Luciana Pepi
Alcune considerazioni sulla presenza ebraica
in Sicilia nel Medioevo
Negli ultimi decenni sono stati pubblicati molti studi specialistici sugli ebrei
in Sicilia,
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sulla loro presenza nelle diverse città siciliane, focalizzando l’attenzione
anche sulla specificità di ogni singola comunità: gli ebrei a Palermo, a Sciacca, e così
via. Alcuni studi hanno esaminato taluni aspetti della loro vita: quello economico,
sociale-culturale. In questo intervento, invece, saranno proposte delle brevi riflessio-
ni su alcune caratteristiche comuni alle molte comunità presenti nell’isola. Inoltre,
mettendo insieme alcuni importanti tasselli, si cercherà di far luce sulle condizioni di
vita degli ebrei siciliani. La comunità ebraica, presente in Sicilia già dall’epoca ro-
mana, fu una delle comunità più consistenti, che visse in mezzo ai cristiani, sia pure
con l’obbligo di contraddistinguersi. La loro presenza è documentata già a partire dal
590, grazie alle lettere di papa Gregorio Magno. La cacciata degli ebrei dai territori
dei re cattolici Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia, nel 1492, interruppe
bruscamente la continuità della presenza ebraica in Sicilia, che era durata circa un
millennio e mezzo. Vennero così disperse le comunità giudaiche, fino ad allora sal-
damente insediate nell’isola, con un proprio ordinamento giuridico, rappresentato
dalla giudecca, dotata di istituzioni civili e religiose del tutto autonome. Nonostante
in tempi recenti gli studi sull’ebraismo siciliano si siano notevolmente incrementanti
permangono ancora diverse lacune e numerosi problemi legati soprattutto alle fonti.
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Inoltre come ha rilevato Shlomo Simonsohn,
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la documentazione relativa alla pre-
senza ebraica in Sicilia è quasi completamente di origine governativa, notarile e così
via. La documentazione ebraica interna manca quasi del tutto. Anche le fonti lettera-
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Per una visione complessiva si veda la breve bibliografia posta alla fine del presente intervento.
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Molto schematicamente le fonti disponibili possono essere così riassunte:
1) le poche tracce archeologiche; 2) le epistole del papa Gregorio Magno (590); 3) i documenti
della gheniza del Cairo (riguardano la vita ebraica dal nono al dodicesimo secolo); 4) i documenti di archi-
vio (iniziano dal 1200); 5) diari di viaggiatori: Iibn Haqwkal, Beniamino da Tudela, Ovadia da Bertinoro.
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Una notevolissima mole di documentazione è stata messa a disposizione degli studiosi me-
diante la pubblicazione di ponderosi volumi nella collana
Documentary History of the Jews,
diretta da
Shlomo Simonsohn, di questi il diciassettesimo volume è stato pubblicato a marzo 2010.
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rie ebraiche sono scarse. La perdita completa di documenti delle comunità ebraiche
è dovuta all’improvvisa interruzione della loro presenza,
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probabile conseguenza del
carattere dirompente che ebbe il decreto di espulsione, che lasciava tre mesi di tempo
agli ebrei per decidere tra la conversione e l’esilio.
Le fonti archivistiche, assai scarse per il periodo della dominazione araba,
sono più numerose a partire dall’epoca normanna e poi sveva e si trovano abbon-
danti, per il secolo quindicesimo, nei fondi degli organi statali e in quelli notarili
degli istituti archivistici della Sicilia e presso l’Archivio della Corona di Aragona a
Barcellona. Per il periodo medievale, le fonti relative alla storia degli ebrei sono in
gran parte sparse negli archivi e nelle biblioteche. Raramente
sono disponibili fondi
che contengano solamente (o prevalentemente) materiale ebraico.
Ciò comporta naturalmente qualche difficoltà nel reperimento della documen-
tazione utile. Come accennato, gran parte della documentazione disponibile è costitu-
ita da materiale “esterno” al mondo ebraico, elaborato dalla società dominante, e che
quindi non sempre consente di comprendere a pieno l’organizzazione interna della
società ebraica medievale. Una fonte essenziale è costituita dai fondi notarili. Nella
maggioranza dei casi si tratta di registri privi di indice, e il reperimento della docu-
mentazione può avvenire solo attraverso il paziente spoglio dei singoli protocolli.
Gli archivi comunali ed ecclesiastici conservano spesso fondi nei quali è pos-
sibile reperire materiale utile alla ricostruzione della storia degli ebrei. Purtroppo non
sempre tali archivi sono di facile uso: in alcuni casi, gli archivi ecclesiastici sono aper-
ti al pubblico a discrezione dell’archivista di turno e mancano di inventari adeguati;
un discorso analogo vale spesso – almeno per l’Italia – per gli archivi comunali.
Un gran numero di biblioteche conserva codici ebraici e documentazione in
volgare. In alcuni casi, cataloghi recenti consentono di reperire il materiale che in-
teressa con una certa facilità. Qualsiasi riflessione sulla presenza ebraica in Sicilia,
a mio avviso, non può prescindere da due dati molto rilevanti: la durata millenaria
della presenza ebraica nell’isola, ininterrottamente dal primo secolo e.v. al quindice-
simo secolo,
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e la consistenza demografica: nel medioevo. Infatti, vi erano in Sicilia
più ebrei che nel resto d’Italia.
Nell’isola nel corso del susseguirsi delle varie dominazioni, da quella romana,
bizantina, a quella aragonese e infine castigliana, nel corso di circa undici secoli la
popolazione ebraica fu sempre presente, fu popolazione stanziale, diversa religio-
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s. s
iMonsoHn
,
Prolegomena ad una storia degli ebrei in Sicilia, in
Atti del Convegno Italia
Judaica V, 1995, pp. 17-18.
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Si è soliti dividere tale presenza in due fasi: la prima, dal primo secolo al nono, attestata so-
prattutto nella Sicilia orientale. Tale ebraismo si esprime in lingua greca ed è caratterizzato dagli stretti
rapporti con la Palestina. La seconda fase si apre con l’invasione musulmana. Molti ebrei giungono in
Sicilia dal nord Africa. Questo ebraismo è di stampo magrebino e si esprime in arabo con i caratteri
dell’alfabeto ebraico.