Settimanale di informazione domenica 3 settembre 2017 anno 114 N. 32 € 1,50 dcoio0047



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VITA DIOCESANA

L’ANCORA

3 SETTEMBRE 2017

Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo

sapevo. Quanto è terribile questo luogo! Questa

è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cie-

lo”.

Queste parole piene di stupore pronunciate

dal  patriarca  Giacobbe,  nel  corso  del  lungo

viaggio che lo ha portato a Carran nella terra

d’Israele, solitamente possiamo leggere (ovvia-

mente in rigorosa lingua latina) in molte delle

nostre chiese: nelle cattedrali e nelle modeste

“parrocchiali”, com’è quella del mio paese, nel-

la quale campeggiano in alto sulla volta: “Vere

Dominus est in loco isto. Quam terribilis est lo-

cus iste! Non est hic aliud nisi domus Dei et por-

ta coeli”.

Con ciò, i grandi artisti, costruttori dei nostri

templi, volevano certamente istruire il popolo cri-

stiano sulla vera natura del luogo in cui si trova-

vano: un luogo in cui era presente Dio, un luogo

attraverso il quale si poteva avere accesso a Lui.



“La casa di Dio

e la porta del cielo”

I vescovi italiani però quest’anno hanno volu-

to attribuire al bel testo tratto dal primo libro del-

la Bibbia, la Genesi al capitolo 28, versetti16-17

che ho citato sopra, un’altra possibile e bella in-

terpretazione: per i nostri pastori, il luogo in cui

Dio è presente, il luogo attraverso il quale è pos-

sibile avere accesso a Lui non è solo quello dei

nostri edifici sacri ma il creato nella sua bellez-

za e nella sua qualità di dono di Dio.

“Se il Signore è il Santo, dicono i nostri ve-

scovi, impossibile a confinarsi in ambiti specifi-

ci, tuttavia la concretezza della sapienza biblica

narra di luoghi in cui Dio sceglie di manifestar-

si, di lasciarsi scorgere da occhi aperti alla me-

raviglia e alla lode.  La misericordia graziosa di

Dio ha la sua prima espressione proprio nel ge-

sto creativo che ci colloca sulla terra, donando-

cela come giardino da coltivare e custodire. Lo

esprime  efficacemente  papa  Francesco,  nel-

l’Enciclica Laudato Si’ al n. 84Tutto l’universo



materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del

suo  affetto  smisurato  per  noi.  Suolo,  acqua,

montagne, tutto è carezza di Dio”. (Confronta il

“Messaggio dei Vescovi italiani per la 12ª Gior-

nata Nazionale per la Custodia del Creato: 1°

settembre 2017)”.

Nella Riflessione sul Giubileo della nostra Cat-

tedrale di questa settimana che cade a ridosso

del 1° settembre (data stabilita dai vescovi per la

celebrazione della “Giornata Nazionale per la

Custodia del Creato”) ho preferito offrire qualche

spunto su questo tema, seguendo da vicino l’in-

segnamento dei nostri Vescovi e l’enciclica di

papa Francesco “Laudato Si’”.

Come si vede, per i nostri vescovi non solo le

Chiese sono luoghi, per così dire, “sacri” ma tut-

to l’universo ha una sua specifica “sacralità”.

La fede ebraica e cristiana, su questo punto,

non nutre dubbi: il mondo esiste per la volontà

di Dio che nella sua bontà ha voluto donare al-

l’uomo un luogo (“un giardino” si dice nel libro

della Genesi 2,8) “perché l’uomo lo coltivasse e



lo custodisse” (Genesi 2, 15).

