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Novella 141, invece, è interamente dedicata alla stigmatizzazione del
vizio in cui incorrono i luxuriantes contra naturam, i quali – se non
adeguatamente perseguiti – rischiano di far scatenare la collera divina
contro tutta la città. In questa costituzione, dell’anno 554, vi è un rimando
alla precedente Nov. 77, nel punto in cui l’imperatore afferma di aver dato
anche ora (kaˆ nàn) l’ordine all’autorità di procedere contro i pederasti,
alludendo quindi che tale ordine fosse stato impartito anche in passato.
Con Novella 141 Giustiniano si pronuncia un’ultima volta sull’argomento:
la costituzione può essere considerata infatti un ampliamento e uno
sviluppo della precedente Novella 77, anche se presenta numerosi
elementi di novità.
Questo ritorno sulla materia può essere stato dovuto a circostanze
contingenti, ovvero il fatto che due anni prima, nel 557, Costantinopoli fu
colpita da un grave terremoto che sconvolse la città, mentre l’anno
successivo fu la peste a causare numerose vittime tra la popolazione:
cominciò a diffondersi l’idea, riportata dagli storici del tempo, che tali
sventure fossero opera di Dio, che reclamava la giusta punizione per i
peccati commessi dagli uomini (
24
).
(
24
) F.
Z
UCCOTTI
, “Furor haereticorum”. Studi sul trattamento giuridico della follia e sulla
persecuzione della eterodossia religiosa nella legislazione del tardo impero romano, Milano 1992,
pp. 238-260 sottolinea l’esistenza di un nesso che collega ogni evento negativo
(sconvolgimenti naturali, pestilenze, carestie) ad un comportamento umano, in una
prospettiva etica basata sul peccato e sulla colpa; ancor prima che nelle Novelle
giustinianee lo stesso schema di pensiero si può riscontrare chiaramente in due leggi di
Teodosio II: Nov. 3, pr.-2 del 438 – emanata contro ebrei, samaritani, eretici e pagani –
ritiene questi ultimi colpevoli dello sconvolgimento del clima e della perdita dei raccolti
per aver provocato l’ira divina; un’altra costituzione del 448 – conservata in CI. 1, 1, 3, 1 –
afferma che gli scritti ereticali, di cui si ordina il rogo, causano la reazione di Dio. Va
specificato che secondo l’Autore non si tratta di una novità introdotta dal Cristianesimo:
già nel mondo pagano la prima preoccupazione del diritto penale era quella di preservare
la pax deorum da qualsiasi turbamento causato dall’uomo e ogni sventura che colpiva la
comunità era interpretata come una diretta conseguenza dello sdegno divino. La visione
cristiana quindi si inserisce senza scosse all’interno di un sistema di valori preesistente.
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Lo racconta con dovizia di particolari uno storico del tempo:
A
GATHIA
, Historiae 5, 3
1 Τούτων δὲ οὐ πολλῷ ἔμπροσθεν πάλιν ἐν Βυζαντίῳ ἐξαίσιόν
τι σεισμοῦ χρῆμα ἐνέσκηψεν, ὡς μικροῦ ἅπασαν ἀνατετράφθαι καὶ
διαρρυῆναι τὴν πόλιν. γέγονε μὲν γὰρ καὶ καθ᾿αὑτὸν μέγιστος
ἡλίκος καὶ ὁποῖ ος, οἶ μαι, οὐπώποτε πρότερον, τῇ τε τραχύτητι
τοῦ βρασμοῦ καὶ τῷ μονίμῳ τοῦ σάλου. ἔτι δὲ αὐτὸν
φρικωδέστερον ὁ καιρὸς ἀπέδειξε καὶ ἡ τῶν ἐπισυμβάντων ἀνάγκη.
(...) 4 οὕτω δὴ οὖν ἁπάντων ἀφυπνισθέντων κωκυτὸς ἠκούετο
πάντοθεν καὶ ὀλολυγὴ καὶ ἡ πρὸς τὸ θεῖ ον ἀναβοᾶσθαι αὐτομάτως
ἐν τούτοις εἰωθυῖ α φωνή· ἐπεὶ καὶ ἦχός τις βαρὺς καὶ ἄγριος,
ὥσπερ χθονία βροντή, ἐκ τῆς γῆς ἀναπεμπομένη ἐπηκολούθει τῷ
κλόνῳ καὶ ἐδιπλασίαζε τὰς ἐκπλήξεις. ὅ τε περίγειος ἀὴρ ὁμίχλῃ
καπνώδει οὐκ οἶ δα ὅθεν ἀναχυθείσῃ κατεμελαίνετο: καὶ ἦν ἅπας
ζοφερὸς καὶ οἷ ον γεγανωμένος. 5 τοιγάρτοι ἀλόγῳ τινὶ τὸ
ἀνθρώπειον καὶ ἀνεξετάστῳ ὑπὸ τοῦ δείματος ἐχόμενοι γνώμῃ
ὑπεξῄεσαν τῶν οἰκημάτων. καὶ αὐτίκα αἵ τε ἀγυιαὶ καὶ οἱ στενωποὶ
ἐνεπίμπλαντο τοῦ ὁμίλου, ὥσπερ οὐχὶ καὶ ἐνταῦθα ἐνόν, εἰ οὕτω
τύχοι, διαφθαρῆναι. 6 ξυνεχεῖ ς γὰρ ἁπανταχοῦ αἱ οἰκοδομίαι τῆς
πόλεως καὶ ξυνημμέναι ἀλλήλαις καὶ σπανιαίτατα ἴ δοι τις ἂν
χωρίον ὕπαιθρον καὶ ἀναπεπταμένον καὶ παντάπασιν ἐλεύθερον
τοῦ ἐπιπροσθοῦντος. ὅμως τῷ ἄνω τὰς ὄψεις ἰθύνειν καὶ τὸν
οὐρανὸν ἁμωσγέπως ἐπιθεᾶσθαι οὕτω τε τὸ θεῖ ον ἱλάσκεσθαι,
ταύτῃ γοῦν αὐτοῖ ς ἠρέμα ὑποχαλᾶν ἐδόκει τὸ δεδιὸς τῆς ψυχῆς
καὶ ταραττόμενον. καίτοι νιφετῷ τε ὀλίγῳ ὑπερραίνοντο καὶ ὑπὸ
τοῦ κρύους ἐπιέζοντο: ἀλλ᾿οὐδ᾿ὣς ὑπωρόφιοι ἐγίγνοντο, πλὴν εἰ μὴ
ὁπόσοι ἐν ἱεροῖ ς ἕρκεσι καταφεύγοντες
ἐκαλινδοῦντο (
25
).
(
25
) Trad. a cura dell’A.: “1 Non molto tempo prima di questi fatti Costantinopoli fu
ancora una volta quasi completamente rasa al suolo da un terribile terremoto. Uno
sconvolgimento di impareggiabile forza e durata il cui orrore fu inoltre accentuato dal
periodo dell’anno e dagli eventi fatali e traumatici che seguirono. (…) 4 Tutti vennero
svegliati e si potevano udire grida e lamenti accompagnati dalle solite pie giaculatorie che
spontaneamente vengono alle labbra in tali momenti di crisi. Ogni scossa successiva fu
seguita da un profondo boato simile a un tuono uscito dalle viscere della terra che
raddoppiò la sensazione diffusa di terrore e panico. L’aria circostante si oscurò per le
esalazioni di vapore da nuvole di fumo che sorgevano da una fonte sconosciuta, e
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