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OMMERCIO E POTERE NELL
’A
FRICA NORDORIENTALE ANTICA
:
UNA PROSPETTIVA NUBIANA
Andrea Manzo
Il commercio nell’Africa nordorientale si è da sempre dipanato lungo due
direttrici naturali che connettono il Mediterraneo e l’Africa subsahariana, il Nilo e
il Mar Rosso, attraverso cui, fin dalla più alta antichità, le materie prime africane
sono affluite verso nord in cambio di prodotti finiti. A sua volta, il Mar Rosso
rappresenta anche il primo segmento della rotta marittima, alternativa alle piste
terrestri dell’Asia centrale, che mette in comunicazione il Mediterraneo e l’Estremo
Oriente per il tramite dell’Oceano Indiano. È per me un privilegio poter offrire
questo piccolo contributo allo studio dei contatti e del commercio tra i popoli
antichi dell’Africa nordorientale e abitanti lungo il Mar Rosso al Prof. Tamburello,
che ha dedicato molta parte della sua attività proprio allo studio dei contatti tra le
culture europee e mediterranee e quelle estremo-orientali.
Lo studio del commercio e dei contatti antichi nel Mar Rosso rappresenta un
interesse di ricerca tradizionale dell’Istituto Universitario Orientale prima e ora de
“L’Orientale”.
1
Inizialmente tale interesse si sviluppò grazie agli sforzi di A. de
Maigret, R. Fattovich e M. Tosi, che negli anni Ottanta e Novanta hanno guidato
missioni archeologiche operanti su ambedue i versanti del Mar Rosso. In
particolare, sul versante africano, la Missione Archeologica Italiana in Sudan
dell’Istituto Universitario Orientale,
2
evidenziò come la regione dei bassopiani
eritreo-sudanesi intorno a Kassala (Fig. 1) fosse stata al centro nel III e II millennio
a.C. di una rete di contatti che si estendevano dall’Egitto, all’Alta e Bassa Nubia, e
fino all’Arabia meridionale.
3
Ciò suggerì che quella regione rivestisse un ruolo
importante nel circuito di scambi che riforniva l’Egitto e, tramite l’Egitto, il
Mediterraneo, di prodotti di lusso africani e che i bassopiani di confine eritreo-
sudanesi siano stati se non una parte almeno una regione limitrofa della favolosa
terra di Punt
4
, menzionata nei testi egiziani dall’Antico Regno in poi come area
esportatrice di resine aromatiche, avorio, ebano, pelli di animali, animali vivi e
“w3d nbw” o “d
c
m”, espressioni probabilmente utilizzate per indicare un metallo
prezioso, verosimilmente l’elettro.
5
In particolare, i rinvenimenti di materiali esotici a Kassala hanno permesso un
primo studio diacronico delle dinamiche del circuito d’interscambio nel III e II
millennio a.C.
6
Si è rilevato come la distribuzione di materiali esotici nei contesti
1
Si veda ad esempio il contributo di A. de Maigret a questa stessa miscellanea.
2
Fattovich, 1989; idem, 1990; idem, 1993.
3
Fattovich, 1991; idem, 1996, a; Manzo, 1993; idem, 1997.
4
Fattovich, 1996, b.
5
Per le caratteristiche di Punt e prodotti che ne provenivano si veda Herzog, 1968; Kitchen, 1971; idem,
1993;
idem, 1997; Manzo, 1999, pp. 8-11, 26-29; Posener, 1977, pp. 337-340.
6
Manzo, 1997; idem, 1999.
A
NDREA
M
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della cultura del Gruppo del Gash (ca. 2500-1400 a.C.) (Fig. 2) suggerisca per le fasi
del Gruppo del Gash Medio e Classico (ca. 2300-1700 a.C.) la presenza di contatti
solo con l’Alta Nubia. Al contrario, nelle fasi iniziale e finale, rispettivamente
Gruppo del Gash Antico (ca. 2500-2300 a.C.) e Gruppo del Gash Tardo (1700-1400
a.C.), i materiali esotici hanno una provenienza più varia e indicano contatti anche
con la Bassa Nubia, l’Egitto e l’Arabia meridionale. Si è suggerito
7
di spiegare
questa particolare distribuzione dei materiali con il ruolo quasi monopolistico nella
gestione dei contatti tra Egitto e entroterra africano che tra la fine del III e la metà
del II millennio a.C. avrebbe potuto avere un potente stato alto-nubiano, noto come
Kush nei testi egiziani del Medio e del Nuovo Regno e la cui capitale coincide con
il sito archeologico di Kerma,
8
poco a sud della terza cataratta. Questa
interpretazione sembrava confermata da ulteriori studi quantitativi sulla
distribuzione della ceramica egiziana nelle regioni a sud della prima cataratta
9
e,
più recentemente, da prime considerazioni sulla ceramica egiziana rinvenuta nelle
tombe della necropoli di Kerma, la cui quantità sembra aumentare stabilmente nei
primi secoli del II millennio a.C., indicando così per quelle fasi un crescente accesso
delle aristocrazie alto-nubiane ai beni importati dall’Egitto.
10
In questa prospettiva
si era anche suggerito che le spedizioni marittime egiziane nel Mar Rosso dirette
verso Punt sarebbero state dei tentativi di aggirare la potenza di Kerma-Kush in
Alta Nubia
11
e, conseguentemente, non avrebbero più avuto motivo d’essere
realizzate nel momento in cui fossero stati stabiliti dei contatti via terra con le
regioni del Sudan sudorientale e centrale.
12
Un’altra via alternativa per evitare di
transitare attraverso l’Alta Nubia sarebbero poi potute essere le carovaniere del
Deserto Occidentale egiziano-sudanese.
13
Negli ultimi anni ulteriori ricerche archeologiche e nuove evidenze epigrafiche
hanno considerevolmente aumentato la quantità di dati disponibili e permettono
ora una prima verifica del modello interpretativo allora proposto.
Dopo la scoperta a Kassala della finora più meridionale e più ampia collezione
di frammenti ceramici egiziani a sud dell’Alta Nubia
14
, nuove evidenze di contatti
con l’Egitto sono state scoperte in diversi siti del Sudan centrale e del Deserto
Occidentale.
Nel Deserto Occidentale, all’evidenza già raccolta nelle oasi egiziane che indica
la loro integrazione nel sistema amministrativo egiziano almeno a partire dalla V
dinastia,
15
vanno aggiunti alcuni resti individuati sulle piste che da Dakhla si
dirigono a sud-ovest. Su una di quelle piste è stata segnalata un’iscrizione di un
7
Manzo, 1997; idem, 1999.
8
Bonnet, 1986; idem, 1995; idem, 1997; Bonnet (a cura di), 1990; Trigger, 1976.
9
Manzo, 1999, pp. 57-58.
10
Bourriau, 2004, p. 12.
11
Manzo, 1999, pp. 37.
12
Bradbury, 1996, pp. 37-39.
13
Manzo, 1999, pp. 37, 54.
14
Manzo, 1993.
15
Giddy, 1987; Mills, 2002; Kaper – Willems, 2002, pp. 89-90.