Settimanale di informazione domenica 3 settembre 2017 anno 114 N. 32 € 1,50 dcoio0047



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ACQUI TERME

L’ANCORA

3 SETTEMBRE 2017



Acqui Terme. Ero appena entrato

nell’ordine delle idee di ritornare sul-

l’argomento  “apicoltura”  iniziato  su

L’Ancora del 24 marzo e del 7 aprile

2013 (“L’allevamento delle api: una so-

cietà strutturata su organizzazione e la-

voro”, “Ape regina: una sola per alvea-

re. Forte efficiente e prolifica”, “Il miele:

da sempre dolce forza della natura”,

“Le api operaie compiti diversi e speci-

fici”) quando sulla rubrica “Tuttolibri” de

La Stampa del 15 luglio viene presen-

tato  da  Ester Armando  un  saggio  “Il

Tempo delle api – Lezioni di vita dal-

l’alveare” del biologo canadese Mark L.

Winston – Traduzione di Allegra Panini,

Editore Il Saggiatore.

Una intera pagina del giornale con

questi titoli e sottotitoli: Biologia/ la per-

fetta armonia degli insetti- Il paradiso

esiste l’hanno inventato le api – Uno

scienziato racconta vita, lavoro, orga-

nizzazione degli alveari.

E dimostra che hanno molto da in-

segnarci: dall’arte del dialogo alla ge-

stione del tempo - Operaie specializ-

zate nel fare bene una cosa alla volta

per non sacrificare né riposo né rela-

zioni  sociali-  I  problemi  si  risolvono

con  la  collaborazione:  e  la  risposta

strategica alle avversità è la «resilien-

za».


“Il tempo delle api – secondo Ester

Armando – oltre che essere un’appas-

sionata e rigorosa opera di divulgazio-

ne scientifica è anche e soprattutto un

libro sul dialogo”. «Per avviare un dia-

logo», infatti, «occorre la stessa atten-

zione che serve quando si entra in un

apiario».

Stare in mezzo alle api è un’espe-

rienza totalizzante. A essere notevole

non è tanto che le api stiano morendo,

ma il fatto che fino ad oggi siano riu-

scite  a  sopravvivere  e  prosperare  in

ambienti sempre più inospitali.

Il saggio è strutturato in 11 capitoli:

- 1Partiamo dalle api, - 2 Miele, -3 Api

assassine, - 4 Mille piccole ferite, -5

Valorizzare la natura, -6 Api in città, -7

C’è qualcosa di più grande di Phill, - 8

Arte e cultura, - 9 Essere sociali, - 10

Conversare, - 11 Lezioni dall’alveare.

Da una prima veloce lettura riporto al-

cuni passi più significativi.

L’ape operaia appena nata si dà da

fare come pulitrice, riassettando il suo

nido e quello delle sorelle, alcuni gior-

ni dopo diventa cuoca e nutrice, passa

alla lavorazione del cibo, poi si dedica

alla costruzione del favo, a circa venti

giorni entra nell’esercito, a guardia del

nido e dopo due giorni di servizio mili-

tare incomincia il suo ultimo lavoro co-

me  bottinatrice,  andando  in  cerca  di

piante da impollinare.

Per la produzione di un singolo vaso

di miele decine di migliaia di api per-

corrono nel complesso più di ottanta-

cinquemila chilometri e visitano oltre

due milioni di fiori fino a consegnarci

“una piccola istantanea di ogni località

d’origine” in cui è stato catturato il tem-

po atmosferico, la vita vegetale, la to-

pografia, fiori selvatici estivi o autunnali

e una  relazione speciale e profonda

con gli apicoltori e la loro cultura loca-

le.


Avevo concluso il mio racconto del

2013  con una espressione a proposi-

to del comportamento drastico dell’al-

veare in merito alla gestione della so-

stituzione degli elementi deboli non più

idonei : “un trattamento politicamente

scorretto…  ma  funzionale”;  forse  la

cancellai oppure nemmeno la scrissi.



Salvatore Ferreri

Stare in mezzo alle api

esperienza totalizzante

Spostai il coperchio dell’arnia. Le

api erano sorprendentemente calme,

tranquille, intente al loro lavoro. Non ci

fu alcun assalto. Il mio timore svanì e

incominciai a porre attenzione ai movi-

menti nell’arnia.  Stare in mezzo alle

api è un’esperienza totalizzante.

