1-4 ottobre Gogol’ nel cinema 6-14 ottobre Enzo G. Castellari, l’architetto dell’azione


ore 19.00 Tuareg - Il guerriero del deserto



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ore 19.00

Tuareg - Il guerriero del deserto (1984)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: dal romanzo di Alberto Vasquez Figueroa; sceneggiatura: A. Vasquez Figueroa, Vicente Escriva, Tito Carpi; fotografia: John [Juan] Cabrera; scenografia: Giancarlo Capuani; musica: Riz Ortolani; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Mark Harmon, Luis Prendes, Paolo Malco, Aldo Sambrell, Antonio Sabato, Enio Girolami; origine: Italia/Spagna; produzione: San Francisco Film, Turbo Film, Aspa Producciónes Cinemotográficas; durata: 92’



Gacel, un capo tribù tuareg, ospita in una grande oasi nel deserto due giovani assetati. Qualche giorno dopo sopraggiungono dei militari che vogliono arrestare i due, ma leggi dell’ospitalità impongono a Gacel di proteggerli, a ogni costo: «Un tuareg può trasformarsi in sasso… un tuareg può fermare il suo cuore… un tuareg difende sempre il suo ospite».
Il cinema dell’ex Germania dell’Est - Un mondo parallelo tra regime e regia: bambini e giovani

ore 21.00

Wer die Erde liebt (1973)

Regia: Uwe Belz, Jürgen Böttcher, Joachim Hellwig, Harry Hornig; soggetto e sceneggiatura: J. Böttcher, J. Hellwig; fotografia: Christian Lehmann, Hans-Eberhard Leupold, Michael Lösche, Hans Moser, Thomas Rosié; montaggio: Charlotte Beck, Ursula Walter; origine: Repubblica Democratica Tedesca; produzione: DEFA; durata: 69’



Realizzato da un collettivo di registi, è il film ufficiale sul Festival mondiale della gioventù e degli studenti che la RDT organizzò nel 1973 nel settore est di Berlino. Malgrado faccia riferimento a precisi compiti propagandistici e si muova in un’evidente contraddizione tra il cosmopolitismo sbandierato e la rigidità della situazione reale del paese, il film riesce a trasmettere l’atmosfera di risveglio della cultura giovanile dell’epoca, in una sorta di affascinante piccola Woodstock dell’Est. Fra i registi spicca il nome di Jürgen Böttcher, già autore del celeberrimo (e censuratissimo) Jahrgang ’45, nonché futuro regista di Die Mauer (1991), uno dei migliori documentari sul muro di Berlino.

Versione originale con sottotitoli italiani
giovedì 8

ore 17.00

1990 - I guerrieri del Bronx (1982)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Dardano Sacchetti; sceneggiatura: D. Sacchetti, Elisa Livia Briganti, E. G. Castellari; fotografia: Sergio Salvati; scenografia e costumi: Massimo Lentini; musica: Walter Rizzati; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Vic Morrow, Christopher Connelly, Fred Williamson, Mark Gregory [Marco Di Gregorio], Stefania Girolami, Enio Girolami; origine: Italia; produzione: Deaf International Film; durata: 95’



Due bande si scontrano nel Bronx, finché una ragazza si innamora del capo della banda rivale. «Primo vero post-atomico all’italiana con il protagonista che si chiama Trash (“autocoscienza ontologica di un sottogenere” per “Segno Cinema”). Dopo i poliziotti violenti, i cittadini che si ribellano e squali con pochi denti, Castellari passa al futuro violento alla Mad Max-Fuga da New York. Ne vien fuori un film fracassone e violento che avrà molto seguiti. Ai ragazzi piace, c’è sangue, è inventivo, un po’ punk» (Giusti). «1990 - I guerrieri del Bronx è un’idea di Fabrizio De Angelis e la sceneggiatura era di Dardano Sacchetti, fu un successo ovunque, in America rimase per settimane al quinto posto su “Variety”» (Castellari).
ore 19.00

Fuga dal Bronx (1983)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Tito Carpi; sceneggiatura: T. Carpi, E. G. Castellari; fotografia: Blasco Giurato; scenografia e musica: Massimo Lentini; musica: Francesco De Masi; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Mark Gregory [Marco Di Gregorio], Henry Silva, Anna Kanakis, Thomas Moore [Enio Girolami], Valeria D’Obici, Timothy Brent [Giancarlo Prete]; origine: Italia; produzione: Fulvia Film; durata: 89’