Un duplice compito

Come si vede all’uomo è affidato un duplice

compito: quello di “coltivare” cioè di trarre dal

giardino che è il mondo tutto ciò che gli è ne-

cessario e quello di “custodire” cioè di conser-

vare il giardino che Dio gli ha donato, evitando

di imporre su di esso uno sfruttamento che ne

sottragga l’uso alle generazioni future e ne de-

turpi la bellezza che lo caratterizzava quando

uscì dalle mani di Dio. Secondo i nostri Vesco-

vi, per essere fedeli a questo compito che Dio ci

ha affidato occorre spendersi per l’educazione

(di noi stessi prima di tutto e in un secondo mo-

mento delle future generazioni!).



Educare lo sguardo

Bisogna  anzitutto  educare  lo  sguardo:

Un’educazione alla custodia del creato esige

una formazione dello sguardo, perché impari a

cogliere e ad apprezzare la bellezza, fino a sco-

prirvi un segno di Colui che ce la dona”. Della

necessità di un impegno per la formazione del

nostro sguardo sul creato è convinto anche pa-

pa Francesco anche perché, secondo il papa:

La storia della propria amicizia con Dio si svi-

luppa sempre in uno spazio geografico che di-

venta un segno molto personale, e ognuno di

noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo

gli fa tanto bene. Chi è cresciuto tra i monti, o

chi da bambino sedeva accanto al ruscello per

bere, o chi giocava in una piazza del suo quar-

tiere, quando ritorna in quei luoghi si sente chia-

mato a recuperare la propria identità”. (“Lauda-

to Si’” n. 84).



Un nuovo stile di vita

Ma il nostro sforzo educativo non può limitar-

si all’ambito dello sguardo, esso deve diventa-

re impegno concreto fino a puntare, secondo il

papa, ad uno “nuovo stile di vita” anche perché:

il mercato tende a creare un meccanismo con-



sumistico compulsivo per piazzare i suoi pro-

dotti, le persone finiscono con l’essere travolte

dal vortice degli acquisti e delle spese super-

flue. Il consumismo ossessivo è il riflesso sog-

gettivo del paradigma tecno-economico. ... Ta-

le paradigma fa credere a tutti che sono liberi

finché conservano una pretesa libertà di con-

sumare, quando in realtà coloro che possiedo-

no la libertà sono quelli che fanno parte della

minoranza che detiene il potere economico e fi-

nanziario. In questa confusione, l’umanità po-

stmoderna non ha trovato una nuova compren-

sione di sé stessa che possa orientarla, e que-

sta mancanza di identità si vive con angoscia”.

(“Laudato Sì’” n. 203).



Un cuore vuoto da riempire

Più il cuore della persona è vuoto, prosegue



il papa, più ha bisogno di oggetti da comprare,

possedere e consumare. In tale contesto non

sembra possibile che qualcuno accetti che la re-

altà gli ponga un limite. ... Perciò non pensiamo

solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici

o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi

derivate da crisi sociali, perché l’ossessione per

uno stile di vita consumistico, soprattutto quan-

do solo pochi possono sostenerlo, potrà provo-

care soltanto violenza e distruzione reciproca”.

Come si vede, la questione ecologica è cer-

tamente una questione “politica” che riguarda i

potenti di questo mondo ma alla sua soluzione

tutti possono dare il loro contributo, anzitutto

cercando di sottrarsi al meccanismo perverso

che ci induce a ridurre la nostra identità a quel-

la di  consumatori “accettando -come aveva in-

tuito il grande teologo italo tedesco Romano

Guardini- gli oggetti ordinari e le forme consue-



te della vita così come gli sono imposte dai pia-

ni razionali e dalle macchine normalizzate e, nel

complesso,  lo  fa  con  l’impressione  che  tutto

questo sia ragionevole e giusto”.

“Lasciare un mondo migliore”

Insomma “La spiritualità cristiana , secondo il

papa, è in grado di proporre un modo alternati-

vo di intendere la qualità della vita, e incorag-

gia uno stile di vita profetico e contemplativo,

capace di gioire profondamente senza essere

ossessionati  dal  consumo”  (“Laudato  Sì’”  n.

224).


