Conferenza qualità aria 70706



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Conferenza di Pianificazione- Piano di gestione della qualità dell’aria 20/09/2006


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Viviana De Podestà – Provincia di Rimini:

Sarò brevissima. Volevo solamente farvi presente che l’Assessore verrà in un secondo momento perché è occupato in Giunta.

Comunque aveva piacere di fare sapere a tutti che è presente e ha tenuto in considerazione tutte le problematiche, e che comunque verrà nella mattinata anche a portare il suo contributo.

Noi oggi vogliamo presentare, abbiamo già fatto tutta una serie di presentazioni di documenti, quindi facciamo veramente un rapidissimo riepilogo, e poi cerchiamo di presentarvi alcune nuove elaborazioni che sono sostanzialmente legate ai programmi che ci prefiggiamo e ai risultati che ci attendiamo con le azioni che intendiamo mettere in campo e che proponiamo in questa conferenza. Sono stati sviluppati dei modelli in base ai quali ci attendiamo certi risultati che vogliamo illustrarvi.

Dopodiché io passo la mano completamente a Giovanni Paganelli, che per il seguito porterà avanti la conferenza. Grazie.
Giovanni Paganelli – Provincia di Rimini:

Buongiorno. Sono Giovanni Paganelli, ho seguito il Piano di gestione della qualità dell’aria.

La volta scorsa c’è stata l’illustrazione del piano, abbiamo consegnato il documento, abbiamo consegnato un cd che conteneva il quadro conoscitivo, il documento preliminare e la Valsat, e anche il documento cartaceo del documento preliminare, e abbiamo consegnato anche delle schede tipo per le azioni che deve contenere questo piano. Poi le vedremo più nel dettaglio.

Adesso brevemente farei un riepilogo del piano, come lo abbiamo costruito, ma proprio molto brevemente perché l’abbiamo illustrato l’altra volta e abbiamo consegnato tutto il materiale, dopodiché ARPA presenterà due nuovi elementi conoscitivi.

Poi questa seduta è dedicata più che altro alle vostre osservazioni e alle vostre proposte, perché la Conferenza di pianificazione serve a questo, ad arrivare a condividere sia il quadro conoscitivo, sia gli obiettivi, e quindi anche le azioni che si mettono in piedi per raggiungere gli obiettivi.

Noi pensiamo di chiuderla entro fine ottobre, e una volta chiusa la Conferenza di pianificazione viene elaborato il piano.

Il piano verrà adottato dalla Giunta.

Il nostro obbiettivo è di arrivare all’adozione entro fine anno.

Questo è quello che ci chiede la Regione, è quello che chiede l’Unione Europea, anche per non incorrere in sanzioni.

Infatti l’Unione Europea ci sta sollecitando questi piani, dice che l’Italia è in ritardo su questi aspetti perché la qualità dell’aria non rispetta gli obiettivi che l’Unione Europea si è data.

Brevemente il piano in che cosa consiste? Nel quadro conoscitivo è stata esaminata tutta la morfologia del territorio, l’aspetto meteorologico molto importante per la qualità dell’aria, struttura insediativa attuale e di progetto, sono stati inseriti tutti i monitoraggi degli inquinanti attraverso la rete di monitoraggio fissa e le varie centraline mobili che sono sul territorio.

Abbiamo realizzato anche le varie campagne che si sono svolte nel corso degli ultimi anni.

È stato fatto grazie ad ARPA l’inventario delle emissioni. È stata applicata una modellistica che ha portato, dopo lo vedremo, dei risultati molto interessanti.

Sono stati previsti i trend al 2010 perché gli obbiettivi che noi ci prefiggiamo sono al 2010, quindi il trend definito naturale, cioè l’andamento della popolazione, del sistema industriale al 2010.

Dopodiché sono quindi stati individuati, questo è l’ulteriore elemento che verrà presentato oggi e che non è stato presentato l’altra volta, gli obiettivi di riduzione, cioè di quanto dovranno calare le emissioni per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria.