Una società immobiliare vuole trasformare il Bronx, chiedendo agli emarginati che vi vivono di lasciare le loro case. Un gruppo, capitanato da Trash, si oppone con tutti i mezzi. «Nel Guinness dei primati cinematografici Fuga dal Bronx raggiunge una cifra quasi insuperabile in fatto di cadaveri carbonizzati. Il filone avveniristico-metropolitano, inaugurato tre anni fa da 1997: fuga da New York di John Carpenter, ha trovato nel regista italiano Enzo G. Castellari un seguace entusiasta, attento soprattutto a rincarare la dose di violenza. In questo Fuga dal Bronx, girato in esterni a New York e per il resto nei rinnovati studi di Cinecittà, persino un bimbetto di dieci anni riduce i nemici a brandelli con la stessa naturalezza con cui mastica il chewing-gum» (A. B., «Il Resto del Carlino»).
Il cinema dell’ex Germania dell’Est - Un mondo parallelo tra regime e regia: bambini e giovani

ore 21.00

Sabine Kleist, 7 Jahre (1982)

Regia: Helmut Dziuba; soggetto e sceneggiatura: H. Dziuba; fotografia: Helmut Bergmann;scenografia: Heinz Röske; costumi: Evelyn Beuke; musica: Christian Steyer; montaggio: Barbara Simon; interpreti: Petra Lämmel, Simone von Zglinicki, Martin Trettau, Petra Barthel, Dietmar Bauschke, Ivaar Beer; origine: Repubblica Democratica Tedesca; produzione: DEFA; durata: 72’



Sabine scappa dall’orfanotrofio lo stesso giorno in cui la sua educatrice Edith entra in astensione obbligatoria dal lavoro per maternità. Per diversi giorni vaga da sola per la Berlino Est dei primi anni Ottanta, prima di costituirsi alla polizia e fare ritorno all’orfanatrofio. La sua evasione, tuttavia, rimarrà un viaggio di iniziazione capace di cambiarla per sempre. Film di grande impatto emotivo, narrato con ricchezza di dettagli psicologici da un regista da sempre attento al mondo dell’infanzia, che attraverso la prospettiva dei bambini riesce come pochi a svelare le contraddizioni degli adulti.

Versione originale con sottotitoli italiani
venerdì 9

ore 17.00

Il cacciatore di squali (1979)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Alfredo Giannetti, Gisella Longo; sceneggiatura: A. Giannetti, Tito Carpi, Jaime Comas Gil, Jesus R. Folgar; fotografia: Raul Perez Cubero; scenografia: Gisella Longo; costumi: Francesco Fabbi; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Franco Nero, Werner Pochat, Mark Forrest, Mirta Miller, Jorge Luke, Eduardo Fajardo; origine: Italia/Spagna; produzione: T.E.I. Film International, Arco Film; durata: 97’



L’italo-americano Mike Di Donato, persi la moglie e il figlio in un incidente, vive in un’isoletta tropicale cacciando gli squali e cercando di recuperare dei soldi finiti in fondo al mare. «Mentre preparavo Speed Cross mi chiamò Franco Nero dal Messico e mi disse: “Enzo, sei libero?”. “No, sto preparando un film”. “No, perché qui ho trovato l’occasione con un messicano e uno spagnolo di fare un film”. “Che film?”. “Non so, quello che ci pare... Qui ci sono gli squali, a me piacerebbe fare il cacciatore di squali come personaggio…”. “Questo è il titolo del film: facciamo Il cacciatore di squali”» (Castellari).
ore 19.00

L’ultimo squalo (1981)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Ugo Tucci; sceneggiatura: Vincenzo Mannino; fotografia: Alberto Spagnoli; scenografia: Francesco Vanorio; costumi: Carlo Carunchio; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: James Franciscus, Vic Morrow, Micky [Micaela] Pignatelli, Stefania Girolami, Timotyh Brent [Giancarlo Prete], Thomas Moore [Enio Girolami]; origine: Italia; produzione: UTI Produzioni Associate, Horizon Film; durata: 88’



