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Antonio Bica
Cristianesimo diventasse un fatto di convenienza oltre che di moda.
L’imperatore decretò la soppressione di tutte le sette eretiche e ordinò che i
loro beni fossero trasferiti alla Chiesa Cattolica. Finalmente, la corrente ortodossa,
una delle tante correnti nel mare infinito del plurisettarismo del Cristianesimo delle
origini, si era trasformata in una struttura piramidale organizzata, con le proprie e
solo le proprie scritture ordinate in un Canone, con un credo ed una gerarchia potente
come mai prima. L’ortodossia aveva vinto, una vittoria, la sua, sia sul piano religioso
sia su quello politico, che non sarebbe stato possibile realizzare senza il favore in-
condizionato dell’imperatore Costantino aveva scelto.
Ma cosa sarebbe accaduto se, nella lotta per la supremazia della fede autentica,
avessero vinto i cristiani ebioniti, che erano molto vicini alle pratiche dell’ebraismo e si
attenevano alle leggi del Vecchio Testamento? Forse i cristiani di oggi avrebbero con-
siderato se stessi come una costola dell’ebraismo, e allora la
suorina avrebbe onorato il
sabato e mangiato kasher? E se a vincere fossero stati gli eretici di Marcione, che pure
costituivano un potente movimento in seno alla Chiesa delle origini, che rifiutavano
tutto ciò che era ebraico e non credevano vi fosse un solo Dio, ma due Dei, il Dio ira-
condo degli ebrei e del Vecchio Testamento e il Dio buono del Nuovo Testamento, in
che
modo avremmo professato noi, oggi, il politeismo di stampo marcionita?
Se da ragazzo ponevo domande del tipo “perché c’è il male nel mondo?” (che
poi ho scoperto essere la stessa domanda che si erano posti i profeti della tradizio-
ne biblica e gli apocalittici ebrei del III sec. a. C.) oppure del tipo “ma Gesù, sulla
croce, sentiva veramente dolore?”, precorrendo quelli che sarebbero stati da adulto
i miei studi sul Docetismo (che è la dottrina, risalente al Cristianesimo delle origini,
di quanti negavano la natura corporea ed umana di Gesù, il cui corpo, esistendo
soltanto come involucro apparente, non poteva essere andato incontro ad una reale
passione e morte), mi veniva risposto che queste erano “cose ampie”, che la mente
dell’uomo non poteva penetrare.
Un’altra cosa che ricordo, erano le lezioni sul “rispetto” e l’obbedienza alle ge-
rarchie ecclesiastiche. “Obbedite al parroco sempre, ma più di tutti obbedite al vesco-
vo”, ci dicevano. Obbedire alle gerarchie, significava innanzi tutto, anche al tempo di
Giuda, riconoscere le gerarchie ed era poi un modo, oggi come allora, per appianare
eventuali dispute dottrinali sorte all’interno di una stessa fazione. Da grande ho appre-
so come Ignazio, vescovo di Antiochia, nei primi del II secolo, partendo dal presuppo-
sto che i capi delle gerarchie ecclesiastiche sapessero sempre cosa fare e come agire
e fossero pertanto infallibili, in una sua lettera ai cristiani di Filadelfia, città dell’Asia
minore, li esortava a ‘prestare ascolto al vescovo, al presbitero e ai diaconi’, al fine di
evitare sul nascere i possibili problemi dottrinali in seno alla comunità.
La mia suora, a pensarci bene, mi diceva la stessa cosa e con le stesse parole,
1800 anni dopo, e sarà stata d’accordo anche con Ireneo, vescovo di Lione, nel dire
che “fuori della Chiesa non c’è religione vera né Dio vero”. Ebbene, gli Gnostici la
pensavano in maniera diversa.
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I vangeli gnostici e il cristianesimo delle origini
Il
termine gnosticismo deriva dalla parola greca
gnosis, che vuol dire
conoscen-
za e che riassume un insieme di cognizioni segrete e in parte esoteriche riservate ad una
élite spirituale; insomma una sorta di comprensione, di intuizione profonda, che porta
l’uomo alla piena consapevolezza di sé. Nello Gnosticismo convergono vari elementi
che si riallacciano principalmente alla filosofia greca e, in particolare, alla metafisica
platonica, al mondo ellenistico, alle religioni misteriche, al giudaismo alessandrino, a
pratiche religiose e concezioni esoteriche e cosmologiche del lontano Oriente.
Altro elemento caratterizzante del pensiero gnostico è l’applicazione del mito
alla cosmologia, per spiegare l’origine del mondo e della divinità stessa. L’universo
fisico, rappresentato dalle stelle e dai pianeti, influenzerebbe le vicende degli uomi-
ni. Nel Vangelo di Giuda, Gesù dice al suo discepolo che sarà proprio una stella nel
cielo a guidare la sua anima, e invita Giuda a seguire quella stella. Tale costruzione
mitologica va a supportare l’apparato dottrinale dello Gnosticismo.
Dopo la distruzione di Gerusalemme per opera dei Romani, avvenuta nel 70 d.
C., si assiste ad una crisi dei valori e della tradizione religiosa ebraica e dell’impianto
dottrinale del giudaismo rabbinico.
Gli Ebrei vivono una crisi d’identità senza precedenti, che è anche crisi del
loro rapporto con Dio; è proprio da questo primo momento di smarrimento culturale,
di perdita dell’identità della nazione, di inquietudine politica e incertezza religiosa
che origina il pensiero gnostico, la cui fioritura avviene ad Alessandria a partire
dalla fine del primo secolo d. C. Alcune frange del popolo ebraico fanno ricorso ad
un ritorno alla filosofia greca per rimodulare il loro pensiero e adattarlo al momento
storico particolare. A giudicare dalla molteplice letteratura intrisa di ideali gnostici,
tale movimento di pensiero dovette esercitare un fascino enorme sui suoi seguaci,
tanto da costituire un pericolo così forte per l’ortodossia cristiana in fase di organiz-
zazione, che questa usò ogni mezzo lecito ed illecito per combatterlo.
Oggi sappiamo infatti che l’ortodossia considerò il Cristianesimo Gnostico
alla stregua di un movimento sovversivo ed eretico.
Una delle caratteristiche fondamentali del pensiero gnostico, è il ricorso al con-
cetto di dualismo tanto caro alla tradizione filosofica greca e platonica in particolare.
Secondo tale forma di radicalismo ideologico proprio della filosofia greca, esiste una
contrapposizione fra il mondo dello spirito, positivo, e il mondo della materia, nega-
tivo e malvagio. Platone, ad esempio, parlava di mondo delle idee e mondo reale. Nel
I e II secolo dopo Cristo, i seguaci del pensiero gnostico e di quello medioplatonico,
sono accomunati entrambi dall’idea che vi sia una divinità eterna, incorruttibile, inef-
fabile, trascendente, indefinibile, un Dio unico dal quale, con un movimento fluido
che va dalla dimensione spirituale a quella materiale, si staccano entità divine inferio-
ri chiamate “eoni”, che si riuniscono a formare un regno definito “pleroma”.
È in seguito ad una sorta di catastrofe cosmica che si genera una frattura nel
pleroma e si origina il mondo materiale, che è un mondo imperfetto, popolato da
forze cosmiche malvagie. Una delle domande che hanno tormentato la mente degli