L’Opera di Pechino rivisitata dal teatro sperimentale contemporaneo
2027
adotta ora metodi più sottili tanto che risulta spesso difficile distinguere i buoni dai
cattivi. Così per il raggio di emozioni dei personaggi che ora è più vasto e più
complesso. Tornano gli eventi magici, gli spettri, la fantasia, tutto quel mondo
bandito e giudicato retaggio della superstizione tradizionale nel trentennio
precedente.
Si potrebbe dire però che il decennio’66-’76 e il ventennio’76-’96 hanno anche
dei punti in comune per quel che riguarda il teatro classico, come, per esempio,
l’adattabilità dei temi da un genere all’altro: le storie oggi sono trasversali, passano
dalla narrativa al teatro, al cinema, alla danza, alla televisione. Certo ogni genere
ha il suo linguaggio e le sue caratteristiche, ma ciò non costituisce un vero
impedimento alla trasversabilità. Lo stesso avveniva durante il periodo della
Rivoluzione Culturale quando Jiang Qing adattava le Opere di Pechino a tema
rivoluzionario contemporaneo in film e in balletti di grande successo. Niente di nuovo
comunque rispetto alla tradizione perché lo stesso intreccio veniva allora adattato
da uno stile regionale all’altro così come oggi lo si adatta da un genere all’altro.
Un’altra continuità si può trovare nella predominanza del rapporto colla
politica: in tutte le opere classiche la propaganda politica o sociale era sempre
presente così come lo è oggi. Certo gli obiettivi della propaganda cambiano: se
negli anni ’60-’70 nessuno poteva attaccare la Rivoluzione Culturale, adesso
nessuno può lodarla così come nessuno può presentare il Guomindang o i
giapponesi del periodo pre-’49 in una luce favorevole. In definitiva dunque è di
ripristino che si parla, più che di novità.
Se vogliamo veramente trovare qualcosa di nuovo dobbiamo oggi guardare ad
uno speciale settore dello huaju, il teatro sperimentale, che opera geniali fusioni di
occidente-oriente, vecchio-nuovo.
11
L’elemento intraculturale, in particolare
l’Opera di Pechino, qui viene recuperato e assume nuovi significati, rivitalizzando
le forme tradizionali. Ruoli dell’Opera di Pechino coi loro trucchi e la loro
gestualità codificata si mescolano ai personaggi del teatro di prosa contemporaneo,
cantando in falsetto collo stile musicale tradizionale.
Fra i commediografi dell’avanguardia, è Gao Xingjian
12
che compie in questo
senso gli esperimenti più arditi.
13
Prenderemo ad esemplificazione qui una sua
moderna Opera di Pechino,
Neve d’agosto,
14
per capire i nuovi significati che il
11
Cfr. Pisciotta, 2000.
12
Su Gao Xingjian esiste una vasta bibliografia, mi limito qui ad indicare gli studi fondamentali in
campo teatrale: Fong, 1999; Henry Y.H. Zhao, 2000; Tam, 2001. Per la bibliografia in cinese cfr.
soprattutto: Gao, 1988, a; Xu, 1989.
13
Cfr. Quah Sy Ren, 1999.
14
Bayuexue, scritta nel 1997, viene dapprima pubblicata nel 2000 a Taipei (Lianjing Chubanshe) poi
inserita, in una edizione rivista, in Gao Xingjian juzuo xuan (Opere scelte di Gao Xingjian), Hong Kong,
2001. Gao ha anche scritto una versione operistica, a cui ha aggiunto molte parti cantate, per lo
spettacolo rappresentato con la sua regia a Taiwan nel 2002 (19-22 dicembre, a cura del Consiglio per gli
Affari Culturali). Il libretto dell’opera è stato pubblicato in Performing Arts Journal, n.5, dic.2002 e nel
programma August Snow, Taipei, Council for Cultural Affaire, Executive Yuan, 2002. La traduzione
letterale del titolo è “Neve nell’ottavo mese del calendario lunare”: a secondo dell’anno, l’ottavo mese
cade di solito nel tardo agosto o in settembre. Poiché Huineng è morto il terzo giorno dell’ottavo mese,
M.