L’inventario delle emissioni ha portato a diverse torte, una per ogni inquinante, che individuano i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico.

Abbiamo verificato che per la nostra provincia, ma questo rispetta anche tutti i risultati delle altre province della Regione e i risultati di tutte le province italiane, è il traffico il maggiore indiziato, il maggiore responsabile dell’inquinamento atmosferico.

Un altro risultato molto interessante è la distribuzione spaziale delle emissioni sul territorio provinciale, che è andata a supportare la zonizzazione approvata nel 2005 dalla Provincia.

La zonizzazione è uno di quei passaggi che la normativa ci richiede, cioè di individuare delle zone del territorio in cui si ha il rischio di superamento dei valori limite e zone in cui invece non c’è questo rischio di superamento.

Quindi vedete, la zona verde è quella dove non c’è rischio di superamento, la zona gialla, compresa quella zigrinata, è dove c’è il rischio di superamento.

La zona zigrinata è invece definita come agglomerato, cioè quella dove si possono verificare maggiormente episodi acuti di inquinamento atmosferico.

Questa è stata approvata con delibera nel 2005 sulla base di una valutazione preliminare della qualità dell’aria. Rivedendo la diapositiva con la distribuzione delle emissioni diciamo che conferma questa zonizzazione.

Questo è un risultato che è aperto e viene rinnovato ogni 6 anni, la normativa prevede, anche sulla base degli interventi che vengono fatti sul territorio e anche dei maggiori approfondimenti di monitoraggio.

Questa è una slide che riporta invece un esempio della modellistica.

È stata applicata la modellistica all’inventario delle emissioni e si sono individuate quindi le zone.

Questa riporta non proprio il valore di concentrazione, ma è legato al valore di concentrazione e riporta il numero di superamenti che si possono attendere nelle varie zone del territorio.

Sono state prese tre zone significative del territorio, due significative dell’agglomerato, e una invece rappresentativa della zona A e zona B.

Non sto a farle rivedere tutte perché le avevamo già presentate, e comunque le trovate nei documenti che vi abbiamo consegnato.

Questa è una che riporta l’ozono, diciamo che l’ozono ha una particolarità, nel senso che è un inquinante secondario, non viene simulato con il nostro modello, però esistono dei modelli sovraregionali che fanno vedere la distribuzione dell’ozono su tutta l’Italia settentrionale.

Sulla base di questo quadro conoscitivo abbiamo individuato le criticità.

Le criticità riguardano in particolare tre inquinanti: il biossido di azoto, il PM10 e l’ozono.

Quindi criticità, obiettivi definiti dalla normativa, di conseguenza piani e programmi suddivisi nelle varie zone in cui è stato suddiviso il territorio provinciale.

È necessario attuare un programma di risanamento, un piano di risanamento nell’agglomerato sia per il biossido di azoto, sia per il PM10 che per l’ozono.

Abbiamo scritto anche il benzene. Attenzione, anche se la media annuale è sotto il valore limite, però bisogna fare attenzione nei centri storici e nelle zone ad alto traffico.

Per l’agglomerato oltretutto, oltre al piano di risanamento, è necessario anche attuare un piano di azione, cioè quei piani che hanno una valenza immediata, a breve termine.

Nella zona A, piano di risanamento per il PM10 e per l’ozono; nella zona B solamente ozono, perché abbiamo visto che l’ozono ha una diffusione spaziale talmente elevata che è diffuso su tutto il territorio.

Per le altre, dove non c’è il piano di risanamento o il piano di azione, si attua un piano di mantenimento, che vuol dire attuare quelle misure per far sì che i valori degli inquinanti non superino i valori limite.