A South Bay, in California, uno squalo semina il terrore proprio nell’imminenza dei festeggiamenti per i cent’anni di vita della cittadina. Uno scrittore e un esperto pescatore danno la caccia allo squalo, contrastati da un politico locale, che agisce solo per tornaconto personale. «Quando L’ultimo squalo uscì a Los Angeles, nel primo weekend guadagnò due milioni e duecentomila dollari, mi arrivarono molte offerte, ma il film fu bloccato perché c’erano molte analogie con il film di Spielberg, poi ne hanno trovate di tutti i colori gli straordinari avvocati della Universal. Gli avevo messo paura forte, perché quanti film gli abbiamo copiato agli americani? Migliaia! Migliaia di film americani abbiamo copiato, identici!» (Castellari).
Il cinema dell’ex Germania dell’Est - Un mondo parallelo tra regime e regia: bambini e giovani

ore 21.00

Sieben Sommersprossen (1978)

Regia: Herrmann Zschoche; soggetto e sceneggiatura: Christa Kozik, H. Zschoche; fotografia: Günter Jaeuthe; scenografia: Harry Leupold; costumi: Isolde Warczycek; musica: Gunther Erdmann, Peter Gotthardt; montaggio: Rita Hiller; interpreti: Kareen Schröter, Harald Rathmann, Christa Löser, Evelyn Opoczynski, Jan Bereska, Barbara Dittus; origine: Repubblica Democratica Tedesca; produzione: DEFA; durata: 79’



Due adolescenti, Karoline e Robby, si ritrovano in colonia durante le vacanze estive. Tra loro scoppia l’amore, che però viene fortemente contrastato da invidie, intrighi e dalla severità di una direttrice fredda e incapace di comprendere il sentimento che lega i due ragazzi. Il film racconta in modo credibile e coinvolgente una storia d’amore adolescenziale (anche grazie all’erotismo di alcune scene che all’epoca ruppe diversi tabù), ma quello che emerge in modo altrettanto evidente è il ritratto dell’universo giovanile della RDT in un periodo fortemente politicizzato e di profonde tensioni sociali.

Versione originale con sottotitoli italiani
sabato 10

ore 17.00

La via della droga (1977)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Galliano Juso, Massimo De Rita; sceneggiatura: M. De Rita, E. G. Castellari; fotografia: Giovanni Bergamini; musica: Goblin; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Fabio Testi, David Hemmings, Sherry Buchanan, Wolfango Soldati, Massimo Vanni, Romano Puppo; origine: Italia; produzione: Cinemaster; durata: 100’



«Fabio Testi è un poliziotto dall’improbabile look giovanilista, infiltrato nel giro dei grandi spacciatori che a Roma raccolgono l’eroina proveniente dal terzo mondo e la inviano negli Stati Uniti. L’elaborata sequenza iniziale, in cui David Hemmings e sottoposti pedinano in un albergo un corriere della droga, non ha nulla da invidiare, per complessità di concezione e lucidità di esecuzione, a certi sfoggi di tecnica depalmiani» (Curti).
ore 19.00

Il giorno del cobra (1980)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Aldo Lado; sceneggiatura: Fabio Carpi, Tito Carpi, A. Lado; fotografia: Giovanni Bergamini; scenografia: Stefano M. Ortolani; costumi: Carlo Carunchio; musica: Paolo Vasile; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Franco Nero, Sybil Danning, Mario Maranzana, Mickey Knox, Enio Girolami, William Berge; origine: Italia; produzione: Laser Film; durata: 90’



Larry, un ex poliziotto, radiato ingiustamente, tira avanti facendo l’investigatore privato a San Francisco. Un giorno un suo vecchio comandante gli affida un’indagine in grado di scuoterlo professionalmente, ma anche dal punto di vista umano: deve recarsi a Genova, dove tra l’altro vive il figlio, in un collegio, per sgominare un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti. Un personaggio malinconico, alla Marlowe, con il quale Castellari chiude la stagione del poliziesco all’italiana, puntando ancora una volta sulle straordinarie locations proposte da Genova, “la San Francisco italiana”, e sulla sua consueta capacità di imprimere ritmo alla storia, assistito come sempre dal grande lavoro degli stuntmen.
Il cinema dell’ex Germania dell’Est - Un mondo parallelo tra regime e regia: bambini e giovani

ore 21.00

Coming out (1989)

Regia: Heiner Carow; soggetto e sceneggiatura: Wolfram Witt; fotografia: Martin Schlesinger; scenografia: Regina Fritzsche, Georg Wratsch; costumi: Regina Viertel; musica: Stefan Carow; montaggio: Evelyn carow; interpreti: Matthias Freihof, Dagmar Manzel, Dirk Kummer, Michael Gwisdek, Werner Dissel, Gudrun Ritter; origine: Repubblica Democratica Tedesca; produzione: DEFA; durata: 112’