Prima senti il suono, il brusio grave

prodotto da decine di migliaia di ope-

raie che si spostano dentro le arnie e

fuori, tutte impegnate a volare intorno

all’apiario per trovare i propri punti di ri-

ferimento e dirigersi con sicurezza, let-

teralmente in fila una dopo l’altra, ver-

so i fiori rigogliosi.

I  sensi  vengono  bombardati  dagli

odori, il profumo dolce della cera e del

miele, dalle resine raccolte dalle ope-

raie.


A una prima occhiata l’arnia appare

un luogo di grande fermento e com-

plessità. L’attività di gran lunga più co-

mune è l’interazione. Due api si tocca-

no freneticamente antenne, zampe e li-

gule; alla base di tutte le loro percezio-

ni fisiche ci sono collaborazione e ordi-

ne,  comunicazione  e  ricerca  di  uno

scopo condiviso: ogni ape lascia che la

sua individualità resti in secondo piano

per il bene della colonia.

L’affascinante mondo delle api

ACQUI TERME

 

 



 

 

 



 

 

 



 

   


   

 

 



   

 

   



 

   

 

 



 

   

   

   

   

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

   


 

   


   

   


 

 

 

   


   

   

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

   

   

   

 

 

 

 



 

 

 



 

     

 

 

     

 

 

 

 

 

 



 

 

 



 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 



 

 

   

     

 

 

 

 

 

 



 

   


   

 

     



 

 

 



 

     

   

 

   

 

 

 

 

 

 



 

 

 



 

   

   

   

   

 

 

 

 



 

 

 



 

 

   

 

 

   

 

   

 

 



   

 

 

   


 

 

 



 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   


 

   


   

 

 

 

 



 

 

 



 

 

 

 

 

     

 

 

 



   

   


 

 

 



 

   


 

   


 

   

 

   



 

 

 



 

 

 

 



 

 

     

 

     

 

   

 

 

 



 

 

     



 

   

     

 

   

   

   

 

 

 



 

 

 



 

 

 

   

       

   

 

 



   

   


 

Alla vigilia del mio pensionamento nella

struttura di lavoro da me coordinata si

venne nella determinazione di organizza-

re un incontro tecnico sulla “Apicoltura”.

Al dr. Mauro Minetti, responsabile del

Servizio “Produzioni Animali” che lʼaveva

intitolato “Convegno Provinciale di Apicol-

tura”, proposi di aggiungere la parola “Pri-

mo” a voler significare lʼimportanza della

materia trattata, lʼintenzione e lʼauspicio di

poter tornare periodicamente sullʼargo-

mento.

È un settore affascinante che comporta



un interesse economico ma coinvolge an-

che dal punto di vista naturalistico, ecolo-

gico, sociologico ed etologico.

Pertanto cercherò di riportare quanto

sono riuscito ad apprendere sul mondo

delle api e su come si rimane meraviglia-

ti ed ammirati da questi insetti che vivono

in società ben strutturate e ben governa-

te. Pendolare per tanti anni sullo stesso

treno per Alessandria viaggiava anche il

Dr. Roberto Barbero, agronomo, esperto

di apicoltura ed anche apicoltore, respon-

sabile dellʼAssociazione Aspromiele della

Coldiretti che con grande cortesia, com-

petenza e disponibilità, su mie richieste e

sollecitazioni, raccontava la vita delle api

e mi aggiornava sui problemi e sulle so-

luzioni dellʼapicoltura locale, regionale,

nazionale.

Tanti inoltre i “racconti” delle esperien-

ze, accumulate nel tempo, di singoli api-

coltori, per esempio Bovio di Rivalta Bor-

mida, che mi ripeteva quanto a sua volta

aveva appreso da un esperto apicoltore,

il compaesano Morbelli.

Tanti anche i contatti con appassionati

apicoltori illustri come il parroco di Rical-

done, il compianto Don Bruna (lo conobbi

quando una alluvione degli anni settan-

ta gli portò via gli alveari a Mioglia, che ri-

pristinò subito ad Alice Bel Colle) e lʼono-

revole Giovanni Traversa, fondatore e pre-

sidente della federazione provinciale Col-

diretti di Alessandria, che soleva aggior-

nare a Roma i colleghi parlamentari sulla

operosità delle centinaia di migliaia di

“operaie” nei suoi alveari di Castelnuovo

Bormida; tra i giovani appassionati di api-

coltura il geom. Ghiazza, attuale presi-

dente del Consiglio Comunale di Acqui

Terme.