Quindi sulla base di questo il documento preliminare contiene tutta una serie di azioni, che poi magari andremo a vedere più nel dettaglio, di cui mi aspetto anche le vostre osservazioni, la condivisione o meno di queste azioni, che ci permettono di raggiungere questi obiettivi. Sono ovviamente azioni mirate soprattutto alla mobilità privata, perché abbiamo visto che è il maggiore responsabile dell’inquinamento atmosferico, ma anche azioni che riguardano il sistema insediativo, le attività produttive.

Diciamo che questi sono i tre settori principali.

Io adesso lascerei la parola ad ARPA che ci illustra questi ulteriori documenti che vanno ad arricchire il quadro conoscitivo, che sono queste simulazioni per verificare quant’è la riduzione di emissioni che dobbiamo raggiungere per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria, e la nuova campagna di monitoraggio con il laboratorio mobile che per ora ha dato risultati sul territorio del Comune di Riccione.

Seguiranno da qui in avanti anche i risultati per tutti gli altri comuni, perché stiamo facendo una campagna di monitoraggio con il laboratorio mobile, che è partita già da più di un anno e che prevede il monitoraggio in ogni comune, questo per arricchire il quadro conoscitivo e per monitorare delle zone che non abbiamo mai monitorato, perché abbiamo quattro centraline però fisse sul territorio, tre nel Comune di Rimini e una nel Comune di Riccione.
Marco Zamagni - ARPA Rimini:

Solo una puntualizzazione, poi Mauro illustrerà le simulazioni che abbiamo fatto sull’input degli scenari di riduzione previsti, solo una puntualizzazione sul discorso del laboratorio mobile.

Siccome vedo molti appartenenti alle Amministrazioni Comunali in cui noi abbiamo già effettuato i campionamenti, i campionamenti relativamente all’agglomerato sono tutti conclusi da qualche mese e abbiamo cominciato a produrre le relazioni.

Riccione è già stata consegnata. Tra oggi e domani, probabilmente domani perché oggi per motivi operativi non siamo riusciti, consegneremo Misano, e con una periodicità di circa 15 giorni consegneremo tutte quelle relative all’agglomerato entro i prossimi due mesi.

Quindi l’arricchimento del quadro conoscitivo per quanto riguarda i comuni dell’agglomerato è completo nelle zone urbanizzate, in quanto il monitoraggio è stato condotto esclusivamente nelle zone urbanizzate dei comuni dell’agglomerato, e sarà consegnato a giorni.

Dopodiché abbiamo già iniziato il monitoraggio nei comuni della zona A, e ovviamente i risultati di questi ci saranno il prossimo anno perché il monitoraggio prevede due periodi di campionamento, uno in periodo estivo e uno in periodo invernale, in modo da avere una rappresentazione dell’andamento dell’inquinamento stagionale in tutti i comuni.

Quindi diciamo che entro il 2006 concluderemo sicuramente tutte le attività dell’agglomerato e verso l’estate del 2007 cominceremo a consegnare i dati relativi ai comuni della zona A.

Ci sono dei tempi operativi che non si possono derogare.

Lascio la parola al collega Mauro.
Mauro Rossi – ARPA Rimini:

Come ha già detto Marco Zamagni sono Mauro Rossi, apparteniamo all’ARPA di Rimini, e come avrete già visto dalla documentazione che vi è stata consegnata la volta scorsa e anche dalle slide appena viste, lo schema operativo su cui si va ad agire con le azioni prevede l’analisi del biossido di azoto, del PM10 e l’ozono.

Cosa è stato fatto? Sono state fatte delle simulazioni sui diversi scenari.

È stato simulato lo scenario SA, che è lo scenario senza azioni, che è quello scenario previsto al 2010 senza alcun intervento da parte della Provincia.

AZ è lo scenario invece con azioni, quindi è differente dal SA perché prevede una diminuzione del 20% del traffico prevista su tutto tranne che sulla Strada Statale 16 e l’A14, e una diminuzione del 25% sulle emissioni del sistema produttivo, quello che è definito come macrosettori 3, 4 e 6.

