Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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sta considerazione consente a Ern di precisare che la sua ostilità non è «contro la
sostanza del popolo tedesco», e di prospettare una vittoria russa che non sia solo la
disfatta della potenza avversaria, ma anche «l’emancipazione degli aspetti migliori
dello spirito tedesco»
162
.
In tal modo egli forniva una parziale risposta anche alle critiche mosse da S.
Frank, che aveva contestato la legittimazione della guerra fondata sull’identifica-
zione del nemico con il male assoluto: «ogni giustificazione della guerra il senso
della quale sia riconducibile al fatto che la sostanza stessa di una delle parti in
lotta sia considerata come espressione del bene assoluto, e l’altra come espressione
del male assoluto, deve essere riconosciuta come erronea in via di principio»
163
.
Per Frank (che riconosce del resto in nota il cambiamento di accenti contenuto
nella successiva lezione di Ern) individuare come «fonte del male contro il quale
combattiamo» il «fenomenalismo» e «l’immanentismo» significa trascurare la cir-
costanza che proprio gli alleati della Russia, in particolare l’Inghilterra, sono tra
i principali interpreti di tali orientamenti culturali. Inoltre, argomenta, costruire
una genealogia che giunge sino a Eckhart significa condannare l’intera nazione
tedesca, anche la Germania di Goethe, invece di considerare come nemico la sua
degenerazione contemporanea
164
. Merita qui ricordare di sfuggita che nell’otto-
bre 1915, nel difficile periodo inaugurato dalla Grande ritirata dell’estate e dal
dilagare dell’esercito tedesco nei territori occidentali dell’impero, Frank intervie-
ne nuovamente sul tema della «sostanza spirituale della Germania»
165
, invitando
il pensiero russo a ripensare il rapporto tra fattori materiali e morali, a prendere
atto del fatto che la forza e la verità non sono necessariamente congiunte, a cerca-
re di comprendere le ragioni della potenza e dell’energia manifestata dai tedeschi.
All’inizio di questa guerra, scrive alludendo a Ern, «un filosofo russo slavofiliz-
zante, noto per il carattere paradossale ed estremista delle proprie affermazioni,
coniò la formula “da Kant a Krupp”»; quella impostazione però non teneva conto
«di una verità più sostanziale e praticamente attuale, vale a dire il significato na-
zionale della filosofia di Kant»:
162
Ivi, p. 48.
163
S. Frank, O poiskach smysla vojny, cit., p. 129.
164
Ivi, pp. 129-132.
165
S. Frank, O duchovnoj suščnosti Germanii, in «Russkaja mysl’», 10, 1915, pp. 1-18.
Capitolo I. La Russia nella Prima guerra mondiale
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la forza profonda della Germania è racchiusa in ultima analisi nel fatto che nel sangue
del suo popolo vive, come un potente istinto efficace, l’imperativo categorico di Kant.
Noi combattiamo con una nuova barbarie che, nonostante tutto il male della propria
idolatria, è forte per la propria salute morale
166
.
Anche Berdjaev era venuto sviluppando, nell’intento di comprendere «il se-
greto della Germania contemporanea»
167
, una critica dell’approccio di Ern: «con
la violenta e cieca mancanza di flessibilità che lo contraddistingue (…) connette
Kant con Krupp (…) questa astratta demolizione del germanismo Ern la con-
duce secondo le regole e le consuetudini del puro pensiero tedesco»
168
. Berdjaev
contesta alla radice il metodo genealogico, perché non tiene conto dell’autentica
natura di libertà del processo storico, dell’irriducibile diversità che esiste anche,
ad esempio, tra Lutero e luteranesimo, tra S. Francesco e il movimento france-
scano. Una critica in parte analoga è presente in P. Kudrjavšov, che, citando Ern,
ironizza sulla «moda» di far scaturire i mali della Germania contemporanea da
una grande personalità del passato, che sia Kant, Lutero o Bismarck, e pone in-
vece il problema nei termini seguenti:
la guerra ci ha posto faccia a faccia con il problema della cultura, o meglio, con la
questione del rapporto tra le forze motrici del cosiddetto nuovo-europeismo e del ger-
manesimo, dello spirito e della materia, per usare la terminologia di Bergson
169
(…)
vogliamo comprendere soprattutto questo mistero inaspettato dei nostri giorni (…) il
mistero del doppio volto del germanesimo: come tenere insieme spirito e materia (…)
come conciliare la Germania attuale con quella di Kant, Goethe e Schiller (…) come
la caduta morale di una nazione di poeti, filosofi e studiosi è giunta sino alla barbarie
sistematica?
