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VITA DIOCESANA
L’ANCORA
27 AGOSTO 2017
Spesso, nelle ordinarie con-
versazioni, ci capita di ascolta-
re affermazioni quali: “Viviamo
tempi difficili, oscuri, terribili”.
Anche il richiamo alla speran-
za cristiana (“una speranza -
sentiamo affermare spesso
nelle prediche- che va addirit-
tura oltre le situazioni senza
speranza, una speranza che
va oltre la morte”) non riesce
ad incidere facilmente sul no-
stro stato d’animo.
Ed incontrare persone pes-
simiste soprattutto nei con-
fronti del futuro è sempre più
facile. Anzi ad essere e a dirsi
ottimisti si rischia spesso di
passare per disinformati, per
ingenui e per illusi.
E certamente oggi l’ottimi-
smo non è di moda.
Ottimismo/Pessimismo
Sul tema dell’ottimismo/pes-
simismo del cristiano mi per-
metto di richiamare, nella ri-
flessione sul Giubileo della no-
stra cattedrale di questa setti-
mana, l’opinione di un teologo
a cui spesso ho fatto ricorso
nei miei interventi su L’Ancora.
Egli con un’evidente vena
ironica scrive così: “Essere
pessimisti è più saggio: si di-
menticano le delusioni e non si
viene ridicolizzati davanti a tut-
ti. Perciò, presso le persone
sagge, l’ottimismo è bandito.
Ma l’essenza dell’ottimismo
non è guardare al di là della si-
tuazione presente ma è la for-
za di sperare quando gli altri si
rassegnano, la forza di tenere
alta la testa quando sembra
che tutto fallisca, la forza di
sopportare gli insuccessi. Cer-
to esiste anche una forma di
ottimismo stupido e vile che
deve essere bandito. Ma nes-
suno deve disprezzare l’ottimi-
smo inteso come volontà di fu-
turo, anche quando dovesse
condurre cento volte all’errore,
perché esso è la salute della
vita...” Queste parole furono
scritte da Dietrich Bonhoeffer
in Germania in uno dei periodi
più terribili del secolo scorso:
durante la dittatura nazista, a
due anni dall’inizio della se-
conda guerra mondiale e pochi
mesi prima dell’arresto, ad
opera della Gestapo, del loro
autore, un arresto che lo con-
durrà alla condanna e alla
morte.
Come si vede un tempo cer-
tamente non migliore del no-
stro. La tentazione di abban-
donarci al pessimismo si è cer-
tamente affacciata anche nel-
la nostra vita cristiana e forse
ha lambito anche i confini del-
le nostre comunità.
“Doveroso essere
pessimisti”
Anzi, talvolta, abbiamo con-
siderato addirittura doveroso
per un cristiano l’essere pessi-
misti nei confronti del mondo in
cui ci è toccato vivere e degli
avvenimenti che lo caratteriz-
zano.
Insomma ci è capitato di
pensare: un buon cristiano non
può che esprimere un giudizio
negativo nei confronti del mon-
do di oggi. Qualche volta (solo
nel passato?) la nostra Chiesa
si è chiusa a riccio nei con-
fronti della cosiddetta moder-
nità e ha cercato un illusorio
conforto rifugiandosi in un pas-
sato che non può, comunque,
tornare. Questo atteggiamento
ha interessato anche la pasto-
rale ed in essa la liturgia: il ri-
torno a vestiti, riti, formule, de-
vozioni (in sé legittime e, in
qualche caso, anche lodevoli)
non è forse la spia di un ap-
proccio rinunciatario nei con-
fronti del tempo che stiamo vi-
vendo?
Qualcosa di simile aveva già
intuito, Bonhoeffer, tanto da af-
fermare: “Ci sono uomini che
ritengono poco serio e cristiani
che ritengono poco pio spera-
re in un futuro migliore e pre-
pararsi ad esso. Essi credono
che il senso dei presenti avve-
nimenti sia il caos, il disordine,
la catastrofe, e si sottraggono
nella rassegnazione o in una
pia fuga dal mondo alla re-
sponsabilità per la continua-
zione della vita, per la ricostru-
zione, per le generazioni futu-
re”. La celebrazione dei 950
anni dalla consacrazione della
nostra cattedrale non è e non
deve essere intesa quindi co-
me un richiamo a volgere lo
sguardo all’indietro verso un
tempo di cristianità trionfante o
almeno migliore e più facile
dell’attuale.
