Autonomia e riscatto, I principi libertari ed identitari di g m. angioy a 210 anni dal moto popolare



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Giovanni Maria Angioy


Giuanni (ou Zuanne) Maria Angioy est un indépendantiste sarde de le fin du XVIIIe siècle

Le 28 avril 1794, l'assassinat de deux fonctionnaires piémontais à Cagliari dégénère en rebellion ouverte. Ce sont les journées de s’acciappa (véritable chasse aux piémontais encore en ville). La révolte se propage dans toute la Sardaigne. Les rebelles, s'appuyant sur les paysans pauvres, occupent Sassari, au nord de l’île, où s'était réfugiée une grande partie de l'aristocratie.

L'agitation anti-féodale s'étendant, le Parlement sarde envoie depuis Cagliari une armée avec à sa tête l'avocat Giovanni Maria Angioy. Celui-ci, sympathisant des idées de la Révolution française, prend à son arrivée le parti du peuple et soutient la rebellion.

A la tête de son armée et de diverses milices irrégulières, il marche contre les loyalistes qui, au même moment, rassemblent une nouvelle armée à Cagliari tout en demandant l’aide du vice-roi. Anjoy est désavoué et, se mettant à dos les forces conservatrices, continue son avancée vers la capitale. Surpris à revers par une armée piémontaise (complétée de mercenaires suisses et corses) fraîchement débarquée et mieux équipée, il est vaincu près d'Oristano en 1796. Sa tête est dès lors mise à prix comme bandit. Sa famille doit fuir et changer de nom. Son village natal de Bono est bombardé et saccagé.

Anjoy fuit sur le continent et se réfugie à Paris. On dit que jusqu’à son dernier jour il aura cherché à convaincre Napoléon d'envoyer une armée en Sardaigne pour y porter les idéaux de la Révolution. Il meurt à Paris, pauvre et abandonné en 1808. Le lieu de sa sépulture est inconnu.

 

Un article de Wikipédia, l'encyclopédie libre.


http://fr.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Maria_Angioy

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 









 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

“Così la guerra feudale partiva come suggestione da Angioy partigiano perché,trasformata in querela di popoli oppressi, tornasse ad Angioy alternos “



Giuseppe Manno, storia Moderna della Sardegna

Don Giovanni Maria Angioy (1751 - 1808), nasce a Bono il 21 ottobre 1751 da genitori nobili che muoiono poco dopo la sua nascita.

Si occupa di lui il fratello della madre, don Taddeo Arras, che è il suo primo maestro di grammatica. Per gli altri insegnamenti di lingue e di belle arti dovrà successivamente fare riferimento ai padri mercedari presso la loro scuola nella chiesa-convento della Vergine della Mercede, che dopo la chiusura del convento decretata dal ministro Bogino nel 1776, diventa di San Raimondo.

Continua gli studi presso il collegio Canopoleno e poi all’Università di Sassari, ottenendo ottimi risultati e suscitando l’ammirazione dei suoi stessi professori.

Nonostante l’ inclinazione per la vita religiosa,viene mandato dallo zio Taddeo a proseguire gli studi presso l’università di Cagliari.

Fa pratica presso lo studio dell’avvocato Nieddu, zio della madre, ma dopo un breve periodo di libera professione si dedica all'insegnamento universitario (all’ età di 21 anni è già professore) e successivamente entra a far parte della magistratura ricoprendo gli importanti incarichi di giudice della Reale Udienza (la massima magistratura isolana) e di assistente del reggente la Reale Cancelleria (la più importante carica del regno di Sardegna dopo quella di viceré).

Sulla facciata del Municipio di Bono si legge: "A Giovanni Maria Angioy, che ispirandosi ai valori dell' 89 bandì la sarda crociata contro la tirannide feudale ". Ciò ci ricorda che, anche se con un certo ritardo, determinato da un relativo stato di isolamento e di arretratezza, per via anche degli scarsi mezzi di comunicazione allora disponibili, pure in Sardegna erano giunte le nuove idee dell’ Illuminismo e della Fisiocrazia che certamente l'Angioy conosce come non poche altre persone di cultura dell’epoca. Ciò grazie anche agli effetti degli interventi di politica culturale e soprattutto della Riforma delle Università isolane operata dal Ministro Bogino (1764-1765).

All’età di 30 anni sposa la giovanissima Annica Belgrano, figlia di un ricco commerciante, nella chiesa di Sant’Eulalia, nel quartiere della Marina a Cagliari.

Separati dopo la nascita di Speranza, i due si ricongiungeranno poi grazie ai buoni uffici del viceré.

Vanno ad abitare nel quartiere di Castello ed hanno altre due figlie : Giuseppa e Maria Angela.

Giovanni Maria Angioy si dimostra ben presto un capace imprenditore e sagace uomo d’affari: investe il capitale portatogli in dote dalla Belgrano in prestiti a privati (a Cagliari non esistevano banche) e si dà alla compravendita di case e terreni.

Angioy ha successivamente modo di dare ulteriore prova delle sue capacità imprenditoriali che, come ci suggerisce lo storico Carlino Sole, dal 1789 daranno i loro frutti nell’ambito della coltivazione del cotone arboreo e dell’indaco per la tinteggiatura delle tele,tanto da suscitare la stima del viceré Balbiano.

Successivamente impianta una fabbrica di berrette, in società con Andrea Delorenzo e altri imprenditori. Ciò suscita nuovamente l’entusiasmo di Balbiano che avrebbe addirittura voluto denominare la fabbrica “l’ Aurora del regno”.

Il fallimento di queste iniziative è senz’altro da attribuire alla mobilitazione contro i tentativi di invasione francesi, secondo alcuni storici, alla generale situazione di arretratezza in cui versava l’Isola.

Il Manno, partendo da un’ottica moderata che aborre le rivoluzioni e si aspetta le riforme dalla grazia del Sovrano, nella sua opera (che secondo Luciano Marrocu è stata poi “monumentalizzata”), accusa duramente l’Angioy, basandosi su un manoscritto anonimo e recentemente ripubblicato in edizione critica da Luciano Carta intitolato “Storia de’ torbidi occorsi nel regno di Sardegna dall’anno 1792 in poi”.

Dopo l’espulsione dei piemontesi (lo “scommiato” del 28 aprile 1794, oggi commemorato come “Sa die de sa Sardigna”), l’Angioy sarebbe stato il punto di riferimento dei novatori o “Giacobini” (come venivano genericamente chiamati in Italia coloro che prendevano posizione contro gli antichi regimi).

Ci sono pervenuti lunghi elenchi che comprendono magistrati, funzionari, liberi professionisti, intellettuali,artigiani, negozianti, popolani, esponenti del clero appartenenti alla fazione sarda dei giacobini, tutti speranzosi di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali.


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