170
.
166
Ivi, pp. 16-17.
167
N. Berdjaev, Nicše i sovremennaja Germanija, in «Birževye vedomosti», 4 febbraio 1915,
riprodotto in N. Berdjaev, Futurizm na vojne, cit., pp. 53-60.
168
Ivi, p. 53.
169
Di H. Bergson era stato appena riportato un pezzo nel quale si affermava: «la vittoria della
Germania sull’Europa sarebbe la vittoria della materia sullo spirito», in P. Kudrjavšov, Idejnye
gorizonty, cit., pp. 57-59.
170
Ivi, p. 66.
Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
60
Altrettanto infondati, secondo Berdjaev, sono i tentativi di rintracciare in
Nietzsche i fondamenti ideali del militarismo tedesco. Quest’ultimo infatti rap-
presenta piuttosto «la vittoria definitiva del carattere gregario, la definitiva scon-
fitta dell’individualità (…) il militarismo tedesco non è la strada dall’uomo al
superuomo, ma dall’uomo alla gregarietà animale»; sono infatti «la meccanizza-
zione delle masse» e la «organizzazione di massa» a caratterizzare la Germania
contemporanea
171
. La «guerra futuristica» dei tedeschi è descritta da Berdjaev
ponendo in primo piano il tema della tecnica che ha preso il sopravvento sull’e-
lemento spirituale dell’uomo: tutto nell’esercito tedesco «è corazzato, blindato,
automatizzato, automobilizzato»; il militarismo tedesco è il frutto del culmine
dello sviluppo del capitalismo, dell’industrializzazione, del macchinismo: esso
rappresenta «la tipica meccanizzazione e automatizzazione futuristica delle masse
e della vita umana»
172
. Con toni affini a quelli di Émile Boutroux, Berdjaev spie-
ga la degenerazione barbara dei tedeschi con la circostanza che essi hanno più
conseguentemente degli altri percorso la strada della civiltà:
noi assistiamo al notevole fenomeno della barbarie sul terreno dello sviluppo di una
falsa civiltà. Presso i germani l’originaria rozzezza barbarica, propria della loro razza, si
è combinata con la barbarie originata dalla civiltà. Ciò che è civilizzato costituisce una
barbarie spirituale
173
.
Il filosofo russo però sviluppa anche un tema peculiarmente russo, che lo
accomuna al principe Trubeckoj: egli contrappone all’universalismo dell’idea im-
periale il particolarismo del nazionalismo militarista, definisce l’impero tedesco
come «la profanazione della sacra idea imperiale», nel senso della sua «definitiva
degenerazione nello Stato nazionale borghese del XIX e XX secolo», mentre con-
sidera la Russia come incarnazione «dell’universalismo sovranazionale» che ispira
l’«imperialismo sacro»
174
. Berdjaev assegna alla Russia una grande missione spi-
rituale e culturale, quella di contrapporsi non solo con la forza materiale ma con
171
N. Berdjaev, Nicše i sovremennaja Germanija, cit., pp. 56-57.
172
N. Berdjaev, Futurizm na vojne, in «Birževye vedomosti», 26 ottobre 1914, riprodotto in N.
Berdjaev, Futurizm na vojne, cit., pp. 17-18.
173
Ivi, p. 20. Confronta con É. Boutroux, Filosofija varvarstva, in P. Kudrjavšov, Idejnye gori-
zonty, cit., pp. 99-103.
174
N. Berdjaev, Imperializm svjaščennyj i imperializm buržuaznyj, in «Birževye vedomosti», 5
novembre 1914.
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