Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917
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che «nella creazione della nuova atmosfera di cittadinanza in Russia nell’ultimo
decennio ha avuto un enorme merito la nostra rappresentanza nazionale», oltre
alla crescita economica e materiale, allo sviluppo del movimento cooperativo
nelle campagne. Sono state queste premesse a far sì che
potessero dispiegarsi pie-
namente «la consapevolezza dell’unità nazionale, il sentimento di solidarietà delle
persone in un’unica causa nazionale», che «sempre crescono e si rafforzano nei
giorni di guerra», ma che oggi sono particolarmente forti «proprio perché quella
attuale è
una guerra patriottica»
81
.
Intellettuali di formazione positivista e laica, giuristi come F. Kokoškin o
storici come A. Savin, preferiscono ricorrere al termine «guerra europea», che
peraltro non comporta alcun intento minimizzatore, ma piuttosto la volontà di
enfatizzare la dimensione dei rapporti tra le grandi
potenze e la rilevanza del
conflitto per le sorti dell’Europa: «siamo innanzi a eventi comparabili solo forse
con le guerre napoleoniche. Ma anche quei conflitti impallidiscono al cospetto
della guerra europea che sta ormai cominciando (…) non si tratta solo della li-
bertà e dei diritti degli slavi, ma della libertà e dei diritti dell’intera Europa»
82
.
Per «Russkie vedomosti», quotidiano di riferimento dell’
intelligencija progressista
moscovita, definire la guerra in corso come «guerra europea», della quale peraltro
si ribadisce l’«indubbio significato mondiale», vuol dire anche contrastare «quelle
voci che pretendono di contrapporre la Russia e lo slavismo all’Europa,
che agi-
tano lo spettro della vittoria russa sull’Europa», e ribadire, contro le inclinazioni
neo-slavofile, il destino europeo e occidentale della Russia, incontestabile nel
momento dell’alleanza con le potenze democratiche dell’Intesa: «in nessun altro
momento della nostra storia noi siamo stati così strettamente legati all’Europa
(…) difendendo noi stessi difendiamo anche l’Europa»
83
.
81
Ivi, pp. 11-20.
82
F. Kokoškin, in «Russkie vedomosti», 29 luglio 1914. A. Savin
definisce la guerra in cor-
so come prevalentemente europea, e in particolare come guerra difensiva dell’Intesa contro
il tentativo degli imperi centrali di divenire padroni dell’Europa. Ma al tempo stesso rileva
che le grandi potenze europee sono riuscite a spartirsi enormi porzioni di territori mondiali,
sicché, anche se non va ignorata l’ascesa di Giappone e Stati Uniti (dei quali prevede la futura
competizione nel Pacifico), si può comunque affermare che «la
preminenza in Europa conduce
quasi alla preminenza nel mondo», in A. Savin,
Vojna imperij i mir islama, Moskva, Trud, 1915
(conferenza tenuta a Mosca il primo marzo 1915).
83
«Russkie vedomosti», 8 agosto 1914. Il riferimento è all’articolo di S. Bulgakov,
Rodine, vedi
supra.
Capitolo I. La Russia nella Prima guerra mondiale
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All’indomani dello scoppio della guerra non mancano coloro che adottano
immediatamente la locuzione «guerra mondiale» (
mirovaja vojna) per enfatizzare
la novità della dimensione geopolitica del conflitto, il coinvolgimento attraver-
so gli imperi coloniali di vaste aree extraeuropee, soprattutto quando l’impero
britannico entra in guerra
84
e si manifesta la sua capacità
di mobilitare contin-
genti militari di provenienza coloniale
85
. Rapidamente poi il concetto di «guerra
mondiale» comincia a essere impiegato da alcuni commentatori per sottolineare
il significato dirompente dell’evento bellico per le sorti della civiltà contempora-
nea. Questi orientamenti prevalgono tra i più autorevoli collaboratori della rivista
«Russkaja mysl’», diretta da Petr Struve.
Scrive Valerii Brjusov nel settembre 1914:
La “grande guerra” dei nostri giorni ha coinvolto non solo gli Stati europei,
ma una
parte significativa di paesi extra-europei (…) data la stretta connessione che adesso
si è instaurata tra tutti i popoli e i territori del mondo, ciò è perfettamente naturale.
In primo luogo tutti gli Stati della terra sono legati da una rete di molteplici rapporti
reciproci (prima di tutto commerciali); in secondo luogo le potenze europee che com-
battono hanno possedimenti coloniali, il cui significato per le metropoli è consistente
già adesso, e nel futuro diventerà enorme. Perciò, mentre eventi decisivi si verificano
sui vecchi campi d’Europa (…) le azioni belliche si svolgono anche nei paesi più remoti
(…) per dimensioni queste operazioni belliche coloniali
non sono niente di grandioso,
ma sulla vita dell’umanità possono esercitare una influenza esclusiva
86
.
Con l’audacia intellettuale che lo contraddistingue, Struve non esita a defi-
nire il conflitto divampato nel 1914 come «terza guerra mondiale», nel senso che
costituirebbe, dopo le guerre napoleoniche e la guerra di Crimea, «l’ultima guerra
mondiale dell’Occidente europeo contro l’Oriente europeo»
87
. Si tratta di una
definizione che sembra porre l’accento sul compimento
di un processo storico
iniziato un secolo prima, piuttosto che sull’apertura di una nuova epoca della
storia mondiale. In realtà la lettura di Struve, interprete del liberalismo nazionale
84
Cfr.
Mirovaja vojna, in «Russkoe slovo», 24 luglio 1914.
85
Cfr. anche il periodico socialista «Il mondo contemporaneo»: S.,
Mirovaja vojna, in «Sovre-
mennyj mir», 9, 1914, pp. 197-215.
86
V. Brjusov,
Vojna vne Evropy, in «Russkaja mysl’», 8-9, 1914, p. 131.
87
P. Struve,
Sud istorii, in «Russkaja mysl’», 8-9, 1914, p. 168. Seconda e terza parte dell’artico-
lo sono in «Russkaja mysl’», 10, 1914, pp. 165-174 e 11, 1914, pp. 158-168.