Cercare una traccia
Il cristiano, se guarda alla
storia passata, lo fa per ricer-
care in essa la traccia esile ma
visibile della presenza di Dio in
mezzo alle vicende umane,
sapendo che il Dio che ha con-
dotto la storia passata sorreg-
gendo dal di dentro la libertà
degli uomini continua a vivere
con noi e ad accompagnare il
nostro faticoso e spesso tor-
tuoso cammino.
A questo proposito, Bonho-
effer perentoriamente afferma:
“Io credo che Dio può e vuole
far nascere il bene da ogni co-
sa, anche dalla più malvagia.
Io credo che Dio, in ogni situa-
zione critica, vuole darci tanta
capacità di resistenza quanta
ci è necessaria ma non ce la
dà in anticipo, affinché non
facciamo assegnamento su
noi stessi ma su di Lui soltan-
to: in questa fede dovrebbe es-
sere vinta ogni paura del futu-
ro”.
La responsabilità del cristiano
Tutto ciò chiama in causa la
nostra responsabilità di cristia-
ni che non si possono esimere
dallo stare nel mondo per col-
locare in esso i germi di spe-
ranza che vengono dalla loro
fede nel Dio che si è fatto no-
stro compagno nella storia e
che cammina con gli uomini di
ieri, di oggi e di domani.
Questa responsabilità ri-
guarda ogni singolo cristiano e
le nostre comunità: siamo in-
somma chiamati ad un impe-
gno che deve durare fin che
dureranno le nostre vite e la vi-
cenda della Chiesa nella storia
del mondo.
Bonhoeffer lo dice in modo
diretto e perentorio: “Può darsi
che domani spunti l’alba del-
l’ultimo giorno: allora, non pri-
ma, noi interromperemo volen-
tieri il lavoro per un futuro mi-
gliore”.
(Le citazioni di D. Bonhoef-
fer sono tratte dal volume po-
stumo “Resistenza e resa. Let-
tere e scritti dal carcere”. Edi-
zioni Paoline. Cinisello Balsa-
mo 1988, p. 68 e 72-73).
M.B.
Il Giubileo della Cattedrale
Attentati di Barcellona: “un
branco di lupi solitari” a servizio
del “Califfato liquido”
Il terrorismo sarà un fenome-
no di “lunga durata con il quale
dovremmo imparare a convive-
re e contro il quale si dovrà com-
battere uniti. L’importante è non
cadere nell’obiettivo dei terrori-
sti che è quello di polarizzare le
nostre società e non permette-
re loro di fare proseliti”. Parla Le-
andro Di Natala, italiano, anali-
sta presso l’Esisc (European
Strategic Intelligence and Se-
curity Center) che ha sede a
Bruxelles. A lui abbiamo chiesto
di fare luce – per quanto sia
possibile allo stato attuale del-
le indagini – su quanto è suc-
cesso in Catalogna, dove l’at-
tentato alle Ramblas prende
sempre più i contorni di un at-
tacco deliberato, preparato da
mesi e coordinato. “Non ci tro-
viamo di fronte ad un lupo soli-
tario ma di fronte ad un branco
di lupi”, dice subito l’esperto.
“Un vero e proprio network com-
posto da una dozzina di ele-
menti”.
Rispetto ad altri attacchi in
Europa, quali sono le novità
che emergono?
Quello che si evince dalle in-
dagini (ancora in corso) è che i
terroristi non avevano un adde-
stramento specifico e i mezzi
che avevano a disposizione
hanno fallito, tanto che alcuni di
loro sono saltati in aria nella cit-
tà di Alcanar. Questo ha certa-
mente contribuito ad accelera-
re i tempi per gli attacchi a Bar-
cellona e Cambrils ma ha anche
obbligato ad utilizzare mezzi
poco sofisticati. Il fatto però che
siano coinvolte tre città diverse,
che dietro ci sia un network di
una dozzina di elementi, tutti
giovani, tutti reclutati e radica-
lizzati da un imam, è un ele-
mento di novità.
