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dent, pro modo scilicet latitudinis cuiusque agri, quae latitudo prope ripam
sit; novus autem alveus eius iuris esse incipit, cuius et ipsum flumen, id est
publici. quodsi post aliquod tempus ad priorem alveum reversum fuerit flu-
men, rursus novus alveus eorum esse incipit qui prope ripam eius praedia
possident. Alia sane causa est, si cuius totus ager inundatus fuerit. neque enim
inundatio speciem fundi commutat et ob id, si recesserit aqua, palam est eum
fundum eius manere cuius et fuit.
Qui la distinzione naturalistica fra i due fenomeni dipende dall’os-
servazione dei loro effetti sulla species del suolo sommerso dalle acque,
intendendo per species la condizione e finalità economico-sociale del
terreno interessato dall’evento alluvionale: il terreno trasformato in al-
veo è quello che, in seguito al fenomeno, ha definitivamente perso il
suo aspetto originario aprendosi a nuovi utilizzi (es. pesca o navigazio-
ne) e a nuove disponibilità (es. della collettività). il terreno inondato,
invece, è quello che, una volta asciutto, indipendentemente dai danni
subiti, torna alla funzione economico-sociale originaria. in tal caso an-
che l’obliterazione dei confini fra i terreni sommersi dalle acque non
impedisce a ciascuno di riacquistare il suo attraverso una nuova declara-
tio finium disposta dalla pubblica autorità:
d. 10.1.8 pr. (Ulp. 6 opin.) Si irruptione fluminis fines agri confudit
inundatio ideoque usurpandi quibusdam loca, in quibus ius non habent
occasionem praestat, praeses provinciae alieno eos abstinere et domino suum
restitui terminosque per mensorem declarari iubet.
in caso di inundatio l’onere delle riparazioni spetta ai proprietari
perché i danni derivano da vis maior, ma per il recupero dei beni mo-
bili asportati dalla corrente
18
, viene loro concessa sia la condictio che la
tutela interdittale contro gli impedimenti di terzi ma dietro prestazione
di cautio damni infecti:
18
descrivendo la terribile piena dell’aniene del 105 d.c., plinio ricorda che si vedeva-
no scorrere fra le acque arredi e suppellettili, attrezzi agricoli, aratri, travature di case etc.
(Epist. 8.17.4).
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d. 12.1.4.2 (Ulp. 34 ad Sab.) Ea, quae vi fluminum importata sunt,
condici possunt.
d. 39.2.9.1 (Ulp. 53 ad ed.) De his autem, quae vi fluminis importata
sunt, an interdictum dari possit, quaeritur. Trebatius refert, cum Tiberis
abundasset et res multas multorum in aliena aedificia detulisset, interdic-
tum a praetore datum, ne vis fieret dominis, quo minus sua tollerent aufer-
rent, si modo damni infecti repromitterent.
2. interventi pubblici e privati di tutela delle ripae.
Fra le catastrofi naturali più ricordate dagli autori antichi vi sono
senza dubbio le inondazioni
19
, da sempre circondate da un’aura di pro-
digio
20
non solo per la pericolosità e la frequenza del fenomeno, ma
anche per la sua imprevedibilità, tale – come scriveva le gall - da sor-
prendere “gli abitanti nei loro letti, nei negozi e persino per le strade
senza dar loro il tempo di scappare”
21
. anche i giuristi le ricordano con
frequenza presentandole, accanto alla
ruina e al naufragio, come esempio
tipico di “vis maior cui resisti non potest”
22
(es. i. 3.23.3; d. 2.11.2.3;
2.11.2.7; 19.2.15.2; 8.6.14.1; 10.4.5.4; 12.1.4.2; 13.7.30; 39.2.24.3, 4,
5, 11; 39.3.2.6; 50.17.23): il che, del resto, vale ancor oggi, nonostante
i progressi tecnici compiuti nella prevenzione e tutela dai dissesti idroge-
ologici
23
.
tali progressi, peraltro, non hanno obliterato le pratiche già adot-
19
elenco delle inondazioni del tevere ricordate dagli autori antichi in g.s. a
Ldrete
,
Floods of the Tiber cit., p. 10 ss.; J. L
e
G
aLL
, Il Tevere cit., p. 35 ss.; g. m
occheGiani
c
ar
-
Pano
, Le inondazioni del Tevere nell’antichità, in tevere un’antica via per il mediterraneo,
roma, 1986, p. 147 s.
20
m. c
hassiGnet
, Les catastrophes naturelles et leur gestion dans l’Ab Urbe condita de
Tite-Live, in concepts, pratiques et enjeux environnementaux dans l’empire romain, cae-
sarodunum 39 (2005), p. 337 ss.
21
J. L
e
G
aLL
,
Il Tevere cit., p. 39: così dio cass. xxxix.61 (piena dell’ottobre del 54
a.c.); tac., Hist. i.86 (marzo del 69 d.c.); dio cass. lxxviii.25 (23 agosto 217 d.c.).
22
sul tema F. W
ubbe
, Vi tempestatis, in mélanges Fritz sturm, i, liège, 1999, p. 579 ss.
23
sul punto si veda, da ultimo, il resoconto comparso sul corriere della sera del 3
maggio 2009 (F. a
Lberti
,
Mini argini e poche dighe, il Po che fa paura.
Viaggio lungo il fiume.
Fermo da anni il piano di interventi per la messa in sicurezza, p. 21).