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VITA DIOCESANA
L’ANCORA
3 SETTEMBRE 2017
“Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo
sapevo. Quanto è terribile questo luogo! Questa
è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cie-
lo”.
Queste parole piene di stupore pronunciate
dal patriarca Giacobbe, nel corso del lungo
viaggio che lo ha portato a Carran nella terra
d’Israele, solitamente possiamo leggere (ovvia-
mente in rigorosa lingua latina) in molte delle
nostre chiese: nelle cattedrali e nelle modeste
“parrocchiali”, com’è quella del mio paese, nel-
la quale campeggiano in alto sulla volta: “Vere
Dominus est in loco isto. Quam terribilis est lo-
cus iste! Non est hic aliud nisi domus Dei et por-
ta coeli”.
Con ciò, i grandi artisti, costruttori dei nostri
templi, volevano certamente istruire il popolo cri-
stiano sulla vera natura del luogo in cui si trova-
vano: un luogo in cui era presente Dio, un luogo
attraverso il quale si poteva avere accesso a Lui.
“La casa di Dio
e la porta del cielo”
I vescovi italiani però quest’anno hanno volu-
to attribuire al bel testo tratto dal primo libro del-
la Bibbia, la Genesi al capitolo 28, versetti16-17
che ho citato sopra, un’altra possibile e bella in-
terpretazione: per i nostri pastori, il luogo in cui
Dio è presente, il luogo attraverso il quale è pos-
sibile avere accesso a Lui non è solo quello dei
nostri edifici sacri ma il creato nella sua bellez-
za e nella sua qualità di dono di Dio.
“Se il Signore è il Santo, dicono i nostri ve-
scovi, impossibile a confinarsi in ambiti specifi-
ci, tuttavia la concretezza della sapienza biblica
narra di luoghi in cui Dio sceglie di manifestar-
si, di lasciarsi scorgere da occhi aperti alla me-
raviglia e alla lode. La misericordia graziosa di
Dio ha la sua prima espressione proprio nel ge-
sto creativo che ci colloca sulla terra, donando-
cela come giardino da coltivare e custodire. Lo
esprime efficacemente papa Francesco, nel-
l’Enciclica Laudato Si’ al n. 84: “Tutto l’universo
materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del
suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua,
montagne, tutto è carezza di Dio”. (Confronta il
“Messaggio dei Vescovi italiani per la 12ª Gior-
nata Nazionale per la Custodia del Creato: 1°
settembre 2017)”.
Nella Riflessione sul Giubileo della nostra Cat-
tedrale di questa settimana che cade a ridosso
del 1° settembre (data stabilita dai vescovi per la
celebrazione della “Giornata Nazionale per la
Custodia del Creato”) ho preferito offrire qualche
spunto su questo tema, seguendo da vicino l’in-
segnamento dei nostri Vescovi e l’enciclica di
papa Francesco “Laudato Si’”.
Come si vede, per i nostri vescovi non solo le
Chiese sono luoghi, per così dire, “sacri” ma tut-
to l’universo ha una sua specifica “sacralità”.
La fede ebraica e cristiana, su questo punto,
non nutre dubbi: il mondo esiste per la volontà
di Dio che nella sua bontà ha voluto donare al-
l’uomo un luogo (“un giardino” si dice nel libro
della Genesi 2,8) “perché l’uomo lo coltivasse e
lo custodisse” (Genesi 2, 15).
Un duplice compito
Come si vede all’uomo è affidato un duplice
compito: quello di “coltivare” cioè di trarre dal
giardino che è il mondo tutto ciò che gli è ne-
cessario e quello di “custodire” cioè di conser-
vare il giardino che Dio gli ha donato, evitando
di imporre su di esso uno sfruttamento che ne
sottragga l’uso alle generazioni future e ne de-
turpi la bellezza che lo caratterizzava quando
uscì dalle mani di Dio. Secondo i nostri Vesco-
vi, per essere fedeli a questo compito che Dio ci
ha affidato occorre spendersi per l’educazione
(di noi stessi prima di tutto e in un secondo mo-
mento delle future generazioni!).
Educare lo sguardo
Bisogna anzitutto educare lo sguardo:
“Un’educazione alla custodia del creato esige
una formazione dello sguardo, perché impari a
cogliere e ad apprezzare la bellezza, fino a sco-
prirvi un segno di Colui che ce la dona”. Della
necessità di un impegno per la formazione del
nostro sguardo sul creato è convinto anche pa-
pa Francesco anche perché, secondo il papa:
“La storia della propria amicizia con Dio si svi-
luppa sempre in uno spazio geografico che di-
venta un segno molto personale, e ognuno di
noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo
gli fa tanto bene. Chi è cresciuto tra i monti, o
chi da bambino sedeva accanto al ruscello per
bere, o chi giocava in una piazza del suo quar-
tiere, quando ritorna in quei luoghi si sente chia-
mato a recuperare la propria identità”. (“Lauda-
to Si’” n. 84).
