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da 15 righe.
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manca dunque nel sito apis la foto della seconda parte
della terza colonna.
* * *
il papiro contiene il verbale di un’udienza svoltasi il 17 maggio del
339 di fronte al σύνδικος dell’arsinoite. herais e taesis ereditarono delle
terre dal padre, che le aveva possedute per più di quarantacinque anni e
per le quali aveva regolarmente pagato le imposte. ricevuta l’eredità, le
donne abbandonarono le terre, non potendo far fronte al pagamento del-
le imposte. il praepositus pagi, applicando le norme imposte dalla adiectio
sterilium (la c.d. ἐπιβολή), assegnò le terre ai contadini. trascorsi cinque
anni, le donne tornarono al villaggio e convenirono in giudizio i contadi-
ni per chiedere loro la restituzione delle terre. vinta l’azione, ricevettero,
insieme alle terre ereditate dal padre anche altri campi, che sostenevano
non appartenere loro, bensì agli eredi di un tale atisio. per tali terre erano
state tuttavia costrette dal fisco a pagare le imposte. si erano allora rivolte
al praepositus pagi con una petizione, per evitare di continuare a pagarle. il
praepositus, accertato di non poter evitare l’imposizione fiscale senza che
prima si risolvesse la questione della titolarità delle terre, aveva suggerito
di convenire in giudizio gli eredi di atisio adendo, per il tramite di un li-
bello, il prefetto d’egitto. instaurato il processo, il prefetto aveva delegato
al σύνδικος dell’arsinoite la trattazione e la decisione della causa.
l’azione esperita dalle donne era dunque volta all’accertamento negativo
della proprietà e la ragione della controversia era legata all’obbligo del paga-
mento delle imposte che le attrici pretendevano fosse da imputare ai conve-
nuti, gli eredi di atisio. l’udienza verbalizzata nel papiro è quella che si svolge
di fronte σύνδικος. essa si apre con la lettura da parte di theodoros, avvocato
delle donne, del mandato con cui aurelia taesis nomina neilos, marito della
sorella, proprio rappresentante in giudizio. theodoros legge anche l’atto di
delega del prefetto d’egitto e il libello per mezzo del quale le donne avevano
esperito l’azione, libello non verbalizzato perché allegato agli atti.
9
cfr. c. J. k
raemer
- n. L
eWis
, A Referee’s Hearing on Ownership, cit., 357 i quali ri-
feriscono che non più di due lettere sono perdute in ciascuna linea in corrispondenza della
divisione dei frammenti di papiro.
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alexandros, avvocato dei convenuti, fa precedere la proposizione
della propria eccezione, quale opposizione alla richiesta attrice, dalla
considerazione che i propri clienti avrebbero potuto adire una corte più
alta per ottenere una condanna per calunnia delle attrici. l’eccezione
è imperniata sul tentativo, che risulterà vincente, di impostare la linea
difensiva sul presupposto che la causa verta sulla titolarità di un patri-
monio unico. nell’arringa viene così evitato ogni cenno a una possibile
separazione tra il patrimonio ereditario delle donne ed i beni registrati
a nome di atisio, di cui le attrici negavano essere titolari. conside-
rando, dunque, un patrimonio unitario, alexandros sostiene che non
può essere accolta la pretesa attrice di disconoscimento della titolarità
di una parte di esso perché osta la norma per la quale l’essere trascorsi
quarant’anni nei quali un soggetto abbia posseduto un bene “μηδαμῶς
ἀποκινῖσθαι παρ᾽ αὐτοῦ τὴν νομὴν μηδὲ παλαιὰν ζητῖσθαι ἀρχήν” (col.
ii. 28-29), impedisce che tale soggetto possa non essere riconosciuto
titolare del bene, indipendentemente da una verifica del titolo che ne
avesse giustificato in origine l’acquisto. e poiché il padre delle donne
aveva posseduto per più di quarantacinque anni le terre poi lasciate in
eredità alle figlie, pagando regolarmente le tasse e non intentando mai
alcuna azione volta a disconoscerne la titolarità, anche alle donne, iure
successionis, è da imputare sia la titolarità dell’intero patrimonio, sia
l’obbligo del pagamento delle imposte.
