Bertoloni Antonio



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La cattedra, l'altare, la nazione : carriere universitarie nell'Ateneo di Bologna, 1803-1859 / François 

Gasnault.  -  Bologna : CLUEB, 2001!. -  XII, 277 p., 6! c. di tav. : ill. ; 27 cm. ((Trad. di Simona 

Mambrini. 

  

25. Antonio Bertoloni, comm. prof.  

   11 febbraio 1775, Sarzana - 17 aprile 1869, Bologna  

 

origini: liguri. Figlio di Francesco, capitano d'artiglieria, e di Anna Maria Casoni.  



studi:  medicina all'Università di Pavia (1792-1796); 11 giugno 1796: laurea medica (rilasciata 

dall'Università di Genova); 29 agosto 1796: libero esercizio medico.  



carriera:  

1796-1815: medico esercente a Sarzana;  

1811-1815: professore di fisica nel Liceo di Genova; professore supplente all'Università di Genova;  

25 gennaio 1816-4 febbraio 1837: professore di Botanica e direttore dell'Orto botanico all'Università di 

Bologna;  

27 ottobre 1824-aprile 1869: presidente del Collegio medico-chirurgico;  

4 febbraio 1837-aprile 1869: direttore dell'Orto botanico. A partire dal 1857 conserva il titolo ma esercita 

la funzione soltanto quando la salute glielo permette.  



viaggi scientifici: dall'epoca dei suoi studi a Pavia fino al 1850 intraprende ogni estate una spedizione 

botanica. Non esiste praticamente nessuna provincia o orto botanico della Penisola che egli non abbia 

visitato.  

pubblicazioni:  120 titoli, tra i quali non possiamo non citare l'imponente Flora italica, pubblicato in 

dieci volumi tra il 1836 e il 1856. Nel 1827, Bertoloni aveva ugualmente pubblicato una dispensa del suo 

corso dal titolo Praelectiones rei herbarie. Pubblicò inoltre la Flora italica criptogama (1858-1869). Si 

interessò anche di agronomia, storia e letteratura.  



società scientifiche: Società medico-chirurgica (1823); Società agraria (1822); Accademia delle Scienze 

(1829, pensionato); Accademia dei Lincei (1850). Membro corrispondente di 65 altre accademie italiane e 

straniere.  

decorazioni:  Ordine dello Sperone d'Oro (1837); Merito civile (1842, Regno sardo); Ordine di S. 

Silvestro; commendatore dell'Ordine di S. Gregorio (1851); Ordine della Corona d'Italia (1868).  



situazione materiale e familiare: agiatezza modesta, dato che, completamento dedito ai suoi lavori 

scientifici, sembra non avere esercitato la professione di medico dopo il 1816; d'altra parte, dal 1837 al 

1857, il suo stipendio all'Università in qualità di direttore dell'Orto botanico non superava i 200 scudi 

annui. In compenso l'Università provvedeva ad alloggiarlo. Bertoloni sposò Maddalena Fanucci. La 

coppia ebbe sette figli, di cui cinque sopravvissero: Giuseppe, Giacomo (si veda  infra),  l'avv. Carlo, 

Isabella e Marianna. Dovette inoltre provvedere ai figli della sorella rimasti orfani.  



fonti e bibliografia: ASB-UB 912 e 928, ASR-CS 62 e 66. - DBI, IX, p. 610-611.  


indicazioni complementari: erudito di grande levatura, forse il più notevole di cui abbia potuto fregiarsi 

l'Università preunitaria, Bertoloni ha lasciato un'opera che i botanici utilizzano ancora. Nessuno tra i suoi 

colleghi allacciò un così gran numero di relazioni. Gli archivi dell'Orto botanico indicano che egli 

corrispondeva e scambiava sementi con all’incirca 49 botanici europei. Si può immaginare il dispiacere 

provato da un uomo tanto desideroso di contatti allorché le autorità pontificie gli proibirono di partecipare 

al congresso degli scienziati italiani e la sua gioia quando, nel 1846, papa Pio IX, ammorbidendo la 

posizione della Santa Sede, gli dette l'occasione di partecipare al congresso di Genova. Questa fu del resto 

l'unica volta che egli manifestò opposizione all'autorità, dal momento che gli era assolutamente 

indifferente il regime sotto cui lavorava, a patto che gliene si concedesse la possibilità. Per questo motivo, 

a tutela della propria tranquillità, non avrebbe accettato la carica di rettore che Roma stava quasi per 

proporgli nell'autunno del 1848. In seno all'Università, Bertoloni fu un professore moderatamente stimato 

e un collega alquanto scontroso. Non era consigliabile essere un suo sottoposto e questo spiega senz'altro 

perché, a parte i figli che si prestavano ad ogni corvè, non formò discepoli. I discorsi aspri e le lettere 

incendiarie lo resero insopportabile, o quasi, a tutti i membri della Facoltà e del Collegio medico-

chirurgico. Per concludere, voglio segnalare un piccolo enigma: Giustiniani nominò Bertoloni nel 1816 

senza sapere niente sul suo conto; il suo nome gli era stato semplicemente suggerito da un confidente. 

Orbene, il genovese accorse. E quando si pensi alle reticenze manifestate all'idea di trasferirsi da parte del 

parmense Tommasini o dal viterbese Orioli, pure molto più vicini, si rimane sorpresi di fronte a una 

decisione presa così alla leggera, tanto più che Bertoloni era già padre di famiglia. La prospettiva di poter 

consacrarsi alle sue ricerche costituì senz'altro una forte attrattiva. Bisogna nondimeno domandarsi se 

Bertoloni, che aveva cominciato a «vivere e a lavorare in provincia», non avesse finito coll'incontrare 

delusioni o attirarsi delle antipatie che la vita di provincia non permetteva di ignorare. Ci auguriamo che 

un giorno uno storico di Sarzana possa chiarire questo punto, aneddotico in sé, ma di grande portata per le 

sue conseguenze scientifiche.  



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