Il quadro che sta delinean-
do, descrive persone piutto-
sto sprovvedute. È così?
È prematuro allo stato attuale
delle indagini fare analisi appro-
fondite. Il fatto però che stesse-
ro lavorando su bombole di gas,
mostra che non ci fosse tra loro
un esperto di esplosivi, in grado
di fare delle vere e proprie cintu-
re esplosive come quelle impie-
gate negli attentati di Parigi o di
Manchester. In quest’ultima città,
il terrorista era stato addestrato
in Libia a confezionare la cosid-
detta “madre di Satana” con il
famoso esplosivo “tatp”, alta-
mente instabile che può essere
gestito solo da qualcuno che è
stato addestrato da esperti.
Questo significa che è sem-
pre più difficile per i terroristi
confezionare e reperire armi
e esplosivi? Si può parlare di
un segnale di debolezza?
Sicuramente è stato un fatto-
re tattico di debolezza non ave-
re esperti in grado di realizzare
esplosivi in questo caso. D’altra
parte il vantaggio dei terroristi è
l’ampiezza del bacino di recluta-
mento che mette a disposizione
persone pronte a tutto, ad ucci-
dere e farsi uccidere.
È un lavoro molto difficile per
i servizi di sicurezza identificare,
seguire e sorvegliare tutti i pos-
sibili sospetti. Un altro fattore di
vantaggio è l’utilizzo di veicoli
che diventano per loro armi low
cost ma estremamente efficaci.
Dall’attentato di Nizza ad oggi
praticamente l’80% delle vittime
degli attentati europei si sono
verificati con questo modus ope-
randi: veicoli lanciati nella folla.
Abdelbaki Es Satty, il qua-
rantenne imam marocchino di
Ripoll, nel 2016 aveva tra-
scorso tre mesi in Belgio a Vil-
voorde, vicino a Bruxelles, che
con Molenbeek è un luogo con
un forte numero di jihadisti. È
possibile parlare di una rete eu-
ropea organizzata? Tra di loro,
i terroristi si conoscono?
È chiaro che non possiamo
escludere allo stato attuale che
ci fossero dei contatti come è
chiaro che ci troviamo di fronte a
un fenomeno transnazionale e,
quindi, movimenti e comunica-
zioni circolano. Quello che è cer-
to è che lo Stato Islamico ha per-
so l’elemento che lo distingueva
dalla sua rivale Al Qaida e, cioè,
il possesso e l’amministrazione di
un territorio fisico ed ha quindi tut-
to l’interesse a mantenere la pres-
sione di questi attacchi sull’Oc-
cidente dimostrando ai propri po-
tenziali supporters che è ancora
il gruppo terroristico principale.
Anche se perde territori, il suo ca-
liffato da territoriale sta diven-
tando un califfato liquido che con-
tinua ad esistere nonostante le
sconfitte militari proprio tramite i
terroristi fai-da-te che si muovo-
no singolarmente o in branco.
Si è sempre detto che ri-
spetto a Francia, Belgio e
Gran Bretagna, l’Italia e la
Spagna non erano obiettivi
privilegiati dell’Isis. Perché
colpire la Spagna?
Non è vero. L’Italia e la Spagna
sono sempre stati degli obiettivi,
considerati secondari, ma pur
sempre obiettivi. Per capire per-
ché si è colpita la Spagna, biso-
gna calarsi nella mentalità jiha-
dista per la quale la Spagna è an-
cora parte di al-Andalus, cioè la
provincia musulmana che dall’VIII
secolo dopo Cristo al XV secolo,
dopo la reconquista, era parte in-
tegrante del Califfato islamico e
terra islamica in Europa per se-
coli. Quindi colpire la Spagna è
altamente coerente con il pen-
siero jihadista e, quindi, alta-
mente simbolico.