tale titolarità, con la conseguente imputazione dell’obbligo fiscale, è
peraltro dimostrata dalla circostanza che le donne, dopo la fuga, tornate
in patria, avevano convenuto in giudizio i contadini del villaggio - ai
quali le terre erano state assegnate dal praefectus pagi per garantire allo
stato la continuità dell’introito fiscale – ottenendo la restituzione sia
delle terre sia dei proventi.
a suggello dell’esposizione della propria linea difensiva alexandros
chiede di leggere il testo della costituzione “ ὃς κελεύει εἰ παρέλθοιεν
τεσσερακονταετὴς χρόνος νεμομένου τινὸς πράγματα μηδαμῶς ἐπιβένιν
τινὰ τοῖς πράγμασιν ἢ παραλύειν τὴν πολυχρόνιον νομήν”, che stabili-
sce che, trascorso un periodo di quaranta anni in favore di un posses-
sore, a nessuno è lecito in alcun modo invadere i beni o porre termine
al possesso di lungo tempo (col. iii. 39-40).
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ecco il testo della costituzione (col. iii. 41-43):
Οἱ δεσπότε ἡμῶν Κωνσταντῖνος Σεβαστὸς καὶ Κωνσταντῖνος καὶ
Κωνστάντιος ἐπιφανέστατοι Καίσαραις Ἀγριππίνῳ βουλευτῇ· καὶ
παλαιᾶς νομῆς εἰς τοσοῦτον ἤρεσεν ἔχεσθαι τὸν λογισμὸν ἵνα ἀπ᾽ ἐκίνων
εἰ συνέστηκεν τὸ [...].. περὶ οὗ ἐστιν ἡ ζήτησις τεσσεράκοντα ἔτεσιν
νενεμῆσθαι μηδὲ τὸν κανόνα τῆς νομῆς ζητῖσθαι. Ἤρεσεν καὶ δικαίου
κανόνος [..]..ρ.κοντος τῇ τῆς δεκ[α]ετίας ἢ εἰκοσαετίας παραγραφῇ τὴν
κάτοχον βοηθεῖσθαι καὶ τὰ ἑξῆς.
i nostri signori costantino augusto e costantino e costanzo nobilis-
simi cesari al βουλευτής agrippino. abbiamo stabilito che sia tenuto in
considerazione anche il computo dell’antico possesso affinché da quelli se
è stato stabilito che il […] per il quale vi è una controversia è stato posse-
duto per quaranta anni, non sia accertato il titulus del possesso. abbiamo
stabilito inoltre che in presenza di un giusto titulus [ ] sia data preferenza
alla prescrizione di dieci o venti anni nella terra posseduta. Et cetera.
dopo la recitatio il σύνδικος si rivolge ad alexandros per affermare
che sarebbe opportuno che egli legesse l’atto di cessione delle terre per
conoscere da quanto tempo possa dirsi che le attrici posseggano le terre
e capire così “`τὰ´ ἀκόλουθα τῷ θείῳ νόμῳ πραχθῆ̣ναι δυνηθῇ” (col.
iii. 45-46), quali azioni possono essere intraprese secondo la sacra leg-
ge. mostra, tuttavia, di aver prestato scarsa attenzione alle parole poco
prima pronunciate dell’avvocato, il quale, alle precedenti linee 29-30,
aveva infatti già dichiarato di non sapere se le ἀρούραι fossero state
abbandonate (ἐκποιηθείσαι) o cedute (παραχωρηθείσαι) al padre delle
attrici. alexandros è dunque costretto a ripetere: “εἴται ἐξεποιήθησαν
εἴται παρεχωρήθησαν οὐκ εἴσμεν”, non sappiamo se furono abbando-
nati o cedute. proprio per tale ragione “παλαιὸς γάρ ἐστιν ὁ χρόνος”,
deve dunque applicarsi la norma del lungo possesso (col. iii. 46).
il σύνδικος chiede allora all’avvocato theodoros da quanto tempo fosse
morto il padre delle donne, quasi a ricercare ancora un riferimento tempo-
rale utile. tanto che alexandros sente di dover ancora una volta ribadire,
dopo la risposta di controparte, che non v’è alcuna alternativa: “παρελήλυθεν
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