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aGanzani
, le inondazioni fluviali
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zione della città (la cd. lex de urbe augenda del 45 a.c.) ma forse non
estraneo alla problematica in esame.
si pensi ai lavori di allargamento e pulizia del letto del tevere realizzati
da augusto (svet., Aug. 28 e 30 e storia pseudo isidoriana 5) e alla creazione
a questo scopo, nel 15 d.c. sotto tiberio, di un’apposita carica, quella dei
curatores alvei Tiberis et riparum
5
. Questi, fra l’altro, continuarono l’opera
di
terminatio delle rive già intrapresa nel 55-54 a.c. dai censori
M. Valerius
Messalla e
P. Servilius Vatia Isauricus, nell’8 a.c. dai consoli
C. Asinius Gal-
lus e
C. Marcius Censorinus e nel 7-6 a.c. dallo stesso augusto.
sempre nel 15 d.c., a seguito di una gravissima inondazione (avvenuta
a soli tre anni da quella precedente), il senato, su indicazione di tiberio,
incaricò Ateius Capito e L. Arruntius di cercare un rimedio adeguato (tac.,
Ann. 1.79), forse perché nel 5 d.c., in occasione del loro consolato, que-
sti avevano già dovuto affrontare un problema similare. la proposta dei
curatori fu di operare a livello delle pianure alluvionali, deviando i fiumi e
riducendo i laghi responsabili dell’ingrossamento del tevere. ma contro il
progetto furono portate le ragioni dei municipi e delle colonie interessate,
nonché il generalizzato timore di una vendetta degli dei a fronte di un in-
tervento troppo radicale sullo stato dei luoghi e delle acque
6
.
da ultimo, una grande iscrizione di claudio, probabilmente inserita
in una delle installazioni del nuovo porto da lui edificato (nell’attuale
Fiumicino), attribuisce all’imperatore il merito di aver liberato la città
5
cfr. L
e
G
aLL
,
Il Tevere cit., p. 155 ss. sono anche attestati un
procurator Caesaris ad
ripam Tiberis (
op. ult. cit., p. 318 s.) e un
procurator Baetis o
procurator Augustorum ad ripam
Baetis (
op. ult. cit., p. 319; g. t
omás
,
Limitations à la propriété riveraine et libre navigation
fluviale, in rida 48, 2001, p. 365 nt. 21).
6
sul progetto, da ultimo, P
h
. L
eveau
, Les inondations du Tibre à Rome: politiques publi-
ques et variations climatiques à l’époque romaine, e. h
ermon
(a cura di),
Vers une gestion inté-
grée de l’eau dans l’empire romain, «atlante tematico di topografia antica, xvi supplemento»,
roma 2008, pp. 137-146. su altri progetti e lavori di cesare, augusto, tiberio, claudio,
traiano etc.: a
Ldrete
,
Floods of the Tiber cit. p. 181 ss.; m.m. s
eGarra
L
aGunes
,
Il Tevere
e Roma. Storia di una simbiosi, roma 2006, p. 69 ss.; L
e
G
aLL
, Il Tevere cit., p. 130 ss.; i
d
.
Il Tevere e Roma, in Tevere un’antica via per il Mediterraneo, roma 1986, pp. 113-116; o.F.
r
obinson
,
Ancient Rome. City Planning and Administration, london-new York, 1992, p. 86
ss.; e. r
odríGuez
a
Lmeida
,
Il monte Testaccio, ambiente, storia, materiali, roma 1984, p. 67
ss. sui grandi lavori idraulici realizzati in gallia, F. d
e
i
zarra
,
Le fleuve et les hommes en Gaule
romaine, paris, 1993, p. 51 ss.; P
h
. L
eveau
, L’hydrologie du Rhône, les aménagements du chenal
et la gestion territoriale de ses plaines en aval d’Orange, Gallia 56 (1999) pp. 1-175.
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L. m
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, le inondazioni fluviali
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dal pericolo delle inondazioni, avendo scavato delle fosse dal tevere verso
il mare per i lavori del porto (cil xiv.85 … fossis ductis a Tiberi operis
portus caussa emissisque in mare urbem inundationis periculo liberavit). lo
stesso risulta da un’iscrizione di traiano, anch’essa riferibile al quartiere
di Portus (cil xiv.88… fossam fecit, qua inundationes Tiberis adisidue
urbem vexantes rivo perenni instituto arcerentur). ma l’ottimistica previ-
sione dei due imperatori fu smentita dai fatti, viste le gravi inondazioni
avvenute nel 69 d.c. e poi durante i regni di nerva e traiano.
ma non è di questi interventi pubblici di grande portata che vorrei trat-
tare in questa sede, anche perché si tratta di fatti noti e ampiamente studiati.
vorrei invece evidenziare che nella roma antica, sul tema scottante delle
inondazioni, non solo sono individuabili una serie di tentativi di far fronte
al problema da parte dell’amministrazione pubblica con interventi più o
meno riusciti di pianificazione territoriale o con la realizzazione di imponen-
ti opere pubbliche, ma è anche rintracciabile una sorta di “presa di coscienza
collettiva”, per cui ogni singolo cittadino veniva reso partecipe dei tentativi
di soluzione del problema da parte della pubblica autorità attraverso l’im-
posizione di regole di rispetto. ciò avveniva non di rado per intervento del
pretore, il magistrato giurisdizionale dotato di imperium che, inserendo nel
suo editto formule di azioni o altri mezzi giurisdizionali, poteva intervenire
coattivamente nella vita dei singoli e imporre loro per via indiretta l’osser-
vanza di alcune regole di comportamento. l’editto del pretore non ci è per-
venuto, nemmeno nella sua forma redazionale stabile di età adrianea; ma
le sue prescrizioni sono conoscibili talvolta attraverso le fonti letterarie, più
spesso attraverso il digesto giustinianeo. infatti, nei frammenti del digesto,
spesso formulati in forma casistica, i giuristi riportano e commentano, oltre
alle regole dello ius civile, le prescrizioni dell’editto del pretore.
Un primo esempio di intervento pretorio finalizzato alla gestione delle
piene fluviali è attestato da aulo gellio, Noct. Att. 11.17
7
. l’a. dice di
7
11.17.4: legisse ‘retas’ vocari arbores, quae aut ripis fluminum eminerent aut in alveis
eorum extarent, appellatasque esse a retibus, quod praetereuntes naves inpedirent et quasi inre-
tirent; idcircoque sese arbitrari ‘retanda’ flumina locari solita esse, id est purganda, ne quid aut
morae aut periculi navibus in ea virgulta incidentibus fieret. sul testo r. v
iGanò
,
Sull’«
edic-
tum de fluminibus retandis», in labeo 15 (1969), pp. 168-177; B. a
Lbanese
,
L’«edictum
vetus» su «qui flumina retanda publice redempta habent», in aUpa 41 (1991), pp. 19-29 =
Scritti Giuridici II, palermo 1991, pp. 1735-1745.