Per effettuare la simulazione al 2010, quindi proiettarci nel futuro, abbiamo dovuto anche valutare l’andamento del fondo.

Riepilogando brevemente quello che abbiamo detto la volta scorsa, il fondo è un fondo che comprende diverse componenti: c’è sia il fondo naturale, che è tutto quello che non è stato posto a catasto nell’inventario, e tutto quello che entra nel dominio di simulazione proveniente da fuori, l’aria si sposta e quindi bisogna tenerne conto.

Il fondo che è stato previsto al 2010 è stata valutato attraverso delle simulazioni che sono state effettuate da ARPA-SIM di Bologna, con un modello che è il Ninfa, utilizzando dati di catasto al 2020 sull’Europa meridionale.

Dall’analisi di queste due simulazioni sono state prese le variazioni percentuali che sono poi state applicate al fondo che abbiamo utilizzato per calibrare il nostro modello.

Diciamo che c’era un problema, nel senso che per diverse esigenze le simulazioni che sono state fatte nell’Italia del nord sono state fatte con catasti del 2000 e del 2020, quindi è stato necessario fare delle ipotesi per il 2010. Sono state avanzate due ipotesi: la prima è che queste variazioni di fondo seguissero un andamento lineare, e quindi al 2010 più o meno si arrivasse ad un 50% di differenza, mentre nell’ipotesi 2 abbiamo supposto un andamento non lineare, quindi diciamo nella prima parte di questi cambiamenti un grosso cambiamento e un 20% nella seconda parte.

Questa è una tabella che ci dice al 2020 quali sono le variazioni previste: un meno 15% di fondo per il PM10, un aumento dell’ozono del 10%, e intorno a un 40-45% di differenza per gli ossidi di azoto e di zolfo.

Quindi con il fondo 1, tanto per guardare il PM10, ci si dovrebbe aspettare una riduzione del 7% e con il fondo 2 del 12%.

Quindi le simulazioni, riassumendo, sono state fatte incrociando i valori di questa tabella: abbiamo simulazioni senza azioni e con azioni per i due fondi e per le tre aree.

Vi farò vedere sostanzialmente l’area 1 che è rappresentativa dell’agglomerato.

Questa è la simulazione al 2010 senza azioni col fondo 1, quindi con il fondo un po’ più alto.

Non ci sono criticità di legge se non su questa zona; per il resto queste macchie sono abbastanza rappresentative di una situazione che si attesta intorno ai 35 microgrammi su metro cubo.

Questa è la figura del 90,41° percentile, e cioè ci sta a spiegare fissando sui 35 superamenti qual è la concentrazione che supera per 35 volte il valore medio giornaliero.

Fondamentalmente in questa zona arancione abbiamo circa 52-54, nella zona gialla più accesa e verde si va da 56 a 60.

Questa slide è equivalente alla precedente, ma tradotta come numero di superamenti, quindi forse anche più leggibile, quindi volendo rimanere entro i 35 superamenti non si può rimanere entro i 35 superamenti in nessuna parte del dominio, così come avevamo già visto anche per il 2003 la volta scorsa, però tornando un attimo indietro e guardando la figura del percentile vediamo che i 35 superamenti vengono superati di poco più di 50 microgrammi su metro cubo.

Vediamo che cosa succede con il fondo più basso. Innanzitutto si vede che i valori medi qui nel centro città scattano di una classe di colore.

Vi faccio rivedere la simulazione precedente. C’è tutta questa area che è di un azzurro più deciso e qui invece siamo in una situazione un po’ più pulita.

Questo è il percentile. Vediamo che tutta la città è colorata con arancione fondamentalmente. E i superamenti che cosa ci dicono? Che siamo sotto i 35 in questa zona blu, tra i 35 e i 40 con quella fucsia, nel verde tra i 40 e i 50 superamenti.