Ma la Spagna era attrezzata
sufficientemente a contrasta-
re la minaccia terroristica o è
stata presa alla sprovvista?
Le forze dell’ordine erano al-
lertate ma, come ho detto di
prima, ci troviamo di fronte ad
un fenomeno di enorme am-
piezza e liquidità. Il nemico è
una ideologia che riesce a re-
clutare centinaia di persone,
anche insospettabili. D’altron-
de non è pensabile blindare la
vita di una città come Barcello-
na o impedire movimenti di
massa e turismo sulle Ram-
blas o nella Sagrada Familia.
Non è altresì possibile control-
lare tutti e controllare tutto.
Siamo di fronte a supporters e
potenziali terroristi il cui nume-
ro non è facilmente sorveglia-
bile e il cui legame tra di loro è
stretto.
Nel caso spagnolo c’erano 4
coppie di fratelli e di fronte ai
legami parentali la cellula è an-
cora più forte e impermeabile.
Una cosa però sicuramente è
importante: lo scambio di infor-
mazioni, la prevenzione con
un forte lavoro di intelligence
ed una partecipazione attiva
delle comunità islamiche che
devono contribuire con denun-
ce e un lavoro anche di tipo
ideologico ribadendo con forza
che ogni forma di violenza e
terrorismo è contraria al Cora-
no.
È credibile la minaccia
sull’Italia apparsa sul sito Si-
te?
L’Italia da molto tempo or-
mai è indicata come possibile
obiettivo dei jihadisti. Per cui la
minaccia all’Italia è estrema-
mente credibile e probabile. Il
pericolo c’è e sussiste e non si
può assolutamente abbassare
la guardia.
L’Italia ha come capitale Ro-
ma che simbolicamente rap-
presenta l’Occidente e ospita il
capo della Chiesa cattolica
che, da un punto di vista jiha-
dista, è il capo dei “crociati”.
È chiaro che, purtroppo, tut-
to questo fa dell’Italia un obiet-
tivo e gli apparati di sicurezza
ne sono consapevoli.
M. Chiara Biagioni (S.I.R.)
Per riflettere
Il profeta Isaia, nella prima
lettura della messa di domeni-
ca 27 agosto, richiama un pun-
to fondamentale della fede di
ogni credente: il regno, la casa
appartengono esclusivamente
a Dio; è lui che dà la chiave e
la toglie: “Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto”.
Nella costruzione del suo re-
gno su questa terra, Dio chie-
de la collaborazione ad ogni
persona umana, a qualunque
popolo appartenga; egli chiede
al collaboratore solo la fedeltà:
“In quel giorno chiamerò il mio
servo”.
Nel secolo VIII a.Cristo, du-
rante il regno di Ezechia, il mi-
nistro Sebna non operava per
la pace ma per la guerra e al-
lora Dio lo sospende, subito, in
modo radicale; al suo posto
pone la fiducia su Eliakim.
