1-4 ottobre Gogol’ nel cinema 6-14 ottobre Enzo G. Castellari, l’architetto dell’azione



Yüklə 240 Kb.
səhifə4/6
tarix25.07.2018
ölçüsü240 Kb.
#58788
1   2   3   4   5   6

ore 19.00

Il mostro (1977)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Sergio Donati; fotografia: Mario Vulpiani; scenografia: Dante Ferretti, Enrico Fiorentini; costumi: Gianfranco Carretti; musica: Ennio Morricone; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Johnny Dorelli, Orazio Orlando, Yves Beneyton, Sydne Rome, Angelica Ippolito, Enzo Santaniello; origine: Italia; produzione: Alex Cinematografica, UTI Produzioni Associate, S.G.M. Film; durata: 99’



«Giornalista mezzo fallito cura una rubrica per un settimanale femminile con lo pseudonimo “Contessa Esmeralda”. Un giorno riceve una lettera in cui gli si annuncia un assassinio. Altri ne seguono. Indagini. Non è un film realistico, è un apologo sulla violenza. Il mostro, dice L. Zampa, non è questo o quel personaggio: è la violenza nella società, nei mezzi di comunicazione di massa, nella famiglia» (Morandini).
ore 21.00

Letti selvaggi (1979)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Tonino Guerra, Giorgio Salvioni, Luis Castro; fotografia: Giuseppe Ruzzolini, Armando Nannuzzi; scenografia: Elena Ricci Poccetto; costumi: Luca Sabatelli; musica: Riz Ortolani; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Sylvia Kristel, Laura Antonelli, Monica Vitti, Ursula Andress, Orazio Orlando, Michele Placido; origine: Italia/Spagna; produzione: Zodiac Produzioni, Corona Films; durata: 106’



Film a episodi. «La Andress interpreta gli episodi La vedova e La passante. Nel primo, accompagnato al cimitero l’onorevole marito, trascorre dalle gramaglie allo spogliarello, sedotta dalla prospettiva di fare carriera come attrice e di godersi l’intraprendente fotografo venuto a stuzzicarla. Nel secondo procura clienti a un carrozziere mostrando le sue grazie e provocando tamponamenti. I due episodi dell’Antonelli s’intitolano Un pomeriggio noiosetto e La donna d’affari. Nell’uno è una ricca siciliana che uccide uno sconosciuto a sangue freddo per far ricadere la colpa sul marito geloso e liberarsene. Nell’altro tiene sulla corda un galletto preferendo combinare contratti e trafficare nell’edilizia piuttosto che concludere le effusioni. Sylvia Kristel è, nell’Arabo, un’assassina accaldata che spedisce in galera un micco geloso, e in Le mogli selvagge una sposina umiliata che per vendicarsi lega il marito alla sedia fingendo di scherzare. Dopo essere stata, in Attenzione a quei due, una ladra di gioielli alle prese con un collega più furbo di lei, Monica Vitti è, in Una mamma, una peripatetica di buon cuore che si trasforma in madre offesa e manesca quando scopre d’essere stata presa in giro da un ragazzo balordo» (Grazzini). In quest’ultimo episodio compare Benigni come direttore della scuola frequentata dal ragazzo.
martedì 20

ore 17.00

Vivere in pace (1947)

Regia: Luigi Zampa; soggetto: Suso Cecchi d’Amico, Piero Tellini, L. Zampa; sceneggiatura: Aldo Fabrizi, S. Cecchi d’Amico, P. Tellini, L. Zampa; fotografia: Carlo Montuori; scenografia: Ivo Battelli; musica: Nino Rota; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: A. Fabrizi, Gar  Moore, Mirella Monti, John Kitzmiller, Heinrich Bode, Ave Ninchi; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 89’



