D
ANIELE
M
AGGI
1508
“Für die vedische Vorstellungs welt” è stampato con una spaziatura che
intende dare all’espressione tutto il suo peso: in questo, in una diversa
rappresentazione del reale consiste la frattura sostanziale fra il mondo vedico e il
mondo nostro.
Certo si possono ancora sorprendere in Oldenberg tentazioni di identificare il
modo di rappresentazione vedico con il “naturale”: così è quando Oldenberg
definisce appunto “naturale” il computo del mese lunare da luna nuova a luna
nuova (nel primo articolo
43
e ancora nel secondo);
44
su questo dettaglio la replica di
Jacobi è fin troppo ovvia.
45
Tale schema di interpretazione storica si trova tuttavia
superato, sulla spinta di una continua rimeditazione indotta dalla polemica, nel terzo
articolo, dove si legge un’affermazione di grande valore metodologico:
[…] E nell’affermazione [di Jacobi] che la posizione del sole nell’equinozio sia
più facilmente determinabile che nel solstizio è altrettanto meno contenuto un
reale argomento in favore del fatto che l’equinozio sia stato effettivamente
determinato dagli indiani. Per acclarare che un determinato punto in cielo o
sull’orizzonte sia stato scoperto si richiede non solo che questo possa essere
scoperto facilmente, ma anche che sia presente un determinato interesse volto
alla sua scoperta.
46
Anche i risultati conseguiti dalla scienza rientrano dunque nell’ambito
dell’“interesse” umano e la filologia vedica, anche quando si occupa di scienza – o,
giocando, sulla scorta di Oldenberg stesso, con le valenze semantiche del termine,
di “scienza prescientifica”
47
–, è storia della cultura vedica.
48
43
Oldenberg, 1894, p. 633=647, n. 1.
44
Idem, 1895, p. 476=669.
45
Jacobi, 1896, p. 82=291. In realtà Oldenberg nel secondo articolo traduceva poi tale “naturalezza” in
concordanza fra calendari di diversi popoli antichi.
46
Oldenberg, 1896, p. 452=30.
47
È il titolo dell’ultima monografia pubblicata da Oldenberg, 1919.
48
Una possibilità diversa da quella astronomica, concretizzatasi più recentemente, di stabilire un
aggancio cronologico all’interno dei testi vedici almeno al livello dei Brāhmaṇa è quella che consiste
nell’identificazione di suppellettili vediche e reperti archeologici ai quali sia applicabile il metodo del
radiocarbonio o della termoluminescenza. L’applicazione del metodo, su cui cfr. dapprima le notizie
fornite da Horsch, 1966, p. 473, n. 2; Mylius, 1970, pp. 15-16, ha assunto una ben diversa prospettiva in
conseguenza dei lavori di Wilhelm Rau, che prendono come base le descrizioni degli oggetti fornite dai
testi vedici stessi e dei quali qui si indicano due a carattere generale, Rau, 1977 (con una critica che
sembra rivolta prevalentemente contro Sankalia a p. XCII); 1983, pp. 48-50 (con un richiamo, tuttavia,
alla prudenza suggerito dallo stato dei dati disponibili). Il tentativo di agganciare la RVS alla cronologia
della civiltà della valle dell’Indo (o di Harappa) viene meno nel momento in cui, come ha dimostrato
ancora Rau, 1976, le pṹr- distrutte da Indra non sono le cittadelle delle città di quella civiltà, che dunque
resta rispetto alla RVS solo un terminus post quem imprecisabile. Ancora più vago e incerto resterebbe un
tale termine rispetto alle testimonianze arie dei Mitanni.
Astronomia indiana e datazione del Veda
1509
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