L’Opera di Pechino rivisitata dal teatro sperimentale contemporaneo
2029
tradizionale, “teatro onnipotente” come Gao la definisce, che coniuga la recitazione
col canto, la danza, l’acrobazia, il mimo, le arti marziali.
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Ma c’è naturalmente una
nuova moderna comprensione del tradizionale:
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la assoluta libertà con la quale si
aderisce o si scardina la rigida convenzione dello stile cantato e recitato dell’Opera
di Pechino,
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il non ricorrere a musiche preesistenti (le arie sono costruite ex novo
sul testo), lo spazio dato all’improvvisazione, l’inserimento di forme teatrali di
strada, l’uso di una lingua straordinariamente innovativa piena di sonorità.
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E
naturalmente le mille presenze del teatro occidentale, dal musical contemporaneo
fino alla tragedia Shakespeariana o Greca: una sintesi multiforme e interculturale
che acquista una sua originalità unica.
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Neve d’agosto rappresenta infatti per Gao
“le quattro non somiglianze”: non è come il melodramma, non è come l’opera
tradizionale cinese, non è come lo spettacolo di danza, non è come il teatro di
prosa.
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Il suo tentativo di “teatro totale”, già sperimentato nell’’84 con Il selvaggio
23
e
nell’’87 con
La città dei morti
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si traduce qui con il ricondurre il teatro moderno ai
concetti dell’opera cinese tradizionale, facendogli così riacquistare la sua originaria
raison d’etre.
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L’idea di Gao di “teatro onnipotente” è inoltre legata ad un forte concetto di
libertà, che spiega in gran parte la scelta di Huineng come protagonista
dell’opera:
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la sua superba libertà di spirito, l’indipendenza totale di ogni atto
della sua vita, l’immensa sfida che lancia agli schemi istituzionali e concettuali
accettati da secoli dalla tradizione confuciana, la capacità di approfondire la
nozione di spontaneità all’interno della spiritualità buddhista, sono certamente
tutti elementi di forte attrazione per il commediografo cinese, da sempre alla
ricerca di una sua assoluta autonomia artistica e intellettuale.
Neve d’agosto è inoltre l’unica opera di Gao Xingjian basata su una persona reale
e sulla storia della sua vita: il commediografo rinuncia dunque alla sua autonomia
creativa per rimanere fedele ai documenti storici sul Patriarca. Scritta
17
Cfr. Chang, 2002, pp.18-25.
18
Cfr. a questo proposito il saggio di Gao “Cong minzu xiju chuantong zhong jiqu yingyang” (Nutrito
della tradizione del teatro nazionale): Gao, 1986, a.
19
Vedi il saggio di Gao sul problema della riforma dell’opera tradizionale: “Tan xiqu yao gaige yu bu
yao gaige” (A proposito dell’opera: deve o no essere riformata?): Gao, 1986, b.
20
Cfr. a questo proposito Gao Xingjian, “Tan duoshengbu xiju shiyan” (Esperimenti di multivocalità nel
teatro): Gao, 1983.
21
Neve d’agosto riflette le idee di Gao Xingjian su un nuovo tipo di teatro e di rappresentazione
drammatica espresse soprattutto nella sua seconda collezione di saggi teatrali,
Dui yizhong xiandaixiju de
zuiqiu (In cerca di una forma moderna teatrale): Gao, 1988, b. A questo proposito vedi Pisciotta, 2004.
22
Cfr Gao, 1992, p. 15.
23
Cfr. Gao, 1985. La prima si è avuta al Teatro del Popolo di Pechino nel 1985 con la regia di Lin
Zhaohua.
24
Cfr. Gao, 1989. La prima, in una versione danzata, è stata a Hong Kong nel 1988 con la regia di Jiang
Qing e la musica di Qu Xiaosong.
25
Vedi Chang Meng-jui, “Po jian er chu: Bayue Xue diaozhuo quanneng yanyuan“ (Creare strutture
rituali per
Neve in agosto), in Chang, 2002, pp.12-17.
26
Cfr. Gao, 2002, pp. 5-6.
M.
C
RISTINA
P
ISCIOTTA
2030
espressamente per una compagnia dell’Opera di Pechino di Taiwan e messa in
scena con grande sfarzo e con un numero incredibilmente alto di attori, Neve
d’agosto non può essere paragonata infatti a nessuna delle opere precedenti, tutte
caratterizzate da una intensa immaginazione e da una spietata ironia. E tuttavia
Gao interviene in alcuni punti chiave della biografia di Huineng inventando scene
di intensa teatralità che finiscono per dare all’opera un’impronta fortemente
personale.
La scena di apertura, “Ascoltando i sutra in una notte piovosa”, è per esempio
tipica delle situazioni teatrali di Gao: il confronto fra un uomo e una donna.
L’ambientazione è un piccolo tempio della Cina meridionale abitato solo da
Immenso Forziere, una giovane e bella monaca dalla testa rapata
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, che si accinge a
chiudere il tempio e a cantare i
sutra della sera. Ma ecco che si fa avanti un giovane
illetterato venuto a portare la legna; impaziente e desideroso di apprendere, egli
insiste per rimanere ad ascoltare il suo canto. La donna, che si sente sola nella notte
piovosa, rimane profondamente turbata da quella strana presenza. Il duetto che ne
segue introduce così in modo originale il personaggio di Huineng: attraverso
l’invenzione di questo personaggio femminile, il commediografo affronta fin
dall’inizio il rapporto fra sacro e profano e la tensione fra piacere mondano e
ricerca spirituale.
Immenso Forziere (Canta)
Io sono un Immenso Forziere traboccante
Ma ho così grandi ambasce e così tante…
Huineng (Canta)
I capelli si tagliano e dopo si gettano via
Ma chi può dire che per gli affanni così sia?
Immenso Forziere (Canta)
Giorno dopo giorno, da autunno a primavera
Una lampada è la mia solitaria consigliera.
Huineng (Canta)
Trasporto legname dall’alba fino al tramonto
La taglio, la vendo e a ritagliarla son pronto.
Immenso Forziere (Canta)
Lunga è la notte che all’infinito dura
Ma chi di me potrà prendersi cura?
Huineng (Canta)
Anno dopo anno ancora
Che far della mia vita allora?
Immenso Forziere (Canta)
Io sono un Immenso Forziere traboccante
Ma ho così grandi ambasce e così tante…
Huineng (Canta)
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Il personaggio si ispira ad una monaca realmente esistita con questo nome, la cui biografia appare nel
II vol. di
Xu biqiuni zhuan (Biografie di monache buddiste) compilato in epoca Song.