Educarci ed educare a questo stile di vita fa-

rà sì che noi ci possiamo utilmente impegnare

per lasciare alle nuove generazioni un mondo

migliore di quello che abbiano ricevuto in dono

da  Dio.  I  vescovi,  nella  conclusione  del  loro

Messaggio per la Giornata nazionale della cu-

stodia del creato, ci ricordano che questa “era la

bella massima a cui richiama da oltre un seco-

lo l’esperienza scout, con tutta la sua forza edu-

cante: il luogo del campo va lasciato in condi-

zioni migliori di quanto non fosse prima di arri-

varci, così come - lo insegna Baden Powell - il

mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non

lo troviamo”.

M.B.

Il Giubileo della Cattedrale

Calendario diocesano

Sabato 2 e domenica 3 - Il Vescovo è in visita pastorale nella parrocchia di Moirano secondo il

calendario concordato con il parroco.

Sabato 2 – Alle ore 20,30 a Masone il Vescovo presiede la processione in onore della beata ver-

gine Maria nella chiesa oratorio delle confraternite.

Domenica 3 – Alle ore18 a Carpeneto il Vescovo celebra la Santa Messa in occasione del 30º

di permanenza delle suore Carmelitane Teresiane. 

Papa Francesco: “offrire vie di ingresso si-

cure e legali”. No “espulsioni collettive e de-

tenzione”

La risposta della Chiesa alle “numerose sfide

poste dalle migrazioni contemporanee” ruota in-

torno a quattro verbi: “Accogliere, proteggere,



promuovere e integrare”.

È questo il tema del messaggio di Papa Fran-

cesco per la Giornata mondiale del migrante e

rifugiato, reso noto oggi, che si celebra il 14

gennaio 2018.

La sollecitudine della Chiesa nei confronti dei

migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime di trat-

ta”,  dice  il  Papa,  “deve  esprimersi  concreta-

mente in ogni tappa dell’esperienza migratoria:

dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno”,

con “generosità, alacrità, saggezza e lungimi-



ranza, ciascuno secondo le proprie possibilità”.

Accogliere – precisa il Papa – significa innan-



zitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più

ampie di ingresso sicuro e legale nei Paesi di

destinazione”. Auspica perciò “un impegno con-

creto affinché sia incrementata e semplificata la

concessione di visti umanitari e per il ricongiun-

gimento familiare”, l’adozione di “programmi di

sponsorship privata e comunitaria” e “corridoi

umanitari per i rifugiati più vulnerabili”.

Papa Francesco definisce “opportuno”, inol-

tre, “prevedere visti temporanei speciali per le

persone  che  scappano  dai  conflitti  nei  paesi

confinanti”. “Non sono una idonea soluzione le

espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e ri-

fugiati, soprattutto quando esse vengono ese-

guite verso Paesi che non possono garantire il

rispetto della dignità e dei diritti fondamentali”,

sottolinea.

Il Papa chiede poi per i migranti e rifugiati

una prima sistemazione adeguata e decorosa

nei programmi di accoglienza diffusa, per “faci-

litare l’incontro personale, permettere una mi-

gliore qualità dei servizi e offrire maggiori ga-

ranzie di successo”. Citando Benedetto XVI ri-

corda il principio della centralità della persona

e la necessità di “anteporre sempre la sicurez-

za personale a quella nazionale”.

Di conseguenza, aggiunge, “è necessario for-



mare adeguatamente il personale preposto ai

controlli di frontiera”. Il Papa chiede anche, “in

nome della dignità fondamentale di ogni perso-

na”, di “preferire soluzioni alternative alla de-

tenzione per coloro che entrano nel territorio na-

zionale senza essere autorizzati”.

