Proverbi e indovinelli Shor
1577
Em üstünde čārdïq itpek čātča
(ay)
“Sopra la casa c’è un dischetto che si muove”
(la luna)
Qaya sō qïltïr-qaltïr,
qāyïš čügen č
ïltïr-č
altïr
(qam tǖrü)
“Il dietro della roccia trema e freme, la briglia della cinghia
risplende e brilla”
(il tamburo dello sciamano)
Pōzu per tudām, ünü per künük
(torčuq)
“Grande come un palmo della mano, la sua voce si sente alla
distanza di un giorno di cammino”
(l’usignolo)
Ōdurzam oymaq, tepsem tebir
(ezer)
“Sedendo si sprofonda, puntando i piedi si tocca ferro”
(la sella)
Parzam parzam čolu čoq,
kessem kessem qanï čoq
(kebe)
“Vado vado non c’è una strada, taglio taglio non c’è sangue”
(la barca)
Enčik aγašqa suγ čuqpas
(nēk mǖžü)
“Sul legno storto l’acqua non si tiene”
(le corna della vacca)
Qān ežigi qalpaqtïγ,
aγa pararγa taqpaqtïγ
(apšaq ini)
“La porta del qān è provvista di copertura, per entrare occorre
un motto arguto”
(la tana dell’orso)
Šabïnča šabïnča, učuq polbānča
(terben)
“Si dibatte si dibatte, non spicca il volo”
(il mulino)
Čel čettirbes čerge kirze taptïrbas,
igi naγï qaralïγ čārnï purnu
sarγamdïq
(erlen)
“Non si lascia raggiungere dal vento e se penetra nella terra non
si lascia trovare, le sue due guance sono nere e le spalle-clavicole
giallastre”
(il ratto)
U
GO
M
ARAZZI
1578
Čïšta apšaq pōnmustur
(tana)
“Nella taigà l’orso è rimasto soffocato”
(il bottone)
Āra taq, pere taq,
ortaz
ïnda tebir taq
(pozaγa)
“Di là e di terra qua terra calpestata, in mezzo è liscio come
ferro”
(la soglia)
Qarγa söökpes aγaš adïm
(šana)
“Il mio cavallo di legno non sprofonda nella neve”
(gli sci)
Taš azaqtïγ aγaš pörüktüg
(aγ)
“Con le gambe di pietra e il copricapo di legno”
(la rete)
Sïrlïγ sunduγaštïŋ ištinde qalaš
(quzuq)
“Il pane dentro una piccola cassa colorata”
(i pinoli)
Sēŋ qaraγ
ïŋ qara-ba,
mēŋ qaraγ
ïm qara-ba
(qaraŋāt)
“I tuoi occhi sono neri, i miei occhi sono neri”
(il ribes nero)
Qoqqa qan urup, qōl kežre taštadïm
“Versato il sangue nella vescichetta, l’ha lanciato attraverso il
ruscello”
(il ribes rosso)
A
NGELO
D
E
G
UBERNATIS COMPARATISTA
:
S
HAKESPEARE E IL TEATRO INDIANO
Giuliana Mariniello
Una delle figure più interessanti e singolari della cultura italiana tra Ottocento e
Novecento è senza dubbio quella di Angelo De Gubernatis, prolifico autore e
studioso dai più variegati interessi: indologia, comparatistica, biografia, mitologia,
letteratura e pubblicistica sono i campi più noti cui dedicò con grande entusiasmo
la sua attività di ricercatore.
1
Tra i suoi interessi poco noti e sorprendentemente
meno esplorati va annoverato il teatro shakespeariano sul quale intervenne
ripetutamente con vari scritti apparsi sulla Storia universale della letteratura, sulle
pagine di Fibra e in alcune riviste letterarie.
Il primo incontro con Shakespeare era avvenuto nel 1857 in occasione di una
rappresentazione dell’Amleto interpretato dal grande Ernesto Rossi al Teatro
Carignano di Torino. Il giovane Angelo, appena sedicenne, vi era stato condotto
assieme al fratello Enrico dal padre e molti anni più tardi, nella sua autobiografia,
Fibra, rivelò come quella scoperta straordinaria avrebbe segnato la sua vita futura
di studioso e di drammaturgo:
Quando il sipario si levò, io mi sentii subito trasportato, quasi
misteriosamente, in quel gran paese fantastico, che nella mia puerizia, per i
racconti delle fate, mi avea già così fortemente attratto; senonché quel paese
non mi si era ancora mai presentato avvivato dall’arte. Ora, invece, il genio
taumaturgico di un grande artista mi dava il modo di afferrarlo, avvicinato a
noi in piena luce, dalla profonda e scura regione del mistero.
2
L’esito di questa prima esperienza teatrale fu straordinario, un “gran battesimo
di fuoco”, come ebbe egli stesso a definirlo, che lo spinse a portare a termine in un
solo mese la lettura di tutto il teatro shakespeariano nella versione di Carlo
Rusconi. Quell’esperienza trasformò e arricchì in maniera determinante il suo
approccio alla letteratura che fino a quel momento era stato esclusivamente di tipo
erudito:
Questo breve scritto fa parte di uno studio molto ampio ed articolato dal titolo “Les grandes pensées
viennent du cœur”: Angelo De Gubernatis e Shakespeare”, in via di pubblicazione nel V volume di
Angelo De Gubernatis. Europa e Oriente nell’Italia umbertina, a cura di A. Sorrentino. Lo dedico, con
riconoscenza e affetto, ad Adolfo Tamburello, che in molti anni di amicizia e di stimolante scambio
intellettuale, mi ha fatto dono della sua stima e del suo profondo, vasto sapere, contribuendo ad
arricchire le mie conoscenze sulle culture orientali.
1
Un importante contributo alla conoscenza delle molteplici attività di critico di De Gubernatis è
costituito dai vari studi raccolti nei quattro volumi,
Angelo De Gubernatis. Europa e Oriente nell’Italia
umbertina, curati da Maurizio Taddei.
2
De Gubernatis, 1900, a, p. 79.