Biblioteca dell’officina di studi medievali



Yüklə 3,58 Kb.
Pdf görüntüsü
səhifə14/89
tarix15.03.2018
ölçüsü3,58 Kb.
#32417
1   ...   10   11   12   13   14   15   16   17   ...   89

26
Antonio Bica
autori della Bibbia ebraica, è stata “perché esistono nel mondo il male, il dolore e la 
sofferenza? Perché mai il Dio del Vecchio Testamento, dopo secoli di schiavitù del 
popolo d’Israele, fughe, persecuzioni, distruzioni, crisi politiche, problemi economici 
e sociali a non finire, non è intervenuto per aiutare i figli d’Israele?” Secondo la spie-
gazione tramandataci dalla tradizione profetica, il popolo e la nazione soffrono perché 
gli uomini hanno peccato contro Dio e non hanno accolto pienamente i dettami della 
legge mosaica. Però, se il popolo d’Israele si fosse redento, prestando ascolto al suo 
Dio, Dio stesso avrebbe concesso il suo aiuto conducendo Israele alla salvezza.
Ma quando, nonostante la contrizione del popolo ed il suo impegno a vivere nel 
rispetto della legge, non cessavano i lutti, la sofferenza e la schiavitù, allora si pensò 
che la spiegazione doveva essere un’altra. Fu così che un gruppo di pensatori ebrei 
appartenenti alla cosiddetta “apocalittica” ebraica, (dal greco apokalypsis che signi-
fica “rivelazione”, infatti erano convinti che Dio avesse rivelato loro i segreti della 
creazione e il motivo dell’esistenza del male cosmico), tentò di spiegare il problema 
con la presenza di un personale avversario e nemico di Dio, il Diavolo, responsabi-
le dell’imperversare nel mondo di forze malvagie e distruttici. Alla fine, però, Dio 
sarebbe intervenuto a salvare i figli d’Israele, sconfiggendo le forze del male e colui 
che era colpevole, responsabile della loro esistenza. Pertanto, secondo la tradizione 
profetica, sarebbe Dio stesso a provocare la sofferenza, secondo la tradizione ebraica 
apocalittica, è invece il Diavolo, nemico di Dio, ad esserne responsabile.
La stessa interpretazione apocalittica, comunque, prevede in tempi brevi un 
intervento salvifico da parte del Dio buono. Ma che succede se il tanto atteso inter-
vento non giunge, e anzi, i lutti e la schiavitù continuano come prima se non peggio? 
Vuol dire che la spiegazione del perché c’è il male nel mondo deve stare da un’altra 
parte ancora. Ma dove? Ecco, allora, che partendo da una reinterpretazione del pen-
siero filosofico platonico, comincia a svilupparsi quella che sarà l’intricata visione del 
mondo da parte dello Gnosticismo protocristiano, secondo cui è Dio stesso a causare 
sofferenza e dolore, perché è un Dio malvagio e inferiore; insomma, al di sopra del 
Dio terribile del Vecchio Testamento, creatore di un mondo imperfetto dove gli uomi-
ni sono prigionieri della loro stessa esistenza, esiste un Dio buono e perfetto, un Dio 
non nominabile, non qualificabile, totalmente esistente in sé e bastante a se stesso.
È da questo Dio, secondo un complesso sistema di cosmologia mitologica, che 
originano altre entità divine inferiori ed imperfette, che creano un mondo imperfetto, 
popolato da altrettanti esseri imperfetti. È la cosmogonia gnostica che utilizza il mito 
per spiegare la misteriosa origine dell’uomo sulla terra, in un mondo generato da un 
errore cosmico.
Ma può l’uomo tornare al Dio ineffabile dal quale proviene? E cosa deve fare, 
ammesso che ciò sia possibile? Gli Gnostici pensavano che gli esseri umani, anche 
se non tutti, potevano fare ritorno alla dimora celeste e ricongiungersi col Padre, 
semplicemente rifuggendo dal mondo e allontanandosi dal regno dell’imperfezione. 
Solamente in alcuni uomini appartenenti ad una ristretta cerchia, un’élite spirituale, 