Nel 2004 in Italia operavano 1.070.000



alveari; nel 2011 gli alveari erano

1 110.488. La gestione ed il governo di

o  

 

 



 

 

   



   

 

 



 

   


   

 

         



 

 

 



   

 

livello nazionale riscontriamo una produ-



zione totale, considerata buona, di 23.000

tonnellate di miele nel 2010, mentre nelle

annate successive si riscontrano diminu-

zioni del 50% nel 2011 ed ancora un 20%

nel 2012.

I dati definitivi del 6º Censimento del-

lʼAgricoltura riportano la presenza nel

2011 di allevamenti di api in Piemonte per

un totale di 858 aziende agricole con un

totale di 132.000 alveari; in particolare:

Provincia di Torino aziende n. 229, Cuneo

211; Alessandria 99; Novara 98; Asti 86;

V.C.O. 51; Vercelli 46; Biella 38. Il Pie-

monte è la seconda regione per numero

di alveari, dopo la Lombardia.

Caratteri zoologici. Le api sono degli

insetti (famiglia Hymenoptera) che vivono

in colonie o società costituite da individui

appartenenti a tre caste: regina, operaie,

maschi o fuchi. In Italia domina lʼApis mel-

lifica ligustica, apprezzata per bellezza, la-

boriosità, mansuetudine, resistenza ai

saccheggi ed alle malattie. È considerata

la migliore del mondo.

Sono insetti a metamorfosi completa

con periodo larvale, quindi di crisalide e

adulto.

Lʼalveare è lʼinsieme degli individui che



formano la colonia, arnie sono le loro abi-

tazioni naturali od artificiali, favi le loro co-

struzioni cerose.

Nelle celle costituenti i favi si compie il

loro sviluppo e vengono posti in serbo il

miele ed il polline necessari per i bisogni

alimentari della comunità.

Ape Regina. È la madre di tutte le api

p

ti nellʼ l



 Si sviluppa da una

l

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



     

 

   



 

 

 



 

   


Operaie. Formano il grosso dellʼalvea-

re. La loro vita è breve: un mese circa. La

loro funzione è attendere alla fecondazio-

ne della regina; loro compiti: allevamento

e riscaldamento delle covate, pulizia, di-

fesa, ventilazione dellʼalveare, raccolta e

sistemazione nei favi del nettare e del pol-

line, approvvigionamento dellʼacqua, rac-

colta della propoli.

Fuchi. Sono presenti dalla primavera

allʼautunno. La loro funzione è attendere

alla fecondazione della regina.

Miele. È il prodotto della elaborazione

del nettare dei fiori, sostanza zuccherina

predigerita, di grande potere energetico e

nutritivo. Produzione media per alveare

Kg. 10-15 a livello di ambiente normale

nazionale mentre in località particolar-

mente nettarifere ed appropriate condi-

zioni ambientali la media è di 25-30 chilo-

grammi per alveare.

Cera. È prodotta durante uno speciale

stato di riposo dopo lʼingestione di una no-

tevole quantità di miele; in media occorro-

no Kg.8-10 di miele per la produzione di

Kg. 1 di cera.

Pappa reale. Sostanza particolarmen-

te ricca e complessa che costituisce

esclusivo nutrimento: di larve della colo-

nia dalla schiusa al terzo giorno di vita; di

larve scelte per diventare regine, fino al

quinto giorno di vita; della regina della co-

lonia per tutta la sua vita. 

Impollinazione. Funzione indispensa-

bile nel mondo vegetale. La presenza del-

le api costituisce un presidio ecologico ed

un importante osservatorio di difesa am-

bientale.

Su ciascuno di questi capitoli torneremo

ancora trattandosi di una materia vasta e

storica che è stata oggetto di osservazio-

ni nelle antiche civiltà e di studi ed aggior-

namenti sui volumi di ogni scienza e di

ogni età.

Scadenze. Concludiamo questo primo

approccio alla materia ricordando che en-

tro il 2 aprile 2013 possono essere pre-

sentate alla Provincia di Alessandria - Di-

rezione Politiche Agricole e Promozione

Territorio - Via dei Guasco 1, le domande

di contributo per acquisto arnie. Possono

presentare domanda i produttori apistici

iscritti alla Camera di Commercio, con

partita IVA apistica e con alveari regolar-

mente denunciati - numero minimo 52 al-

veari.