Zio Tigna, contadino benestante, vive in una fattoria dell’Umbria dove trovano rifugio due soldati americani, fuggiti da un campo di prigionia, ai quali si unisce anche un soldato tedesco. Tutti si ritroveranno per alcuni giorni a vivere insieme in una fratellanza che li unirà a dispetto di tutto. Ma la fine del conflitto è ancora lontana e le speranze di tutti si infrangono di fronte alla tragedia di quei giorni. Sospeso a metà tra commedia e melodramma, il film fu acclamato dalla critica newyorchese come un capolavoro neorealista e antibellico. Quella italiana, invece, ne esaltò gli spunti ironici, a tratti comici, che inserirono la pellicola nel filone della nascente commedia rosa. Nastro d’argento per il miglior soggetto e a Ave Ninchi per la migliore interpretazione femminile.

Copia ristampata a cura della Cineteca Nazionale
ore 19.00

Cuori senza frontiere (1950)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Piero Tellini; collaborazione alla sceneggiatura: Stefano Terra; fotografia: Carlo Montuori; scenografia e costumi: Aldo Buzzi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Gina Lollobrigida, Raf Vallone, Cesco Baseggio, Erno Crisa, Enzo Staiola, Ernesto Almirante; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 90’



Al termine della seconda guerra mondiale, la Commissione internazionale incaricata di tracciare il nuovo confine fra Italia e Jugoslavia stabilisce una linea che taglia a metà un paesino. I pali e il filo spinato non separano soltanto le abitazioni, ma anche gli affetti. Gli abitanti devono scegliere: o con l’Italia o con la Jugoslavia. All’epoca delle riprese, il tema era di intensa e rovente attualità: il film inscena un dramma politico e sociale i cui toni sono stemperati dalla commedia di costume. I critici cinematografici Callisto Cosulich, nei panni di un ufficiale sovietico, e Tullio Kezich, in quelli di un tenente jugoslavo, fanno capolino in questo episodio di neorealismo minore, in cui Zampa mostra quell’attitudine ai sentimenti e al tratteggio popolare che connoteranno il suo stile.
ore 21.00

L’onorevole Angelina (1947)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Piero Tellini, Suso Cecchi d’Amico, L. Zampa; fotografia: Mario Craveri; scenografia: Piero Filippone; musica: Enzo Masetti; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Anna Magnani, Nando Bruno, Ave Ninchi, Ernesto Almirante, Franco Zeffirelli, origine: Italia; produzione: Lux Film, Ora Film; durata: 95’



Angelina, moglie di un vicebrigadiere e madre di cinque figli, guida le donne della borgata romana di Pietralata all’assalto dei magazzini di pasta di un borsanerista e, dopo l’alluvione, all’occupazione degli alloggi sfitti di un noto speculatore edilizio. Divenuta paladina della povera gente, quando tenta di entrare in politica, viene ingannata e fatta arrestare. Il film, un successo internazionale, è sospinto dalla carica travolgente della Magnani, una figura che ha la robustezza epica dell’interprete di film russo e l’ingenua umanità di un carattere da avanspettacolo. L’attrice collaborò anche alla sceneggiatura e per questo ruolo vinse il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista e Premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Venezia.
mercoledì 21

ore 17.00

L’arte di arrangiarsi (1954)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Vitaliano Brancati; fotografia: Marco Scarpelli; scenografia: Mario Chiari; costumi: Maria De Matteis; musica: Alessandro  Cicognini; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Alberto Sordi, Marco Guglielmi, Franco Coop, Luisa Della Noce, Franco Jamonte; Elena Gini; origine: Italia; produzione: Documento Film; durata: 100’



La vita del catanese Sasà, dal 1912 al 1953: un italiano medio che impara a trarre profitto dalle mutevoli circostanze della vita. Allo scoppio della prima guerra mondiale è un interventista che simula la pazzia per evitare il fronte; sposa una ragazza benestante di cui non è innamorato; durante il fascismo, diventa gerarca per poi aderire, dopo la liberazione, al comunismo. Infine, grazie a una congregazione religiosa, raccoglie i fondi per finanziare un film che servirà a lanciare una sua protetta. È l’ultimo capitolo del sodalizio tra Luigi Zampa e Vitaliano Brancati e l’inizio della collaborazione del regista con Alberto Sordi che qui incarna perfettamente l’italiano medio per il quale opportunismo, simulazione e velocità di adattamento sono i soli mezzi per riuscire a sopravvivere.
ore 19.00