Un nuovo stile di vita
Ma il nostro sforzo educativo non può limitar-
si all’ambito dello sguardo, esso deve diventa-
re impegno concreto fino a puntare, secondo il
papa, ad uno “nuovo stile di vita” anche perché:
“il mercato tende a creare un meccanismo con-
sumistico compulsivo per piazzare i suoi pro-
dotti, le persone finiscono con l’essere travolte
dal vortice degli acquisti e delle spese super-
flue. Il consumismo ossessivo è il riflesso sog-
gettivo del paradigma tecno-economico. ... Ta-
le paradigma fa credere a tutti che sono liberi
finché conservano una pretesa libertà di con-
sumare, quando in realtà coloro che possiedo-
no la libertà sono quelli che fanno parte della
minoranza che detiene il potere economico e fi-
nanziario. In questa confusione, l’umanità po-
stmoderna non ha trovato una nuova compren-
sione di sé stessa che possa orientarla, e que-
sta mancanza di identità si vive con angoscia”.
(“Laudato Sì’” n. 203).
Un cuore vuoto da riempire
“Più il cuore della persona è vuoto, prosegue
il papa, più ha bisogno di oggetti da comprare,
possedere e consumare. In tale contesto non
sembra possibile che qualcuno accetti che la re-
altà gli ponga un limite. ... Perciò non pensiamo
solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici
o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi
derivate da crisi sociali, perché l’ossessione per
uno stile di vita consumistico, soprattutto quan-
do solo pochi possono sostenerlo, potrà provo-
care soltanto violenza e distruzione reciproca”.
Come si vede, la questione ecologica è cer-
tamente una questione “politica” che riguarda i
potenti di questo mondo ma alla sua soluzione
tutti possono dare il loro contributo, anzitutto
cercando di sottrarsi al meccanismo perverso
che ci induce a ridurre la nostra identità a quel-
la di consumatori “accettando -come aveva in-
tuito il grande teologo italo tedesco Romano
Guardini- gli oggetti ordinari e le forme consue-
te della vita così come gli sono imposte dai pia-
ni razionali e dalle macchine normalizzate e, nel
complesso, lo fa con l’impressione che tutto
questo sia ragionevole e giusto”.
“Lasciare un mondo migliore”
Insomma “La spiritualità cristiana , secondo il
papa, è in grado di proporre un modo alternati-
vo di intendere la qualità della vita, e incorag-
gia uno stile di vita profetico e contemplativo,
capace di gioire profondamente senza essere
ossessionati dal consumo” (“Laudato Sì’” n.
224).
Educarci ed educare
a questo stile di vita fa-
rà sì che noi ci possiamo utilmente impegnare
per lasciare alle nuove generazioni un mondo
migliore di quello che abbiano ricevuto in dono
da Dio. I vescovi, nella conclusione del loro
Messaggio per la Giornata nazionale della cu-
stodia del creato, ci ricordano che questa “era la
bella massima a cui richiama da oltre un seco-
lo l’esperienza scout, con tutta la sua forza edu-
cante: il luogo del campo va lasciato in condi-
zioni migliori di quanto non fosse prima di arri-
varci, così come - lo insegna Baden Powell - il
mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non
lo troviamo”.
M.B.
Il Giubileo della Cattedrale
Calendario diocesano
Sabato 2 e domenica 3 - Il Vescovo è in visita pastorale nella parrocchia di Moirano secondo il
calendario concordato con il parroco.
Sabato 2 – Alle ore 20,30 a Masone il Vescovo presiede la processione in onore della beata ver-
gine Maria nella chiesa oratorio delle confraternite.
Domenica 3 – Alle ore18 a Carpeneto il Vescovo celebra la Santa Messa in occasione del 30º
di permanenza delle suore Carmelitane Teresiane.
Papa Francesco: “offrire vie di ingresso si-
cure e legali”. No “espulsioni collettive e de-
tenzione”
La risposta della Chiesa alle “numerose sfide
poste dalle migrazioni contemporanee” ruota in-
torno a quattro verbi: “Accogliere, proteggere,
promuovere e integrare”.