***


Migranti: c’è bisogno di politica,

con la maiuscola

Siamo ad un passaggio delicato del nostro si-

stema democratico, italiano ed europeo, e per

questo dobbiamo tutti esigere la maiuscola e

operare perché si costruisca consenso a que-

sto fine. In fin dei conti l’ispirazione cristiana del-

la democrazia ha sempre avuto proprio questo

obiettivo, partire ed arrivare alla persona, pro-

muovendo il popolo ed elevandone le condizio-

ni economiche, culturali e morali

Al di là della cortina di propagande, di slogan,

di retoriche e di quotidiani conflitti, che lo carat-

terizza, il dossier migranti ha bisogno prima di

tutto di una cosa, di politica. Quella con la ma-

iuscola, come ama dire Papa Francesco. Cui

però  bisogna  dare  gambe,  braccia,  concrete

prospettive.

L’iniziale maiuscola significa centralità della

persona, dunque umanità, e nello stesso tempo

operatività, ovvero chiarezza di principi, coniu-

gata con realismo e concretezza. Una sintesi

difficile da trovare, certo. Ma sui grandi temi, co-

me appunto le migrazioni, proprio di questo c’è

bisogno: arrivare ad una sintesi attraverso la re-

sponsabile partecipazione di tutti gli attori.

Le migrazioni non sono una calamità natura-

le, come gli uragani o i terremoti. La tratta degli

esseri umani, che le accompagna, è un grande

business planetario. Non può essere affrontato

solo con il criterio dell’emergenza.

La  riprova  l’abbiamo  quotidianamente:  se

l’opinione pubblica avverte che non c’è disegno,

che semplicemente il problema viene scaricato

sui livelli inferiori, scattano la paura e il rifiuto,

come se quel minimo di welfare pro rifugiati e

migranti sottraesse risorse a cittadini impoveri-

ti: una classica guerra tra poveri.

Aggravata dal fatto che, anche sotto la spin-

ta delle emergenze, si rischia di smarrire il pun-

to iniziale e finale, cioè il rispetto della legalità,

base della cittadinanza democratica, fatta di di-

ritti, ma anche e prima di tutto di doveri. Per tut-

ti.

La politica con la maiuscola impone di non



scindere mai i principi dall’azione.

Se si perde questo nesso i primi diventano

vuota retorica e la seconda perde la bussola e,

dunque, l’efficacia, si frammenta in una miriade

di processi. Si moltiplicano i conflitti e le specu-

lazioni di chi sul conflitto intravvede la possibili-

tà di accrescere consensi.

Il rischio molto concreto è un quadro di vio-

lenza endemico, dunque tollerabile dal punto di

vista sistemico, ma tale da avvelenare la vita

quotidiana in particolare dei più deboli.

Lo ha detto con chiarezza il cardinale Parolin,

a commento dei fatti di piazza Indipendenza a

Roma: la violenza e l’illegalità, che ne è corol-

lario e brodo di cultura, è inaccettabile da qua-

lunque parte provenga.

E non è stata minore la violenza ideologica a

Pistoia, nei confronti di un parroco con la schie-

na dritta.

Come sempre, infatti, in un gioco di conflitti in

fin dei conti a somma zero, che non cambia il

quadro di fondo, chi paga, chi soffre, chi ci ri-

mette, sono i più poveri e i più deboli, qualun-

que sia il colore della loro pelle, la loro religione,

il loro stato sociale.

Per questo siamo ad un passaggio delicato

del nostro sistema democratico, italiano ed eu-

ropeo, e per questo dobbiamo tutti esigere la

maiuscola e operare perché si costruisca con-

senso a questo fine. In fin dei conti l’ispirazione

cristiana  della  democrazia  ha  sempre  avuto

proprio questo obiettivo,

partire ed arrivare alla persona, promuoven-

do il popolo ed elevandone le condizioni eco-

nomiche, culturali e morali.

Un obiettivo che è ora di rilanciare e di tra-

guardare in avanti.

Francesco Bonini (S.I.R.)

