Le rappresentazioni di kōdan
nel Giappone di oggi
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Si dedica poi alla riformulazione di leggende locali a cominciare da una legata al
suo paese d’origine: Iwaki hatsu Anju to Zushiō monogatari. Heiseiban (La storia di
Anju e Zushiō: la partenza da Iwaki. Versione Heisei).
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Alla Nihon kōdan kyōkai appartiene invece Kanda Yōko, attuale segretario
dell’Associazione, che ha rinnovato le modalità performative introducendo danze
e musiche di accompagnamento, ma rimanendo per le tematiche in un ambito più
classico. Famose infatti sono le sue declamazioni di storie tradizionali di fantasmi,
presentate in una serie di sei cd, e il kōdan ‘sintesi’ della storia giapponese, in cui
narra in settanta minuti gli eventi principali commentati da annotazioni personali,
presentandosi come la “Madonna del mondo del kōdan” (kōdankai no madonna).
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Una delle sue allieve, Kanda Kyōko (Honda Shōko), è una delle giovani artiste,
attualmente futatsume, che pur proseguendo sul filone della maestra, sfida una
maggiore commistione di generi. Dal profilo da lei scritto e riportato sul suo blog,
si legge che la spinta a diventare kōdanshi viene dalla voglia di essere su un palco,
in origine come presentatrice. Oltre a partecipare a spettacoli di poesia o di rakugo,
sempre portando la propria testimonianza artistica, Kanda Kyōko unisce alla
declamazione momenti di danza e parti recitate ‘davanti’ allo shakudai. Un suo
punto forte sta diventando la recitazione in inglese di parti di una declamazione,
che mirano però più a far ridere, mostrando come può sembrare buffa, ad esempio,
la leggenda di Urashima Tarō con altre sonorità linguistiche, piuttosto che a far
comprendere il kōdan a stranieri, di norma affatto presenti tra il pubblico. Ancora
molto originale è l’uso di una specie di piccolo sintetizzatore, posto sullo shakudai,
che fornisce suoni e musiche. L’artista lo presenta come il kōdanshi del futuro e con
esso colloquia riproducendo anche voci di colleghi artisti. O ancora, con un tasto
emette il colpo dello hariōgi, che naturalmente diventa più metallico, oppure
commenta i momenti topici con musiche tratte da famosi film contemporanei: ed
ecco che la nota scena ricca di pathos di Ōgi no mato (Il bersaglio a forma di
ventaglio), in cui la sfida tra Heike e Minamoto raggiunge il culmine, è
accompagnata dalla musica di Pulp fiction, mentre quando la freccia sta per colpire
il bersaglio arriva come sottofondo la colonna sonora di Mission: impossible.
L’esperimento diverte e coinvolge il pubblico, composto per l’occasione
eccezionalmente da giovani.
5. La rappresentanza maschile: il caso di Kanda Sanyō III
È l’artista attualmente indicato nell’ambiente come “ichiban ureteiru”, “il più
richiesto”, ed è infatti il più famoso dei kōdanshi anche per il pubblico che non si è
mai recato in uno yose, in quanto è molto presente sulla scena teatrale e televisiva.
Kanda Sanyō III (Inari Hiroyuki) ha cominciato nel 1990 come discepolo di
Kanda Sanyō II; nel 1994 è diventato futatsume prendendo il nome di Hokuyō. Nel
diventato soggetto di film, cartoni animati e musical, ed è stato tradotto in molte lingue. Nakazawa,
1998.
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Kanda Kaori, 2005, pp. 115-124. Anju e Zushiō sono i protagonisti di Sanshōdayū (L’attendente
Sanshō) antica leggenda tramanda fino ad oggi in più regioni e in differenti versioni, secondo numerosi
canoni narrativi: cfr. Mastrangelo, 1996.
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Kanda Yōko, 2005, traccia numero 1.
