3.3
le inondazioni fluviali e le loro ricadute sulle città romane:
considerazioni storico-giuridiche*
Fra le catastrofi naturali più ricordate dagli autori antichi vi sono senza
dubbio le inondazioni, da sempre circondate da un’aura di prodigio non solo
per la pericolosità e la frequenza del fenomeno, ma anche per la sua impre-
vedibilità, tale – come scriveva le gall – da sorprendere «gli abitanti nei loro
letti, nei negozi e persino per le strade senza dar loro il tempo di scappare»
1
.
la gravità delle loro conseguenze è messa bene in evidenza nelle fonti lette-
rarie: così dione cassio 39.61.1-3 descrive la piena del tevere del 54 a.c.:
«proprio in quel tempo il tevere o per la pioggia abbondante caduta un po’
a nord di roma o per il forte vento che spirando dal mare spingeva indietro
la sua corrente o più probabilmente per la volontà di qualche dio, come si
sospettava, all’improvviso straripò con tale violenza da inondare tutti i luoghi
bassi della città e raggiungere molte delle località più alte. i muri delle case,
che erano fatti di mattoni, si inzupparono d’acqua e precipitarono, e tutte le
bestie morirono annegate. tutti gli uomini che non fecero in tempo a rifu-
giarsi su luoghi elevati, morirono». ancor più drammatica la descrizione di
tacito (Hist. 1.86.2) della piena del 69 d.c.: «ma una paura particolare sia
per il disastro attuale che per il futuro da un’improvvisa inondazione
del tevere che, con uno smisurato ingrossamento, abbattuto il ponte sublicio
e riversatosi per la rovina della diga contrapposta, allagò non solo le parti basse
e piane della città, ma anche quelle sicure contro sciagure di tal genere; molti
furono trascinati fuori dalla pubblica via, parecchi furono sorpresi nelle oste-
rie e nelle camere da letto. Fra il popolo dilagò la fame, la povertà e la carestia.
le fondamenta dei caseggiati furono danneggiate dalle acque stagnanti».
* Questo articolo corrisponde alla relazione pronunciata nel convegno La città liquida- la città
assetata: storia di un rapporto di lunga durata, (curr. l. genovese, m. galtarossa),
Fuori dall’ordinario.
La città di fronte a catastrofi ed eventi eccezionali, v congresso aisU, roma 8-10 settembre 2011.
1
J. L
e
G
aLL
,
Il Tevere fiume di Roma nell’antichità, roma 1995 (trad. it. dell’ed. paris
1953), 2005, p. 39.
93
94
L. m
aGanzani
, le inondazioni fluviali
[pp. 93-102]
Una drammaticità che fa eco nelle riflessioni dei giuristi romani, dove
l’inundatio, insieme all’incendium, la ruina, il tumultus, il terrae motus, l’in-
cursione di briganti, di predoni o di nemici (es. i. 3.23.3; d. 19.2.15.2; d.
50.17.23), compare fra le forme di vis maior cui resisti non potest
2
: fenomeni
– secondo Ulpiano d. 39.2.24.4 – ammantati di un vigore divino, visto
che nessuno sforzo dell’uomo è in grado di contrastarli. in particolare le
piene del tevere, proprio per le gravi conseguenze e l’impatto emozionale
sulla popolazione, sono ampiamente documentate dalle fonti, cosicché è
possibile darne un elenco cronologico abbastanza completo, dal 414 a.c. al
398 d.c.
3
le fonti letterarie e le scoperte archeologiche ed epigrafiche dan-
no anche testimonianza di una serie di interventi pubblici (alcuni rimasti
allo stadio di progetto) destinati a ridurre la piaga delle inondazioni
4
.
si pensi, ad es., al progetto cesariano di deviazione del tevere ricor-
dato da cicerone in una lettera ad attico del 45 a.c. (13.33), elaborato
nel quadro di un più ampio tentativo (mai realizzato) di ristruttura-
2
F. W
ubbe
, Vi tempestatis, J.-F. G
erkens
(a cura di), Mélanges Fritz Sturm, i, liège
1999, p. 579-593.
3
414 a.c. (liv. 4.49.2); 363 a.c. (liv. 7.3.2); 241 a.c. (oros., Hist. 4.11.6; aug., De civ. Dei
3.18); 215 a.c. (liv. 24.9.6 due inondazioni); 203 a.c. (liv. 30.26.5); 202 a.c. (liv. 30.38.10-
11); 193 a.c. (liv. 35.9.2-3); 192 a.c. (liv. 35.21.5-6); 189 a.c. (liv. 38.28.4 dodici inondazio-
ni); 57 a.c. (scholia luc., Phars. 8.824); 54 a.c. (dio cass. 39.61; cic., Ad Quint. 3.5); ? a.c.
(hor., Carm. 1.2.13-29); 27 a.c. (dio cass. 53.20); 23 a.c. (dio cass. 53.33); 22 a.c. (dio
cass. 54.1); 12 a.c. (dio cass. 54.25); 5 d.c. (dio cass. 55.22; cass., Chron. 604); 12 d.c. (dio
cass. 56.27); 15 d.c. (dio cass. 57.14; tac., Ann. 1.76); 36 d.c. (dio cass. 58.26; zonar. 11.3);
69 d.c. (tac., Hist. 1.86; svet., Oth. 8; plut., Oth. 4); regno di nerva (ps. aur. vict., Epit. 13);
regno di traiano (plin., Epist., 8.17; ps. aur. vict., Epit. 13); regno di adriano (Hist. Aug., Hadr.
20); 147 d.c. (Hist. Aug., Ant. 9; Fasti Ostiensi, NSc 1939, p. 361 = i. it. xiii, i, p. 207); regno
di marco aurelio (Hist. Aug., Aur. 8); 217 d.c. (dio cass. 78.25.4-5); 253 d.c. (aur. vict., Caes.
32); 371 d.c. (amm. marc. 29.6.17); 379 d.c. (Beda, Chron. 589); 398 d.c. (claudian., Bell.
Gild. 41-43): cfr. m.P. m
uzzioLi
,
Le piene del Tevere e la sistemazione delle ripae a Roma. Il contri-
buto della pianta di via Arice, in e. h
ermon
(a cura di), in
Société et climats dans l’Empire romain.
Pour une perspective historique et systémique de la gestion des ressources en eau dans l’Empire romain,
napoli 2009, p. 392-393; g.s. a
Ldrete
, Floods of the Tiber in ancient Rome, Baltimore 2007,
p. 10 ss.; L
e
G
aLL
, Il Tevere cit. p. 35 ss.; c. m
occheGiani
c
arPano
,
Le inondazioni del Tevere
nell’antichità, tevere un’antica via per il mediterraneo, roma 1986 a, p. 147 ss.
4
es. c. a
LLinne
, Les villes romaines face aux inondations. La place des données archéolo-
giques dans l’étude des risques fluviaux, géomorphologie: rellief, processus, environnement,
(http://geomorphologie.revues.org/index674.html) 1 2007, pp. 1-30; m. F
iorentini
, Fiu-
mi e mari nell’esperienza giuridica romana. Profili di tutela processuale e di inquadramento
sistematico, milano, 2003, p. 217 ss.