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Antonio Bica
La massa, infatti, non poteva accettare l’idea di non appartenere al gruppo
degli eletti; inoltre, non avendo tutti in sé la scintilla divina, non potevano neanche
ricevere la gnosi, la conoscenza segreta che avrebbe condotto alla salvezza. Faceva
più comodo alle masse l’accettazione di una religione dove si professava che Gesù
era venuto a redimere, con la propria morte, tutti gli uomini dal peccato, e questa era
la tesi dell’ortodossia. Gli Gnostici erano fortemente motivati dalla loro stessa esclu-
sività, pensavano che ogni forma di speculazione dottrinale, sia che si trattasse della
propria o di altre, non fosse che il mezzo, la via da percorrere per avvicinare l’uo-
mo all’unica verità, e questo dimostra come nella loro argomentazione escatologica,
cioè riguardante il destino ultimo dell’uomo nell’universo, non v’era affatto posto
per lo scetticismo, ma c’era la reale, determinata convinzione di poter conseguire,
mediante la consapevolezza di sé, il fine ultimo della partecipazione al Dio supremo.
Questa loro posizione ideologica nei confronti della dottrina, li poneva molto
distanti dai loro fratelli che aderivano all’ortodossia, poiché questi ultimi identifica-
vano sempre più spesso la verità con la loro stessa dottrina, come dire che la mia dot-
trina non è per me soltanto un mezzo, una strada che mi porterà al raggiungimento
di un obiettivo, ma essa stessa vi coincide, essa è l’obiettivo. Insomma verità, fede e
dottrina sono per gli ortodossi elementi coincidenti. Il cristiano, una volta che ha ac-
cettato come unica ed autentica fede ciò che gli ha trasmesso la Chiesa tramite la sua
gerarchia di vescovi, non ha null’altro da cercare, ha già raggiunto il suo obiettivo.
Continuare per la strada di un qualsiasi tipo di ricerca spirituale, non ha alcun senso
poiché bisogna accettare passivamente i cosiddetti limiti della comprensione umana.
Questi cristiani che accettano, per fede, di credere in un Gesù che li ha salvati
con la morte in croce, che da quella morte è risorto per ascendere al cielo, colgono
soltanto l’idea del fine salvifico del Cristo, senza tuttavia riuscire a compenetrare il
mistero della sua natura. Gli Gnostici, invece, giungono alla comprensione della vera
natura del Cristo perché hanno ricevuto la gnosi, la conoscenza segreta che, portan-
do la propria più intima natura al cospetto della natura di Dio, li identifica con Dio
stesso. Ecco che gli Gnostici mettevano in discussione tutto, la dottrina, i riti, il ruolo
di mediazione ed il potere stesso dei vescovi e della gerarchia ecclesiastica; essi non
cercavano intermediari per mettersi in relazione con Dio. I vescovi con i preti e i
diaconi non erano altro che gli inutili accessori di un sistema organizzativo che si
andava lentamente trasformando in istituzione, in una struttura che sarebbe divenuta
talmente potente da sopravvivere fino a noi.
Già verso la fine del primo secolo l’ortodossia cristiana aveva definito dei
criteri generali per identificare l’appartenenza alla Chiesa; per essere cristiani bi-
sognava accettare il rito del battesimo, la professione del credo, bisognava inoltre
partecipare ai culti e soprattutto prestare obbedienza ai vescovi e al clero.
Non era difficile in tal modo per la Chiesa fare proseliti ed accogliere quanta
più
gente possibile, adottando una politica volta alla comunità dei potenziali credenti
piuttosto che ad una élite ristretta. I criteri degli Gnostici erano ovviamente diversi,
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I vangeli gnostici e il cristianesimo delle origini
erano criteri più di tipo qualitativo; per essere un buon cristiano non bastava prendere
parte ai riti o accettare il battesimo, né tanto meno obbedire al clero; bisognava piutto-
sto dare prova di un’autentica maturità spirituale, di possedere capacità più profonde,
di essere capaci di seguire percorsi intuitivi non alla portata di tutti. Naturalmente i
vescovi si opposero e criticarono la validità dei criteri qualitativi nello specificare
l’appartenenza alla Chiesa; una valutazione di questo tipo, infatti, non avrebbe creato
molti proseliti, ed era proprio di questo che la Chiesa aveva bisogno per poter affer-
mare sempre più la propria autorità e costituirsi come struttura organizzata.
Il fatto di non riconoscere l’autorità delle gerarchie dell’ortodossia, unitamen-
te alla pretesa di possedere un sapere iniziatico ed elitario, fece degli Gnostici dei
sovversivi in seno al Cristianesimo dei primordi e ne determinò la bollatura per
eresia e la maledizione da parte delle autorità ecclesiastiche. E’ inutile dire che le
accuse formulate contro il Cristianesimo Gnostico, diedero luogo ad aspre contese
dottrinali e non. Affermare il principio di libertà individuale, senza l’ingerenza dei
vescovi, da un lato poteva apparire illuminante per i dotti gnostici, ma dall’altro mal
si accordava con tutto l’impianto dottrinale ortodosso che prevedeva una serie inter-
minabile di riti, dogmi, ed una interpretazione delle Scritture che non travalicasse di
una sola spanna i rigidi confini della lettura ortodossa, l’unica possibile, la sola che
si poteva accettare.
Alla fine del II secolo, Ireneo vescovo di Lione, affermava che non poteva
esistere che una sola Chiesa, e non poteva esserci alcuna salvezza né redenzione al
di fuori di essa. Così formulava la sua teoria del ‘vangelo quadriforme’. Poiché erano
quattro gli angoli della terra e quattro i venti principali, la Chiesa aveva bisogno di
quattro vangeli e di questi soltanto; tutto il resto, tutta la preziosa letteratura gnostica,
che oggi è giunta fina a noi solo per un caso del destino, andava distrutto col fuoco e
dichiarato eretico e falso. Nessun cristiano poteva considerarsi tale se non si ricono-
sceva nel vangelo quadriforme.
Ed ecco che il vescovo di Lione utilizza Giovanni come baluardo da opporre
all’idea gnostica di Gesù. Giovanni dice che Gesù è luce divina che si manifesta agli
uomini, Gesù è la forma umana di Dio e per avvicinarsi a Dio è necessario credere
in Gesù. Ma il Gesù Gnostico è un’altra cosa; nel Gesù Gnostico, la luce divina che
egli incarna, è condivisa da tutti gli uomini, e per avvicinarsi a Dio non bisogna sem-
plicemente credere in Gesù, ma piuttosto accogliere il suo invito ad indagare dentro
di sé fino a scoprire la luce interiore, quella “scintilla divina” che alberga nel nostro
cuore. Evidentemente Ireneo punta a contrapporre alla visione gnostica di Gesù, la
visione ortodossa di Giovanni. Il solco tracciato da Ireneo col vangelo quadriforme,
col sostegno delle gerarchie ecclesiastiche successive, è stato seguito sin dai tempi
del trionfo dell’ortodossia e così fino ai nostri giorni. Certo, Ireneo, partiva dal pre-
supposto che due dei quattro evangelisti, Matteo e Giovanni, fossero stati testimoni
oculari dei fatti narrati.
Oggi, in realtà, nessuno può dire chi abbia materialmente redatto i Vangeli