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maniera sopra descritta, essi abbiano il diritto e la potestà di fissare per
questo una regolamentazione; tutto questo purché quell’acqua che è così
distribuita e descritta e su cui così si sarà decretato, non venga condotta
che per cinquanta piedi attraverso tubi di piombo e soltanto dal canale;
che questi tubi di piombo o condotti non siano collocati che sotto
terra, sia luogo di passaggio, strada pubblica o limite; che questa acqua
non venga condotta attraverso un luogo privato senza il consenso del
proprietario. si dispone che la regolamentazione per la tutela dell’acqua
e delle opere che sono state o saranno erette per quell’acquedotto o il
suo utilizzo, che i duoviri praefecti avranno emanato in base al decreto
dei decurioni, secondo le prescritte modalità, sia valida ed efficace …
venafrana … al colono o a un abitante … si dispone che, quando colui
a cui, in base al decreto dei decurioni, così come inteso sopra, sia stato
affidato l’incarico, agisca in giudizio, chi ha la giurisdizione fra cittadini
e stranieri gli conceda un giudizio recuperatorio per 10.000 sesterzi per
ogni singola questione potendo essere chiamati soltanto dieci testimoni;
purché il rigetto dei recuperatori fra colui che agisce e colui contro cui si
agisce sia fatto secondo quanto sia consentito o imposto dalla legge sui
giudizi privati.
cinque frammenti di un’ulteriore tavola lapidea contenente parte
del testo del medesimo editto sono stati molto più tardi ritrovati presso
le fonti del volturno, nella badia san vincenzo (pantoni, 1960-61 = ae
1962, n. 92. vedi foto infra). ma in questa seconda epigrafe, che do-
veva essere di maggiori dimensioni rispetto a quella ritrovata a venafro
(almeno m. 1,65 di larghezza), il testo ha una disposizione diversa, il
che rende incerto il confronto fra i due documenti nonché le possibili
integrazioni nei casi dubbi. comunque il testo di venafro appare di
lunghezza assai maggiore, il che prova che l’editto alle fonti del vol-
turno doveva essere scolpito su due distinte tavole lapidee. si doveva
trattare di un esemplare posto in maggior rilievo rispetto a quello di
venafro, o forse addirittura del testo ufficiale dell’editto, collocato pres-
so il sito di derivazione e captazione delle acque del volturno: infatti la
scrittura è circondata da una cornice, assente nell’esemplare venafrano.
a seguire, le foto dei cinque frammenti dell’editto ritrovato alle fonti
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del volturno e la ricostruzione proposta da pantoni (con, in corsivo,
il testo venafrano edito dal mommsen, in lettere maiuscole quello dei
frammenti recuperati a s. vincenzo al volturno, in maiuscole corsive le
acquisizioni rispetto al testo finora noto):
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. . . - +10 - NOM(ine) . . . +10 -/ . . . - +10 - AQUA IN O(ppidum)
. . . - +10 -/. . . - +10 - (venafra)NORUM UTI . . . - +10 -/. . . - +10
- SOLET PER E . . . - +10 -/ . . . - +10 - venafranorUM NOMIN(e)
. . . atque/ . . . . qui rivi specus saepta fon . . . . . . . . . . quae aquae
(ducenda)e ref(ici)undae causa supra infrave libram . . . . . . . . . (aedi)
ficati/ structi sunt sive quod aliut opus eius aquae ducendae ref(ici)undae
causa supra infrave libram factum est uti quidquid earuM/ r(er)um factum
est ita esse habere itaque refICere reponere restituere resarcire semel saepius
fistulas canales tubos ponere . . . . . . mBare/ aperturam committere sive
quit aliut eius aquae dUcendae causa opus (er)it facere placet dum
qui locus ager in fundo qui q…oni l
.
F
.
ter
.
est / (esseve) dicitur
et in fundo qui l . pompei m
.
f
.
ter
.
sullae est esseve dicitur m(acer)ia
saeptus est per quem locum subve quo locUs specUs eiUs
/ aquae
p . . .nit ne ea maceria parsve QUae
eius maceriae aliter diruatu(r)
(turbet)ur(?) quam specus reficiUndi aUt inspiciendi /
causa . . .
. . . . . . vati sit QUo minUs ea
aqua ire fluere ducive poss(it) . .
. . . . . . . T / ITEM dextra sinistraque circa eUm rivom
circaque ea o . . . . . . (aqu)ae ducendae causa facta sunt octonos
pedes agrUm / VACUUM ESSE PLACET (per) QUem locUm
venaFranis eive qui venafranorum . . . . . . . m . . . iter facere
eiUs aQUae dUcendae / operUmve eiUs aQUae CAUSA
FACIENDORUM reFiciendorum quod eius s
.
d
.
m
.
fiat ius sit
liceatQUe QUaeQve ea(ru)M RERUM cUiUs / Faciendae
reFiciendae caUsa opUs erUnt QUa proxume poterit
advehere adferre adportare qUaeQUe inde
exempta erunt quam/
maxime aeQUaliter dextra sinistraQUe . p
.
viii iacere
dum ob eas res damn(i) infecti iurato promittatUr
earumque rerum
/ omniUm ita haBend
arum (c)UM COLONIS ven
(afra)nis
ius potestatemque esse placet dum ne ob id opUs dominUs
eorum
cuius agri / locive per QUem agrUm
locUmve ea aQ
ua ire
fluere ducive solet invius fiat neve id opus minus ex agro sUo in
partem agri / QUam transire trans
ferre transv
ertere recte
possit neve qui eorum per quorum agros ea aqua dUcetUr eUm
aquae
ductum / corrUmpere aBdUcer
e avertere facereve quo minus ea
aqua in oppidum venafrorum recte duci
FlUere
possit liceat.