Però – ripeto - guardando la figura dei percentili siamo sempre intorno a valori che superano di poco i 50 microgrammi.

Tant’è che se uno volesse contare i superamenti dei 55 vede che in teoria il modello ci dice che staremmo sotto i 35 superamenti.

Se vi faccio vedere i 60 ovviamente la situazione migliora.

Per quanto riguarda il biossido di azoto andiamo più o meno di pari passo.

Avevamo una situazione molto meno critica già di partenza, comunque questo è il valore medio annuale senza azioni con il fondo peggiore di quelli previsti.

Questo è il 99,79° percentile. Che cosa sta ad indicare? È il percentile sui valori orari, perché qui a differenza del PM10 si guardano i superamenti sul valore medio orario, e non viene mai superato il valore di riferimento il cui limite è 200 al 2010.

Questi con le azioni sono i valori medi da confrontare con questa figura.

Si vede che c’è un miglioramento nella zona della città, i percentili comunque non davano problemi.

Vediamo con il fondo 2, questo è senza azioni, questo è con azioni, diciamo che segue lo stesso trend di miglioramento e stessa cosa per i percentili.

Per quanto riguarda l’O3, l’ozono, ha già fatto vedere l’ingegner Paganelli che il problema deve essere affrontato ad una scala più vasta, e quindi potete vedere già da questa slide che tutto il territorio della Provincia di Rimini appartiene ad un unico colore, quindi l’ozono è un inquinante che si prende degli spazi più ampi, quindi bisogna agire con spazi più elevati.

Concludendo, da tutte queste simulazioni, che cosa si può dire? Che per quanto riguarda il PM10, sebbene sia dominato dalle condizioni di fondo, perché abbiamo visto che variando il fondo variano molto le cose, le simulazioni indicano comunque un sostanziale miglioramento del valore medio su vaste aree applicando le azioni che ci siamo proposti.

Per quanto riguarda il numero di superamenti, se il fondo reale al 2010 si avvicina al fondo ipotizzato con la seconda ipotesi, ci possiamo anche aspettare un numero di superamenti giornalieri intorno ai 35 consentiti.

Vorrei qui aprire una piccola parentesi, dicendo che per quanto riguarda il numero dei superamenti, forse un modello gaussiano non è il più indicato, perché comunque non tiene conto del passato, mentre per i superamenti occorrerebbe anche tenere conto di sacche di inquinante che rimangono dal giorno precedente. È comunque una stima che ci fa capire la differenza tra le azioni e non azioni, però va comunque presa con un’elasticità un pochino più elevata rispetto ai valori medi che sono più attendibili.

Vi ho portato anche questa figura dei dati sperimentali, dove si vede il trend della nostra centralina di Marecchia negli ultimi anni, confrontato con il trend della stazione remota di fondo che è situata in provincia di Ferrara, sulla quale abbiamo basato il nostro fondo che interpretava bene i dati durante la calibrazione del modello.

Si vede che anche i trend sono seguiti sperimentalmente, e se pensiamo che questo è un fondo reputato indicativo di un fondo regionale, il contributo delle sorgenti locali sta in questa differenza qui e quindi bisogna agire sia sul locale che su scala più grande.

Per il biossido di azoto, riassumendo, abbiamo visto un miglioramento del valore medio con l’applicazione delle azioni con entrambe le ipotesi di fondo, sia quella peggiorativa che migliorativa, e per quanto riguarda il numero di superamenti non era una criticità neanche nello scenario attuale, quindi si ripete questo.

Concludo facendo vedere gli ultimi dati della rete qui di Rimini per quanto riguarda il PM10, che troverete nella relazione del 2005.

Questi sono il numero di superamenti in rosso, che vanno confrontati con 35 volte. Per il biossido di azoto le criticità sono appunto sulle medie e i superanti non sono mai stati registrati.