È questo il tema del messaggio di Papa Fran-
cesco per la Giornata mondiale del migrante e
rifugiato, reso noto oggi, che si celebra il 14
gennaio 2018.
La sollecitudine della Chiesa nei confronti dei
“migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime di trat-
ta”, dice il Papa, “deve esprimersi concreta-
mente in ogni tappa dell’esperienza migratoria:
dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno”,
con “generosità, alacrità, saggezza e lungimi-
ranza, ciascuno secondo le proprie possibilità”.
“Accogliere – precisa il Papa – significa innan-
zitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più
ampie di ingresso sicuro e legale nei Paesi di
destinazione”. Auspica perciò “
un impegno con-
creto affinché sia incrementata e semplificata la
concessione di visti umanitari e per il ricongiun-
gimento familiare”, l’adozione di “
programmi di
sponsorship privata e comunitaria” e “
corridoi
umanitari per i rifugiati più vulnerabili”.
Papa Francesco definisce “opportuno”, inol-
tre, “prevedere visti temporanei speciali per le
persone che scappano dai conflitti nei paesi
confinanti”. “Non sono una idonea soluzione le
espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e ri-
fugiati, soprattutto quando esse vengono ese-
guite verso Paesi che non possono garantire il
rispetto della dignità e dei diritti fondamentali”,
sottolinea.
Il Papa chiede poi per i migranti e rifugiati
“una prima sistemazione adeguata e decorosa”
nei programmi di accoglienza diffusa, per “faci-
litare l’incontro personale, permettere una mi-
gliore qualità dei servizi e offrire maggiori ga-
ranzie di successo”. Citando Benedetto XVI ri-
corda il principio della centralità della persona
e la necessità di “anteporre sempre la sicurez-
za personale a quella nazionale”.
Di conseguenza, aggiunge, “è necessario for-
mare adeguatamente il personale preposto ai
controlli di frontiera”. Il Papa chiede anche, “
in
nome della dignità fondamentale di ogni perso-
na”, di “
preferire soluzioni alternative alla de-
tenzione per coloro che entrano nel territorio na-
zionale senza essere autorizzati”.
***
Migranti: c’è bisogno di politica,
con la maiuscola
Siamo ad un passaggio delicato del nostro si-
stema democratico, italiano ed europeo, e per
questo dobbiamo tutti esigere la maiuscola e
operare perché si costruisca consenso a que-
sto fine. In fin dei conti l’ispirazione cristiana del-
la democrazia ha sempre avuto proprio questo
obiettivo, partire ed arrivare alla persona, pro-
muovendo il popolo ed elevandone le condizio-
ni economiche, culturali e morali
Al di là della cortina di propagande, di slogan,
di retoriche e di quotidiani conflitti, che lo carat-
terizza, il dossier migranti ha bisogno prima di
tutto di una cosa, di politica. Quella con la ma-
iuscola, come ama dire Papa Francesco. Cui
però bisogna dare gambe, braccia, concrete
prospettive.
L’iniziale maiuscola significa centralità della
persona, dunque umanità, e nello stesso tempo
operatività, ovvero chiarezza di principi, coniu-
gata con realismo e concretezza. Una sintesi
difficile da trovare, certo. Ma sui grandi temi, co-
me appunto le migrazioni, proprio di questo c’è
bisogno: arrivare ad una sintesi attraverso la re-
sponsabile partecipazione di tutti gli attori.
Le migrazioni non sono una calamità natura-
le, come gli uragani o i terremoti. La tratta degli
esseri umani, che le accompagna, è un grande
business planetario. Non può essere affrontato
solo con il criterio dell’emergenza.
La riprova l’abbiamo quotidianamente: se
l’opinione pubblica avverte che non c’è disegno,
che semplicemente il problema viene scaricato
sui livelli inferiori, scattano la paura e il rifiuto,
come se quel minimo di welfare pro rifugiati e
migranti sottraesse risorse a cittadini impoveri-
ti: una classica guerra tra poveri.
Aggravata dal fatto che, anche sotto la spin-
ta delle emergenze, si rischia di smarrire il pun-
to iniziale e finale, cioè il rispetto della legalità,
base della cittadinanza democratica, fatta di di-
ritti, ma anche e prima di tutto di doveri. Per tut-
ti.
La politica con la maiuscola impone di non
scindere mai i principi dall’azione.
Se si perde questo nesso i primi diventano
vuota retorica e la seconda perde la bussola e,
dunque, l’efficacia, si frammenta in una miriade
di processi. Si moltiplicano i conflitti e le specu-
lazioni di chi sul conflitto intravvede la possibili-
tà di accrescere consensi.
