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Vincenzo M. Corseri
al romano Pontefice così come il figlio è inferiore alla propria madre».
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Piccolomini riesce subito
a farsi ammirare, con i suoi discorsi, come oratore
di talento e si procura molto presto la benevolenza di buona parte dei Padri. Passa
successivamente al servizio di Bartolomeo della Scala, vescovo di Frisinga, e, nelle
sue prime sortite, elogia l’autorità del pontefice, pur assumendo, al contempo, verso
il papa una posizione piuttosto indifferente: in piena sintonia con l’ambiente conci-
liare che incontra. Rafforza la propria amicizia con il vescovo di Novara, il potente
Bartolomeo Visconti, conciliarista convinto e fratello del Duca di Milano, a quel
tempo ostile a Eugenio IV, e diventa infine segretario del cardinale Niccolò Alberga-
ti, per conto del quale si reca in missione presso il re di Scozia. Rientrato a Basilea,
la sua vivace cultura umanistica e il suo talento di oratore gli guadagnano l’impor-
tante carica di “abbreviatore” del Concilio, cioè di estensore dei documenti ufficiali.
Il 26 giugno del 1439, il Concilio depone papa Eugenio IV. Piccolomini, difensore
convinto della causa conciliare, è nominato poi maestro delle cerimonie del concla-
ve scismatico che eleggerà l’antipapa Felice V – l’ultimo antipapa della storia della
Chiesa – nella persona del compassato Amedeo VIII di Savoia (del quale Piccolo-
mini diviene, com’era prevedibile, segretario). Nel giro di qualche anno, tuttavia, il
vivace umanista si rende conto della precarietà del partito scismatico e, inviato dal
Concilio alla Dieta di Francoforte (1442), si mette al servizio dell’imperatore Federi-
co III, che lo incorona poeta e gli dà un impiego a Vienna nella cancelleria imperiale.
Inizia qui un veloce percorso
à rebours, che, cominciando da un graduale
distacco da Felice V, lo avrebbe portato nel giro di pochi anni a un riavvicinamento
definitivo alla curia di Roma. Il 1445 è l’anno dell’implorato perdono al papa Euge-
nio IV. L’incontro fra questi due grandi esponenti della Chiesa romana, in uno dei
momenti più tesi e appassionanti della sua storia, viene descritto da Piccolomini con
parole che meritano tutta la nostra attenzione. Egli è davvero un figlio esemplare
del suo tempo. Il suo è un attivismo che sottende maggiormente ad una filosofia
dell’agire più che alla contemplazione. Da una parte abbiamo il giovane umanista
che diventerà, poco dopo un decennio, Pio II: il grintoso pontefice che cercherà di
attenuare la traumatica catastrofe costantinopolitana (1453) con un’intensa attività
politica e religiosa volta a favorire la costituzione di una «lega italica» e con l’espli-
cito obbiettivo di dichiarare una crociata contro il Turco in modo da ristabilire, anche
se sappiamo che il progetto non avrà mai un suo seguito, il «trionfo dello spirito sulla
brutalità della forza». Dall’altra c’è il veneziano Eugenio IV (Gabriele Condulmer),
l’autoritario pontefice che si fa latore, in contrasto al movimento conciliare, di una
concezione del papato di indubbia ascendenza medievale e che dopo una lotta serra-
ta, durata più di un quindicennio, riuscirà ad avere la meglio sul Concilio ristabilen-
24
a
eneas
s
ylvius
p
iccoloMinus
(p
ius
ii),
De Gestis Concilii Basiliensis Commentariorum:
Libri II, edited and traslated by D. Hay and W. K. Smith, Oxford 1967.
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Religione e politica in Europa nella prima metà del Quattrocento...
do una centralizzazione romana del potere.
Enea nel suo capolavoro storiografico, i
Commentarii,
25
vergato quando sarà
già pontefice, tratteggia in terza persona i momenti peculiari di quest’incontro con le
seguenti, memorabili parole:
Quando Enea, dunque, si trovò al cospetto di Eugenio, e fu ammesso a baciar-
gli i piedi, le
mani e il viso, presentò le lettere credenziali e,
invitato a parlare,
così disse: “Santissimo presule, prima di riferire il messaggio di Cesare, dirò
poche parole al mio riguardo. So che sono state fatte giungere alle tue orecchie
molte voci su di me non favorevoli e che non conviene ripetere. Ma coloro
che ti hanno parlato di me non hanno mentito. Durante il mio soggiorno a
Basilea io ho detto, scritto e fatto molte cose contro di te. Non lo nego. Ma la
mia intenzione non era di nuocere a te, quanto piuttosto di giovare alla Chiesa
di Dio. Perseguitando te, io pensavo di prestare ossequio a Dio. Sbagliai, chi
potrebbe negarlo? Ma sbagliai assieme a non pochi altri, e non dico di poco
conto. Ho seguito l’esempio di Giuliano cardinale di Sant’Angelo,
26
di Niccolò
arcivescovo di Palermo,
27
di Ludovico Pontano notaio della tua curia, che era-
no reputati acuti interpreti e maestri della verità. E c’è bisogno che ricordi l’U-
niversità di Parigi e altre scuole del mondo, che numerose ti furono avverse?
Chi non avrebbe errato in compagnia di persone tanto autorevoli? È vero, lo
confesso, che quando io mi accorsi dell’errore dei Basileesi, non passai subito
dalla
tua parte, come molti fecero;
e invece, temendo di cascare d’uno in altro
errore – poiché spesso avviene che chi vuole evitare Cariddi finisca per cadere
su Scilla – mi unii a coloro che si tenevano neutrali, per evitare di passare da
un estremo all’altro senza prima aver riflettuto e meditato a lungo. […] Ora
eccomi qui: ti prego di perdonarmi, perché ho peccato di ignoranza”.
Eugenio rispose: “Sappiamo che hai mancato gravemente verso di noi. Ma non
possiamo non perdonare a chi confessa di avere errato. La Chiesa è una madre
pia che non risparmia la giusta punizione a chi non riconosce i propri errori,
ma a chi li confessa sempre concede il perdono. Tu ormai possiedi la verità.
Bada di non abbandonarla. […] Ora sei in una situazione in cui puoi difendere
la verità ed essere di aiuto alla Chiesa […]”.
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Quella appena descritta dall’allora alto funzionario della cancelleria asburgi-
ca, è una rappresentazione emblematica del realismo dell’uomo del Quattrocento. La
sua è la fede nel fare etico dell’uomo, nella
virtus, nel positivo operare che da questa
25
L’edizione di riferimento in lingua italiana, con testo latino a fronte, de
I commentarii di E. S.
Piccolomini è quella a cura di L. Totaro, 2 voll., Milano 2008.
26
Il cardinale Giuliano Cesarini.
27
Il grande canonista siciliano Niccolò Tudeschi, detto il Panormitano; cfr. M. w
atanaBe
,
Au-
thority and Consent in Church government: Panormitanus, Aeneas Sylvius, Cusanus, cit.
28
E. S. p
iccoloMini
,
I commentarii, cit., pp. 59-61.