Il vigile (1960)

Regia: Luigi Zampa; soggetto: Rodolfo Sonego; sceneggiatura: R. Sonego, L. Zampa, Ugo Guerra; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Vera Marzot; musica: Piero Umiliani; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Mara Berni, Marisa Merlini, Nando Bruno, Lia Zoppelli, Sylva Koscina; produzione: Royal Film; origine: Italia; durata: 109’



Otello Celletti, marito e padre irreprensibile, subisce quotidianamente le angherie della gente del quartiere perché da troppo tempo disoccupato. Quando riesce a farsi assumere nel corpo di vigili urbani motorizzati, la sua vita pare cambiare improvvisamente. La sua inesperienza e l’incapacità di capire fino in fondo il mondo in cui si trova ad agire gli porteranno tuttavia non pochi guai, fino a quando una multa verbalizzata al sindaco per eccesso di velocità non farà che precipitare la situazione generando disastrose conseguenze. Commedia paradossale, a tratti irresistibile, ispirata a un fatto di cronaca, è diventata un classico della critica di costume e dello scetticismo millenario di questo paese. Il trio Sordi/Merlini/De Sica, solisti insuperabili della commedia, è al suo meglio.

Copia ristampata a cura della Cineteca Nazionale
ore 21.00

Processo alla città (1952)

Regia: Luigi Zampa; soggetto: Ettore Giannini, Francesco Rosi; sceneggiatura: Suso Cecchi d’Amico, E. Giannini; collaborazione alla sceneggiatura: Diego Fabbri, L. Zampa, Turi Vasile; fotografia: Enzo Serafin; scenografia: Aldo Tomassini; costumi: Maria De Matteis; musica: Enzo Masetti; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini, Paolo Stoppa, Mariella Lotti, Franco Interlenghi, Irene Galter; origine: Italia; produzione: Film Costellazione; durata: 98’



Ai primi del secolo, a Napoli, il giudice Antonio Spicacci emette alcuni mandati di cattura nei confronti di alcune persone coinvolti in due omicidi di stampo camorristico. La matassa è intricatissima, gli indiziati sono numerosi, alcuni insospettabili, e i malviventi godono di protezioni e conoscenze altolocate. Il giudice Spicacci si trova di fronte a un bivio: lasciar perdere l’indagine o andare fino in fondo, a costo di mettere a soqquadro la città? «Non è solo il miglior film di Zampa, anche per merito dell’efficiente sceneggiatura (Suso Cecchi D’Amico, Ettore Giannini, Diego Fabbri, Turi Vasile) e uno dei rari drammi giudiziari riusciti del cinema italiano, ma anche una di quelle opere in cui le istanze civili e morali del neorealismo s’innestano sul robusto tronco di un melodramma popolare attento alla lezione del cinema americano d’azione» (Morandini).
giovedì 22

ore 17.00

Frenesia dell’estate (1963)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] & [Furio] Scarpelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, Mario Monicelli, [Giulio] Scarnicci e [Renzo] Tarabusi; fotografia: Marcello Gatti; scenografia e costumi: Dario Cecchi, Gianfranco Fini (Angelo Litrico per Amedeo Nazzari); musica: Gianni Ferrio; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Vittorio Gassman, Sandra Milo, Michèle Mercier, Philipe Noiret, Lea Padovani, Amedeo Nazzari; origine: Italia/Francia; produzione: Ge. Si. Cinematografica, Federiz, C.I.S.A., Les Films Agiman; durata: 100’