Il rischio molto concreto è un quadro di vio-
lenza endemico, dunque tollerabile dal punto di
vista sistemico, ma tale da avvelenare la vita
quotidiana in particolare dei più deboli.
Lo ha detto con chiarezza il cardinale Parolin,
a commento dei fatti di piazza Indipendenza a
Roma: la violenza e l’illegalità, che ne è corol-
lario e brodo di cultura, è inaccettabile da qua-
lunque parte provenga.
E non è stata minore la violenza ideologica a
Pistoia, nei confronti di un parroco con la schie-
na dritta.
Come sempre, infatti, in un gioco di conflitti in
fin dei conti a somma zero, che non cambia il
quadro di fondo, chi paga, chi soffre, chi ci ri-
mette, sono i più poveri e i più deboli, qualun-
que sia il colore della loro pelle, la loro religione,
il loro stato sociale.
Per questo siamo ad un passaggio delicato
del nostro sistema democratico, italiano ed eu-
ropeo, e per questo dobbiamo tutti esigere la
maiuscola e operare perché si costruisca con-
senso a questo fine. In fin dei conti l’ispirazione
cristiana della democrazia ha sempre avuto
proprio questo obiettivo,
partire ed arrivare alla persona, promuoven-
do il popolo ed elevandone le condizioni eco-
nomiche, culturali e morali.
Un obiettivo che è ora di rilanciare e di tra-
guardare in avanti.
Francesco Bonini (S.I.R.)
Per riflettere
“Chi vuol salvare la propria
vita, la perderà; ma chi per-
derà la propria vita per causa
mia, la troverà”: con queste
parole il vangelo di Matteo, di
domenica 3 settembre, sinte-
tizza il progetto che Gesù la-
scia come testamento ai di-
scepoli: “perdersi per salvar-
si”.
Con queste due parole
Gesù vuol chiarire il suo van-
gelo, la buona novella con
cui intende rivoluzionare la
mentalità prevalente del
mondo: arraffare e possede-
re.
Nelle parole che precedo-
no questo brano, Gesù ha
appena iniziato a costruire le
fondamenta della sua chiesa,
cominciando da Pietro e gli
apostoli; ora Gesù stesso
spiega il senso di questa
chiesa-comunità, ne determi-
na in modo chiaro la missio-
ne: la croce, lo spendere la
propria vita: “Chi vuol venire
dietro a me rinneghi se stes-
so, prenda la sua croce e mi
segua”. Gli apostoli non com-
prendono, anzi si ribellano a
questo progetto: “Dio te ne
scampi, Gesù; questo non ti
accadrà mai”, così Pietro, ap-
pena eletto vicario, primo pa-
pa, si oppone al progetto di
Gesù.
In questo cammino verso
Gerusalemme di che cosa
parlano gli apostoli? Pietro
appena eletto primo papa è
già oggetto di invidia; gli altri
si chiedono chi loro è il più
grande; i fratelli Boanerghès
puntano ad occupare i primi
due posti.
È vero purtroppo, appa-
rentemente, nella mentalità
di molti cristiani in duemila
anni di storia poco è cambia-
to, salvo eccezioni. Ma la
chiesa, come popolo salvato,
continua ad essere prima di
tutto impegnata nella missio-
ne di testimonianza e di an-
nuncio della salvezza, gua-
dagnata dal Redentore.
Mentre Gesù crocifisso, in-
chiodato alla croce, moriva,
gli apostoli, con un’eccezio-
ne, sono scappati: solo la
Madre dolorosa gli stava ac-
canto impietrita.
Quando gli apostoli, giova-
ni operai, sono stati chiamati
alla sequela, le speranze
erano diverse; per questo
hanno lasciato le famiglie, il
lavoro, nell’illusione della car-
riera; forse, di fronte a tanta
crudezza della scelta radica-
le di Gesù, si sono sentiti tra-
diti nei progetti di vita. In due-
mila anni di cristianesimo,
nonostante limiti e tradimen-
ti, la salvezza promessa da
Gesù a chi segue il vangelo
si è fortemente diffusa e radi-
cata e di conseguenza testi-
moniata; è per merito di Ge-
sù morto in croce, ma anche
per merito del popolo del
vangelo, mistero di salvezza,
che Dio sta realizzando il suo
progetto di redenzione, lo te-
stimoniano soprattutto i mar-
tiri.
