del Parlamento Europeo e del Consiglio n.
2009/50/CE, sulle condizioni di ingresso e sog-
giorno di cittadini di Paesi terzi che intendano
svolgere lavori altamente qualificati, e n.
2009/52/CE, recante norme minime relative a
sanzioni e a provvedimenti nei confronti di
datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi
terzi il cui soggiorno è irregolare.
In base alla direttiva 2009/50/CE, recepita
nell’ordinamento nazionale con il decreto legi-
slativo n. 108 del 28 giugno 2012, a partire
dall’8 agosto 2012, i non comunitari altamente
qualificati possono richiedere la Blue Card at-
traverso un’apposita procedura online.
Il D. Lgs. 109/2012 (entrato in vigore il 9
agosto 2012) ha recepito le misure richieste
dalla Direttiva n. 52/2009/CE in merito a sanzioni
di carattere finanziario e penale, garantendo
inoltre nei casi di particolare sfruttamento lavo-
rativo, a quegli immigrati clandestini che de-
nuncino il proprio datore di lavoro, e cooperino
nel procedimento penale instaurato nei confronti
del datore di lavoro, di ottenere un permesso di
soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Al
fine di consentire ai datori di lavoro interessati
di adeguarsi volontariamente alle norme di
legge, il decreto legislativo 109/2012 ha previsto
inoltre una disposizione transitoria volta a per-
mettere ai datori di lavoro di dichiarare l’esistenza
di rapporti di lavoro irregolare pregressi, a fronte
di un contributo forfettario di 1.000 euro per
ciascun lavoratore irregolare.
È stata qualificata come non soddisfacente
l’evoluzione della normativa italiana in materia
di garanzie previdenziali per chi dovesse lasciare
l’Italia prima dell’età di pensionamento. Con
l’entrata in vigore della cosiddetta “riforma For-
nero” (legge 214 del 22 dicembre 2011), l’età
pensionabile è stata portata a 66 anni e il
minimo contributivo a 20 anni, con la possibilità,
tuttavia, per i lavoratori non comunitari assicurati
dopo il 1996 e rimpatriati prima di aver maturato
il nuovo minimo, di poter avere una prestazione
pro-rata al compimento dei 66 anni, tuttavia
senza alcuna prestazione ai superstiti in caso
di decesso dell’assicurato prima del 66° anno
di età.
Rilevanza della dimensione familiare
Dalla metà degli anni ’90 è andata fortemente
incrementandosi la venuta per ricongiungimento
familiare come risultante di una forte propensione
dell’immigrazione ad un insediamento stabile
(annualmente i ricongiungimenti sono arrivati a
collocarsi poco al di sotto delle 100mila unità,
in prevalenza coniugi e figli minori, mentre sono
pochi i genitori a carico). Attualmente i residenti
stranieri sono 4,5 milioni e le famiglie con
almeno un componente immigrato incidono
per circa un decimo sul totale delle famiglie ita-
liane. Il ricongiungimento familiare costituisce
in Italia il secondo titolo di soggiorno dopo il la-
voro, a riprova del fatto che l’immigrazione è
ormai giunta nel suo pieno di maturità essendo
stato superato il tempo della precarietà, per cui
i primi immigrati si fanno raggiungere dal proprio
coniuge e dagli eventuali figli.
La famiglia, quando ha un certo grado di
coesione e di tranquillità, diventa una cellula
attiva per il confronto e il reciproco arricchimento
con gli autoctoni: sul posto di lavoro, nelle fa-
miglie, nei contatti sociali e culturali, nella
scuola, nel tempo libero e così via. Tuttavia,
non sono pochi i disagi di una famiglia immigrata
di natura economica, affettiva e culturale.
A livello economico non c’è bisogno di insistere
sul grave problema degli alloggi, specialmente
per gli immigrati, sulla precarietà del lavoro e
sui figli come fattore di incremento della povertà,
figli che nelle famiglie immigrate sono più nu-
merosi rispetto a quanto avviene tra gli italiani.