Cinque episodi intrecciati tra loro: un capitano dell’esercito perde la testa per un travestito che lavora in un cabaret; Marcello, un indossatore che si finge marchese, cerca di fare ingelosire la propria amante; la giovane Foschina alle prese con la sua complicata vita amorosa; le avventure di un simpatico quanto sfortunato seduttore; la venditrice ambulante Yvonne s’innamora di un ciclista spagnolo del Giro d’Italia. Nel solco della commedia all’italiana degli anni Sessanta, fra infedeltà, contrattempi ed equivoci, il complicato sovrapporsi di storie amorose dei protagonisti. Nazzari interpreta uno dei suoi più riusciti personaggi del dopoguerra; Gassman con largo anticipo sui tempi, affronta il tema della differenza sessuale con humour e turbamenti non convenzionali.
ore 19.00

Contestazione generale (1970)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Silvano Ambrogi, L. Zampa, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, Rodolfo Sonego; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Luigi Scaccianoce; costumi: Gabriele Mayer; musica: Piero Piccioni; montaggio: Mario Morra; interpreti: Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Michel Simon, Marina Vlady, Enrico Maria Salerno; origine: Italia; produzione: Ultra Film; durata: 131’



Film a episodi. Ne La bomba alla televisione Riccardo è un giovane regista che ha ricevuto l’incarico di girare un servizio televisivo sulla contestazione. In Concerto a tre pifferi un uomo capirà il ribellismo del figlio solo quando contesterà a sua volta il proprio datore di lavoro. L’università racconta l’occupazione di una facoltà da parte di un gruppo di studenti. Il prete narra le vicende del parroco di uno sperduto paese che riceve lettere anonime in cui viene accusato di intrattenere una relazione con la cassiera di un bar. Quattro diverse storie di opposizione al potere, trasposte in chiave comica per un film che si avvale di uno straordinario Alberto Sordi. Nelle mani di Zampa, la critica di costume, il bozzettismo, il film a episodi trovano una quadratura spigliata e non comune.
ore 21.30

La romana (1954)

Regia: Luigi Zampa; soggetto: dal romanzo omonimo di Alberto Moravia; sceneggiatura: A. Moravia, Giorgio Bassani, L. Zampa, Ennio Flaiano; fotografia: Enzo Serafin; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Gaia Romanini; musica: Enzo Masetti; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Gina Lollobrigida, Daniel Gélin, Franco Fabrizi, Raymond Pellegrin, Renato Tontini, Pina Piovani; origine: Italia; produzione: Excelsa Film, Les Films du Centaure; durata: 91’



Nella Roma fascista si svolge la storia di Adriana, giovane e bella, che per assecondare le ambizioni della madre si ritrova tra le braccia di un pittore che avrebbe dovuto garantirle la gloria. Delusa e turbata si invaghisce di un autista che, nonostante le promesse di matrimonio, scopre essere in realtà sposato e padre di tre figli. Avviata alla prostituzione, viene salvata da Mino, un giovane partigiano che pare darle la felicità. Arrestato durante un rastrellamento, questi però rivela i nomi dei propri compagni cadendo successivamente in una fortissima depressione per i rimorsi che lo assalgono. Tratto da un romanzo di Alberto Moravia, il film si avvale di una delle migliori prestazioni di Lollobrigida e soprattutto della accurata ricostruzione di interni ed esterni d’epoca a cura di Flavio Mogherini, scenografo che diverrà poi regista.

