84
Giuseppe Allegro
la prima chiave che apre le porte della sapienza è il “mettere in questione”:
haec
quippe prima sapientiae clavis definitur assidua scilicet seu frequens interrogatio.
Dubitando quippe ad inquisitionem venimus; inquirendo veritatem percipimus. Iuxta
quod et Veritas ipsa: Quaerite, inquit, et inuenietis, pulsate et aperietur uobis.
13
La pericope evangelica (
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate
e vi sarà aperto) viene interpretata da Abelardo, alla luce dello pseudo Agostino, in
questo modo: «“Chiedete pregando, cercate disputando, bussate domandando”, cioè
interrogando».
14
L’arte del
quaerere, del domandare, dell’interrogare, è l’arte dialet-
tica; è questo uno dei significati più autentici, per il
magister bretone, della dialetti-
cità intrinseca al pensare. In questo senso ci guida la testimonianza di Cristo stesso
che, da assoluta verità e sapienza, per darci il giusto insegnamento non esitò a farsi
trovare in mezzo ai dottori del tempio nell’atto di interrogare, quasi fosse bisognoso
di chiedere, di fare egli stesso il percorso verso la sapienza. È questa, dunque, la via
per
costruire il sapere, anche quello teologico.
La riflessione sul mistero trinitario condotta da Abelardo rappresenta uno dei
momenti decisivi nello sviluppo della teologia occidentale, intendendo con “teolo-
gia” un sapere contrassegnato da una strutturazione rigorosa e da una precisa proce-
dura argomentativa, due caratteri che ne fanno un insegnamento distinto e autono-
mo rispetto a tutti gli altri ambiti della letteratura cristiana medievale fino ad allora
praticati.
15
Questa tesi implica l’idea che bisognerebbe anticipare di più di mezzo
secolo la nascita della teologia quale disciplina “scientifica”, cosa che in genere,
nella tradizione critica e a livello manualistico, viene collocata nei primi decenni del
XIII secolo, nell’ambito della piena affermazione della scolastica e dopo la completa
ricezione dei nuovi testi aristotelici.
Non vi sono precedenti diretti, nella tradizione latina, dell’uso che fa Abelar-
do del titolo
theologia per denotare un trattato sulla Trinità o, comunque, un’opera
riguardante i contenuti della fede cristiana. I termini usualmente utilizzati erano altri,
come
sacra eruditio e
divinitas. L’unico testo che annovera un titolo del genere, e
che Abelardo può avere conosciuto, è la
Theologia mystica di Dionigi l’Areopagi-
ta, che a quell’epoca era stata tradotta in latino più volte. Non sorprende dunque il
fatto che un’opera di riflessione sui contenuti fondamentali della fede cristiana con
il titolo
theologia suscitasse un senso di stupore e di diffidenza. Di fronte all’ultimo
trattato, la
Theologia Scholarium è proprio la parola
theologia a muovere il primo
interesse e, con esso, i primi sospetti. Guglielmo di Saint-Thierry non fa mistero
del fatto che era stato il titolo a destare la sua curiosità verso un testo al quale si era
13
p
ietro
a
BelarDo
,
Sic et non ed. B. B. Boyer - R. McKeon, Chicago-London 1976- 1977, pp.
103-104.
14
p
s
.-a
Gostino
,
Tractatus de oratione et elemosyna “De misericordia”, PL 40, 1227.
15
Su questo tema Cfr. G. a
lleGro
,
Teologia e metodo in Pietro Abelardo, Palermo, Officina di
Studi Medievali 2010.
85
Medioevo e teologia. Scienza e ricerca di Dio
accostato, a suo dire, “per caso”.
16
Quando esploderà lo scontro teologico incentrato
sull’elenco di proposizioni abelardiane incriminate, e si infiammeranno i toni della
polemica, l’atteggiamento di Bernardo di Chiaravalle verso questa novità del titolo
sarà di totale condanna. Le sue parole di scherno a questo proposito sono eloquenti:
Bernardo arriva a chiamare la teologia di Abelardo
Stultilogia.
17
Il termine
theologia dunque rappresenta bene il profondo
mutamento di pro-
spettiva operato dal
magister bretone rispetto alla tradizionale organizzazione del sa-
pere sacro del suo tempo; la
theologia si costituisce infatti come un peculiare sapere
che non rientra, propriamente, in nessuno dei generi della letteratura sacra fino a quel
momento praticati: non è annoverabile fra i commentari scritturistici, come i testi
esegetici; né fra le opere parenetiche e contemplative, come i testi a carattere spiri-
tuale e morale; non ha un taglio apologetico, come molti scritti di stampo dottrinale
coevi (opuscoli, libelli, sermoni, epistole); condivide con
i testi dottrinali e con le
raccolte di sentenze dell’epoca, almeno in alcuni aspetti, il carattere argomentativo,
ma non si riduce a questo. Si tratta insomma di un sapere che riguarda essenzialmen-
te il dato rivelato, e che si organizza sulla base di una impostazione razionale e di
un orientamento squisitamente teoretico; una sorta di inedita disciplina autonoma, la
quale fa trasparire una procedura rigorosa che, dopo avere tratteggiato l’intera artico-
lazione del sapere sacro in un sistema organico e completo, procede allo svolgimento
dei propri contenuti secondo un percorso che vuole essere ordinato e completo. Que-
sto percorso consiste nel porre anzitutto il dato rivelato, espresso nella sua sintesi più
contratta e al contempo più organica e completa (che Abelardo chiama
summa fidei)
quale principio primo di discorso, inconfutabile e indimostrabile, alla stregua dei
primi principi assiomatici, e da qui procedere per via argomentativa e confutatoria,
mediante la predisposizione un lungo e articolato dibattito – di un insieme di
qua-
estiones – nei cui passaggi fondamentali emerge dapprima l’insorgenza della serie
delle
obiectiones e quindi la loro puntuale risoluzione.
18
16
Casu nuper incidi in lectionem cuiusdem libelli hominis illius, cui titulus erat: Theologia
Petri Abaelardi. Fateor, curiosum me fecit titulus ad legendum (G
uGlielMo
Di
s
aint
-t
Hierry
,
Opuscula
adversus Petrum Abaelardum, ed. Verdeyen, p. 13).
17
Denique in primo limine Theologiae, vel potius Stultilogiae suae (B
ernarDo
Di
c
Hiaravalle
,
Epistola 190, ed. Babolin, p. 116. L’ironia e il sarcasmo sono presenti tutte le volte che Bernardo si
riferisce ad Abelardo per qualificarlo come
theologus. Che il problema qui sia il titolo
theologia si
evince dalla stessa testimonianza di Abelardo, il quale ricorda a Bernardo il motivo della polemica:
Du-
dum autem grauiter ingemuisse audieram, quod illus opus nostrum de sancta Trinitate, prout Dominus
concessit a nobis compositum, Theologiae intitulaueram nomine. Quod ipse tandem minime perferens
Stultilogiam magis quam Theologiam censuit appellandam (p
ietro
a
BelarDo
,
Epistola contra Bern-
hardum Abbatem, ed. Leclercq, p. 104).
18
Primum itaque ponendum est totius disputationis thema et summa fidei breuiter concludenda,
de unitate scilicet diuinae substantiae ac trinitate personarum quae in deo sunt, immo deus sunt unus.
Deinde obiectiones aduersus positionem fidei, tandem solutiones subiciemus (p
etri
a
BaelarDi
Theo-