Il contesto familiare usuale (padre-madre-
bambino), poi, è quello più adatto a favorire un
sereno sviluppo emotivo e relazionale dei minori
e, perciò, le esperienze di separazione da uno
o da entrambi i genitori sono un fattore di
rischio perché costringono, per periodi più o
meno lunghi dell’infanzia, a vivere in famiglie di
25
NORMATIVA E PROCEDURE
Punti salienti della normativa italiana sugli stranieri
fatto smembrate. Di fatto, sono ricorrenti in im-
migrazione i nuclei con una sola figura genitoriale,
dove per giunta manca l’appoggio della rete
parentale costituita da nonni, fratelli, e altri
parenti, per lo più rimasti nei Paesi di origine.
Infine, a livello culturale, la famiglia immigrata,
situandosi tra due società, fa giocoforza riferi-
mento ai modelli di quella d’origine e a quelli
della società d’accoglienza. Questo essere “tra-
diverse-culture” comporta difficoltà aggiuntive
nelle diverse fasi del ciclo di vita familiare e non
è scontato che si riesca, senza inconvenienti, a
passare dall’una all’altra, non solo a livello lin-
guistico ma anche di valori e di comportamenti.
Assimilabile a quello culturale è anche lo spae-
samento che può determinarsi a livello religioso,
qualora un immigrato non trovi un clima favo-
revole all’espressione delle sue credenze, mentre
per i minori vanno senz’altro citate le difficoltà
incontrate a livello scolastico.
Nelle famiglie è molto delicato il ruolo delle
donne, chiamate a affrontare un impegnativo
cambiamento personale, a conciliare i tempi di
lavoro e a mediare tra la cultura di origine e
quella di accoglienza, preparando così contatti
funzionali con la scuola, gli uffici e i servizi pub-
blici.
Non meno acuti sono i problemi che spesso
i minori devono affrontare. Le persone che
sono nate all’estero e là hanno vissuto il primo
processo di socializzazione, quando emigrano,
non importa se lo fanno insieme ai loro genitori
o in una fase successiva, vanno soggetti a una
sorta di “choc transculturale” nel Paese di in-
sediamento, con aspetti di maggiore gravità a
seconda dello stadio di sviluppo del bambino
e delle relazioni affettive.
In conclusione, l’immigrazione è una realtà
sempre più intrinseca all’Italia, per l’impatto
demografico, il supporto dato al mondo del la-
voro, il dinamismo imprenditoriale e anche gli
stimoli culturali che ne derivano.
Sotto il profilo istituzionale, nel mese di giugno
2010 è stato accolto positivamente il piano in-
terministeriale per l’integrazione, denominato
“Identità e incontro”, in cui viene proposto un
programma per l’integrazione nella sicurezza,
qualificandolo come modello italiano lontano
dall’assimilazionismo e dal multiculturalismo.
Nel documento vengono individuati percorsi
imperniati su diritti e doveri, responsabilità e
opportunità, in una visione di relazione reciproca
che fa leva sulla persona e sulle iniziative
sociali piuttosto che sullo Stato, individuando
cinque assi di intervento: l’educazione e l’ap-
prendimento, dalla lingua ai valori; il lavoro e
la formazione professionale; l’alloggio e il go-
verno del territorio; l’accesso ai servizi essenziali;
l’attenzione ai minori e alle seconde genera-
zioni.
In effetti, solo dopo che al cittadino straniero
saranno state riconosciute pari opportunità in
tema di casa, lavoro, istruzione, sanità e parte-
cipazione politica, verranno poste effettivamente
le basi per un inserimento dignitoso, superando
il modello di integrazione subalterna, di tipo
funzionale-utilitarista, che incanala i migranti
verso determinati comparti e assegna loro fun-
zioni meno gratificanti.
Bisogna evitare che la presenza immigrata,
pur essendo strutturale allo sviluppo del Paese,
diventi una periferia virtuale, una realtà marginale.
Il trattamento discriminatorio degli stranieri può
essere superato solo con l’offerta di pari op-
portunità, da ritenere parte integrante delle
strategie di integrazione, su cui insiste l’Ufficio
nazionale antidiscriminazione razziale (UNAR).
26
NORMATIVA E PROCEDURE
Punti salienti della normativa italiana sugli stranieri