Quando incontra Matthias, per Philipp è colpo di fulmine: adesso sa chi ha aspettato per tutta la vita. Ma a mettersi fra loro c’è Tania, che ama Philipp e aspetta un figlio da lui, e ci sono i pregiudizi della società nei confronti dei rapporti omosessuali. Orso d’argento al Festival di Berlino, Coming Out è un’opera epocale, essendo il primo e unico film a tematica gay realizzato nella RDT, non a caso proiettato per la prima volta proprio la sera della caduta del muro, il 9 novembre 1989. Puntuale nella descrizione della scena gay underground di Berlino Est (di cui lo stesso regista faceva parte), a vent’anni di distanza rimane un film di grande modernità, capace ancora di appassionare e commuovere.

Versione originale con sottotitoli italiani
domenica 11

ore 17.00

La polizia incrimina, la legge assolve (1973)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Leonardo Martin da un’idea di Maurizio Amati; sceneggiatura: Tito Carpi, Gianfranco Clerici, E. G. Castellari, L. Martin; fotografia: Alejandro Ulloa; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Vincenzo Tomassi; interpreti: Franco Nero, James Whitmore, Delia Boccardo, Fernando Rey, Silvano Tranquilli, Luigi Diberti; origine: Italia/Spagna; produzione: Fida Cinematografica, Capitolina Produzioni Cinematografiche, Star Film, Suevia Film; durata: 105’



Il commissario Belli indaga su un traffico di droga non fermandosi di fronte ad alcun ostacolo. Il vero capostipite del genere, «aggrega e codifica i canoni del poliziottesco, che nella pellicola di Vanzina [La polizia ringrazia] erano solo parzialmente, e disordinatamente, accennati» (Curti). «Mi ricordo la prima al cinema Empire, a Roma. Ci andai con mia figlia Stefania, ma il film era vietato ai minori di quattordici anni ma non lo sapevo. Riportai a casa Stefania, quando ritorno faccio il biglietto, salgo le scale, apro le tende e… sbatto contro un muro di persone! I due corridoi erano pieni e tre o quattro persone erano sedute ai lati dello schermo ed era in atto il primo inseguimento, che era grandioso. Alla fine tutti applaudirono. E io pure!» (Castellari).
ore 19.00

Il cittadino si ribella (1974)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto e sceneggiatura: Massimo De Rita, Dino Maiuri; fotografia: Carlo Carlini; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Franco Nero, Barbara Bach, Renzo Palmer, Giancarlo Prete, Steffen Zacharias; origine: Italia; produzione: Capital Film; durata: 100’



L’ingegner Antonelli si ribella alle violenze subite da alcuni rapinatori e passa all’azione, aiutato da un ladruncolo. «Un film che cavalca l’ondata revanchista dell’epoca, anche se il personaggio di Nero non si trasforma mai in un vendicatore infallibile e conserva tratti più che umani» (Mereghetti). Poliziesco di culto, girato da Castellari con la consueta perizia e una suggestiva ambientazione a Genova, come il precedente La polizia incrimina, la legge assolve.
ore 21.00

Il grande racket (1976)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto e sceneggiatura: Arduino Maiuri, Massimo De Rita; fotografia: Marcello Masciocchi; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Fabio Testi, Renzo Palmer, Vincent Gardenia, Gianluigi Loffredo, Salvatore Borgese, Orso Maria Guerrini; origine: Italia; produzione: Cinemaster; durata: 106’



Fabio Testi è un commissario di polizia che indaga su una spietata banda di taglieggiatori che esercita il controllo sui negozianti di Piazza Navona. In realtà il gruppo è solo il braccio terminale di una rete di pericolosissimi criminali legati al traffico di stupefacenti. Grandissimo western metropolitano costruito sul binomio icastico di azione e vendetta. Procedendo per astrazione progressiva del racconto, Castellari asciuga il contesto poliziesco da ogni cascame politico-civile, arrivando a sfornare uno dei suoi capolavori, un action-movie teso e spudoratamente sadico, sorprendente nel ritmo e nella struttura ellittica che sopprime ogni sequenza di raccordo in favore del puro impatto adrenalinico, dove a contare, alla fine, è solo il numero di pallottole sparate.
lunedì 12

chiuso
martedì 13



ore 17.00

Tedeum (1972)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Gianni Simonelli; sceneggiatura: Tito Carpi, G. Simonelli, José G. Maesso, E. G. Castellari; fotografia: Manolo Rojas; scenografia: Enzo Bulgarelli; costumi: Luciano Sagoni; interpreti: Jack Palance, Timotyh Brent [Giancarlo Prete], Lionel Stander, Francesca Romana Coluzzi, Riccardo Garrone, Eduardo Fajardo; origine: Italia/Spagna; produzione: F. P. Cinematografica, Canaria Film, Tecisa Film; durata: 99’