Per gentile concessione di Compass Film - Restauro a cura della Cineteca Nazionale in collaborazione con Sky Cinema
venerdì 23

ore 17.00

Bisturi la mafia bianca (1973)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Dino Maiuri, Massimo De Rita; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Emilio Baldelli; musica: Riz Ortolani; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Enrico Maria Salerno, Gabriele Ferzetti, Senta Berger, Luciano Salce, Claudio Gora, Tina Lattanzi; origine: Italia; produzione: Roberto Loyola Cinematografica; durata: 102’



Il grande chirurgo Vallotti, proprietario di una lussuosa clinica, si fa passare per un benefattore dell’umanità, curando pazienti poveri, in realtà agisce solo per avidità. Un collega onesto cerca di smascherarlo, ma Vallotti lo ostacola senza porsi scrupoli. «Si deve riconoscere al veterano Zampa l’impegno a insistere su una tematica riformista già presente nei suoi film brancatiani, in Processo alla città e in Il medico della mutua. Di quest’ultimo titolo, che fu uno dei più grandi successi di Alberto Sordi, Bisturi è la versione drammatica: girato senza tanto guardare per il sottile, con situazioni che inchinano al fotoromanzo (come la scena di casto amore fra la suora Senta Berger e il medico contestatore), ha comunque un’efficace progressione drammatica e una conclusione a sorpresa» (Kezich).
ore 19.00

Il medico della mutua (1968)

Regia: Luigi Zampa; soggetto: Giuseppe D’Agata dal suo romanzo omonimo; sceneggiatura: Sergio Amidei, Alberto Sordi, L. Zampa; fotografia: Ennio Guarnieri; scenografia: Franco Velchi; costumi: Bruna Parmesan; musica: Piero Piccioni; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Alberto Sordi, Bice Valori, Sara Franchetti, Evelyn Stewart [Ida Galli], Claudio Gora, Leopoldo Trieste; origine: Italia; produzione: Euro International Film, Explorer Film ’58; durata: 98’



Guido Tersilli, giovane medico ambizioso, decide di sfruttare la propria vocazione per raggiungere la ricchezza cui aspira da sempre. Lasciata la libera professione, comincia un’agguerrita lotta con i suoi colleghi per accaparrarsi l’esercito di mutuati che un barone della medicina ormai moribondo sta per lasciare. Vinta con ogni tipo di bassezza la battaglia, si ritroverà presto lui stesso preda della cupidigia dei colleghi che aveva fatto fuori. Tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe D’Agata, campione d’incassi della stagione 1968-69, è una spietata satira del mondo della sanità pubblica che assumerà toni drammatici quando, nel 1973, Zampa tornerà ad occuparsi dell’argomento in Bisturi la mafia bianca. David di Donatello come miglior attore per Alberto Sordi.
ore 21.00

Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971)

Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; collaborazione alla sceneggiatura: L. Zampa; fotografia: Aldo Tonti; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Bruna Parmesan; montaggio: Mario Morra; musica: Piero Piccioni; origine: Italia; produzione: Documento Film; interpreti: Alberto Sordi, Claudia Cardinale, Corrado Olmi, Angelo Infanti, Riccardo Garrone, Tano Cimarosa; durata: 115’



Amedeo, emigrato da vent’anni in Australia, di salute difettosa e poco attraente, per cercare una moglie, entra in contatto epistolare con Carmela, una giovane romana disposta a trasferirsi, cui spedisce la foto del più affascinante Giuseppe. Quando lei lo raggiunge, Amedeo finge di essere stato incaricato dall’amico di accompagnarla da lui. Nel corso del lungo viaggio, l’uomo tenta di mostrare a Carmela tutte le sue buone qualità mentre questa cerca di nascondergli il suo passato di prostituta. Giunta a destinazione, Carmela conoscerà finalmente Giuseppe, il quale vorrebbe spingerla nuovamente sulla strada. Un road movie dal finale umanista e malinconico, con un dosaggio sorprendente di satira, esotismo e scavo dei caratteri. David di Donatello a Claudia Cardinale come migliore attrice.
sabato 24

La figura del padre tra Cinema e Psicoanalisi

Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2009 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema del padre, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.


ore 16.30

Teorema (1968)