C
RISTINA
P
ISCIOTTA
2028
genere va assumendo oggi e l’utilizzazione che i nuovi commediografi e i nuovi
registi fanno delle forme tradizionali facendo loro acquistare una vitalità che
sembrava ormai spenta.
Fra le ultime opere teatrali del Premio Nobel, l’opera si basa sulla vita di
Huineng (633-713),
15
Sesto Patriarca del Buddhismo Zen e fondatore della Scuola
dell’Illuminazione Subitanea. Secondo i biografi di Huineng, che si affidano un po’
alla leggenda e un po’ alla storia, il Patriarca era un povero taglialegna, un
“barbaro” illetterato venuto dal sud della Cina, che mostrava un’eccezionale abilità
nel capire intuitivamente difficili sutra e nello spiegare complessi concetti
buddhisti in modo sorprendentemente semplice e chiaro. Allorché Hongren,
Quinto Patriarca, dovette considerare il problema della successione, dichiarò che
avrebbe compiuto la propria scelta in base all’esame di una poesia. Le due famose
stanze, scritte sui muri del tempio, mettono così a confronto Shenhui, il “delfino”
designato, istruito e fermamente incamminato nell’ortodossia, con Huineng,
outsider dell’ordine buddhista, non appartenente ad alcun tempio e neppure
monaco ordinato. Il diverso contenuto delle due poesie, come ci racconta
suggestivamente Gao, riflette l’opposizione fra il Chan gradualista del nord,
secondo il quale lo spirito, ancorché originariamente puro, deve incessantemente
preservarsi dalle possibili contaminazioni (Il corpo è l’albero del risveglio / Lo spirito è
un limpido specchio / Pulitelo costantemente / Perché sia senza polvere) e il Chan
subitista del sud per il quale lo spirito, essendo fondamentalmente vacuità, è e
rimane puro, senza che vi sia bisogno di purificarlo con le opere meritorie e
l’esercizio delle virtù (Il risveglio non comporta albero alcuno / Nessuna immagine
riflette il limpido specchio / La natura-di-Buddha è eternamente pulita / Dov’è la polvere
dopo tutto?).
Costretto a scappare dal tempio e a nascondersi fra le montagne per sfuggire
alla persecuzione dei monaci gelosi e assetati di potere, Huineng avrà un pieno
riconoscimento solo molto più tardi negli anni e porterà di fatto la Scuola del Sud
ad eclissare completamente quella del Nord, caduta nell’oblio, dando così un
contributo essenziale allo sviluppo del Buddhismo Chan in Cina.
Neve d’agosto, scritta nel 1997, ma revisionata in seguito varie volte (la mia
traduzione italiana è basata sull’ultima versione del 2001),
16
è un’opera
estremamente interessante, soprattutto se la consideriamo un manifesto implicito
dell’estetica teatrale di Gao Xingjian. Il commediografo, figura centrale del teatro
d’avanguardia non solo cinese, sceglie qui la forma dell’Opera di Pechino
giorno che nel calendario romano cade presumibilmente ancora in agosto, nella traduzione italiana ho
scelto di renderlo con questo mese.
15
Cfr. Il Sutra del gradino (Tan Jing), uno dei più importanti classici del Buddhismo Zen che ha una
trentina di edizioni diverse, è stato attribuito a Huineng. E’ anche il solo sutra buddhista scritto da un
maestro cinese (tutti gli altri sono scritti da maestri indiani). I primi capitoli del libro riguardano
l’autobiografia di Huineng, su cui si basa Neve d’agosto che, pur seguendo da vicino il testo, apporta
tuttavia delle piccole modifiche. Per la biografia di Huineng vedi anche la raccolta di biografie dei
monaci zen più eminenti compilata in epoca Song, Song Gaozeng Zhuan.
16
Gao Xingjian-Opere teatrali, in via di pubblicazione presso Rizzoli. Tutte le citazioni sono tratte dalla
mia traduzione. Esiste anche una traduzione inglese. Cfr. Fong, 2003.