Tedeum riceve in eredità una miniera senza valore, che cerca invano di vendere, finché scopre che dentro c’è l’oro. Non sarà facile impossessarsene. Palance è un falso prete. «Mi avevano detto: “Lavori con Jack Palance? Mamma mia, quello… tutto Actor’s Studio… se una cosa non va bene sul set…”. E io: “Ci scontreremo, che vi devo dire?”. Invece una persona coltissima, un appassionato d’arte incredibile, grande amico di Mohammed Ali. Aveva fatto il pugile, quindi parlavamo d’arte e di pugilato. E aveva un grande rispetto per gli altri» (Castellari). Secondo Richard Combs, il film è una «variazione italiana di Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo con la caccia al tesoro».
ore 19.00

Keoma (1976)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Luigi Montefiori; sceneggiatura: Mino Roli, Nico Ducci, L. Montefiori, E. G. Castellari, Gianni Loffredo [non accreditato]; fotografia: Aiace Parolin; musica: Guido e Maurizio De Angelis; scenografia e costumi: Carlo Simi; montaggio: Gianfranco Amicucci; interpreti: Franco Nero, William Berger, Woody Stroode, Olga Karlatos, Orso Maria Guerrini, Gabriella Giacobbe; origine: Italia; produzione: Uranos Cinematografica; durata: 105’



«“Il film più bello che ho fatto in assoluto e l’ultimo grande film della stagione western italiana” (Enzo G. Castellari). Forse l’ultimo western all’italiana veramente di culto. Per Enzo G. Castellari e Bolognini il loro western preferito. E così l’abbiamo visto tutti, anche perché era proprio il canto del cigno del genere. [...] Woody Stroode tira con l’arco come nel capolavoro di Richard Brooks I professionisti. Secondo Bolognini fu proprio Woody Stroode, che aveva incontrato sul set di Ciakmull, a regalargli un libro dal titolo Keoma, storia di una prostituta nel West, chiamata appunto Keoma, che darà così il titolo al film. L’aria è quella del tardo western barocco, con sangue e dolore per tutti. Keoma è un sangue-misto reduce dalla Guerra di Secessione che si trova a dover fare i conti, al ritorno al suo paese fetente, con la banda di Caldwell, cioè Donald O’Brien, ma anche con i suoi tre fratellastri che lavorano proprio per il cattivo. [...] Alla sua uscita ebbe un’ottima recensione in Inghilterra da Colin Pahlow sul “Monthly Film Bulletin”, che conclude il suo articolo precisando che forse “il film non potrà resuscitare il genere, ma ricorda effetivamente che il western italiano era formalmente più intrigante di quanto i critici pensassero”» (Giusti).
ore 21.00

Incontro moderato da Luigi Toto con Enzo G. Castellari, Remo Capitani, Marco Giusti, Orso Maria Guerrini, Claudio Pacifico, Virgilio Ponti, Alessandro Prete, Angelo Ragusa, Marco Stefanelli


a seguire

Quel maledetto treno blindato (replica)

Ingresso gratuito
mercoledì 14

ore 17.00

Jonathan degli orsi (1995)

Regia: Enzo G. Castellari [Enzo Girolami]; soggetto: Lorenzo De Luca, Franco Nero; sceneggiatura: L. De Luca, E. G. Castellari; fotografia: Michail Agranovich; scenografia: Marco Dentici, Marxen Gaukhman Sverdlov; costumi: Paola Nazzaro, Tatiana Ilievtzeva, Elena Kramova; musica: Clive Riche, Alexander Biliaev, Fanio Costantini; montaggio: Alberto Moriani; interpreti: Franco Nero, Floyd “Redcrow” Westerman, David Hess, Rodrigo Obregon, Clive Riche, John Saxon; origine: Italia/Russia; produzione: Viva Cinematografica, Project Camp J.V.; durata: 123’



