Biblioteca dell’officina di studi medievali



Yüklə 3,58 Kb.
Pdf görüntüsü
səhifə21/89
tarix15.03.2018
ölçüsü3,58 Kb.
#32417
1   ...   17   18   19   20   21   22   23   24   ...   89

40
Giuseppina Mammana
mala gravemente di malaria. Sua madre non sa nulla, ma continua a piangere e a 
pregare per lui.
I manichei lo aiutano nelle sue necessità, ma ormai, non ha più fiducia nella 
loro religione. Durante la militanza nella loro setta, aveva accumulato molti dubbi, 
ed ora se ne distacca.
Tuttavia, gli ostacoli al raggiungimento della verità si ripresentano con lo scet-
ticismo, diffuso a Roma dagli accademici, i quali avevano affermato che bisogna 
dubitare  di  tutto  e  avevano  sentenziato  che  l’uomo  non  potrà  mai  raggiungere  e 
comprendere la verità.
«Ero diventato pigro nella ricerca di altre dottrine,specialmente non avevo più 
fiducia di trovare la verità nella Chiesa Cattolica» (Le Confessioni, libro V, p. 74).
Lo attanagliava il problema del male; la sua domanda unde malum? non tro-
vava una risposta soddisfacente. Vittima del materialismo, non riesce a risolvere né 
il problema di Dio, né il problema del male.
Intanto, da Milano, allora capitale dell’Impero, avevano richiesto a Roma al 
prefetto Simmaco un professore di retorica da inviare subito a spese dello Stato.
Così il prefetto Simmaco, dopo una prova di oratoria, lo inviò a Milano. Ap-
pena giunto a Milano, andò ad ossequiare il vescovo Ambrogio, uno tra i migliori, 
conosciuto in tutto il mondo, celebre per la sua eloquenza.
Ambrogio era nato a Treviri, città fondata da Augusto, ai confini tra Germania 
e Francia, dove il padre era prefetto. Appartenendo all’alta società romana, ricevette 
un’ottima educazione letteraria greca e latina, intraprese il cursus honorum e a 34 
anni era prefetto della Provincia di Emilia e Liguria, allorché, a furor di popolo, ven-
ne consacrato vescovo, a Milano il 7 dicembre del 373.
Quando Agostino arrivò a Milano (nel 384) aveva 30 anni. A Milano lo rag-
giungono  la madre e  la giovane donna cartaginese che amava e  rispettava come 
moglie insieme al figlio Adeodato.
La Chiesa di Milano era molto vivace, impegnata nel sociale e unita profonda-
mente al suo vescovo Ambrogio. Agostino incomincia a frequentare il Circolo cul-
turale, retto dal santo e colto prete Simpliciano e animato da uomini colti, aperti alla 
filosofia neoplatonica. Si accosta alla Chiesa cattolica, sostenuto dalla predicazione 
di Ambrogio, che lo aiuta a capire e a leggere le Scritture e le Lettere di S. Paolo, 
aggiungendo alla lettura materiale anche quella spirituale allegorica. Il vescovo lo 
accoglie con benevolenza come un padre e Agostino incomincia ad amarlo. Frequen-
ta assiduamente le sue catechesi ed il piacere di ascoltarlo supera il suo desiderio 
di apprendere. «Insieme alle parole che ascoltavo con piacere, scendevano nel mio 
animo quelle parole, quegli argomenti verso i quali mi mostravo distratto» (Le Con-
fessioni, libro V, p. 181).
La sua eloquenza, la serenità e la sicurezza della sua fede, lo affascinavano 
e lo avvicinavano sempre più alla dottrina cattolica. Agostino si distaccò definiti-
vamente dalla eresia manichea. Diventò catecumeno e nella notte tra il 24 e il 25 


41
La ricerca di sé come ricerca di Dio e dell’anima nel pensiero di S. Agostino
aprile, durante la veglia pasquale del 387, ricevette il battesimo dalle mani del vesco-
vo Ambrogio. Agostino ha sempre attribuito il radicale cambiamento, oltre che alla 
grazia divina, al suo soggiorno milanese e al provvidenziale incontro con il vescovo 
Ambrogio.
In realtà il vescovo Ambrogio non aveva molto tempo da dedicare all’illustre re-
tore africano e certamente «non conosceva – dice Agostino – il groviglio dei miei trava-
gli, né il pericolo che correvo di cadere in una fossa» (Le Confessioni, libro VI, p. 191).
I tre anni fra il 384 e il 387 trascorsi a Milano, furono decisivi per la sua con-
versione.
Insieme alla madre, al figlio e agli amici più cari si ritira in Brianza, a Cas-
siciaco, dove trova finalmente la serenità interiore. Trascorre le giornate pregando 
e lavorando, studiando e discutendo sui massimi problemi della filosofia: la verità , 
la felicità e l’ordine. Chiede perdono al Signore delle sue passate iniquità e recita il 
salmo (il 115) di ringraziamento a Dio Salvatore: «o Signore, io sono tuo servo, io 
sono tuo servo e figlio della tua ancella. Hai spezzato le mie catene. A Te offrirò sa-
crifici di lode», e poi: «Padre, sia non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39).
Decide di dimettersi dal suo insegnamento, ma senza chiasso; è affetto da una 
lesione polmonare; per l’eccessivo lavoro scolastico respira a fatica e accusa forti 
dolori al petto. Del resto, egli dice: «non volevo che la mia lingua seguitasse a ven-
dere chiacchiere e che gli alunni, invece di meditare la tua legge e cercare la tua pace, 
apprendessero da me l’arte del mentire» (Le Confessioni, libro IX, p. 317).
Appena si libera dall’insegnamento, si dedica all’attività letteraria, messa or-
mai al servizio di Dio e scrive : i tre dialoghi avuti con i suoi amici : Contro gli acca-
demici, La Vita beata, l’Ordine e quelli avuti con se stesso: I Soliloqui.
Insieme al figlio Adeodato, frutto del suo peccato, scrive un libro intitolato Il 
Maestro. È un colloquio tra i due sul tema dell’insegnamento della verità.
Per Agostino la verità non può essere comunicata da un insegnante esterno, 
ma dal maestro interiore, Cristo, che è la Verità. Adeodato aveva una straordinaria 
intelligenza e a 16 anni era maturo per essere battezzato assieme al padre.
Dopo il battesimo, decide di tornare in Africa insieme alla madre, al figlio e 
agli amici. Nella sosta ad Ostia Tiberina, Monica si ammala e muore a 56 anni.
Ma prima della morte madre e figlio godono insieme il momento sublime 
dell’estasi: è la premessa della gioia del Paradiso.
Buona parte del IX libro è dedicata alla santa madre e scrive di lei ciò che di 
più bello un figlio può scrivere di sua madre.
Agostino ha finalmente trovato se stesso e nelle coscienza scopre Dio come 
Essere, Verità e Amore: come Padre, come Figlio e come Spirito Santo. Dio è Colui 
che è, Essere Assoluto, Verità che si rivela come Logos, come Verbo in Cristo ed è 
Amore, Spirito Santo. «Amare Dio significa amare l’Amore, ma non si può amare 
l’Amore, se non si ama chi ama. Non è amore quello che non ama nessuno. L’uomo 
perciò non può amare Dio, che è l’Amore, se non ama l’altro uomo. L’amore fraterno 


Yüklə 3,58 Kb.

Dostları ilə paylaş:
1   ...   17   18   19   20   21   22   23   24   ...   89




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©genderi.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

    Ana səhifə