Lʼacquisto minimo e di 30 arnie (spesa

2

 



   

     


 

 

   



 

 

 



 

     


 

 

 



   

   


 

 

 

   



   

   


 

     


 

   


 

 

 



 

 

   



 

   


   

 

 



   

 

   



 

 

 



 

 

   



   

 

 



 

   


 

 

 



 

   


   

   


   

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

   



   

 

   



 

 

   



 

 

 



   

 

 



   

   


     

   


 

 

 



 

 

     



 

 

   



 

   


 

     


 

 

 



   

   


 

   


 

 

 



   

 

 



 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

L’allevamento delle api: una società

strutturata su organizzazione e lavoro

L  

 

 

 

I nostri piccoli centri urbani sono immersi

nel verde, un  mare di campi coltivati (col-

ture erbacee  ed arboree), prati, boschi e

pertanto  api  selvatiche  ed  api  allevate

rientrano nella normalità e nella storia; in-

vece  le  api  presenti  ed  operative  nelle

grandi città, nei grandi agglomerati urbani

costituiscono una piacevole, positiva  no-

vità.


Nel saggio “Il tempo delle api – lezioni di

vita dall’alveare” di Mark L. Winston tro-

viamo un  interessante capitolo dedicato

alle “Api in città”.

E’ una piccola area di pace urbana, un

giardino pensile di circa 200 metri quadrati

sulla terrazza di un hotel a tre piani. E’ sta-

to uno dei primi tetti a Vancouver a tra-

sformarsi in giardino e ora vanta sessan-

ta varietà tra piante aromatiche, ortaggi e

alberi da frutto, oltre a germogli comme-

stibili impollinati dalle api provenienti da

arnie collocate in un angolo del giardino.

L’apicoltura urbana è praticata sui tetti

della catena di hotel Fairmont in Canada e

anche  San  Francisco,  Washington  DC

Newport Beach, Dallas, Seattle e Boston.

Molte alte strutture a quattro e cinque stel-

le vantano ormai le loro arnie, tra cui lo

storico hotel Wandorf-Astoria di New York,

il Royal Lancaster di Londra e l’Eiffel Park

Hotel di Parigi.

La Francia è un altro centro importante

di apicoltura urbana perché il governo na-

zionale  incoraggia l’allevamento delle api

in tutte le città del paese. Parigi è partico-

larmente amica delle api, con arnie pen-

sili che spuntano dai tetti di hotel lussuosi

e grattacieli, e si possono trovare anche

nel noto Jardin di Luxemburg. Il miele pro-

dotto dalle api cittadine, inoltre, è diventa-

to di moda, infatti i ristoranti servono piat-

ti caratterizzati dall’inconfondibile sapore

del miele. 

Nell’agricoltura in città (The Urban Food

Revolution) le api sono un elemento ne-

cessario dal momento che la stragrande

maggioranza  della frutta e della verdura

ha bisogno dell’impollinazione delle api.

Relativamente alle realtà metropolitane

italiane abbiamo riscontrato sui giornali i

primi servizi in merito: 1) “Italia che cam-

bia” del 24 marzo 2014: Apicoltura urba-

na a Torino. 2) “Il Giorno” del 26 gennaio

2016 Allevare le api sul balcone di casa; lo

spirito  verde  conquista  la  città,  Milano

adotta  arnie.  3)    Repubblica Ambiente,

Roma  3 luglio 2016:  Crescono gli apicol-

tori urbani- Nonostante la melissofobia, la

paura delle api, diffusa tra chi abita in cit-

tà vari apicoltori tengono alveari su balco-

ni e terrazze in città, anche se i numeri so-

no piccoli rispetto per esempio a quelle di

Berlino.


Le api in città offrono un modello su cui

riflettere  riguardo  a  come  sia  possibile

conciliare  le necessità umane e quelle

delle altre specie con cui condividiamo il

pianeta e da cui dipendiamo per così tan-

ti aspetti.



Salvatore Ferreri

Resilienza – Mille piccole ferite

In ecologia e biologia  “resilienza” è la capacità di una materia vivente

di autoripararsi dopo un danno, o quello di una comunità o di un siste-

ma ecologico di tornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sotto-

posta a una perturbazione che ha modificato quello stato (Wikypedia).