Jonathan, rimasto orfano, cresce insieme a un orso e viene allevato dagli indiani, dei quali sposa la causa contro gli sfruttatori, pronti a tutto pur di impossessarsi del giacimento petrolifero scoperto nel loro territorio. Castellari con l’amico Nero torna al western dopo vent’anni, utilizzando le praterie russe al posto dei paesaggi dell’Almeria. Potenza del cinema, che il regista cerca di rinverdire in anni di minimalismo e di appiattimento televisivo. Il pubblico e la critica non lo seguono, ma il tentativo è nobile e ambizioso.
ore 20.00

Eurovisioni 2009

In Europa si svolgono numerosi festival dedicati all’audiovisivo, ma soltanto uno si distingue per la sua attenzione specifica al mercato europeo della televisione e del cinema, alle trasformazioni tecnologiche che lo stanno rendendo possibile e alle trasformazioni culturali ed economiche che la sua nascita sta comportando. Questo è Eurovisioni, festival nato nel 1987 quando la tv europea non esisteva ancora e che, oggi vede la sua maturità, quando ormai decine di milioni di case europee sono in grado di ricevere lo stesso programma. Eurovisioni, nato per iniziativa di un gruppo di operatori dell’audiovisivo europeo, è oggi promosso dall’omonima associazione culturale. Ogni anno il Consiglio Direttivo, a seconda dei temi scelti per la nuova edizione, viene integrato da nuovi membri in grado di suggerire i temi del momento e i nomi più appropriati per affrontarli. Del Consiglio Direttivo fanno parte istituzioni, televisioni pubbliche e private, associazioni dei produttori e degli autori, società del diritto d’autore, aziende che producono tecnologie per l’audiovisivo, aziende di telecomunicazioni, e così via.



Ingresso gratuito
giovedì 15

Ricordando Luciano Emmer...

Il 16 settembre di quest’anno si è spento un altro grande del cinema italiano: Luciano Emmer. Più volte la Cineteca Nazionale ha omaggiato il cinema di questo regista schivo, ironico e particolare (l’ultima volta è stata proprio con la Mostra del Cinema di Venezia 2009 nella retrospettiva Questi fantasmi 2: cinema italiano ritrovato con la proiezione della versione integrale de La ragazza in vetrina). Come scrive giustamente Silvio Danese, Emmer «era un cordiale riottoso. Non la mandava a dire a nessuno. E poi il cinema. Francesca Bertini, abbarbicata lasciva a qualche cortina, domina l’atrio di casa Emmer nei primi anni ’20, quando c’erano ancora i calessi e le lampade a carbone. Emmer, ha scoperto il cinema così, a cinque anni. Ha studiato al liceo, a Milano, con Dino Risi. Ha diretto documentari insostituibili sull’arte, nell’immediato dopoguerra, facendo sobbalzare Mussolini sulla poltrona di Villa Torlonia con la celebre frase “Non eravamo più ignari del dolore e della morte” nel documentario su Predappio. Ha esordito nel 1950: Domenica d’agosto è una commedia che, in pieno neorealismo, sovvertì le regole del racconto, con una fragilità narrativa che diventa forza di verità. Per un decennio Emmer ha lasciato il segno. Poi ha lasciato il cinema. L’incorruttibile personalità di un autore da rimpiangere si era scontrata con la censura, l’ipocrisia morale dei politicanti, l’indifferenza degli intellettuali. L’addio di Emmer al cinema fu intemperante, cioè profondamente onesto. La vedeva così: “Una bella lapide con una data e un’iscrizione: 1960 (o giù di lì), il cinema italiano è morto qui” [...]. Seduto nel suo minuscolo ufficio tra i prefabbricati anonimi di Saxa Rubra, qualche anno fa ci affidò questa riflessione sul cinema: “La storia del cinema alla mia maniera è la storia di uno che anziché fare l’idraulico ha fatto il cinema. Cioè un mestiere. La gente lo piglia per chi sa che cosa. Io non l’ho mai considerato di più. I film lasciano tracce forti? Come i rubinetti buoni, che fanno la tranquillità di una famiglia. Se un rubinetto funziona per quattro o cinque anni, è stato riparato bene. Ma poi, chi decide se si fa bene o male un film?”». Senza troppe inutile retoriche che sicuramente sarebbero risultate indigeste al cineasta, lo si è voluto ricordare con alcuni suoi film e un documentario d’arte, Incontrare Picasso, ovvero una recente rivisitazione dell’autore su un suo lavoro degli anni ’50 Picasso, giocando sul tempo e sulle sue strane relazioni (Basta! Adesso tocca a noi! ideale continuazione – trentasei anni dopo! – di Terza liceo).


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