Luca Vignoli – ARPA Rimini:

Buongiorno. Io sono il dottor Vignoli di ARPA Rimini.

In questo momento mi accingo a presentarvi i risultati, in maniera breve, della campagna di monitoraggio di Riccione.

La campagna di monitoraggio con il laboratorio mobile di Riccione è stata effettuata in base ad una convenzione che è stata sottoscritta dalla Provincia di Rimini e dalla sezione provinciale dell’ARPA.

In particolare era finalizzata ad aumentare la conoscenza della matrice aria, verificare la possibilità di correlare i dati ottenuti con quelli di tutta la rete fissa, delle cabine che poi vi mostrerò, e ottenere delle informazioni di supporto alla zonizzazione del territorio provinciale, cioè agglomerato zona A e zona B, che abbiamo anticipato.

La campagna, nel caso di Riccione, è stata condotta per il periodo estivo dal 25 maggio al 5 luglio 2005, e per il periodo invernale dal 23 gennaio 2006 al 13 febbraio 2006. Qui potete vedere le quattro cabine fisse poste nel Comune di Rimini e nel Comune di Riccione, mentre qui vedete tutti gli altri siti di campionamento che ha effettuato il laboratorio mobile proprio al fine di rilevare i dati di cui vi illustrerò, quelli di Riccione in questo caso.

Qui vediamo Riccione. La posizione del laboratorio mobile era situato in piazzale Amendola.

Abbiamo rilevato biossido di azoto, PM10, ozono, monossido di carbonio, benzene, più una serie di dati meteorologici.

Comincio subito col biossido di azoto.

Come potete vedere qua sopra viene mostrato il profilo registrato presso il laboratorio mobile in Piazzale Amendola, e sotto vi è il confronto, ovvero la sovrapposizione, con i dati registrati della cabina posta sul Lungomare della Libertà a Riccione.

Vedete la notevole somiglianza, il che conferma la validità della registrazione delle analisi dei dati effettuati. Stessa cosa, possiamo vedere qui la sovrapposizione con i dati rilevati presso le altre tre cabine, Marecchia, Abete e Flaminia: Flaminia ad alta densità di traffico, Abete ad alta densità abitativa e Marecchia di fondo urbano.

E arriviamo un attimo ai risultati. Come potete vedere le medie di tutte e quattro le cabine del laboratorio mobile sono pressoché identiche, particolarmente in inverno.

C’è da notare il fatto che presso il laboratorio mobile in Piazzale Amendola abbiamo rilevato i maggiori valori di punta invernali, però nel complesso vediamo che l’andamento è simile o quantomeno simile per tutti.

Adesso questa è la proiezione delle settimane tipo, estiva ed invernale.

Vediamo che nell’ambito estivo pressoché costanti sono tutti gli andamenti, molto simili eccetto per Flaminia, ma comunque il profilo dell’andamento è sempre quello, anche se il valore della concentrazione differisce un po’, e in particolare per Flaminia ad alta densità di traffico.

Nel periodo invernale, che noi sappiamo per molti inquinanti essere il periodo critico, per gli inquinanti primari, notiamo che nelle giornate vi è un trend di crescita durante la settimana lavorativa, e in particolare si raggiungono i valori maggiori nei giorni di giovedì, venerdì e sabato, mentre nel week-end le concentrazioni tendono a diminuire.

Guardando il giorno tipo, notiamo di nuovo la peculiarità della stazione Flaminia, ma soprattutto vediamo la somiglianza tra le altre tre cabine e il laboratorio mobile di Riccione e la cabina di Riccione, sia in estate che in inverno. Poi vediamo i valori di punta invernali che vengono raggiunti nelle ore immediatamente successive ai maggiori flussi di traffico.

Qui vi mostro la correlazione che abbiamo trovato tra i dati rilevati dal laboratorio mobile e tutte le altre restanti cabine.