Le api domestiche stanno morendo in tutto il mondo e questo fenome-

no disastroso ha implicazioni economiche gravi per l’apicoltura ed i rac-

colti, ma rappresenta anche una tragedia immensa.  



SSA Sindrome spopolamento alveari

(CCD Colony Collapse Disorder)

La perdita delle api domestiche e la riduzione, in parallelo, delle popo-

lazioni selvatiche costituiscono un insieme incredibilmente complesso

di perturbazioni ambientali che finisce per raggiungere un punto estre-

mo, oltre la quale la sopravvivenza diventa molto difficile.

Forse la scoperta più interessante è rappresentata dal fatto che pesti-

cidi e malattie non letali se considerati singolarmente, possono ucci-

dere le api agendo insieme. Il declino pertanto non è dovuto a un fat-

tore unico, che può essere controllato dalla resilienza, ma a molte cau-

se che reagiscono tra di loro, mille piccole ferite.



Letteratura 

Virgilio, “Georgiche”, libro IV, vv.8-12 e 18-20



All’inizio una sede per le api e un quartiere bisogna cercare, dove i

venti non abbiano accesso (perché i venti impediscono il trasporto del

cibo nella casa) e le pecore e i capretti ruzzanti non calpestino i fiori, o

vagando una giovenca per il campo non scuota la rugiada dai rami e

non calpesti l’erba nascente. …Invece le limpide fonti e stagni verdeg-

gianti di muschio siano vicini, e sottile in fuga tra l’erbe un rigagnolo;

una palma l’ingresso o un grande oleastro ombreggi.  

William Butler Yeats – “L’isola del lago di Innisfree”



Io voglio alzarmi ora, e voglio andare, andare ad Innsfree e

Costruire là una capannuccia fatta d’argilla  e vimini:

nove filari e fave voglio averci, e un alveare,

e vivere da solo nella radura dove ronza l’ape.

Personale ricordo scolastico- “Lu labbru” Giovanni Meli poeta siciliano



Dimmi, dimmi, apuzza nica (dimmi apetta piccolina)

Unni vai cussì matinu? (dove vai così presto di mattino)

Nun c’è cima chi arrusica (non c’è cima che si colora)

Di lu munti a nui vicinu. (della montagna  a noi vicina)…

S.F.

20

ACQUI TERME

L’ANCORA

7 APRILE 2013

Lʼape regina nasce da un

uovo fecondato, si sviluppa da

una larva selezionata dalle api

operaie, dalle quali viene nutri-

ta per un lungo periodo di tem-

po con pappa reale, una se-

crezione delle ghiandole pre-

senti sul capo delle giovani

operaie. Si sviluppa più com-

pletamente delle operaie, che

rimangono sessualmente im-

mature, in una cella particolare

detta reale, più grande delle

celle ordinarie, che viene rin-

chiusa nella parte superiore

con cera. Quando lʼape regina

è pronta, dopo sedici giorni,

esce aprendosi un varco nella

parte superiore della cella. Se

la cella risulta aperta su un la-

to vuol dire che la regina ver-

gine è stata uccisa da una ri-

vale. Le regine vergini una vol-

ta emerse se non sono bloc-

cate dalle operaie possono

raggiungere rapidamente ed

uccidere le regine rivali mentre

sono ancora allʼinterno delle

loro celle.

La regina si distingue per la

statura maggiore, per la sago-

ma svelta ed elegante, per la

colorazione chiara e brillante

dellʼaddome. È la sola femmi-

na perfetta della colonia; ap-

pena si esauriscono le qualità

depositrici la regina viene sop-

pressa e sostituita con altra ef-

ficiente.

In una giornata soleggiata e

calda la regina vergine so-

pravvissuta in una famiglia vo-

la e si accoppia con 12-15 fu-

chi. Se non riesce ad accop-

piarsi (causa poco tempo a di-

sposizione o maltempo) di-

venta regina fucaiola in quan-

to depone uova da cui nasco-

no solo fuchi; è la fine di una

famiglia in quanto le api ope-

raie non hanno più uova e lar-

ve neonate da cui allevare

una nuova regina e non vi sa-

rà più il ricambio delle operaie

stesse. Appena comprendono

che la regina non è più effi-

ciente le api operaie possono

tentare di sostituire la regina

se le condizioni metereologi-

che permettono un nuovo vo-

lo nuziale e se vi sono abba-

stanza fuchi.