Per riflettere

“Chi vuol salvare la propria

vita, la perderà; ma chi per-

derà la propria vita per causa

mia, la troverà”: con queste

parole il vangelo di Matteo, di

domenica 3 settembre, sinte-

tizza il progetto che Gesù la-

scia come testamento ai di-

scepoli: “perdersi per salvar-



si”.

Con  queste  due  parole

Gesù vuol chiarire il suo van-

gelo,  la  buona  novella  con

cui  intende  rivoluzionare  la

mentalità  prevalente  del

mondo: arraffare e possede-

re.


Nelle parole che precedo-

no  questo  brano,  Gesù  ha

appena iniziato a costruire le

fondamenta della sua chiesa,

cominciando da Pietro e gli

apostoli;  ora  Gesù  stesso

spiega  il  senso  di  questa

chiesa-comunità, ne determi-

na in modo chiaro la missio-

ne: la croce, lo spendere la

propria vita: “Chi vuol venire

dietro a me rinneghi se stes-

so, prenda la sua croce e mi

segua”. Gli apostoli non com-

prendono, anzi si ribellano a

questo  progetto:  “Dio  te  ne

scampi, Gesù; questo non ti

accadrà mai”, così Pietro, ap-

pena eletto vicario, primo pa-

pa, si oppone al progetto di

Gesù.


In questo cammino verso

Gerusalemme  di  che  cosa

parlano  gli  apostoli?  Pietro

appena eletto primo papa è

già oggetto di invidia; gli altri

si chiedono chi loro è il più

grande; i fratelli Boanerghès

puntano ad occupare i primi

due posti.

È  vero  purtroppo,  appa-

rentemente,  nella  mentalità

di  molti  cristiani  in  duemila

anni di storia poco è cambia-

to,  salvo  eccezioni.  Ma  la

chiesa, come popolo salvato,

continua ad essere prima di

tutto impegnata nella missio-

ne di testimonianza e di an-

nuncio della salvezza, gua-

dagnata dal Redentore.

Mentre Gesù crocifisso, in-

chiodato alla croce, moriva,

gli apostoli, con un’eccezio-

ne,  sono  scappati:  solo  la

Madre dolorosa gli stava ac-

canto impietrita.

Quando gli apostoli, giova-

ni operai, sono stati chiamati

alla  sequela,  le  speranze

erano  diverse;  per  questo

hanno lasciato le famiglie, il

lavoro, nell’illusione della car-

riera; forse, di fronte a tanta

crudezza della scelta radica-

le di Gesù, si sono sentiti tra-

diti nei progetti di vita. In due-

mila  anni  di  cristianesimo,

nonostante limiti e tradimen-

ti, la salvezza promessa da

Gesù a chi segue il vangelo

si è fortemente diffusa e radi-

cata e di conseguenza testi-

moniata; è per merito di Ge-

sù morto in croce, ma anche

per  merito  del  popolo  del

vangelo, mistero di salvezza,

che Dio sta realizzando il suo

progetto di redenzione, lo te-

stimoniano soprattutto i mar-

tiri.


Per questo l’apostolo Pao-

lo, alla vigilia del suo martirio

a  Roma,  scrive  ai  cristiani

della città eterna: “Non con-



formatevi  alla  mentalità  di

questo secolo, ma trasforma-

tevi  rinnovando  la  vostra

mente, per poter discernere

la volontà di Dio, ciò che è

buono, a lui gradito e perfet-

to”.                              

dg

Il Vescovo

a Moirano

Il Vescovo sarà presso la no-

stra parrocchia di Moirano sabato

2 e domenica 3 settembre.

La presenza del Vescovo nelle

parrocchie si chiama ”Visita Pa-

storale” perché essendo il vesco-

vo “pastore della Diocesi” la sua

è una visita corrispondente. Vie-

ne  per  incontrare  le  persone

(bambini, malati anziani, famiglie,

fedeli), per chiedere come si vive

la vita di fede, per ascoltare le do-

mande o le richieste di tutti. Sen-

za eccezioni e senza paure. Co-

me un papà che vuole stare con i

propri figli.