L’apostolo Paolo, nella secon-
da lettura dalla ‘lettera ai Ro-
mani’, termina la sua riflessio-
ne sul popolo di Dio con un in-
no alla gloria dell’unico Dio e
Signore: “Grazie a lui sono tut-
te le cose”. Queste due rifles-
sioni ci aiutano nella medita-
zione sulla pagina del vangelo
di Matteo, la pagina del ‘pri-
mato di Pietro’:
“Io dico a te: tu
sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia chiesa”: con
queste parole Gesù non sotto-
scrive deleghe in bianco, non
nomina amministratori ad om-
nia et per semper, chiede solo
e unicamente collaboratori fe-
deli nel quotidiano, che abbia-
no a cuore la sua funzione
centrale nella costruzione del-
la nuova storia: “Tu sei il Cri-
sto”. La chiesa è di Gesù Cri-
sto, il costruttore ancora oggi
resta lui, solo ed unico: “Io sa-
rò con voi tutti i giorni”. Dopo
tre anni di predicazione, con-
fortata da segni miracolosi
pubblici, Gesù sa che, nono-
stante tutto, sono ancora molti
i dubbiosi tra coloro che lo
stanno seguendo: “Scaccia i
demoni per mezzo del principe
dei demoni… È posseduto da
uno spirito immondo… È fuori
di sé… Questo linguaggio è
duro…”. Gesù sa anche che il
tempo della sua missione ter-
rena sta per scadere; il cam-
mino verso Gerusalemme è
ormai agli sgoccioli, la croce lo
attende. E allora provoca gli
apostoli con la domanda di-
scriminante: “Voi chi dite che io
sia?”;
“O con me, o contro di
me”. Solo con l’aiuto del Pa-
dre, (“Il Padre mio te l’ha rive-
lato”), Pietro riesce a dare una
risposta coraggiosa e radicale:
“Tu sei il Messia, il Figlio del
Dio Vivente”. Scopo della chie-
sa non è dunque costruirsi il
proprio regno, (che papa Fran-
cesco sovente definisce una
ong) magari nella illusione che
esso sia l’unico a salvaguar-
darsi dalla rovina dei tempi,
ma scopo della redenzione cri-
stiana è costruire il vero ed
unico regno di Dio, Padre di
tutti i popoli. “Passa certamen-
te l’aspetto di questo mondo,
deformato dal peccato”, così
leggiamo nel documento con-
ciliare ‘Gaudium et spes’;
“Sappiamo però dalla rivela-
zione che Dio prepara una
nuova abitazione e una terra
nuova, in cui abiterà la giusti-
zia, e la cui felicità sazierà so-
vrabbondantemente tutti i de-
sideri di pace, che salgono dal
cuore degli uomini”. Meno au-
toreferenzialità nel chiudere
porte; più missionarietà nel co-
struire ponti.
dg
Giovedì 24 – Alle ore 19
Santa Messa e processione,
presieduta dal Vescovo, a
Morsasco in occasione della
festa patronale.
Sabato 26 – Alle ore 16 il Ve-
scovo celebra la Santa Messa
nella chiesa di Sant’Alessandro
in Cessole, in occasione della
festa del Santo titolare;
- Alle ore 18 in cattedrale il
Vescovo celebra la Santa
Messa in suffragio di monsi-
gnor Pietro Principe in occa-
sione del settimo anniversario
della morte.
Domenica 27 – Alle ore 10 a
Bruno il Vescovo celebra la
Santa messa in ricordo del
parroco don Andrea Ivaldi nel
20º anniversario della morte;
- Alle ore 17 al santuario del-
la Bruceta di Cremolino il Ve-
scovo celebra la Santa Messa
in occasione della settimana
giubilare. Ivi tornerà Per le
confessioni dalle ore 16,30 al-
le 18 martedì 29 e giovedì 31
agosto.
Mercoledì 30 – Alle ore 11 a
Santa Giulia di Dego il Vesco-
vo celebra la Santa messa nel-
la festa liturgica della Beata
Teresa Bracco.
Calendario diocesano
Cremolino. Inizierà domenica 27 agosto, il
199° Giubileo del Santuario della Bruceta di
Cremolino, una intera settimana caratterizzata
da grande spiritualità, che dà continuità ad una
tradizione nata ormai due secoli fa, con il sin-
golare privilegio concesso da Papa Pio VII che,
durante la prigionia a Savona nel 1808, “a viva
voce oracolo” (ovvero in maniera verbale, come
viene specificato nella documentazione con-
servata negli archivi parrocchiali) decise di con-
cedere l’indulgenza plenaria, sotto forma di Giu-
bileo, al Santuario cremolinese, ricompensan-
do così la devozione, la dedizione e l’attivismo
di Don Francesco Giacobbe, cappellano del
Santuario, che gli aveva fatto visita a Savona
per confortarlo quando si trovava prigioniero di
Napoleone. La concessione definitiva, dopo
una serie di rinnovi che si erano susseguiti dal
1809 al 1818, fu sancita dalla bolla papale del
19 maggio 1818, quando lo stesso pontefice
confermò in perpetuo il beneficio del Giubileo.