Attraverso l’indice di Pearson r, che va da -1 a 1, più si avvicina a 1 e più vi è una correlazione positiva, ovvero una somiglianza ed una concomitanza: al crescere di un inquinante presso una cabina cresce contemporaneamente in maniera proporzionale anche lo stesso inquinante presso le altre cabine.

Vedete che da 0,65-0,7 in su la correlazione è molta buona, quindi questo ci dice che l’andamento del biossido di azoto è correlabile con i dati di tutte le altre cabine poste all’interno del Comune di Rimini e di Riccione, rappresentative dell’andamento della qualità dell’aria dell’agglomerato, nel caso del biossido di azoto naturalmente.

Da dire ancora che i dati rilevati per il biossido di azoto rientrano nei limiti previsti per la soglia d’allarme e per il valore limite orario per la protezione della salute umana.

Si stima però che non può essere garantito il rispetto del valore limite annuale per la protezione della salute umana al 2010 che era 40 microgrammi.

Adesso tornando indietro possiamo vederlo qui. Questi sono i limiti annuali mentre questi sono i limiti giornalieri.

Poi andiamo alle PM10, le polveri sottili.

Qui vediamo il periodo invernale e il periodo estivo. Nel periodo estivo rimaniamo sotto il limite dei 50 microgrammi giornalieri, fatta eccezione un po’ per la stazione di Marecchia che ha alcune particolarità proprie, ma comunque vediamo che nel periodo invernale, che risulta essere quello più critico da un punto di vista dell’inquinamento, spesso viene superato il limite di 50, e soprattutto le tre cabine mostrano profili e valori di concentrazioni estremamente simili.

Questo ci induce a pensare che questo inquinamento che noi monitoriamo a Riccione faccia parte dello stesso inquinamento che grava sul Comune di Rimini e in linea generale sull’agglomerato.

Per i giorni di campionamento invernale vedete qui in rosso tutti i giorni di superamento e vedete anche – cosa già vista nel grafico precedente – la coincidenza dei superamenti, non perfetta naturalmente ma molto coincidente.

Qui riassumendo su 21 giorni di campionamento invernale abbiamo avuto 12 giorni di superamento nel laboratorio mobile, ma anche per gli altri vediamo che il 57% dei giorni c’è stato il superamento del valore di 50 microgrammi.

Vedete qui la somiglianza di tutti i valori statistici, media, massima e così via, tra le varie postazioni.

Il giorno-tipo è stato calcolato solo per il laboratorio mobile per la stazione di Flaminia a Rimini, ad alta densità di traffico, in quanto sono in grado di fornirci i dati biorari, e questo giorno tipo biorario mostra che in estate non si hanno problemi di superamento, ma comunque vi è una forte correlazione e somiglianza tra gli andamenti delle due postazioni, testimoniato da questo indice di Pearson 0,86.

In inverno invece entrambe le cabine mostrano il superamento, soprattutto la crescita della concentrazione di PM10 nell’arco della giornata e la decrescita notturna, ma comunque questo superamento del valore limite di 50. Notiamo sempre le ore di punta, cioè quelle associate alle ore immediatamente successive al traffico.

Questa è la settimana tipo. Di nuovo vediamo che in estate non vi sono problemi ma l’andamento è molto simile, e in inverno rileviamo i problemi già rilevati e la somiglianza dei due andamenti rispetto soprattutto al limite dei 50. Quindi per il PM10 brevemente le conclusioni sono che vi è una forte criticità nell’ambito dei superamenti invernali del limite giornaliero dei 50 microgrammi, e siccome questi due periodi di monitoraggio sono molto brevi noi non possiamo permetterci o comunque avanzare stime riguardo le medie annuali, sicuramente però sottolineo la criticità dei superamenti giornalieri del valore di 50.

