di istruzione più alto). Ad arrivare sono stati i la-
voratori rimasti senza un posto nelle fabbriche
o nelle miniere di fosfati, come anche gli arti-
giani; di età più giovane, essi si sono mostrati
pronti a inserirsi non solo in agricoltura ma
anche in comparti come l’edilizia, la piccola in-
dustria, i servizi di pulizia, i distributori di ben-
zina e il commercio e dovunque c’è stato
bisogno di manodopera. Si è trattato anche di
un certo numero di studenti che, non avendo
più l’accesso ai tradizionali Paesi di immigra-
zione, hanno trovato uno sbocco nelle univer-
sità italiane e hanno contribuito ad elevare il
livello culturale della comunità marocchina,
operando come mediatori, educatori e opera-
tori sociali. Si è di fatto formata una catena che
ha coinvolto i marocchini rimasti in patria, sui
quali ha esercitato una notevole attrattiva la
possibilità di inviare rimesse e il benessere
ostentato dai connazionali in occasione dei ri-
torni per le vacanze, spesso su autovetture di
grossa cilindrata, poi rivendute in loco.
Negli anni ’90 si assiste per lo più all’arrivo
delle donne che, con la loro presenza e quella
dei figli, hanno dato l’idea di una presenza nor-
male, anche perché personalmente non sono
state coinvolte nelle dinamiche della irregolarità.
Gli anni 2000 hanno conosciuto il rafforza-
mento dei ricongiungimenti familiari, è aumen-
tata notevolmente la presenza dei figli, sono
stati più forti i legami con la società italiana, sor-
retti dalla prospettiva di inserimento stabile,
sancita anche a livello normativo prima dalla
cosiddetta “carta di soggiorno” (legge 40/1998)
e poi dalla Direttiva europea sul permesso CE
per lungosoggiornanti (n. 109 del 2003), entrata
in vigore in Italia nel 2007.
Non può mancare un cenno alle difficoltà e
ai veri e propri drammi che hanno riguardato le
persone coinvolte nei flussi irregolari, molte
delle quali sono morte nel mare, dopo essersi
imbarcate in Tunisia attraversando l’Algeria. Nel
passato, le lunghe rotte terrestri sono passate
anche attraverso la Grecia e la Jugoslavia.
I dati dell’ultimo decennio
e la ripartizione territoriale
I marocchini sono risultati 1.001 al censi-
mento del 1981 (su una presenza totale in Italia
di 210.937 cittadini stranieri), 39.911 al censi-
mento del 1991 (su 356.159 stranieri), 180.103
al censimento del 2001 (su 1.334.889 stranieri).
L’aumento numerico dei marocchini in Italia
è stato particolarmente consistente nell’ultimo
decennio, essendo più che raddoppiati, ma la
loro incidenza sulla presenza straniera è andata
10
Breve storia dell’immigrazione marocchina in Italia
PARTE INTRODUTTIVA
ITALIA. Andamento dei residenti marocchini e di quelli stranieri (2001-2012)
Anno
Stranieri
residenti
Marocchini
residenti
Inc. %
marocchini
Soggiornanti
marocchini
2001
1.334.889
180.103
13,5
167.334
2002
1.549.373
215.430
13,9
170.746
2003
1.990.159
253.362
12,7
231.044
2004
2.402.157
294.945
12.3
235.012
2005
2.670.514
319.537
12,0
239.728
2006
2.938.922
343.228
11,7
258.571
2007
3.432.651
365.908
10,6
388.084
2008
3.891.185
403.592
10,4
441.137
2009
4.235.059
431.529
10,2
475.202
2010
4.570.317
452.424
9,9
501.610
2011
4.825.573
470.426
9,7
506.369
2012
4.387.721
-
-
517.146
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Ministero dell!Interno/Istat/Eurostat