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Rescriptum Constantini de quadraginta annorum praescriptione
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τεσσερακονταετὴς χρόνος καὶ πρός, αὐτῶν νεμομένων ταύτας τὰς ἀρούρας”,
è trascorso un periodo di quaranta anni e più, nel quale le donne hanno
avuto possesso di questi campi (col. iii. 48).
il funzionario chiede allora,
ancora con lo stesso intento, quanto tempo fosse trascorso dall’ispezione di
sabino il censore. l’avverbio μάλα μόλεις, “appena”, premessa alla risposta
“trentatré” (col. iii. 49) mostra che anche theodoros è convinto dell’im-
praticabilità della strada intrapesa dal σύνδικος. non vi sono riferimenti
temporali utili per coprire l’arco temporale di quarant’anni nel quale collo-
care l’eventuale accertamento possessorio compiuto in sede di censimento.
il σύνδικος chiede allora chi avesse raccolto i frutti l’anno preceden-
te. la domanda offre a theodoros l’occasione per opporre alla versione
fornita dalla controparte delle vicende precedenti la causa, la propria
ricostruzione dei fatti: le donne, ricevuta l’eredità, avevano abbandona-
to le terre, non potendo far fronte alle imposte. trascorsi cinque anni,
erano tornate al villaggio. i contadini, ai quali era stata affidata la col-
tura delle terre abbandonate, avevano restituito loro, insieme a quelle
ereditate dal padre, anche altre terre, registrate a nome di un certo ati-
sio, al quale però le donne non erano legate da alcun rapporto di paren-
tela. di tali terre erano invece titolari i κληρονόμοι Ἀτισίου, presenti
in giudizio, οἱ δεσπόται ἑστηκότες (col. iii. 53). Si erano così rivolte
al prefetto d’egitto, Flavio Filagro, chiedendo di non essere ritenute
responsabili per il pagamento delle tasse su terre appartenenti ad altri.
a questo punto theodoros fa una mossa che risulterà perdente:
chiama a testimoniare germanos, rappresentante dei contadini del vil-
laggio, perché possa dichiarare chi fosse titolare delle terre contese.
ora, i contadini erano proprio coloro che, convenuti in giudizio dalle
donne, avevano loro restituito le terre contese. sembra, dunque, quella
dell’avvocato, una strategia quantomeno incauta. tant’è che germanos
non può che dichiarare di aver restituito alle donne, proprio perché rite-
nute titolari, sia le terre, sia tre artabe di grano per ogni campo.
la difficoltà di theodoros sono solo all’inizio. egli tenta di negare
che le donne abbiano mai ricevuto l’affitto affermando che erano state
costrette ad accettare di pagare i tributi per le terre delle quali discono-
scevano la titolarità. il riferimento alle sole terre iscritte sotto il nome di
atisio rimane nella trascrizione del redattore dunque implicito.
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all’incalzare dell’interrogatorio da parte del σύνδικος, il quale osserva
che sarebbe stato opportuno, appena costrette a pagare le imposte, non
accettare l’affitto ed esperire subito un’azione, risponde neilos, quasi a
voler soccorrere l’avvocato e rimediare alla brutta piega che l’udienza
sembrava prendere. neilos ricorda che le donne si erano rivolte al prae-
positus pagi, il quale, accertato di non poter evitare l’imposizione fiscale
senza che prima fosse risolta la questione della titolarità, aveva invitato
ad adire il prefetto tramite un libello, proprio quel libello che le donne
avevano presentato e che aveva determinato l’attribuzione della causa
alla competenza del σύνδικος e l’apertura dell’udienza in corso.
ancora una volta sembra emergere una conduzione dell’udienza da
parte del σύνδικος assai poco accorta.
l’intervento riparatore di neilos impone ad alexandros di adope-
rarsi per apportare alla propria linea difensiva qualche altro elemento.
per dimostrare l’appartenenza dei beni registrati a nome di atisio al
patrimonio ereditario delle donne dichiara che esiste una casa a Kara-
nis registrata sotto lo stesso nome delle terre contese e di cui le donne
risultano essere possessori. la mossa risulta vincente perché provoca il
crollo della linea difensiva della parte attrice.
neilos, infatti, cade in evidente contraddizione. dopo aver tentato
di negare l’esistenza della casa, pur di non ammettere di ricevere per
essa un affitto, sostiene che è crollata.
la tesi dei convenuti risulta dunque provata. se è, infatti, attestato
che la casa registrata a nome di atisio è in possesso delle donne, risulta
di conseguenza dimostrato che lo siano anche le terre registrate sotto lo
stesso nome e che l’intero patrimonio sia da considerare parte della loro
eredità. e poiché è stata depositata nei registri la legge che impedisce
che possa essere disconosciuta la titolarità dei beni posseduti per più di
quarant’anni e che non è necessaria un’indagine relativa al titulus inizia-
le, non può essere accolta la domanda di herais e taesis.
theodoros non desiste e dichiara la propria intenzione di proporre
appello.
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mostriamo le ragioni esegetiche sulle quali si fonda la ricostruzione qui proposta in
un distinto studio, consegnato già per la pubblicazione in aUpa 56, 2013, nel quale sono
anche esaminati i profili giuridici del testo.