193
L. m
aGanzani
, cippo di salde
[pp. 187-194]
incalzato dal tempo e dovessi affrettarmi a partire per cesarea, tuttavia
mi recai immediatamente a Saldae e osservai che l’acquedotto era stato
bene iniziato ma che si trattava di un gran lavoro impossibile da con-
cludersi senza l’intervento di nonio dato, il quale lo condusse insieme
con diligenza e fedeltà. e pertanto stavo per chiedergli di concederci
di fermarsi qualche mese per condurre a termine la cosa, se non fosse
incappato in una malattia presa [sul lavoro].
e
dizioni
e
cenni
bibLioGraFici
cil viii.2728 (cfr. cil viii.18122) = ils 5795 = ae 1996.1802. partico-
larmente utile la spiegazione di J.p. laporte, Notes sur l’aqueduc de Saldae (Bougie),
l’africa romana xi.2, atti dell’xi convegno di studio, cartagine, 15-18 dicem-
bre 1994, curr. m. Khanoussi, p. ruggeri, c. vismara, sassari, 1996, pp. 736-752
(= ae 1996.1802). altra lett.: s. gsell, Les Monuments antiques de l’Algerie, i,
paris, 1902, pp. 250-252; d. giorgetti, Da Erone di Alessandria a Nonio Dato.
Note sul sistema di avanzamento in cavo cieco degli acquedotti, romana gens. Boll.
ass. archeol. romana 1 (1984), pp. 19-24; p. zanovello, Caratteristiche tecniche
degli acquedotti romani nelle fonti epigrafiche, l’africa romana 11.2 (1996), pp.
667-682; ead., Le fonti epigrafiche, Utilitas necessaria. sistemi idraulici nell’italia
romana, cur. i. riera, milano, 1994, pp. 101-104 (con trad. it. di parte del testo
a p. 101); r. catalano, Acqua e acquedotti romani. Fontis Augustei aquaeductus,
napoli, 2003, pp. 27-29 (con trad. it. di parte del testo a p. 28-29); a.d. Bianco,
Aqua ducta, aqua distributa. La gestione delle risorse idriche in età romana, torino,
2007, pp. 74-77.
lauretta maganzani
3.13
Tabula di lamasba
la cd. Tabula di lamasba, datata al regno di elagabalo (218-222
d.c.), proviene dalla località di lamasba in numidia, importante cen-
tro urbano del maghreb meridionale. la sua edizione è frutto di nu-
merosi rinvenimenti successivi: per primo e. masqueray, all’inizio del
1877, scoprì nell’area delle rovine della città, corrispondente all’attuale
località di ain merwana in algeria, due ampi frammenti rettangolari
(corrispondenti alla parte alta, di destra e di sinistra, della tabula). lo
scopritore ne diede notizia nel vol. xxi della Revue Africaine
1
. il do-
cumento fu poi pubblicato da Willmanns, con un breve commento,
in cil viii.4440 e p. 956. in seguito dessau ritrovò sul luogo una
parte del preambolo che collegava i frammenti già noti. da qui il te-
sto fu ripubblicato, prima nell’ Ephemeris Epigraphica 7 (1892), num.
788, pp. 251-260 (cfr. anche la nota in Ephemeris Epigraphica 5, num.
1279), poi, nella stessa forma, in cil viii.18587 (con note di dessau
e J. schmidt a p. 1780-1782) e in ils 5793. Fu a breve riedito da s.
gsell in Recherches archéologiques en Algérie (paris, 1893, p. 82-85) con
l’aggiunta di due frammenti nuovamente scoperti, il primo dei quali
si collegava al primo delle precedenti edizioni. da ultimo m.F.g. de
pachtère in Mefra 28 del 1908, p. 373-405, pubblicò l’iscrizione per
intero. il testo è stato approfonditamente studiato, fra gli altri, da B.d.
shaw in due ampi lavori del 1982 e 1984 (cfr. bibl.).
È costituita da lastre di pietra recanti una piccola parte del regolamento
di una comunità di irrigazione stilato, come risulta dal preambolo, da una
commissione arbitrale (di cui fa parte un certo valentino) ex decreto dell’or-
do decurionum e dei coloni di lamasba. lo scopo era documentare la solu-
zione dei conflitti sorti all’interno della comunità circa i tempi di distribu-
1
2° Rapport à M. le Général Chanzy, Gouverneur Général de l’Algérie, sur la mission
dans le Sud de la province de Constantine, revue africaine (1877), pp. 37-41. cfr. anche il
rapporto in Bulletin de Correspondance Africaine 3 (1884), p. 223.
195
196
L. m
aGanzani
, Tabula di lamasba
[pp. 195-213]
zione dell’acqua ai singoli beneficiari a partire da una fonte perenne o da un
acquedotto (cd. Aqua Claudiana). infatti l’area territoriale a cui il testo si
riferisce è a tutt’oggi una zona semi-arida con precipitazioni irregolari. ma
le piogge, di solito concentrate da ottobre ad aprile, potevano anche tardare
fino al mese di gennaio, il che avrebbe rallentato la semina e compromesso
i raccolti. infatti la coltivazione doveva avere per oggetto cereali, grano, orzo
e miglio, cioè vegetali con ciclo produttivo invernale, e ulivi (espressamente
menzionati nell’iscrizione). per questo motivo i coltivatori di lamasba si
dotarono di questo sistema di irrigazione ‘artificiale’ che durava dal 25 set-
tembre alla fine di marzo. tuttavia, l’uso dell’acqua proveniente dalla fonte
perenne doveva non di rado provocare dissidi fra i beneficiari. da qui la ste-
sura di questo regolamento di ripartizione delle risorse idriche nel semestre
invernale, anche a documentazione della soluzione della controversia sorta
in quell’anno e risolta dalla commissione arbitrale.
dal testo conservato risulta che i fondi irrigati erano disposti su scalae,
cioè a terrazze di diversa altezza; ai fondi l’acqua arrivava verosimilmente
attraverso canalette a loro volta alimentate da un collettore orizzontale, la
cd. matrix, che correva lungo ciascun terrazzamento, alimentato forse da
un bacino o cisterna collegati alla fonte perenne, la cd. Aqua Claudiana.
l’iscrizione, preceduta dal titolo imperiale di elagabalo e dal pream-
bolo che illustrava le ragioni della sua redazione, è disposta in tre colon-
ne che riportano l’elenco dei concessionari in base alla posizione della
relativa parcella sulla terrazza, la relativa superficie da irrigare espressa
in K (unità di misura dal significato controverso
2
), la durata e la data
dell’irrigazione. ciascun proprietario, a seconda del numero di K di cui
era titolare, otteneva l’acqua per un certo lasso di tempo espresso in ore
e mezz’ore. ad esempio, il primo nome della prima colonna della prima
scala è di un certo Mattius Fortis che, per 308 K, riceve acqua dalla i ora
del 25 settembre alla quinta ora e mezza dello stesso giorno per quat-
tro ore e mezza: Mattius Fortis K 308 ex h(ora) (prima) d(iei) (septimi)
kal(endas) octobr(es) in h(oram) (quintam dimidiam) d(iei) eiusdem p(ro)
p(arte) s(ua) h(orae) (quattuor et) s(emis).
2
secondo c. meuret (AntAfr 32, 1996, pp. 87-112: cfr. bibl.), K sarebbe una misura di
superficie corrispondente a un cubitus: da qui l’a. deduce che le parcelle irrigate dovevano
misurare da 1,4 a 55,5 iugeri: cfr. ae 1996.1801.
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