Personaggi e luoghi dello Hamamatsu chūnagon monogatari
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giapponese del periodo. La lettura di queste forme di scrittura privata dimostra
come la raffinata eleganza (fūryū) e l’empatia emotiva (mono no aware) dei
protagonisti dei monogatari altro non sono che il risultato di un’aspirazione utopica
con cui gli scrittori e le scrittrici del tempo, tutti appartenenti alla media e bassa
aristocrazia di corte, ricrearono in seno alle opere di narrativa un mondo sorretto
da un codice estetico che, spingendo i suoi protagonisti a vivere secondo dei
princîpi estranei alla realtà della politica, li differenziasse dall’oligarchia al potere e
legittimasse al contempo la loro aspirazione a un ruolo più attivo nella conduzione
degli affari di stato.
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I luoghi della narrazione
Le strutture spaziali rivestono un’importanza non trascurabile per una giusta
valutazione dell’azione e della trama del racconto e, come è stato spesso
sottolineato, seguire gli itinerari percorsi dai personaggi, i loro spostamenti da un
luogo a un altro, i loro distacchi e i loro ricongiungimenti rappresenta una tappa
irrinunciabile per una più completa ed esaustiva comprensione della semiosi della
narrazione, ovvero della visione del mondo dell’autore.
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In altre parole, si può
affermare che “la lingua dei rapporti spaziali è il mezzo attraverso cui si veicola
una specifica comprensione della realtà e, in senso generale, una tipologia o
modello di cultura”.
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Non solo. La natura di un dato luogo influenza a tal punto
l’evento narrato da diventarne parte costitutiva, nel senso che ogni spazio
determina, o quanto meno incoraggia, un diverso tipo di storia e di personaggio.
Se forme letterarie diverse risiedono in spazi diversi, se quindi “il cronotopo
nella letteratura ha un essenziale significato di genere”,
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quale relazione si instaura
tra le ambientazioni e i personaggi dello
Hamamatsu chūnagon monogatari e di quale
simbolismo si caricano i luoghi della narrazione?
I dati che emergono dallo studio dell’organizzazione spaziale dell’opera
evidenziano il ruolo di primo piano svolto dagli elementi narrativi del viaggio,
della frontiera e dell’estraneamento da Heiankyō, il centro politico ed economico
dal paese. La distanza geografica che separa, da un lato, il protagonista maschile
dalle donne cui si lega nel corso della storia e, dall’altro, le ambientazioni più
importanti dell’opera dalla capitale, accomuna in maniera sorprendente questo
monogatari ai romanzi europei dell’Ottocento. Nel corso della narrazione il Secondo
Consigliere è costantemente spinto a muoversi nello spazio, intraprendendo prima
un lungo e rischioso viaggio alla volta della Cina e spostandosi poi più volte tra la
capitale e due regioni periferiche del paese: l’area di Dazaifu, corrispondente a
parte dell’odierna isola di Kyūshū, e le montagne di Yoshino. L’impulso che spinge
il protagonista maschile a spingersi verso e oltre i confini del paese (frontiera
17
Interessanti riflessioni sull’argomento sono condotte da Marra, 1991, pp. 35-53 e Koyano, 1997, pp. 22-
47.
18
Cfr. Marchese, 1983, p. 112.
19
Ivi, p. 114.
20
Con “cronotopo” si intende l’interconnessione dei rapporti temporali e spaziali dei quali il prodotto
artistico-letterario si è impadronito. Cfr. Bachtin, 1979, p. 232.
A
NDREA
M
AURIZI
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esterna) viene bilanciato dalla stasi pressoché totale che contraddistingue invece
l’esistenza delle donne che interagiscono con lui, un’immobilità che le costringe a
una residenza forzata nella capitale o entro le mura delle loro stesse abitazioni
(frontiera interna). L’allontanamento dal centro del potere politico dell’uomo
determina avventura e azione; per contro, la segregazione delle donne entro le
mura delle loro case facilita un viaggio temporale verso il passato (ricordo di
eventi passati) ma anche verso il futuro (sogni premonitori).
Diverse le finalità assolte dall’inserimento dell’azione in località lontane dalla
capitale e la conseguente opposizione operata tra la periferia e la capitale.
Anzitutto rappresenta un espediente funzionale alla volontà di rappresentare la
sfera privata di personaggi liminari che non si riconoscono nella realtà sociale del
tempo, ma allo stesso tempo costituisce la soluzione ideale per dare forma a uno
spazio ideale e utopico, una sorta di oasi in cui rifugiarsi dagli ambienti asfissianti
e carichi di doveri e responsabilità della vita di corte. Lo spazio, oltre a influenzare
tramite le proprie caratteristiche il flusso della narrazione, incide però a fondo
anche nelle descrizioni dei paesaggi naturali o artificiali in cui i protagonisti sono
inseriti, in quelle pause, potremmo dire, che l’autore pone per interrompere la
diacronia del racconto e soffermarsi sulle valenze emotive e caratteriali dei suoi
personaggi.
Come in altre opere del periodo, anche nello Hamamatsu il motivo dell’“esilio
del giovane nobile”, come spesso è tradotto il termine kishuryūritan, svolge un
ruolo di primo piano nell’economia del romanzo. Il realtà nel caso del Secondo
Consigliere non si tratta di un distacco forzato dalla capitale quanto di una sua
libera scelta. Il tema del kishuryūritan (lett.: “racconti di vagabondaggi in terre
straniere di un nobile”), evidenziato per la prima volta da Origuchi Shinobu,
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risulta essere una delle soluzioni narrative
preferite dagli scrittori del periodo
Heian. Si tratta di un espediente sfruttato per investire il protagonista maschile di
quell’aura di rispetto e autorità necessaria affinché possa, nel corso della
narrazione, trasformarsi da uomo comune in eroe a tutto tondo. Tramite il
superamento delle prove che accetta di superare vuole dimostrare alla società di
possedere le doti del leader, e al rientro in patria viene ricompensato ottenendo
potere e protezione imperiale. Tutti i protagonisti dei monogatari connessi a questo
tema appartengono alle famiglie della media aristocrazia che l’oligarchia Fujiwara
aveva estromesso dalle stanze del potere: i Sugawara, i Ki, gli Ariwara, ma
sopratutto i Minamoto, il clan sorto nei primi decenni del IX secolo per volontà
dell’Imperatore Saga (r. 809-823) quando, per ridurre le uscite della casa imperiale,
più di trenta principi (di cui diciassette figli del sovrano) vennero privati dello
status regale e retrocessi al livello di nobili di corte. Al pari del codice estetico del
miyabi, anche il tema dell’esilio del giovane nobile si carica di spiccate connotazioni
politiche, come vari studiosi hanno ultimamente sottolineato anche in relazione
allo Hamamatsu.
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Il punto di partenza è lo stesso di tante altre opere, dallo Ise
21
Cfr. Origuchi, 1976, pp. 242-270.
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Tra le più recenti pubblicazioni sull’argomento, ricordiamo i lavori di Hinata, 1996, pp. 80-86 e di
Nakanishi, 2004, pp. 254-270.