27
I vangeli gnostici e il cristianesimo delle origini
sopravvive una specie di scintilla divina; è proprio attraverso la gnosis, la cono-
scenza segreta che conduce alla salvezza, che questi uomini possono liberarsi dalla 
prigionia della materia in cui sono caduti.
La gnosis giunge attraverso colui che la rivela, cioè Gesù. Nella concezione 
gnostica, pertanto, Gesù è portatore di conoscenza, anzi ne è il rivelatore, è l’emissa-
rio divino che viene dal regno del Padre.
La gnosis si acquisisce solo per rivelazione e non è quel tipo di conoscenza 
che deriva dall’esperienza empirica, non la conoscenza di Epicuro o di Lucrezio del 
tipo species ratioque naturae, cioè l’osservazione immediata e l’intuizione razionale 
della natura, ma è esperienza, conoscenza e consapevolezza di se stessi. Secondo 
la concezione gnostica, Gesù è spirito puro delimitato da un involucro, da un corpo 
materiale; Gesù rappresenta di fatto l’uomo che riceve dall’alto lo spirito con l’atto 
del battesimo, e la sua morte costituisce la scena finale, quella con cui fugge dalla 
materia, liberandosene, e ritornando ad essere lo spirito puro originario.
Giuda, consegnando Gesù alle autorità, diventa l’artefice di questo miracolo. 
Il Cristo gnostico, nulla ha a che vedere con la contrizione o la redenzione dal pec-
cato, non ci salva offrendo se stesso alla croce, il Cristo gnostico è il Cristo dell’il-
luminazione, della conoscenza profonda, è il Cristo della comprensione del mistero 
primordiale dell’animo umano, è il Cristo della consapevolezza e della maturità spi-
rituale dell’uomo. Il proprio corpo costituiva per gli Gnostici un elemento corrotto 
da cui rifuggire, qualcosa insomma di cui liberarsi. Essi contemplavano un’etica 
volta all’ascetismo al fine di punire il corpo malvagio; negare al corpo ogni piacere 
significava distaccarsi, allontanarsi da esso.
Lo Gnostico partecipa ad un’esperienza soggettiva illuminante, imparando a 
guardare dentro se stesso, cogliendo la vera luce nell’ascetismo e nel silenzio della 
meditazione. La salvezza vera, dunque, non è legata in alcun modo al corpo fisico, 
piuttosto essa si ottiene con la fuga dal corpo. Così, il corpo di Gesù, essendo solo 
un involucro, non può essere intaccato dal dolore fisico. Il significato del Cristo va 
ben oltre la croce e la morte, il suo spirito non può né soffrire né morire, e lo stesso 
accade agli spiriti che, attraverso la conoscenza profonda di se stessi, giungono alla 
comprensione del Cristo e partecipano della conoscenza di Dio.
Alla fine, conoscere se stessi è lo stesso che conoscere Dio, perché con l’ac-
quisizione dei segreti della gnosi, il sé individuale diventa identico a Dio; è una rivo-
luzione, si può conoscere Dio senza l’intervento di preti, vescovi e diaconi. Questa 
identità fra l’uomo e Dio, oltre che nel Vangelo di Giuda, la si può riscontrare in un 
altro testo gnostico ritrovato a Nag Hammadi, il Vangelo di Tommaso, laddove Gesù 
dice a Tommaso: «chi beve dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò 
come lui e i misteri gli saranno svelati» (Vangelo di Tommaso, 108).
 Per gli Gnostici, appartenenti ad una ristretta cerchia di privilegiati, la forza 
della loro idea e del loro messaggio, non poteva avere un effetto dirompente nel suo 
incontro con le masse. 


Yüklə 3,58 Kb.

Dostları ilə paylaş:
1   ...   10   11   12   13   14   15   16   17   ...   89




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©genderi.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

    Ana səhifə