Le rappresentazioni di kōdan
nel Giappone di oggi
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l’ideologia del combattere, anche se è pur vero che per altri esponenti prevalse
l’idea di essere stati usati per la propaganda di guerra. Del resto, è facile
immaginare che in quel periodo le autorità avevano difficoltà a dare spazio
all’ilarità del rakugo e potevano, ufficialmente, solo sostenere la compostezza, la
seriosità e l’etica del kōdan, elementi che i rappresentanti di oggi cercano di
mediare con una maggiore leggerezza.
Dal dopoguerra in poi la popolarità del kōdan sembra conoscere una battuta
d’arresto, anche per la mutata atmosfera politica, e prende invece più spazio il
rakugo che risponde meglio alla società in crescita che comincia ad avere tempi e
ritmi più veloci. Sulla scia del successo si cominciano a stampare raccolte e collane
di rakugo e intorno agli anni Sessanta e Settanta se ne contano numerose rispetto a
quelle di kōdan, un po’ un paradosso per un genere che nasce legato al testo scritto
e ha compreso molto precocemente l’importanza di stamparlo. È vero che la
stenografia delle declamazioni comincia con San’yutei Enchō (1839-1900), artista
impostosi nel rakugo ma anche nei ninjōbanashi (racconti sui sentimenti), ma il
fenomeno non era dettato da un’esigenza del genere in sé, quanto più dalla fama
dell’autore.
È negli ultimi anni, dal 2000 in poi, che è ricominciata la pubblicazione di testi
di kōdan, all’interno di serie che si occupano di letteratura classica o per iniziative
di singoli artisti. Il repertorio è stato conservato per lo più con l’apporto audio,
eredità che viene oggi conservata in cd e dvd. Un altro fenomeno degli ultimi anni
vede poi la pubblicazione di libri sulla vita e sull’attività degli artisti, anche se non
sono numerosi come quelli dei rakugoka.
A proposito degli esponenti, dagli anni ’50 in poi comincia all’interno del
mondo del kōdan la ricerca di una diffusione e popolarità basata sul gruppo, per cui
continuano naturalmente a esistere le scuole, ma nascono anche le associazioni. La
prima a formarsi nel 1980 è la Kōdan kyōkai (Associazione del kōdan), la seconda,
nata da una divisione interna nel 1993, è la Nihon kōdan kyōkai (Associazione
giapponese del kōdan). Alla prima appartengono le scuole del Kantō: Ichiryūsai,
Takarai, Tanabe, Momokawa e alcuni della scuola Kanda; alla seconda solo
esponenti della scuola Kanda. Nel Kansai è attiva la scuola di Kyokudō Konanryō
IV, che non appartiene a nessuna delle due associazioni sopra nominate. Il kōdan
continua quindi a caratterizzarsi come un’arte del Kantō, rimasto associato alla
regione della quale ha trattato maggiormente la cultura, mentre nel Kansai gode di
un incontrastato successo il rakugo.
A Tōkyō esistono oggi due yose in cui il repertorio di kōdan è prevalente, ma lo
spettacolo può essere visto anche in altri yose, teatri e hall. Il luogo storico dedicato
al kōdan (kōdan jōseki), lo Honmokutei di Ueno, ha resistito come teatro fino al 1990,
poi per ragioni economiche è stato rilevato e abbattuto. In seguito è stato
ricostruito, sempre nella zona di Ueno ma distante dal precedente, e oggi la “sala”
dello Honmokutei è in realtà all’interno di un piccolo ristorante nel quale c’è uno
spazio, non tanto più grande di un tokonoma, dove è collocato lo shakudai, e per due
fine settimana al mese è possibile assistere a dei kōdan. Sempre a Ueno si trova una
sorta di kōdan jōseki, lo Oedo Ueno Hirokōjitei. Altri yose in cui molto spesso si può
assistere ai kōdan sono: lo Oedo Nihonbashitei di Nihonbashi, lo Oedo Ryōgokutei
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ATILDE
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ASTRANGELO
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di Ryōgoku, il Suzumoto Engeijō di Ueno, il Suehirotei e il Nagatanihōru di
Shinjuku, lo Engeijō, affiliato al Teatro Nazionale, lo Engeijō di Ikebukuro, lo
Engeihōru e il Mokubatei di Asakusa. Ancora frequenti sono oggi gli zashiki kōdan,
richiesti in occasione di feste o celebrazioni private, segno di una costante presenza
nella vita sociale.
Le caratteristiche che si possono riscontrare nella realtà del kōdan attuale vanno
elencate a cominciare da un ritorno all’arte individuale, come nei primi periodi di
sviluppo del genere, che fa perno sulla costruzione di un personaggio originale.
Tale ‘individualismo artistico’ ritorna anche nel fatto che ogni declamatore ha delle
scuole, dei corsi, dei juku (corsi) privati, e come vedremo, alcuni anche un teatro
personale. I kōdanshi di oggi sono poi presenti su internet tramite i siti e i blog
personali.
Il testo rimane anche oggi importantissimo, così come lo è la produzione
originale, i sōsaku.
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L’interpretazione conta ma non può conoscere elevati livelli di
elaborazione senza l’apporto del testo. Le performance sono accompagnate da una
maggiore gestualità e uso del corpo, soprattutto da parte degli artisti più giovani
per i quali si riscontra un inserimento di musiche o danze nello spazio davanti allo
shakudai, quasi a indicare un superamento delle barriere simboliche. Il linguaggio
rimane tendenzialmente classico, ma con l’inserimento di diverse parole straniere,
come ad esempio l’uso di leader o leadership in relazione a un personaggio storico
giapponese.
Il kōdan conosce oggi una certa richiesta anche perché è adattabile a vari contesti
– intrattenimento, politica, educazione – e quindi proponibile in più ambiti; tra
questi, forse quello televisivo è il mezzo che trasmette meno l’atmosfera del kōdan,
mentre per il rakugo si è rivelato ideale.
Nonostante il forte intento di rendere il kōdan un genere di più facile fruizione,
esso continua a essere impegnato in tematiche sociali moderne, dai problemi
dell’ecologia a quelli dell’infanzia.
L’evoluzione del kōdan sembra insomma aver compiuto dalle origini una curva
che lo ha portato da una fase di grande successo, a una di minore rilievo, per
tornare oggi a un certo recupero di notorietà, se non proprio di popolarità. Nel
2003 Il kōdanshi Ichiryūsai Teisui VI (Asano Seitarō) è stato nominato “Tesoro
nazionale”, onorificenza data per la prima volta nell’ambito del kōdan, ma già
conferita nel mondo del rakugo, che ha portato un nuovo impulso ed entusiasmo
per tutti gli artisti. Nel novembre del 2005 Teisui VI ha fatto porre allo Yushima
Tenjin una lapide per commemorare il luogo del kōza no hajimari (la prima pedana)
nel quale Itō Enshin, sopra nominato, ebbe il permesso di costruire il primo kōza
per le declamazioni dei kōdanshi nel 1807.
Il kōdan è un’arte che celebra l’uso, la bellezza e la forza delle parole, della
comunicazione basata essenzialmente sull’affabulazione verbale, e per tale intento
lavorano la gestualità corporea e le espressioni del viso, a sostegno di quello che
viene detto oralmente. Se questo costituisce una sfida nelle nostre società, oggi il
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Come brevi testimonianze circa le indicazioni sulla costruzione di un testo, rimangono le trascrizioni
di alcune lezioni tenute negli anni ’60 presso lo Honmokutei: cfr. Itō, 1964; Tanabe, 1964.