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Alcune considerazioni sulla presenza ebraica in Sicilia nel Medioevo
A tal proposito un tema classico della storiografia ebraica, che è però stato ri-
affrontato criticamente negli ultimi decenni, è quello che concerne il deterioramento
della condizione ebraica nel corso degli ultimi secoli del Medioevo e l’intensificarsi
di persecuzioni ed espulsioni.
Si è riesaminato il peso delle persecuzioni legate allo svolgimento della prima
e della seconda crociata, ed anche il risvolto della peste di metà Trecento nelle regio-
ni del nord-Europa, ridimensionando in parte il ruolo dell’epidemia nel deteriorarsi
delle relazioni ebraico-cristiane. Allo stesso modo, moltissimi studi hanno ripreso
negli ultimi decenni, questioni quali l’accusa di omicidio rituale e di dissacrazione
dell’ostia, esaminando o riesaminando criticamente le fonti, soprattutto processuali.
Il ruolo della predicazione dei Minoriti ha certamente contribuito a diffondere
sentimenti antiebraici.
I frati predicatori, francescani e domenicani, con le loro prediche, aizzavano il
rancore e il sentimento di vendetta della popolazione per la morte di Gesù.
Tra il 1474 e il 1475, la Sicilia fu scossa da un’ondata di antisemitismo che
coinvolse molti centri dell’isola. Vi furono episodi isolati, verso singoli ebrei, ed
episodi di massa come i massacri di un gran numero di vittime di Noto e Modica.
34
Soprattutto nel
periodo della Pasqua cristiana, a causa dei sermoni quaresimali
che ricordavano il martirio di Gesù, si verificavano attacchi contro gli ebrei. Così nel
venerdì santo del 1333, a Palermo, avvenne un gravissimo tumulto contro gli ebrei
visti come i discendenti dei martirizzatori di un tempo, e qualcosa di analogo accad-
de a Trapani nel 1373.
35
Non sempre la vita degli ebrei fu facile e tranquilla.
Secondo alcuni studiosi tali difficili condizioni di vita determinarono il poco
impegno nella attività culturali, nello studio.
36
ebrei in Italia,
Einaudi 1996, p. 26.
34
A Noto le vittime furono più di 500, mentre a Modica il numero degli ebrei uccisi fu di circa 360.
35
a. M
iLano
,
Storia degli ebrei in Italia, cit., p. 170.
Anche a Polizzi nel 1413 e a Taormina nel 1455 il venerdì santo si ripeterono attacchi analoghi
contro gli ebrei. Numerosi documenti attestano che spesso i sovrani dovevano intervenire per proteg-
gere gli ebrei da tali attacchi. A Marsala, nel 1399, re Martino si adoperò per liberare gli ebrei dalla
consuetudine di doversi recare, nel giorno di Santo Stefano, alla chiesa di San Tommaso, per ascoltare
le prediche conversionistiche. L’obbligo di assistere a simili prediche era diffuso in tutta la Sicilia; ma
a Marsala all’uscita, era norma che fossero fatti oggetto di una fitta sassaiola da parte del popolino, a
ricordo del martirio subito da Santo Stefano. Cfr., a. M
iLano
,
Storia degli ebrei in Italia, cit., p. 171.
36
È importante ricordare che nell’ebraismo lo studio è un precetto, una
mitzwah, quindi difficil-
mente viene trascurato. Lo studio, la conoscenza dei testi fondanti della tradizione ebraica, sono da sempre
una caratteristica peculiare della vita ebraica ed hanno reso possibile il mantenimento della loro identità. Il
popolo ebraico non è solo il “popolo del libro” ma il “popolo che commenta,
che studia, il libro”.
Tale studio costituisce l’essenza della vita dell’ebreo che intende praticare il culto di Dio. Lo
studio della Torah non è considerato un mezzo per l’acquisizione di nozioni, ma costituisce esso stesso
il contenuto della vita spirituale dell’uomo. Scrive Y. Leibowitz: «per “studiare la Torah” non si intende
100
Luciana Pepi
Certamente la vita culturale degli ebrei siciliani fu determinata dalla storia po-
litica dell’isola e dalla posizione geografica tra mondo islamico e cristiano, incontro
di cultura araba e latina.
