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Filone d’ Alessandria e il giudaismo rabbinico
ogni sentimento intimamente religioso e ogni ispirazione spiccatamente individuale.
Questo spiega perché l’ebraismo nel corso del suo sviluppo, pur senza demo-
nizzare la filosofia, non avvertì mai la necessità di ulteriori approfondimenti metafi-
sici. La legge, la Torah e il decalogo, che il popolo era tenuto a conoscere e rispettare
fedelmente in modo da saper distinguere il bene dal male, rappresentano una vera e
propria incarnazione della sapienza di Dio e hanno il potere di rendere felice la vita
di quanti la mettono in pratica.
Diversamente da tutti gli altri popoli dell’antichità, che cominciarono a porsi
l’idea di Dio, partendo dalla natura, la fede del popolo d’Israele nasce e si sviluppa
in seguito al manifestarsi di Dio attraverso uomini da lui prescelti. La storia religiosa
di questo popolo è la storia di un dialogo diretto che si instaura tra
Jahvé e
il suo
popolo che concepisce il peccato o il male morale quando viene meno al patto con
Dio e, quindi, con un atto di disobbedienza.
Quando, nel 333 a.C., a seguito delle conquiste di Alessandro Magno, la cultura
greca si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo orientale, molti ebrei vivevano già
fuori dalla Palestina e finirono inevitabilmente col subirne l’influenza, soprattutto sul
piano linguistico. Inoltre, il contatto con la civiltà greca suscitò negli ebrei ellenizzati
di Alessandria un forte interesse per la filosofia, considerandola un nuovo strumento
da mettere al servizio della religione, tanto che, a partire da Filone, arrivarono ad af-
fermare che i filosofi greci non furono altro, in realtà, che discepoli di Mosè.
Filone d’Alessandria: il primo incontro tra giudaismo e filosofia
Sulla vita di Filone d’Alessandria non si hanno molte notizie. Nacque, pro-
babilmente, tra il 15 e il 10 a. C. e discendeva da una delle famiglie più influenti di
Alessandria. Grande studioso di Filosofia e giurisprudenza, la sua preparazione cul-
turale risente dell’influenza giudaica (studio della Scrittura) e di quella ellenistica,
tanto che egli fu considerato il principale rappresentante del tentativo di conciliazio-
ne tra cultura greca e teologia giudaica.
Filone
– scrive la Pepi
– è il rappresentante del giudaismo della diaspora e in
particolare del giudaismo alessandrino. Il giudaismo alessandrino è di parti-
colare importanza, perché costituisce il primo incontro tra pensiero ebraico e
pensiero greco. In quell’epoca, come è noto, Alessandria è uno dei centri più
fiorenti della cultura greca. Gli ebrei colti di Alessandria acquisiscono la cultu-
ra greca, ma rimangono fedeli alla loro religione e cercano di dare a questa una
forma, un’espressione greca.
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3
L. P
ePi
,
Filone Alessandrino in D. D
i
C
esaRe
- M. M
oRseLLi
(a cura di),
Torah e filosofia,
Firenze 1993, p. 47.
4
Manuela Girgenti
Gli ebrei ellenizzati, in sintesi, vedono nella sapienza dei greci una conferma
della verità della loro legge e pensano che i greci abbiano potuto sviluppare la loro
sapienza solamente attraverso un contatto diretto con i profeti. Filone coglie, in par-
ticolare, nel pensiero di Platone il grande valore della critica alla religione mitica e
al suo antropomorfismo: «chi crede che Dio abbia qualità – sostiene il filosofo ales-
sandrino –
fa ingiuria a se stesso, non a Dio».
4
Con questa premessa, Filone non può con la sua critica al mito non coin-
volgere la Bibbia, nella quale spesso si riscontrano linguaggi narrativi ed episodi
che ricordano da vicino la mitologia dei greci. Ora, poiché l’autorità della Bibbia è
indiscutibile, in quanto libro divino ispirato direttamente da Dio, Filone è del parere
che l’esegesi letterale del testo sacro è destinata alla gente comune, mentre quella al-
legorica, rivolta a recepire sensi diversi da quelli letterali e di conseguenza destinata
a pochi individui colti, è superiore in quanto coglie il significato più profondo della
parola rivelata e permette, nel contempo, di superare molte delle incongruenze e
delle ingenuità del testo sacro.
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In tal senso, la descrizione del paradiso terrestre e del
peccato originale, secondo Filone, non vanno intese letteralmente, come se vi fosse
stato realmente un albero, un serpente, un frutto etc., ma piuttosto come allegoria di
una realtà psicologica e spirituale: quella dell’uomo diviso tra la tendenza al male e
il richiamo divino. Ed ancora. L’attraversamento del deserto, percorso dagli ebrei in
fuga dall’Egitto, si presta, attraverso la rielaborazione filoniana, a diversi livelli di
lettura e di interpretazione allegorica. In un succedersi di sofferenze e interventi di-
vini, il deserto si trasforma in un percorso educativo, un
itinerario, attraverso il quale
gli ebrei cercheranno la propria strada verso l’alto. Le privazioni fisiche sono per Fi-
lone il riflesso esteriore di una mancanza (la conoscenza di Dio) e allo stesso tempo
sono prove per il superamento di questa incompletezza interiore. L’itinerario a Dio,
quindi, si apre attraverso insidie che rendono gli uomini «prostrati nel corpo e battuti
nello spirito e li sottopongono a delle padrone dure e crudeli: la fame e la sete».
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Attraverso i prodigi di una storia del passato - l’Esodo - Filone offre dunque
riflessioni che annullano il tempo: il filosofo alessandrino si rivolge a tutti gli uomi-
ni per dire loro che sempre è possibile intraprendere un’ascesa etica e conoscitiva,
nonostante le difficoltà. Il deserto, quindi, è quell’elemento che unisce il passato
dell’Esodo al pensiero e al tempo di Filone, per il quale l’uomo saggio deve conti-
4
F
iLone
a
LessanDRino
,
Legum allegoriae, I, 49. I testi di Filone sono citati secondo le abbre-
viazioni in uso. Si veda a proposito la tabella pubblicata in G. R
eaLe
- R. R
aDiCe
,
Introduzione a La
filosofia mosaica, Milano 1987. Di questi testi sono qui utilizzate le seguenti edizioni:
Philonis Alexan-
drini opera quae supersunt, VII vol., ediderunt L. Cohn, P. Wendland, S. Reiter, Berlin 1896-1930;
Les
oeuvres de Philon d’Alexandrie, publiées sous le patronage de l’Université de Lyon par R. Arnaldez, C.
Mondésert, J. Pouilloux, Paris 1961.
5
i
D
.,
De vita contemplativa, 78 e
Leg. All., II, 14.
6
i
D
.,
De vita Mosis, I, 191.