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Giuseppina Mammana
spada (Mt 10,34). I Cristiani vengono perseguitati e la nuova religione soggetta ad
attacchi polemici. Occorreva quindi difendersi, chiarire i propri presupposti teoretici
e organizzarli in un sistema di dottrine. Questo compito fu assolto dai padri apolo-
gisti del II secolo.
Il periodo di questa elaborazione dottrinale è la patristica. Padri della Chiesa
sono gli scrittori cristiani dell’antichità, che hanno contribuito ad ordinare e diffon-
dere i principi del Cristianesimo. L’opera dei padri è stata accettata e fatta propria
dalla Chiesa.
La prima fase della Patristica, che va dal 200 al 450 circa, è dedicata alla for-
mulazione dottrinale delle credenze cristiane. L’ultima, che va dal 450 sino alla fine
della Patristica, è contrassegnata dalla rielaborazione e sistemazione delle dottrine
già formulate. È questa la Patristica latina, nella quale campeggia la gigantesca figu-
ra di S. Agostino, il Padre della Chiesa.
Aurelio Agostino nacque a Tagaste (oggi Souk-Ahras, Algeria), nell’Africa
romana nel 354 e morì a Ippona nel 430.
Suo padre Patrizio era pagano, la madre Monica, cristiana. Il padre era indif-
ferente alla religione, la madre, invece, era profondamente religiosa ed esercitò una
grande influenza sul figlio, che, nella sua opera maggiore
Le Confessioni,
la nomina
più volte, ricordando la sua costante presenza, specie nei momenti difficili della sua
vita. Trascorse la fanciullezza e l’adolescenza
tra Tagaste, Madaura e Cartagine.
Le Confessioni, opera in latino in 13 libri, scritta tra l’anno 397 e il 400, è la
più famosa e la più letta dell’immensa produzione letteraria agostiniana;ha lasciato
duecentotrentacinque scritti.
Oltre a Le Confessioni ricordiamo: Contra academicos, Confutazione dello scetti-
cismo, De libero arbitrio, De Magistro, De Vera Religione, De Trinitate, De Civitate Dei.
I tredici libri de Le Confessioni li scrisse da Vescovo, per dar lode a Dio; essi
lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni e verso di Lui sollevano
la mente e gli affetti degli uomini, come egli stesso dice; sono confessione di fede,
e anche confessione dei suoi peccati. È un’opera autobiografica, che ci fa conoscere
l’uomo Agostino, dall’infanzia alla maturità, la sua vita tormentata, il suo tempera-
mento ardente, perennemente alla ricerca della verità sul senso della vita,della sua
vita,inconsapevolmente alla ricerca di Dio.
In uno sguardo retrospettivo molto preciso egli giudica con severità e rigore il
suo comportamento prima della conversione.
Fin dall’infanzia si rifiutava di obbedire ai genitori e ai maestri di scuola.
«Dio, Dio mio, quale sofferenza provavo allora, quando mi dicevano, certamente
prendendosi gioco di me, che per vivere rettamente è necessario ubbidire a coloro
che ci istruiscono» (Le Confessioni, libro I, p. 36).
Proprio a scuola, per imparare a leggere e a scrivere e far di conto, ebbe inizio
il suo tormento ad opera dei maestri che lo bacchettavano senza pietà e lo punivano
con altri strumenti di tortura.
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La ricerca di sé come ricerca di Dio e dell’anima nel pensiero di S. Agostino
Non capisco - egli dice- perché noi bambini dovevamo essere
martirizzati con
la complicità dei genitori, che pur ci volevano bene, ma non capivano le nostre
sofferenze. Non era certo un grave peccato se nello scrivere , nel leggere e nel-
lo studiare non facevamo quanto si esigeva da noi. Non mi mancava l’ingegno
o la memoria che , grazie a te, Dio, ne avevo a sufficienza a quella età, ma mi
piaceva giocare e venivo punito proprio da quelli che giocavano al par di me
[…] ma i giochi degli adulti si chiamano
affari; anche i giochi dei ragazzi, per
essi sono affari, eppure vengono puniti dagli adulti ( Le Confessioni, libro I,
pp. 37-38).
Anche nella maturità Agostino non riesce a dimenticare il tormento della scuo-
la e delle punizioni, pur riconoscendo di peccare, disubbidendo ai genitori e ai maestri.
Secoli dopo, nel 900, Maria Montessori, analizzò il conflitto tra l’adulto e il
bambino e si adoperò concretamente perché egli venisse rispettato e aiutato a vivere
in una scuola rinnovata e organizzata a sua misura.
In una pagina critica ella scrive:
I premi e i castighi si adottano per costringere i bambini a seguire le leggi del
mondo anziché quelle di Dio. Le leggi del mondo per i fanciulli sono dettate
quasi sempre dall’arbitrio dell’uomo adulto che investe se stesso di una esage-
rata, sconfinata autorità. Troppo spesso egli comanda perché è forte e vuole che
il bambino ubbidisca perché è debole.
1
Le considerazioni di Agostino sul
Primus Magister e
sulla noia e il tormento
di
dovere imparare a scrivere, leggere e far di conto sono illuminanti anche oggi.
Ricordiamo che a quel tempo esistevano tre tipi di insegnanti: il
primus magi-
ster che risponderebbe al nostro maestro delle scuole elementari, il
grammaticus che
avviava gli alunni alla lettura e alla spiegazione della letteratura e alla composizione
e risponderebbe al professore delle scuole medie e medie-superiori, poi il
retor, che
risponderebbe al nostro professore universitario.
Agostino odiava il greco ma amava il latino, quello insegnato dai cosiddetti
maestri di grammatica. Detestava imparare a memoria le favole di un certo Enea,
dei suoi infelici amori e della infelicissima Didone. «Queste favole - egli dice - uc-
cidevano la mia anima, o Dio, vita mia, ed io andavo tranquillo senza una lacrima di
pentimento! Io mi uccidevo dilettandomi delle cose ignobili e sprofondavo sempre
più in basso» (Le Confessioni, libro I, p. 43 ).
Lo eccitavano i poemi omerici, ma erano scritti in lingua greca e lo studio del
greco era odioso, soprattutto perché veniva imposto. Il latino riusciva ad impararlo
1
M. M
ontessoRi
,
La scoperta del bambino, Milano 1993, p. 15.