R
ICCARDO
M
AISANO
1544
notato che la sua ricorrenza come sinonimo dell’altrimenti più comune parousiva
(specialmente a 1 Tim. 6, 14; Tit. 2, 13) si presenta come una sostituzione non
casuale, né dovuta alla diversità delle mani (parousiva, come già osservato anche da
Buonaiuti, manca nelle pastorali, mentre ejpifavneia è esclusivo di queste, con
l’unica eccezione di 2 Thess. 2, 8, dove però ha un significato diverso ed è abbinato
proprio a parousiva). A mio avviso si tratta di una scelta consonante col genere
letterario parenetico che è proprio delle pastorali, un genere caratterizzato appunto
da una terminologia connessa con la dimostrazione, la manifestazione e la
testimonianza.
8
I saggi di Buonaiuti presentano, in definitiva, un’impostazione della trattazione
che, come abbiamo notato, si ritrova tuttora nella più aggiornata bibliografia di
riferimento nel settore della lessicografia neotestamentaria, e mostrano di andare
ancora più a fondo in materia di intuizioni sintetiche e consequenziali. In essi
ritroviamo alcune caratteristiche proprie del magistero di Buonaiuti: la capacità di
individuare e di mettere a confronto tra loro testi e documenti diversi, la
padronanza degli strumenti di lavoro e la familiarità con la bibliografia scientifica
straniera più aggiornata; ma anche, d’altro canto, una impostazione rapsodica
determinata dall’intento divulgativo e un atteggiamento infine conservatore, da
sacerdote comunque fedele ad una sia pur personale “ortodossia”.
9
L’indirizzo dei
saggi raccolti nel volume, e in particolare dei due che abbiamo analizzato, voleva
essere storico-critico, ma il convincimento inderogabile dell’autore rimaneva quello
che animava il suo impegno di sacerdote prima che di studioso, un sacerdote per il
quale il messaggio cristiano doveva continuare ad essere un elemento vivificatore
della società del suo tempo, a dare impulso ad una nuova esperienza religiosa, a
fornire elementi essenziali ad una nuova apologetica.
10
Lette in questa prospettiva, le pagine dedicate a parousiva e ad ejpifavneia, che
abbiamo appena ripercorso, forniscono un perfetto supporto alla concezione
escatologica che Buonaiuti aveva del regno imminente.
11
E costituiscono una
testimonianza efficace (tanto più efficace, proprio perché inserita in un contesto di
divulgazione scientifica) del suo processo di avvicinamento alla personalità e alla
dottrina di Paolo, guardato con diffidenza negli anni precedenti, ma diventato da allora
in poi uno dei punti di riferimento costanti della sua riflessione teologica ed etica.
12
Non è questa la sede né il momento per riprendere in esame il pensiero di
Buonaiuti in tema di escatologia. È invece l’occasione per osservare ancora una
8
Ivi, p. 17; cfr. Fiore, 1986, p. 15 e nota 35, con un elenco dei termini afferenti a tale area semantica.
9
Su questo aspetto dell’esercizio scientifico di Buonaiuti è illuminante il quadro delineato da Ranchetti,
2003, pp. 50 ss. Per aggiungere una notazione metodologica, osserviamo che anche nei saggi
buonaiutiani che abbiamo appena riletto, nonostante la dichiarata impostazione critica e l’evidente chiarezza
di idee, si nota che la serie di coperti accenni alla differenza di stile, di lessico e di idee che distingue le
prime lettere paoline dalle pastorali non sono accompagnati da deduzioni consequenziali sulla diversa
paternità dei testi; e lo stesso si osserva a proposito della prudenza con cui le allusioni alla effettiva
autorship dei vangeli sono soltanto accennate.
10
Cfr. Vinay, 1956, p. 65.
11
Sulla “escatologia ottimistica” di Buonaiuti cfr. Vinay, 1956, pp. 140 ss.
12
Cfr. Pincherle, 1978, pp. 45 ss.
Due note di Ernesto Buonaiuti su Parousia
ed Epiphaneia
1545
volta come lo studioso, anche nell’affrontare il tema della
parousia scegliendo come
approccio l’analisi lessicale, non si lasci da questa condizionare in alcun modo, ma
anzi se ne serva con tutta la necessaria padronanza dei documenti e degli
strumenti di lavoro più aggiornati che si potessero avere allora a disposizione, per
proseguire il cammino intrapreso sulla strada dello stimolo al rinnovamento della
società e delle coscienze. Pur nella insopprimibile episodica frammentarietà che
caratterizza dal principio alla fine la sovrabbondante produzione di Buonaiuti, in
questa personalissima e originale forma di “apostolato scientifico” si individua
l’elemento catalizzatore e unificatore, al di là delle interruzioni, delle impazienze,
talvolta delle contraddizioni che connotano molti segmenti della sua opera.
Riconoscere la ripresa del termine ufficiale pagano parousiva nella pubblicistica
cristiana del primo secolo e individuarne la portata concettuale significa
aggiungere un tassello importante al quadro complessivo dell’escatologia
protocristiana che l’autore ha in mente.
Refrattario alle grandi sintesi e alle opere di sistemazione (la sua conclusiva
Storia del cristianesimo, come è noto, risultò la meno sistematica e armonica delle
opere uscite dalla sua penna), Buonaiuti richiama incessantemente, da uno scritto
all’altro, i concetti per lui fondamentali e i dati acquisiti, pronto a rielaborarli e, se
necessario, superarli. Sembra quindi opportuna oggi, a distanza di tempo e dopo la
conclusione del travaglio storico e ideologico che coinvolse uomini e istituzioni,
una rilettura analitica e critica della sua opera, che prescinda, per quanto possibile,
dai condizionamenti provocati da certe sue scelte di metodo o di stile –scelte
determinate da troppo note cause contingenti e legate a un’epoca ormai
tramontata–, e concentri i propri sforzi nell’individuazione di spunti originali (di
cui molte pagine sono ricche), suggestioni, collegamenti interdisciplinari,
interpretazioni nuove, allusioni. Senza dimenticare quella che rimane, a mio
avviso, una caratteristica unica di Buonaiuti interprete delle Scritture, cioè la
capacità di rendere in italiano, nelle innumerevoli citazioni, qualunque passo del
Vecchio o del Nuovo Testamento traendo da ogni singola parola tutta la pienezza
di significato di cui esse sono portatrici.
Gli scritti di Ernesto Buonaiuti, specialmente quelli a suo tempo meno
frequentati e apparentemente “minori”, se affrontati con serenità e opportuna
curiositas, non di rado possono tuttora offrire materia di riflessione e di studio.
B
IBLIOGRAFIA
D
ANKER
F. W. (a cura di),
A Greek-English Lexicon of the New Testament and other
Early Christian Literature, 3
rd
ed., Chicago – London, The University of Chicago
Press, 2000
F
ARINA
G., recensione al volume di Buonaiuti, in
Cultura contemporanea, 2, 1910, pp.
35-37
F
IORE
B.,
The Function of Personal Example in the Socratic and Pastoral Epistles, Roma, 1986
G
UERRI
G. B.,
Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la Chiesa, Milano,
Mondadori, 2001