L  

tituzione della vec-



c  

 

 



 

 

 



 

 

   



 

 

 



 

 

   



 

 

 



 

 

 



   

   


 

   


 

 

   



 

 

 



       

 

 



   

 

 



gine non rientra da un volo nu-

ziale, le api possono supplire

con una di queste di riserva.

Una famiglia orfana che non

ha larve di meno di quattro

giorni non può fare sviluppare

una regina di emergenza.

Per poterla rintracciare (nel-

le ispezioni periodiche) con fa-

cilità in una famiglia di 60.000-

80.000 api, la regina viene

marcata con un pennarello co-

lorato o con dischetti incollati

sopra la nuca (il colore per-

mette di indicare lʼanno di na-

scita, mediante dei codici pre-

stabiliti).

Lʼallevamento artificiale del-

le api regine è condotto dal-

lʼapicoltore per avere a dispo-

sizione regine per nuove fami-

glie ma è anche possibile la

vendita delle singole regine. Ci

sono aziende apistiche con in-

dirizzo produttivo impostato

principalmente nellʼallevamen-

to di api regine che vengono

spedite in tutta Italia da aprile a

fine settembre.

Sono allevamenti con trac-

ciabilità e con analisi morfo-

metriche delle madri usate, im-

postate su attenta selezione e

sul miglioramento della qualità

delle api attraverso lʼafflusso di

nuovo materiale genetico.

Q

ti produttori hanno co-



s

     


   

 

 



 

 

 



   

   


 

 

 



 

     


 

   


 

   


 

 

 



 

   


   

   


 

 

A Gagliano Castelferrato,

paese dellʼantico Val Demone

nellʼentroterra siciliano (i geo-

grafi arabi avevano segnato

Val Demone, Val di Noto, Val

di Mazara), ultimo baluardo

degli Erei a ridosso dei freddi

ed alti Nebrodi, mio papà era

“apicoltore”, piccolo, forse

lʼunico. Sovrintendeva con

passione e diligenza a tre al-

veari: con la maschera di pro-

tezione eseguiva le ispezioni

periodiche, con il soffietto fa-

ceva del fumo bruciando tron-

chetti secchi di “ferla” (ferula

communis), preparava i telaini

e con lʼapposito stampo i fogli

cerei e quando lʼannata era fa-

vorevole raccoglieva un gradi-

tissimo miele, che veniva se-

parato dalla cera dei favi sen-

za aiuto di smelatore (centrifu-

ga), che non avevamo, ma di-

rettamente con lʼintervento

manuale; era uno sfizio sepa-

rarlo dalla cera direttamente in

bocca come una “masticogna”

(chewing gum).

I dolci tradizionali come la

pignoccata a carnevale, i mu-

stazzoli a base di concentrato

di ficodindia, le zeppole di riso

avevano come ingrediente

qualificante il miele, prodotto

dallʼapis mellifica sicula, razza

autoctona che ha rischiato

lʼestinzione, sostituita nel tem-

po dallʼapis mellifica ligustica,

attuale principale protagonista.

Le api partendo dai fiori e

dalle secrezioni di parti vive di

piante, trasformandole ed inte-

grandole con sostanze proprie

producono una prezioso gio-

iello alimentare, che viene rac-

colto, trasformato e trasporta-

to nei loro favi, il miele. Le prin-

cipali fonti di approvvigiona-

mento sono: il nettare di pian-

te da fiore melliferi e la melata,

derivato della linfa degli alberi,

prodotta da alcuni insetti suc-

chiatori come la metcalfa, che

trasformano la linfa trattenen-

done lʼazoto ed espellendo il li-

quido in eccesso, ricco di zuc-

cheri.

La produzione del miele co-



mincia nel gozzo (tasca comu-

nicante con lo stomaco isolata

da questo con una valvola)

d llʼ


 

i  durante il volo

d  

 

 



 

 

 



 

   


 

 

   



 

 

 



 

 

   



 

 

 



 

 

 



 

   


 

 

 



   

   


 

 

 



 

 

 



 

 

   



 

     


   

 

 



   

 

 



 

 

 



   

 

   



 

 

   



 

   


 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



bile, assimilabile e di alto valo-

re nutritivo. Il glucosio fornisce

energia di immediato utilizzo, il

fruttosio viene metabolizzato a

livello epatico e costituisce una

riserva energetica.