Lo stile semplice e quotidiano

della sua visita è segno di tutta la

fraternità, umiltà e vicinanza che

il nostro Vescovo ha sempre ri-

volto a tutti noi. I parrocchiani so-

no invitati ad accoglierlo.

Sabato 2 al mattino visiterà al-

cuni malati o anziani.

Se  qualcuno  che  ha  persone

anziane o malate in casa, ha de-

siderio  di  accoglierlo  lo  dice  al

parroco.

Nel pomeriggio ore 16,30 l’invi-

to rivolto ai bambini del catechi-

smo ed ai ragazzi che hanno fat-

to recentemente la cresima, insie-

me ai loro genitori. 

Alle 18 poi tutti i fedeli son invi-

tati ad un momento di preghiera,

di  ascolto  e  di  dialogo.  Sempre

sincero e franco.

Domenica poi alle 11 il parroco

celebra la S. Messa con la tradi-

zionale  benedizione  delle  auto-

mobili.


Mentre alle 16 il Vescovo con-

cluderà la sua visita con la messa

e la processione.

Viviamo questa occasione co-

me una delle ultime visite pasto-

rali che Mons. Pier Giorgio farà in

diocesi, prima delle sue dimissio-

ni. Vi aspetto.



don Paolino

Il vangelo della domenica

Si aggrava il bilancio delle vittime in Sierra

Leone, colpita lunedì 14 agosto 2017 da una

terribile alluvione nei sobborghi della capitale

Freetown. La collina dove si trovava il quartie-

re di Regent si è staccata verso il basso a cau-

sa delle forti piogge che in questo periodo ca-

dono abbondanti nel paese, portando con sé

tutto ciò che si trovava sopra. Oltre 400 le vit-

time accertate tra cui almeno 105 bambini. Più

di 600 i dispersi e migliaia le persone sfollate. 

Secondo le autorità locali si tratta di una del-

le peggiori catastrofi naturali della storia del

paese già tra i più poveri al mondo e altamen-

te vulnerabile alle avversità ambientali. 

I bisogni sono immensi. I più urgenti: allog-

gi per sfollati, cibo, vestiti, kit igienico-sanitari.

Alto il rischio di epidemie di colera e si temono

ulteriori frane e smottamenti, dato che la sta-

gione delle piogge è previsto duri ancora per

settimane.  Caritas  Sierra  Leone  si  è  subito

mobilitata recandosi sul posto della tragedia e

assistendo le famiglie sfollate. Nel frattempo è

in atto un monitoraggio dei bisogni e degli in-

terventi necessari in coordinamento con le au-

torità locali ed altre agenzie internazionali. 

Caritas  Italiana,  impegnata  nel  paese  da

molti anni con programmi in favore delle fasce

più vulnerabili, si unisce alla preghiera del Pa-

pa per le vittime e la popolazione colpita ed è

in costante contatto con Caritas Sierra Leone

e la rete Caritas internazionale per il sostegno

agli interventi in atto e il coordinamento degli

aiuti. 


È possibile sostenere gli interventi di Cari-

tas  utilizzando:

•  il  conto  corrente  bancario  n.  23373

C.R.Asti Ag. Acqui Terme specificando nella

causale: “Emergenza Sierra Leone” 

• il conto corrente postale n. 11582152 inte-

stato alla caritas Diocesana Acqui

• direttamente presso l’ufficio Caritas in via

Caccia Moncalvo, 4 aperto tutte le mattine dal-

le ore 8 escluso il giovedì.

La Caritas Diocesana manderà tempestiva-

mente quanto raccolto alla Caritas Italiana per

i primi aiuti.

Appello della Caritas Italiana

Alluvioni in Sierra Leone, sale il numero delle vittime 



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