Il Santuario cremolinese, caratterizzato da
una storia millenaria, fonda le sue origini sul-
l’apparizione della Madonna ad una pastorella
sordomuta che miracolosamente guarisce, alla
luce di questo fatto venne costruita una piccola
cappella dedicata alla Vergine delle Grazie.
Prima dell’anno Mille, il territorio fu più volte
devastato e saccheggiato da orde di Turchi Sa-
racen. Anche il piccolo Santuario venne incen-
diato e distrutto, ma con sommo stupore e com-
mozione agli occhi dei Cremolinesi, che accor-
sero successivamente apparve qualcosa di mi-
racoloso: il dipinto su pietra della Beata Vergine
infatti risultava intatto e salvo dal fuoco. Il gran-
de e Santo Vescovo Guido, riformatore e rico-
struttore della antichissima Diocesi Acquese, in-
traprese la riedificazione del Santuario in puro
stile romanico, affidando ai famosi maestri Co-
macini la costruzione e dedicandolo alla Vergi-
ne sotto il titolo della Bruseta (essendosi salva-
ta dall’incendio), la elevò inoltre a rango di Par-
rocchia inferiore, alle dipendenze della Pieve di
Molare, e successivamente inglobata nella Par-
rocchia di Cremolino.
Il programma
Il Giubileo inizierà domenica 27 agosto. Tutti
i giorni saranno disponibili sacerdoti per la con-
fessione, che permetterà di lucrare l’indulgenza
plenaria. Tutti i giorni è prevista inoltre, alle 8 la
recita del Santo Rosario, alle 16 l’Adorazione
Eucaristica e la recita del Santo Rosario e alle
8,30 e alle 17 saranno celebrate le messe.
Nella giornata di domenica si pregherà per le
famiglie e i matrimoni cristiani. Alle 17 sarà ce-
lebrata la Santa Messa, presieduta dal vescovo,
Pier Giorgio Micchiardi, e sarà effettuata la be-
nedizione dei matrimoni.
Lunedì 28, la giornata sarà dedicata alla pre-
ghiera per l’aumento delle vocazioni e per tutti i
consacrati, e il pellegrinaggio riguarderà la zo-
na dell’Ovadese.
Martedì 29, si prega per i cristiani persegui-
tati, e il pellegrinaggio riguarderà la zona della
Valle Stura.
Mercoledì 30 la preghiera riguarderà i giova-
ni del mondo, e vi sarà il pellegrinaggio della zo-
na di Nizza Monferrato e Canelli.
Giovedì, il momento di preghiera sarà rivolto
a tutti gli ammalati e i sofferenti, e per l’occa-
sione giungeranno in pellegrinaggio gli anziani
e gli ammalati. La Santa Messa sarà presiedu-
ta dal parroco di Cremolino, don Claudio Al-
meyda.
Venerdì 1 settembre, si pregherà per le con-
fraternite della Diocesi, e giungeranno in pelle-
grinaggio i fedeli della zona di Alessandria. Alle
20,30 inoltre, sarà celebrata la via Crucis per la
via Bruceta.
Sabato 2 settembre, il momento di preghiera
sarà dedicato al papa e alla Chiesa, e ci sarà il
pellegrinaggio dei fedeli della zona delle due
Bormide.
Domenica 3 settembre, si prosegue, con le
preghiere dedicate al Vescovo e alla Chiesa
Diocesana, e la celebrazione di tre messe: oltre
a quella delle 17, anche alle ore 8,30 e alle ore
11. Il pellegrinaggio riguarderà la zona dell’Ac-
quese.
Infine, lunedì 4 settembre, ultimo giorno di
giubileo, si pregherà per i fedeli defunti. Alle
7,15 si svolgerà una Adorazione Eucaristica e
sarà recitato il Santo Rosario di ringraziamento
per il Santo Giubileo; alle 8, sarà celebrata una
Santa Messa a suffragio di tutti i defunti della
Parrocchia e dei benefattori del Santuario. Alle
8,30 tutti i fedeli sono invitati a partecipare ad
un piccolo rinfresco fraterno.
M.Pr
Sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria
Cremolino: dal 27 agosto
199º Giubileo della Bruceta
Il vangelo della domenica