Cento grammi di miele forni-

scono 320 calorie ed un pote-

re dolcificante elevato. Pertan-

to viene consigliato nellʼali-

mentazione dello sportivo, nel-

lʼalimentazione geriatrica e

nella dieta dellʼetà scolare.

Svariati sono i tipi di miele,

dipendendo le loro caratteristi-

che di gusto, aroma e colore

dalla sorgente nettarifera. I più

rinomati sono quelli di arancio,

acacia, prati alpini, medica,

sulla, trifoglio,ecc.

La cristallizzazione è un pro-

cesso naturale che dipende

principalmente dalla composi-

zione e dalla temperatura. Se il

contenuto di glucosio è alto sa-

rà più rapida, le basse tempe-

rature la inibiscono.

Nella valutazione del pro-

dotto che viene proposto al

consumatore riveste importan-

za fondamentale lʼetichetta

che oltre a peso, produttore,

composizione riporta: 

- origine geografica: in as-

senza di indicazioni specifiche

di provenienza deve intendersi

prodotto nei Paesi della Co-

munità Europea; se il miele è

parzialmente o totalmente ex-

tracomunitario deve essere

commercializzato con la dicitu-

ra miele extra comunitario, op-

pure miscela di mieli comuni-

tari ed extra comunitari oppure

miscela di mieli extracomunita-

ri. Se di provenienza naziona-

le il produttore può dichiarare

“miele italiano”:

- origine botanica. Per il mie-

le proveniente da diverse spe-

cie botaniche può essere ri-

portata lʼindicazione “millefiori”;

per quelli (monofloreali) prove-

nienti prevalentemente da

unʼunica specie botanica può

essere riportata lʼindicazione

“miele di acacia” , “miele di ca-

stagno” ecc.

- scadenza: non è obbligato-

ria ma facoltativa.

Il sapore, il colore e la con-

sistenza del miele variano a

seconda della fioritura da cui

p

   



   

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

   



   

 

 



 

   


   

 

 



   

 

 



   

 

 



   

   


   

 

Un alveare contiene da



30.000 a 80.000 api, di queste

quasi la totalità sono “operaie”.

Le api operaie sono più picco-

le dellʼape regina, hanno lʼad-

dome più corto, nascono dopo

21 giorni dalla deposizione

dellʼuovo. La vita delle operaie

è breve, fanno eccezione quel-

le nate in autunno che non lo-

gorandosi nel lavoro di raccol-

ta possono raggiungere la pri-

mavera vivendo fino a 180

giorni.

Nella prima parte di questo



tempo non escono dallʼalveare

e svolgono differenti funzioni:

pulitrici, nutrici, produttrici del-

l  


 immagazzinatici, venti-

l

   



 

   


   

   


 

   


 

 

 



 

 

 



 

 

   



   

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

chiamata “corbicula” (cestello)



che permette di trasportare

polline e propoli. Sullʼaddome

si trovano le ghiandole che

producono la cera; unʼaltra

ghiandola quella di “Nassa-

noff” produce lʼodore caratteri-

stico della colonia. Le ghian-

dole ipofaringee o mandibolari

(nella parte superiore della te-

sta e nel torace) sono prepo-

ste alla produzione della pap-

pa reale (secreta solamente

dalle api operaie nutrici tra il 5º

ed il 14º giorno di vita).

Lʼovodepositore atrofizzato

(stiletto, due lancette ed una

decina di uncini) diventa il pun-

gi lione (o dardo) e viene uti-

l

 

 



 

 

 



 

   


   

   


   

 

 



 

   


 

 

   



 

 

 



 

   


   

 

   



 

 

 



 

 

 



 

 

   



 

 

 



 

   


   

 

 



   

 

 



   

 

 



 

 

 



 

 

 



 

 

   



   

     


 

Apicoltura: viaggio in un mondo affascinante

Ape regina: una sola

per alveare. Forte

efficiente e prolifica

Il miele: da sempre

dolce forza

della natura

Le api operaie

compiti diversi

e specifici

 

 

 

 



 

   


   

 

   



   

   


   

 

   



 

   


   

 

   



 

 

 



     

   


 

 

 



 

 

   



   

 

 



 

   

   

   

 

 

 

 

 

   



 

 

 



   

Le api in città


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