Per questo l’apostolo Pao-
lo, alla vigilia del suo martirio
a Roma, scrive ai cristiani
della città eterna: “Non con-
formatevi alla mentalità di
questo secolo, ma trasforma-
tevi rinnovando la vostra
mente, per poter discernere
la volontà di Dio, ciò che è
buono, a lui gradito e perfet-
to”.
dg
Il Vescovo
a Moirano
Il Vescovo sarà presso la no-
stra parrocchia di Moirano sabato
2 e domenica 3 settembre.
La presenza del Vescovo nelle
parrocchie si chiama ”Visita Pa-
storale” perché essendo il vesco-
vo “pastore della Diocesi” la sua
è una visita corrispondente. Vie-
ne per incontrare le persone
(bambini, malati anziani, famiglie,
fedeli), per chiedere come si vive
la vita di fede, per ascoltare le do-
mande o le richieste di tutti. Sen-
za eccezioni e senza paure. Co-
me un papà che vuole stare con i
propri figli.
Lo stile semplice e quotidiano
della sua visita è segno di tutta la
fraternità, umiltà e vicinanza che
il nostro Vescovo ha sempre ri-
volto a tutti noi. I parrocchiani so-
no invitati ad accoglierlo.
Sabato 2 al mattino visiterà al-
cuni malati o anziani.
Se qualcuno che ha persone
anziane o malate in casa, ha de-
siderio di accoglierlo lo dice al
parroco.
Nel pomeriggio ore 16,30 l’invi-
to rivolto ai bambini del catechi-
smo ed ai ragazzi che hanno fat-
to recentemente la cresima, insie-
me ai loro genitori.
Alle 18 poi tutti i fedeli son invi-
tati ad un momento di preghiera,
di ascolto e di dialogo. Sempre
sincero e franco.
Domenica poi alle 11 il parroco
celebra la S. Messa con la tradi-
zionale benedizione delle auto-
mobili.
Mentre alle 16 il Vescovo con-
cluderà la sua visita con la messa
e la processione.
Viviamo questa occasione co-
me una delle ultime visite pasto-
rali che Mons. Pier Giorgio farà in
diocesi, prima delle sue dimissio-
ni. Vi aspetto.
don Paolino
Il vangelo della domenica
Si aggrava il bilancio delle vittime in Sierra
Leone, colpita lunedì 14 agosto 2017 da una
terribile alluvione nei sobborghi della capitale
Freetown. La collina dove si trovava il quartie-
re di Regent si è staccata verso il basso a cau-
sa delle forti piogge che in questo periodo ca-
dono abbondanti nel paese, portando con sé
tutto ciò che si trovava sopra. Oltre 400 le vit-
time accertate tra cui almeno 105 bambini. Più
di 600 i dispersi e migliaia le persone sfollate.
Secondo le autorità locali si tratta di una del-
le peggiori catastrofi naturali della storia del
paese già tra i più poveri al mondo e altamen-
te vulnerabile alle avversità ambientali.
I bisogni sono immensi. I più urgenti: allog-
gi per sfollati, cibo, vestiti, kit igienico-sanitari.
Alto il rischio di epidemie di colera e si temono
ulteriori frane e smottamenti, dato che la sta-
gione delle piogge è previsto duri ancora per
settimane. Caritas Sierra Leone si è subito
mobilitata recandosi sul posto della tragedia e
assistendo le famiglie sfollate. Nel frattempo è
in atto un monitoraggio dei bisogni e degli in-
terventi necessari in coordinamento con le au-
torità locali ed altre agenzie internazionali.
Caritas Italiana, impegnata nel paese da
molti anni con programmi in favore delle fasce
più vulnerabili, si unisce alla preghiera del Pa-
pa per le vittime e la popolazione colpita ed è
in costante contatto con Caritas Sierra Leone
e la rete Caritas internazionale per il sostegno
agli interventi in atto e il coordinamento degli
aiuti.
È possibile sostenere gli interventi di Cari-
tas utilizzando:
• il conto corrente bancario n. 23373
C.R.Asti Ag. Acqui Terme specificando nella
causale: “Emergenza Sierra Leone”
• il conto corrente postale n. 11582152 inte-
stato alla caritas Diocesana Acqui
• direttamente presso l’ufficio Caritas in via
Caccia Moncalvo, 4 aperto tutte le mattine dal-
le ore 8 escluso il giovedì.
La Caritas Diocesana manderà tempestiva-
mente quanto raccolto alla Caritas Italiana per
i primi aiuti.
Appello della Caritas Italiana
Alluvioni in Sierra Leone, sale il numero delle vittime