In Sicilia, terra di confluenza e d’immigrazione, venivano mercanti del Ma-
ghreb, dell’Egitto, di Malta, della Spagna. Molteplici erano dunque gli scambi com-
merciali e culturali.
Sulla vita culturale degli ebrei siciliani le ipotesi degli studiosi sono diverse e
spesso discordanti. Scrive Angela Scandaliato:
è purtroppo ancora diffuso il pregiudizio, (nemico delle ricerche), che dalla
limitata presenza nell’isola di maestri di legge e di esperti della halakah, specie
in comunità della Sicilia orientale come Messina e Siracusa, tradizionalmente
considerate aree più aperte alla cultura di tipo mediterraneo, e dalla carenza di
codici e manoscritti ebraici siciliani, si debba desumere
il basso livello cultu-
rale degli ebrei siciliani.
37
Illuminanti sono gli studi di Henri Bresc,
38
che tramite l’analisi dei testi con-
tenuti nelle biblioteche di alcuni ebrei siciliani ha messo in luce gli autori e gli ar-
gomenti letti e studiati durante il medioevo. Oltre a studiare i testi fondanti della
tradizione ebraica, quali: Torah,
39
Mishnah
40
e Talmud,
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particolare attenzione era
solo apprendere quanto è scritto nella Torah, ma pensare ad essa, riflettere su di essa, interpretarla e
trarne delle conclusioni».
Lezioni sulle “Massime dei
padri” e su Maimonide, Firenze 1999, p. 43.
37
a. s
CanDaLiato
, Judaica minora sicula, cit., pp. 474-475.
38
H. B
ResC
,
Livres et Societé en Sicilie, ed. Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo,
Palermo 1971, pp. 239-241.
39
Il termine Torah, solitamente tradotto con Legge, deriva dalla radice verbale
y r h che significa
insegnare mostrare. La torah è l’insegnamento per eccellenza. Essa, infatti, insegna a vivere in modo
corretto. Non si deve dunque intendere come legge, intesa in senso giuridico, ma come istruzione, insegna-
mento. Indica spesso l’intera Scrittura ebraica anche se propriamente designa i cinque libri del Pentateuco.
«La Torah è l’insegnamento che Dio dà al suo popolo, è la via privilegiata che conduce a Lui.
Essa insegna all’uomo come vivere rettamente. La Torah propone uno stile di vita, non la credenza in
determinate dottrine. La Torah è anche la storia del popolo ebraico che incarna per tutta l’umanità il
difficile cammino dell’uomo verso la Divinità e verso una vita più degna di essere vissuta». a. c
aGiati
,
Settanta domande sull’ebraismo, Edizioni Messaggero, Padova 1997, p. 17.
40
La Mishnah fu redatta tra il I e il III sec. e. v. Il termine
mishnah deriva
dal verbo shanah (
radice
s n h) che significa ripetere, in quanto solo la frequente ripetizione consente di fissare realmente
nella memoria quel che viene insegnato. Essa è codificazione di leggi, tradizioni, esegesi del testo bibli-
co. Anche la Mishnah, a sua volta, fu oggetto di ulteriore studio, di commento, il risultato di tale studio
fu la Ghemarah (completamento). L’insieme di Mishnah e Ghemarah forma il Talmud.
41
Esistono due redazioni del Talmud: quello di Gerusalemme (o palestinese) terminato sul fini-
re del IV sec. e.v. e quello
di Babilonia (scuola di Sura), più ampio ed articolato, terminato nel VI sec. e.
v. Il Talmud, testo molto vario e complesso, contiene: riflessioni morali, filosofiche, racconti, leggende,
osservazioni scientifiche, discussioni giuridiche, temi religiosi (dal culto quotidiano ai rapporti umani),