Andiamo all’ozono. L’ozono è un inquinante secondario di origine fotochimica, e qui vediamo la somiglianza dei dati rilevati dal laboratorio mobile in Piazzale Amendola con quelli del Lungomare della Libertà, sempre a Riccione, la somiglianza con la cabina di Marecchia, la sovrapposizione di tutti, quindi questa grande somiglianza dei profili. Vedete, periodo estivo, inquinante tipicamente estivo. Questo è il limite orario dei 180 che ogni tanto è stato superato. Poi qui vi mostro gli episodi di superamento della soglia di informazione, media oraria 180 microgrammi. In quel periodo estivo abbiamo avuto pochi superamenti, cioè 2 giorni per Piazzale Amendola, 4 giorni sul Lungomare della Libertà e 2 giorni presso la cabina di Marecchia. Ma se noi andiamo a vedere le medie mobili, alcuni limiti di legge vengono calcolati su queste medie mobili, che è posto a 120 microgrammi, vediamo che il numero dei superamenti è maggiore. E infatti il laboratorio mobile 10 giorni di superamento su 21, il Lungomare della Libertà 20 giorni e Marecchia 16 giorni.

Questa slide vi mostra il fatto che i superamenti avvengono in contemporanea praticamente presso tutte le stazioni di monitoraggio, quindi se avviene da una parte presumibilmente avviene anche nell’altra postazione.

Questo è solo un esempio, continuerebbe. Vi mostro adesso i dati statistici. Notiamo le medie che sono pressoché simili, ma anche i massimi, e qui guardiamo il fattore di correlazione che è tutto 0,99, 0,99, 0,99 in inverno e 0,99 fisso in estate, cioè c’è una correlazione estrema, praticamente perfetta.

Notiamo che il periodo critico per l’ozono è il periodo estivo, soprattutto nelle ore centrali della giornata dalle 12 alle 20, e che dipende dall’irraggiamento solare, cioè è un fattore determinante per la produzione dell’ozono.

Qui guardiamo gli andamenti della settimana tipo. Vediamo questa leggera crescita durante la settimana nel periodo estivo, nessun problema nel periodo invernale.

Qui sono le conclusioni: tutto quello che ho detto dell’ozono riguarda il fatto della sua origine fotochimica, che dipende innanzitutto dalla radiazione solare, e si stima che attualmente non può essere garantito il rispetto del valore bersaglio per la protezione della salute umana al 2010. Viene superato il valore orario della soglia di informazione oraria, 180 microgrammi, che è l’obiettivo a lungo termine, media massima giornaliera su 8 ore a 120.

In conclusione possiamo dire che per il monossido di carbonio e per il benzene, che non vi ho presentato, non vi sono particolari criticità, anzi rientriamo nella norma di legge, se non ché ricordiamo che il benzene è cancerogeno e non è stata individuata una soglia minima al di sotto della quale non esiste pericolo per la salute umana.

Quindi noi avremo da considerare questa cosa qui per determinati valori di punta e locali.

Per il biossido di azoto risulta evidente che se da un lato viene rispettato il valore attualmente richiesto per la media oraria, la conformità al valore medio annuale previsto per il 2010 riveste un aspetto di criticità.

Per il PM10 riveste sicuramente un aspetto di forte criticità il numero dei superamenti, che non deve essere superiore a 35 nell’arco dell’anno, e per l’ozono esistono forti criticità sia per il rispetto dell’obiettivo a lungo termine che del valore bersaglio al 2010.

In conclusione, dalla presente campagna di monitoraggio noi possiamo affermare due cose molto importanti: una é che i dati monitorati dalle cabine fisse del Comune di Rimini, Marecchia, Flaminia, Abete, e dal Comune di Riccione, Lungomare della Libertà, rispecchiano e concordano con i dati presi dal laboratorio mobile durante la sua campagna, e quindi questa cosa qui conferma il fatto dell’inclusione del Comune di Rimini all’interno della zona dell’agglomerato.

E io ho già finito a Riccione.


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