Regia: Pier Paolo Pasolini; soggetto e sceneggiatura: P.P. Pasolini; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Luciano Puccini; costumi: Marcella De Marchis (Robero Capucci per Silvano Mangano); musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: S. Mangano, Terence Stamp, Massimo Girotti, Anne Wiazemsky, Andres José Cruz Soublette, Laura Betti; origine: Italia; produzione: Aetos Film; durata: 98’



«Uno strano studente (Stamp) s’insinua in una famiglia borghese e i suoi cinque membri finiscono per avere un rapporto con lui. Quando se ne andrà nessuno sarà come prima [...]. Pensato come un poema in versi poi diventato film, Teorema è il tentativo di dimostrare “l’incapacità dell’uomo moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il verbo sacro”: mescolando suggestioni bibliche a influenze psicoanalitiche, Pasolini eleva l’erotismo a “tangibile e quasi fisico segno rivoluzionario”, di fronte al quale la borghesia non può che rivelarsi per quello che veramente è e perdersi (come fanno i figli) o rinnegarsi (come il padre che rinuncia al proprio ruolo di sfruttatore di classe), mentre il sottoproletariato trova la forza per salvarsi offrendosi al mondo (come fa la serva). Ma lo schematismo ideologico [...] e una notevole componente di autocompiaciuto odio-amore, non impediscono che il film sia una delle opere più originali dell’autore, ricco di momenti di intensa e poetica tensione. Adele Cambria interpreta l’altra serva, Cesare Garboli l’intervistatore del prologo, Alfonso Gatto il poeta, Susanna Pasolini la vecchia contadina. Coppa Volpi della Mostra di Venezia per la migliore interpretazione femminile a Laura Betti. Un violento articolo dell’Osservatore Romano stigmatizzò il fatto che una giuria dell’Ocic (Office Catholique International du Cinéma) avesse premiato, sempre a Venezia, il film» (Mereghetti).
ore 18.15

La famiglia (1987)

Regia: Ettore Scola; soggetto e sceneggiatura: Ruggero Maccari, Furio Scarpelli, E. Scola, con la collaborazione di Graziano Diana; fotografia: Ricardo Aronovich; scenografia: Luciano Ricceri; costumi: Gabriella Pescucci; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Franco Malvestito; interpreti: Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, Jo Champa, Carlo Dapporto, Massimo Dapporto; origine: Italia/Francia; produzione: Massfilm, Cinecittà, Rai, Cinémax France, Les Films Ariane; durata: 128’



I ricordi di Carlo, anziano professore d’italiano in pensione, si sviluppano a partire da una foto scattata nel 1906 e scorrono sullo schermo in nove flash-back di un decennio ciascuno, nei quali rivivono – sempre all’interno di una casa romana del quartiere Prati – i personaggi di una famiglia borghese fino al 1986. «Bersaglio favorito dell’antipsichiatria, nido d’infamità nella polemica sessantottesca, la famiglia è un male necessario? Il dubbio serpeggia nel nuovo film di Ettore Scola […]. Sul tema principale il film ne innesta molti secondari e non ha la pretesa di raccontare tutto: l’autore sa invecchiare i personaggi, magari cambiandoceli sotto gli occhi senza farsene accorgere, e parlarne con la discrezione di un romanziere non onnisciente. O meglio con i pudori e gli omissis di un commediografo del “teatro del silenzio”: privilegiando le allusioni, le mezze tinte e i moti del cuore borghese. Dopo tanto cinema politicamente supergasato, la famiglia offre uno spazio rasserenante alle meditazioni e ai ripensamenti: il film gioca al ribasso, smorza i toni, allenta le tensioni, inabissa quel tanto di tragico che le situazioni comportano. Sul filo di un piccolo valzer di Trovajoli, stupendamente fotografati da Ricardo Aronovic, gli attori fanno a gara tra di loro per intonazione e sensibilità» (Kezich).
a seguire

Incontro moderato da Fabio Castriota con Ettore Scola


Yüklə 240 Kb.

Dostları ilə paylaş:
1   2   3   4   5   6




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©genderi.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

    Ana səhifə