allestimento presepe unico nella ghiacciaia di Lugo in collaborazione con le altre scuole del distretto

CLASSI V:

  • Progetto: il giornale.

  • La Costituzione: lavori di gruppo per approfondire alcuni articoli e calarli nella nostra quotidianità.

  • Le arti nelle diverse civiltà: musica – teatro – architettura

  • Progetto verticalità: educazione stradale, orienteering e lettura. Approfondimento della Divina Commedia.

  • La zuppa dell’amicizia.

  • Progetto arte e immagine: incontro con l’arte: studio di alcune opere e tecniche utilizzate per realizzarle.

  • Le stagioni nell’arte.

  • Incontro con le tradizioni natalizie romagnole: una nonna racconta.



Classe VA:

  • Progetto lettura: dall’incontro con l’autore alla conoscenza del nostro territorio: flora e fauna dalla foce del Po alle foreste Casentinesi: Anita e Nico di Linda Maggiori.




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