M
ATILDE
M
ASTRANGELO
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2000, alla morte di Sanyō II, diventa discepolo di Kanda Shōri (Watanabe Takao) e
nel 2002 diventa shin’uchi ereditando il nome d’arte del primo maestro, pratica
chiamata shūmei, enorme e significativo privilegio che può essere riservato
naturalmente solo a un discepolo. In effetti lo spunto per cominciare l’attività di
kōdanshi gli deriva proprio dall’ammirazione provata nei confronti di Sanyō II,
tipico maestro attento alla trasmissione artistica, generoso ed entusiasta nel portare
nuove idee ed energie al mondo del kōdan; a lui si deve, tra l’altro, un importante
sostegno nei confronti dell’apertura alle declamatrici, come dimostra la
considerevole presenza di donne nella scuola Kanda. Per Sanyō III l’esempio del
maestro dimostrava innanzitutto l’affascinante possibilità di condurre con
entusiasmo il proprio lavoro senza alcun limite di età, e poi era di significativo
stimolo per come sapeva dare autorità alla parola. La testimonianza di Sanyō III
circa l’educazione artistica ricevuta, mostra un interessante utilizzo di metodi,
consolidati dalla tradizione. In primo luogo la formazione è cominciata, come per
tutti, con la consegna da parte del maestro di alcuni brani del testo Mikatagahara no
kassen (Le battaglie di Mikatagahara), appartenente al genere shuraba, recitato con il
ritmo consueto 5-7-5, ma con un tono più incalzante; il brano viene letto frase per
frase dal maestro e ripetuto immediatamente dopo dal discepolo, seduti uno di
fronte all’altro, con le indicazioni dei punti in cui prendere fiato, battere lo shakudai,
o dare un tono ascendente o discendente. Dopo vari incontri, che possono
continuare anche dei mesi, quando il maestro lo reputa opportuno, l’allievo si
presenta per la prima volta davanti al pubblico (shokōza). Nella seconda fase
dell’apprendimento non viene più consegnato un testo scritto ma l’allievo deve
ascoltare e prendere appunti e quindi ripetere; a ogni correzione l’allievo prende
nota e affina la propria performance, fin quando il maestro non la giudica
presentabile in uno yose; per uno spettacolo di un quarto d’ora, il tempo minimo
necessario per la preparazione è di un mese. Di frequente il genere utilizzato in
questo stadio è quello dei bugeimono, i “guerrieri famosi”, e il personaggio scelto
per Sanyō III è stato quello del ben noto spadaccino solitario Miyamoto Musashi
(1584?-1645).
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Le occasioni di salire sul palco quando si è ancora zenza sono le più
importanti e fondamentali per il percorso che segue, in quanto sono quelle in cui il
maestro è vigile e attento a trasmettere osservazioni, prima di lasciare sempre
maggiore autonomia all’allievo e seguirlo da lontano.
Negli anni di apprendistato Sanyō III ha integrato la sua formazione nel mondo
del rakugo diventando minarai anche presso gli yose specializzati in quel genere, e
entrando quindi nella Rakugo geijutsu kyōkai (Associazione artistica di rakugo),
scelta alquanto rara fatta sono da pochi artisti delle associazioni di kōdan. Il ruolo di
minarai è senza dubbio quello che consente la più costante e diretta osservazione di
artisti e storie, di tecniche e di pubblico, e l’aver lavorato in questo ruolo nei due
mondi principali dei wagei giapponesi è stato determinante per il suo stile divenuto
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Famoso per la disciplina e il rigore di vita, così come per l’abilità nel combattere con due spade, fu
anche autore degli insegnamenti del
Gorin no sho (Il libro dei cinque anelli). Pur essendo protagonista di
molti adattamenti letterari e di altrettanti kōdan, il suo ritratto più famoso è quello dovuto alla penna
dello scrittore Yoshikawa Eiji (1892-1962), Miyamoto Musashi (1935-1939).